martedì 24 Giugno 2025

Alternanza scuola-lavoro: 600 incidenti nel 2025, ma il governo la estende ai 15enni

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), gli incidenti sul lavoro tra gli studenti continuano ad aumentare. Nel primo trimestre del 2025, infatti, si sono verificati circa 600 incidenti che hanno interessato gli studenti coinvolti nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO, l’ex alternanza scuola-lavoro). Di questi, 4 si sono rivelati mortali. Di fronte a tali dati, il governo non demorde, tanto che intende estendere il modello del PCTO anche ai 15enni, come previsto dal Decreto PNRR-Scuola.

Secondo i dati INAIL, nel primo trimestre di quest’anno, le denunce di infortunio degli studenti di ogni ordine e grado sono state 25.797, in aumento dell’1,9% rispetto alle 25.322 del 2024. Queste includono tutte le denunce presentate dagli studenti coinvolti in attività scolastiche, e dunque anche quelle relative a incidenti avvenuti all’interno degli istituti. L’incidenza degli infortuni occorsi a studenti rappresenta il 18,1% del totale delle denunce registrate nel 2025. A guidare la classifica delle denunce è la Lombardia, con il 23% del totale delle denunce (+3,4% sul 2024); seguono il Veneto con il 12%, (+8,2%), l’Emilia-Romagna con l’11% (-3,5%) e il Piemonte con l’11% (+9,9%). Su scala nazionale, il 96% delle denunce riguarda gli studenti delle scuole statali, e il 4% gli studenti delle scuole non statali e private.

Per quanto riguarda gli incidenti a studenti coinvolti nelle attività del PCTO, l’INAIL comunica che nel periodo gennaio-marzo 2025 sono emerse 4 denunce di infortunio mortale, contro la singola denuncia nello stesso periodo del 2024; 2 i ragazzi morti in Lombardia, 1 a Bolzano e 1 in Campania. Ad aumentare è anche l’incidenza delle denunce di infortunio in occasione di lavoro sul totale delle denunce di infortuni con esito mortale occorsi a studenti. Sia l’anno scorso che quest’anno, infatti, si è registrato una morte di studente non impegnato nelle attività di PCTO (in termini percentuali, l’influenza è perciò passata dal 50% del 2024 al’80% del 2025). Malgrado ciò, il governo intende estendere il modello ai quindicenni. Negli istituti tecnici, «nel primo biennio, oltre alle attività orientative collegate al mondo del lavoro e delle professioni, è possibile realizzare, a partire dalla seconda classe, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento».

Il modello dell’alternanza scuola-lavoro fu pensato nel 2003, ma è nel 2015, con la cosiddetta “Buona Scuola” di Renzi che l’istituto assunse dimensione obbligatoria. Nel 2019 cambiò nome nel più generico PCTO, ma la sostanza rimase la stessa: lo sfruttamento della manodopera giovanile a costo zero, proprio perché parte di un «percorso formativo» obbligatorio. Nel 2022, dopo la morte di Lorenzo Perelli, un ragazzo di soli 18 anni coinvolto in un progetto di alternanza scuola lavoro, le studentesse e gli studenti scesero in piazza per chiedere l’abolizione di tale istituto. Il governo, tuttavia, si limitò a estendere la tutela INAIL agli studenti e a istituire un fondo per risarcire le famiglie degli studenti deceduti durante i PCTO.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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5 Commenti

  1. Questo giornale si batte strenuamente contro il lavoro dei giovani, il lavoro per appenderlo bisogna praticarlo, naturalmente bisogna fare attenzione alla sicurezza. Se i ragazzi li teniamo ” nell’ovatta” con le distrazioni odierne non avremo una cultura del lavoro.

  2. Da (piccolissimo) imprenditore che ha ospitato alcuni studenti sia delle superiori che universitari la mia opinione è che manchi un controllo e una programmazione su cosa vadano a fare i ragazzi. Da me non ci sono stati problemi , sicuramente in quanto azienda che si occupa di elettronica ed informatica le possibilità di infortuni sono molte basse. Gli studenti ospitati hanno avuto la possibilità di interagire nello sviluppo di progetti, hanno acquisito competenze , seppur limitate, dei processi organizzativi in azienda. Può sembrare un giudizio di parte, ma ritengo che il tempo dedicato a loro abbia superato l’apporto produttivo ottenuto, e non potrebbe essere diversamente ad una prima esperienza nel mondo produttivo reale. Provocatoriamente proporrei che , previa un’analisi prodromica e a seguito di verifica finale, potrebbero essere le aziende a ricevere un contributo, anche simbolico, dallo stato, che le stimolerebbe a dedicare del le energie per la formazione dei giovani. L’impressione e che gli istituti scolastici si trovino a dover ricercare aziende disponibili ad ospitare i ragazzi, e che tra queste alcune vedano l’occasione per disporre di manodopera gratuita. Credo sia palese il fatto che mandare un ragazzo su una linea di produzione per eseguire un lavoro ripetitivo e decontestualizzato non aggiunga molto alla sua formazione. In sintesi ritengo che lo strumento in se si possa considerare valido, ma che la gestione vada profondamente rivista, innanzitutto escludendo impieghi in lavori pericolosi e/o che richiedano formazioni specifiche.

  3. Un bel problema questo atteggiamento tutto italiano verso il lavoro. Dimostrazione è che un neo-laureato in medicina in Italia non sa neppure cateterizzare un paziente mentre lo studente francese, spagnolo o tedesco lo fa al secondo anno di corso…

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