domenica 5 Maggio 2024

A Gaza Israele sta violando tutte le norme del diritto umanitario internazionale

Ospedali assediati, mancanza di acqua, elettricità e di carburante, torture sui prigionieri palestinesi e civili usati come scudi umani: sono alcune delle gravi violazioni del diritto internazionale commesse da Israele nella Striscia di Gaza e comprovate dai media presenti sul campo, da organizzazioni umanitarie anche israeliane e da alcuni video reperibili sul web. In particolare, i bombardamenti alle strutture sanitarie e la mancanza di elettricità stanno causando una vera e propria catastrofe umanitaria, contravvenendo alle norme stabilite dalla Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra. In particolare, l’articolo 18 della suddetta Convenzione stabilisce che “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle donne incinte non possono essere oggetti di attacco, ma devono in ogni circostanza essere rispettati e protetti dalle parti in conflitto”. Inoltre, secondo quanto reso noto da Amnesty International, dal primo ottobre al primo novembre sono aumentati i prigionieri palestinesi detenuti senza accusa né processo e anche le forme di tortura sui civili catturati dall’esercito israeliano. Al contempo, proseguono gli attacchi delle Forze di difesa israeliane (IDF): secondo le ultime informazioni, questa mattina all’alba un bombardamento ha colpito due edifici residenziali a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, uccidendo almeno dieci civili palestinesi e ferendone un numero imprecisato, nonostante l’amministrazione israeliana avesse ordinato ai palestinesi di lasciare il nord per ripararsi nella “zona sicura” meridionale. Nella notte l’IDF ha colpito il centro della città di Jabalia e il campo profughi, dove le squadre di soccorso hanno recuperato almeno 31 corpi. Il numero delle vittime civili palestinesi è salito a 11.240, di cui oltre 4600 bambini.

Da sabato, l’esercito dello Stato ebraico ha posto sotto assedio i due maggiori ospedali dell’enclave: l’Al-Shifa e l’Al-Rantisi. Il direttore del primo, il più grande dell’enclave, ha detto ad Al-Araby che «Il complesso di Al-Shifa è sotto feroce attacco da parte delle forze di occupazione israeliane. Il nemico israeliano vuole mettere fuori servizio l’ospedale e noi siamo pronti a ricevere commissioni di verifica internazionali. Chiunque si muova nelle vicinanze di Al-Shifa è preso di mira dagli aerei di occupazione e dai cecchini, e non possiamo andare ad aiutare i feriti». Secondo il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Medhat Abbas, negli ultimi tre giorni, almeno 32 persone, tra cui tre bambini del reparto di terapia intensiva, sono morte, mentre 100 corpi si stavano decomponendo lunedì nel complesso ospedaliero, di cui circa 50 all’interno dell’ospedale e altre dozzine negli obitori che hanno esaurito la corrente. Prosegue, infatti, il divieto di consegnare carburante nell’enclave, motivo per cui dei trentacinque ospedali della Striscia ne sono rimasti operativi solo quindici. Human Rights Watch ha affermato che gli attacchi israeliani agli ospedali dovrebbero essere indagati come crimini di guerra. La mancanza di carburante per alimentare i macchinari della terapia intensiva e la refrigerazione degli obitori sta trasformando gli ospedali in cimiteri, tanto che il direttore di Al-Shifa ha deciso di scavare una fossa comune dove seppellire 179 corpi. A ciò si aggiunge che, senza elettricità, tra poco si fermerà anche l’impianto per rimuovere le acque reflue, lasciando l’intera Striscia priva di acqua potabile – già scarsa e razionata da settimane – e in balìa delle malattie infettive. Stessa cosa accadrà per quanto riguarda gli impianti fognari.

L’ospedale di Al-Quds è stato quasi completamente isolato per sei giorni e non è riuscito a evacuare i 300 pazienti e operatori sanitari rimasti a causa dei bombardamenti e degli spari israeliani, ha affermato Nebal Farsakh, portavoce della Mezzaluna Rossa Palestinese. Secondo l’IDF, una squadra terroristica si sarebbe insediata nell’area dell’ospedale. Tuttavia, il personale medico ha spiegato che il complesso ospita solo un numero enorme di abitanti di Gaza feriti e di medici a corto di risorse che lottano per curarli. Inoltre, un’inchiesta digitale condotta dalla squadra di al-Jazeera ha rivelato attraverso un’analisi dettagliata che quello che l’esercito di Tel Aviv riteneva essere un tunnel di Hamas sotto il Qatari Hospital era in realtà una riserva d’acqua progettata durante la costruzione dell’ospedale.

Le violazioni del diritto di guerra di Israele non si limitano solo all’assedio della popolazione e al bombardamento delle infrastrutture civili, ma si estendono anche a forme di tortura dei prigionieri palestinesi: secondo l’organizzazione indipendente Palestinian Prisoners’ Club, dal 7 ottobre le forze israeliane hanno arrestato oltre 2200 uomini e donne palestinesi. Inoltre, HaMoked, organizzazione israeliana per i diritti umani, ha fatto sapere che il numero totale dei palestinesi in detenzione amministrativa, ossia detenuti senza accusa o processo, dal primo ottobre al primo novembre è salito da 1319 a 2070. «Testimonianze e prove video denunciano numerosi episodi di tortura e altri maltrattamenti inflitti dalle forze israeliane, tra cui gravi percosse e umiliazioni deliberate, nei confronti di palestinesi detenuti in condizioni disperate», ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Quella in corso a Gaza è la violazione più esplicita delle più basilari norme del diritto di guerra internazionale da parte dello Stato ebraico, messa in luce anche da diversi membri per i diritti umani delle Nazioni Unite. Tuttavia, la comunità internazionale risulta impotente rispetto ai crimini di guerra perpetrati ai danni della popolazione della Striscia e l’ONU, specialmente nelle ultime settimane, ha mostrato apertamente la sua incapacità nel dirimere le crisi internazionali.

[di Giorgia Audiello]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI