sabato 7 Dicembre 2024

Cava de’ Tirreni: ultras multati per aver ricordato Stefano Cucchi allo stadio

In occasione del match casalingo con il Potenza, gli ultrà della Cavese hanno lanciato dagli spalti un forte messaggio sociale, ricordando l’omicidio di Stefano Cucchi e sottolineando la necessità dei codici identificativi per le forze dell’ordine: «Numeri identificativi nel dimenticatoio… per chi come Stefano Cucchi ha subito la vostra repressione l’unica via è la ribellione!». L’azione non è piaciuta al giudice sportivo, che ha multato la Cavese con una sanzione da 200 euro per oltraggio nei confronti delle istituzioni. La multa non intaccherà l’impegno sociale dei tifosi; a metà ottobre il mondo ultrà ha registrato un nuovo punto di rottura con la sovrastruttura calcistica italiana. Il 13 ottobre in un incidente stradale hanno perso la vita tre giovani tifosi del Foggia, di ritorno da una trasferta. I gruppi organizzati di tutta Italia hanno messo da parte le rivalità e mostrato vicinanza alla Foggia calcistica. Duro l’attacco unitario mosso nei confronti della FIGC e delle varie Leghe che hanno deciso di non dare voce alla vicenda attraverso un minuto di silenzio prima delle partite. «13-10-2024: la morte non è uguale per tutti!», hanno scritto i tifosi della Cavese in uno striscione che ha accompagnato quello in ricordo di Stefano Cucchi.

A mostrare solidarietà ai supporter biancoblu è stata la senatrice Ilaria Cucchi: «Voglio ringraziare i tifosi della Cavese ed esprimere la mia vicinanza a loro e alla società. Multata per uno striscione che ricorda non solo mio fratello, Stefano, ma quanta strada abbiamo ancora da fare per dirci un Paese davvero civile. Non so cosa sia stato considerato “oltraggioso nei confronti delle istituzioni dello Stato” di queste parole. Però so perfettamente che un oltraggio enorme è quello che fa la maggioranza rimandando continuamente l’introduzione dei codici identificativi». Della necessità della misura si è iniziato a parlare con insistenza a seguito del macello alla messicana messo in atto dalle forze dell’ordine contro i manifestanti del G8 di Genova, nel 2001. Negli anni gli appelli, interni e internazionali, si sono sprecati. Anche l’Unione europea e le Nazioni Unite si sono espresse a favore dei codici identificativi per gli agenti. Nel 2022 Amnesty International ha consegnato al Capo della Polizia circa 150mila firme frutto della campagna “Codici identificativi subito”. A mancare, dunque, nel nostro Paese è la volontà politica, complice la levata sugli scudi dei sindacati di polizia.

Nel contestato disegno di legge 1660, caratterizzato per un forte impianto repressivo, la maggioranza ha provato a dare un contentino alla società civile, prevedendo che le forze dell’ordine “possano usare le bodycam in situazioni di ordine pubblico e nei luoghi di trattenimento”. Possano, non debbano. La misura sarà quindi facoltativa e le telecamere potranno essere riposte o spente quando gli agenti lo riterranno opportuno. Oltre a bluffare sulle bodycam, la coalizione guidata da Fratelli d’Italia ha glissato sui codici identificativi, lasciando l’Italia tra gli ultimi Paesi europei a esserne priva.

«Lo sport è fondamentale anche per trasmettere un messaggio di civiltà. Spero che siano tanti e tante, sempre di più, a condividerlo. E la politica a quel punto non lo potrà più ignorare», ha concluso Ilaria Cucchi, sottolineando la dimensione sociale che il calcio continua a veicolare, nonostante le continue strette repressive mosse da più fronti.

[di Salvatore Toscano]

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3 Commenti

  1. il diritto di espressione non deve essere mai messo in discussione, lo dice anche la costituzione (anche se ormai viene calpestata ed ignorata la prima del Covid anche dal Mattarella). perchè io cittadino devo essere identificato e tu cittadino con una uniforme no??

  2. Rischia, ed è una cosa molto sbagliata, di passare l’idea che sia tutta colpa del governo attuale. Semmai, esso si unisce a una lunga lista di governi colpevoli, compresi quelli più a sinistra (o supposti tali) che ci sono stati in passato: questo non bisognerebbe mai smettere di sottolinearlo.

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