giovedì 2 Maggio 2024

Legge di Bilancio: il governo aumenta il deficit, ma le risorse non bastano

Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF), approvata ieri dal Consiglio dei ministri, è stato stabilito un aumento del deficit al 4,3% – rispetto al 3,7% precedentemente concordato – per finanziare la manovra del 2024: in questo modo, le risorse per la Legge di bilancio ricavate in deficit passano da 4,5 a 14 miliardi. La soluzione di maggior indebitamento si è resa necessaria per mancanza di fonti diverse di finanziamento, specie dal momento che l’esecutivo ha ridimensionato di molto la legge sugli extraprofitti delle banche. Nonostante l’aumento della spesa pubblica, la prossima Legge di bilancio sarà una delle più modeste degli ultimi anni confermando la tendenza all’austerità raccomandata da Bruxelles e dal Patto di Stabilità che tornerà in vigore a partire dal 2024.

Al momento di approvazione della NADEF, Giorgia Meloni ha parlato di una gestione dei conti «all’insegna della serietà e del buonsenso» che mira a tagliare gli sprechi, destinando tutte le risorse disponibili «a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie». Le misure più importanti riguarderanno interventi a favore dei redditi medio-bassi, il taglio del cuneo fiscale, incentivi per la natalità e «stanziamenti significativi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego», come spiegato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Si tratta comunque di misure insufficienti per rilanciare un’economia in rallentamento come quella della Penisola. Nella NADEF, infatti, vengono riviste le stime sulla crescita del PIL calcolate ad aprile nel DEF: quest’anno il Pil si fermerà al +0,8% (dal +1% previsto ad aprile), mentre nel 2024 sarà dell’1,2% (dal +1,5% del Def).

Considerato il maggiore scostamento di bilancio, Giorgetti ha voluto mostrare ottimismo circa il negoziato con Bruxelles: «credo che alla Commissione ci siano delle persone che hanno fatto e fanno politica, e quindi diversamente dai banchieri centrali – ha aggiunto con una stoccata alla Bce – che fanno il loro mestiere e decidono in autonomia da altri tipi di considerazione, credo che comprenderanno la situazione», ha affermato. Ha inoltre rivendicato l’operato dell’esecutivo: «Riteniamo di aver fatto le cose giuste e di essere nella cornice delle regole europee».L’obiettivo del 3% non viene rispettato, ma la convinzione è che l’asticella sia stata posta «a un livello di assoluta ragionevolezza». Per quanto riguarda il debito pubblico, ha rassicurato sul fatto che il percorso di riduzione è confermato, con un calo dal 140,2% del 2023 al 139.6% del 2026, sottolineando che avrebbe potuto diminuire ulteriormente senza le spese dei bonus edilizi: «Non diminuisce come auspicato perché il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus, sono i famosi 80 miliardi, ahimè in aumento, in 4 comode rate» Secondo il ministro, senza questo effetto, «il debito sarebbe più basso di un punto percentuale ogni anno».

La maggior parte delle risorse della manovra proverrà dal deficit, 1,5 miliardi sono previsti dai tagli alla spesa dei dicasteri e solo una parte minore dovrebbe arrivare dalla tassazione degli extraprofitti degli istituti di credito. È escluso, invece, almeno per ora, che si faccia ricorso alle privatizzazioni per finanziare la Legge di bilancio, sebbene in futuro, secondo quanto dichiarato da Giorgetti, si faranno sicuramente: «Si faranno sicuramente sì, l’orizzonte è pluriennale, il se e il quando le decide il ministro dell’Economia», ha dichiarato.
Secondo la Presidenza del Consiglio dei ministri, «la programmazione dei saldi di bilancio e gli sforzi di valorizzazione e successiva parziale privatizzazione di alcuni asset pubblici consentiranno di conseguire un profilo moderatamente discendente del rapporto debito/PIL lungo l’arco temporale della NADEF». Senza una tassazione consistente sugli extraprofitti, il governo ha dovuto puntare su un maggiore deficit comunque inadeguato a far fronte alle esigenze finanziarie del Paese. Anche per questo, sta cercando di reperire risorse attraverso la cosiddetta pace fiscale e un rafforzamento della spending review che potrebbe arrivare a 2 miliardi nel 2024.

Il risultato è una manovra restrittiva all’insegna dell’austerità, come impongono le regole di Bruxelles, che non garantisce spazio per la crescita né i finanziamenti ai settori pubblici più importanti come la sanità e l’istruzione da anni de finanziati. La conseguenza è un’ulteriore erosione dello stato sociale: basti pensare che inizialmente la manovra avrebbe dovuto essere da 80 miliardi in base alle richieste pervenute dai ministeri. In mancanza di sovranità monetaria – semplicemente impronunciabile all’interno dell’architettura economica europea – e stretta tra l’impossibilità di fare deficit e di tassare adeguatamente le multinazionali e le banche (la BCE è stata la prima ad opporsi al riguardo), all’Italia non resta altro che racimolare risorse, privatizzare gli asset di Stato e approvare comunque manovre austere, inadeguate a rilanciare la crescita economica del Paese.

[di Giorgia Audiello]

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