mercoledì 9 Ottobre 2024

Cosa sappiamo dell’attacco missilistico lanciato dall’Iran contro Israele

Quasi duecento missili balistici lanciati verso le città israeliane in meno di un’ora. La preannunciata vendetta dell’Iran contro Israele è arrivata e ancora non è possibile fare stime accurate sugli effetti sul terreno, né tantomeno sulle conseguenze che avrà nelle prossime ore su un Medio Oriente che appare inesorabilmente avviato verso una guerra di vasta scala. Le sirene hanno cominciato a suonare in tutta Israele alle 18:30 ora italiana, con i cittadini che si sono ammassati nei rifugi. Molti missili sarebbero stati intercettati, ma non tutti. Le autorità israeliane affermano che ancora non si sa se ci sono vittime, e per ora il quotidiano israeliano Haaretz parla di almeno due feriti a Tel Aviv. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa iraniana Tasnim, la base dell’aeronautica israeliana di Nevatim sarebbe stata «completamente distrutta». Al momento, è impossibile verificare l’informazione, che, se confermata, rappresenterebbe un colpo militare di notevole portata, poiché si tratta della principale base operativa per i caccia F-35 dell’esercito israeliano.

Gli attacchi sono proseguiti per una mezz’ora buona e alle 19:10 le Guardie della Rivoluzione iraniane li hanno dichiarati conclusi, affermando che sono stati una risposta all’uccisione del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Aggiungendo che se Israele reagirà ci sarà un’ulteriore risposta «più schiacciante e rovinosa». La palla torna quindi nel campo di Tel Aviv, che al momento non sembra voler accogliere il consiglio, con proclami bellicosi che promettono di far precipitare ancora di più il Medio Oriente nella spirale di guerra cominciata con il massacro di oltre quarantamila palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, e proseguita con l’attacco al Libano. E mentre i cittadini israeliani uscivano dai rifugi e lo spazio aereo veniva riaperto, il primo a parlare è stato il portavoce dell’esercito israeliano, affermando che «Israele è pronta a reagire e lo farà in modo tempestivo».

A soffiare sul fuoco sembrano anche gli Stati Uniti. Già pochi minuti prima degli attacchi – che l’intelligence statunitense aveva captato e definito come imminenti – il Dipartimento della Difesa statunitense aveva rilasciato una nota ammonitrice nei confronti di Teheran, specificando che il segretario della Difesa USA, Lloyd J. Austin III, aveva parlato con il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, «delle gravi conseguenze per l’Iran nel caso in cui quest’ultimo decidesse di lanciare un attacco militare diretto contro Israele», precisando che «gli Stati Uniti sono ben posizionati per difendere il personale, gli alleati e i partner di fronte alle minacce dell’Iran».

La tensione in Israele è alta anche sul fronte interno, dove, circa un’ora prima dell’attacco iraniano, si è verificato un attentato nella città di Giaffa. Due uomini hanno aperto il fuoco nei pressi di una stazione della metropolitana di superficie, provocando almeno sei morti e dieci feriti.

Come di consueto, a predicare calma rimane il segretario generale dell’ONU, António Guterres, che ha nuovamente condannato l’escalation del conflitto, chiedendo un immediato «cessate il fuoco». Ma nessuna tra le orecchie che contano sembra interessata a prestare attenzione all’appello.

[di Andrea Legni]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

10 Commenti

  1. Vorrei sottolineare un fatto: tutti i media (questo compreso: in questo articolo si riporta “massacro di oltre quarantamila palestinesi a Gaza”) continuano ad indicare in più di 40.000 le vittime palestinesi dal 7 ottobre 2023 ad oggi. Da questa indicazione si potrebbe erroneamente pensare che i morti siano 41.000 o giù di lì. In realtà la situazione è estremamente peggiore poiché i morti, diretti ed indiretti, sulla base di valutazioni comunque prudenti, si veda la lettera comparsa sul Lancet ancora il 5 luglio https://tinyurl.com/realdeathsgaza, sono probabilmente maggiori di 200.000: si avete letto bene “DUECENTOMILA”, circa l’8% 10% della popolazione.
    La lettera del Lancet cui faccio riferimento è tutt’altro che poco attendibile, è redazionale. Come gli “editoriali”, i testi in cui è massimo l’impegno di reputazione di una rivista.
    Mi stupisco che anche questo giornale non sia ancora in grado di recuperare dati importanti e realistici come questi.
    Io ho fatto riferimento al canale telegram del professor Marco Mamome Capria (link al post https://t.me/sci_dem/459 ) che spiega con dovizia di riferimenti questa affermazione: i morti a Gaza provocati dall’invasione Israeliana superano i DUECENTOMILA.

  2. Non sono aggiornatissimo, ma perdonatemi, non mi pare che la spirale di guerra sia “cominciata con il massacro di oltre quarantamila palestinesi a Gaza e in Cisgiordania” (che io fermamente condanno), bensì con l’attacco terroristico di Hamas dell’anno scorso. Prima di tale atto, la zona viveva un periodo di pace. Vogliamo raccontare le cose in modo più neutrale?

    • Vi sbagliate di grosso: la “pace” di cui parlate era solo per gli israeliani. In Gaza e Cisgiordania le uccisioni non si sono mai fermate.
      Solo due giorni prima 5 ameni coloni si erano divertiti a massacrare di botte e poi dare fuoco a un ragazzino di 15 anni disarmato e inerme. Tra l’altro era pure sopravvissuto all’aggressione. Oggi dubito sia ancora in vita.

      Fino a quando non accetteremo che questo schifo è iniziato quasi 100 anni fa (anni ’30 del 900) non si andrà avanti.

    • Assolutamente no! Il Medio Oriente non è mai vissuto realmente in pace (basta leggere il libro di Travaglio in cui ne fa un excursus storico dettagliato). Il 7 ottobre è stato il pretesto per entrare in guerra e arrivare a creare caos, con il fine di allargare il territorio israeliano e mandar via i palestinesi (progetto ventennale con tanto di progetti di case da costruire in territorio egiziano, finanziate da Israele). Lo stato militare sotto cui stanno Gaza e la Cisgiordania non rappresentano la pace. Tra l’altro, è proprio stato Netanhyau a stralciare gli accordi di Oslo del 1993.

  3. Tutto concordato. Tutto un teatrino. Anche la prossima possibile escalation. Anche gli Ayatollah si sono venduti. No? E gli scorsi attacchi ove e’ venuto fuori che l’Iran aveva comunicato in anticipo ad Israele dove avrebbero gettato i missili? Ma per cortesia! Ma chi ci crede piu’? Solo che con internet, il web e tutto il resto oramai prima o poi la verita’ viene sempre a galla. Sempre la solita tattica…DIVIDE ET IMPERA.
    Cambiar tutto per non cambiare niente.
    E controllare il popolo attraverso LA PAURA.
    Che tristezza. E la gente ci casca. E le testate giornalistiche “ci cascano” (….eh eh eh…)

  4. Mi stupisco del popolo israeliano che non riesce ad avere pace, ma solo perché i loro governanti sono dei dementi irresponsabili, spinti dai gruppi indottrinati fanatici che vedono come nell’ apocalisse Gerusalemme capitale del mondo arabo e mondiale.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria