Mi sentirò solo, pazienza. Griderò al vento, pazienza. Ma è l’ora di gettare in faccia a chi comanda in Europa le sue stesse parole sconsiderate.
Non dobbiamo tollerare, noi Europei, che si parli di guerra mondiale imminente con toni quasi provocatori, ignoranti della storia e della realtà, restando silenziosi e succubi dei mali reali del mondo e invece pronti a disegnare scenari apocalittici come inevitabili.
Non possiamo riconoscerci nelle analisi, nelle prospettive, nei modi fintamente oggettivi ma cinicamente arroganti, drammaticamente offensivi verso ogni politica, che vengono espressi da chi dirige l’Europa.
Io ripudio tutti coloro che danno il loro sì in assemblea a una visione scellerata che getterà nebbie oscure sul futuro dei nostri figli. Mi sento totalmente estraneo ai rappresentanti del mio Paese che si allineano a pensieri e progetti di guerra, a programmi apparentemente difensivi che in realtà risultano potenzialmente minacciosi.
Voglio tornare a sentirmi Europeo, figlio e nipote di quegli Europei che hanno rimosso le macerie, ricostruito e dato lavoro e speranza, che si sono sentiti uniti nel rigettare le dittature e nel pensare i confini sempre aperti, pronti ad ascoltare, a confrontarsi anche duramente.
Agli Europei che hanno unito le tradizioni ai cambiamenti, che hanno ripudiato le schiavitù. Voglio politici veri, non ciarlatani al servizio di interessi oscuri.
Io non mi sento concittadino d’Europa di chi getta sotto i piedi le nostre nobili tradizioni, la nostra visione umana e responsabile, la forza del dialogo che ci è stata insegnata dagli Antichi, il senso divino da riconoscere alla vita di ognuno, il senso invincibile di un dovere da compiere, di un servizio da rendere da parte di chi governa.
Si può essere credenti in diverso modo, si può essere scettici o critici, si può voler seguire l’esempio dei migliori o il programma di un Amore ultraterreno, di una pace dono di Dio, ma nessuno dovrà sentirsi cristiano né musulmano né ebreo né buddista, ma nemmeno ateo o agnostico, ecc. ecc., per convenienza.
Chi governa l’Europa ha un unico obbligo sacro, ineludibile, invalicabile, ultimativo: rispettare noi cittadini europei. Noi tutti che non vogliamo la pace come una rinuncia o come un dato di fatto, ma sappiamo che la pace costa quotidiana fatica e impegno.
Vogliamo uno sviluppo civile, la diffusione a tutti dei beni necessari, la protezione dei più deboli, la crescita con pari dignità di chi è meno favorito, lo sforzo epocale verso i popoli e le persone – a cominciare dalle bambine e dai bambini – che soffrono, ridotti al pianto non soltanto dal dolore ma dalla necessità.
Chi dirige l’Europa cambi rotta, senta il coraggio di chi ha in mano destini, si senta degno del proprio compito.
Io invece mi sento e mi dichiaro totalmente estraneo, mille miglia lontano da un’Europa che si dichiara minacciata, alla caccia di nemici come se si trattasse di un programma di marketing che deve crearsi i suoi clienti potenziali.
Giusto. Il marketing, gli affari: quale altro scenario sono in grado di immaginare e gestire questi governanti? Nessun altro.
A proposito di nemici, io continuo a sentirmi amico del Regno Unito come della Russia, dell’Irlanda come della Francia, della Romania come della Croazia, della Germania come della Grecia. Anche se amo la mia terra, il mio cielo e il mio mare italiani con l’affetto di un figlio.
Io vorrei un’Europa consapevole, aperta e generosa ma ferma e irremovibile sui doveri da chiedere a chi diventa nostro ospite e poi nostro cittadino.
Noi Europei dobbiamo poter esprimere tutto il nostro potenziale ideale, propositivo e anche rivoluzionario quando occorre. Dobbiamo lavorare per una nuova epoca storica, dando orizzonti alla nuova antropologia che si sta formando.
Noi Europei, insomma, se Europei dobbiamo e vogliamo rimanere, avremmo bisogno il prima possibile di un’altra classe dirigente.
Totalmente d’ accordo ma cosa si fa? Sono stati scelti apposta e nessuno li ha votati e rimarranno lì fino a quando vorranno o faranno comodo