sabato 7 Dicembre 2024

Omicidio Vassallo, una storia italiana: arrestati due carabinieri, un imprenditore e un mafioso

A 14 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, i Carabinieri del ROS hanno eseguito quattro arresti. In manette sono finiti il colonnello Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, insieme all’imprenditore Giuseppe Cipriano e al falso collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, legato alla Camorra. Tutti sono accusati di concorso in omicidio volontario con l’aggravante mafiosa. Secondo l’inchiesta, il delitto – avvenuto il 5 settembre del 2010 – sarebbe stato motivato dalla scoperta da parte di Vassallo di un traffico di droga al porto di Acciaroli, organizzato da un clan in combutta con carabinieri infedeli e imprenditori, che il sindaco si preparava a denunciare. Dallo spaccato emergerebbe dunque l’ennesima vicenda segnata dalle convergenze d’interessi tra forze di polizia, mafiosi e imprenditori collusi. Uno schema ormai consolidato nella storia criminale del nostro Paese.

L’omicidio Vassallo non sarebbe, quindi, solo un delitto di mafia, ma anche di Stato, secondo gli inquirenti. Pesantissime le accuse formulate nei confronti dell’ufficiale Fabio Cagnazzo, il quale avrebbe attuato un depistaggio delle indagini partito addirittura prima della consumazione del delitto. Il colonnello, ricostruiscono i pm, «come concordato in precedenza, depistava effettivamente le indagini condotte dalla Procura di Salerno» veicolandole verso una falsa pista, «quella dell’alterco del primo cittadino con Bruno Humberto Damiani e Roberto Vassallo, omonimo del sindaco ucciso, titolare di un albergo del luogo, per questioni legate allo spaccio di stupefacenti». Cagnazzo avrebbe inoltre diffuso notizie false sul coinvolgimento di Damiani – detto “il brasiliano”, che frequentava il mondo dello spaccio cilentino –, affermando che fosse positivo all’esame dello stub, che fosse a capo di una squadra dedita al traffico di stupefacenti e che avesse pedinato il sindaco presso il porto di Acciaroli. Lo spaccato sarebbe in realtà molto diverso. A delinearlo è, in primis, l’incontro che secondo una preziosa testimonianza andò in scena a casa di Ridosso, ritenuto intraneo al clan di Camorra Loreto-Ridosso, tra quest’ultimo, l’allora brigadiere Lazzaro Cioffi e l’imprenditore Giuseppe Cipriano. A margine dell’appuntamento, parlando a voce alta da solo, Ridosso affermò: «Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto», senza aggiungere altre parole. Del collegamento tra il delitto e la scoperta del sindaco Vassallo di un traffico di stupefacenti che avrebbe coinvolto Fabio Cagnazzo e Lazzaro Cioffi ha parlato agli inquirenti Eugenio D’Atri, compagno di cella di Romolo Ridosso nel carcere di Sollicciano. D’Atri ha infatti raccontato di aver appreso dal finto pentito che l’ufficiale Cagnazzo, grazie al suo network di conoscenze, fosse riuscito a individuare un posto sicuro dove stoccare lo stupefacente nei pressi del porto di Acciaroli.

Il 5 settembre 2010, Angelo Vassallo stava percorrendo in macchina una strada secondaria, in salita, per rientrare nella sua casa. Quando, per ragioni non chiarite, fu costretto a fermarsi, venendo raggiunto da nove colpi di pistola. Era conosciuto come «sindaco pescatore», perché, cresciuto nella piccola comunità marina di Acciaroli, aveva lavorato nel settore ittico, ma anche perché aveva dedicato la sua attività politica alla tutela dell’ambiente e, in particolare, del mare. Si era infatti schierato a più riprese contro i “potenti del cemento” e gli esponenti criminali che avevano riempito di droga il porto di Acciaroli. Ora la svolta nelle indagini, che hanno allargato lo spettro sugli ambienti che gli erano ostili. «Nella scorsa legislatura in Commissione Antimafia abbiamo fatto un importante approfondimento, con una relazione finale votata all’unanimità, è una grande notizia che quel lavoro oggi trovi un riscontro così importante – ha dichiarato la deputata M5S Stefania Ascari, da sempre vicina alla famiglia Vassallo e in prima linea nella ricerca della verità sul delitto –. Angelo Vassallo è stato un esempio di lotta per l’ambiente, contro il malaffare, un uomo che ha pagato con la vita il suo impegno per la collettività».

In Campania, le collusioni tra apparati di polizia, imprenditori e mafiosi sono spesso sotto la lente della magistratura, specie in relazione alle complicità istituzionali e affaristiche di cui ha giovato nei decenni il potente clan dei Casalesi. Uno scenario, complice la trasformazione di una mafia sempre più “imprenditrice” e dedita al riciclaggio, ben visibile anche altrove: tra i casi più celebri, quelli appurati nelle inchieste contro i Casamonica e altri clan del Lazio e gli inquietanti esiti del Maxiprocesso calabrese “Rinascita-Scott”, sfociato in primo grado in 207 condanne a ‘ndranghetisti, uomini di Stato e imprenditori. Per non parlare dei tanti omicidi “eccellenti” che hanno insanguinato le strade di Palermo all’inizio degli anni Ottanta, tra cui quello del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, intenzionato a mettere fine al monopolio di Cosa Nostra nell’assegnazione degli appalti nell’isola.

[di Stefano Baudino]

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