venerdì 8 Novembre 2024

Venezia a pagamento: dal 2024 si accederà solo col biglietto (per 30 giorni all’anno)

Dopo mesi di polemiche, alla fine la decisione è stata presa: dal 2024, per entrare a Venezia, i turisti giornalieri dovranno pagare una quota di 5 euro nei giorni da bollino nero, che saranno una trentina nel corso dell’anno. Lo ha decretato ieri la Giunta Comunale, che ha approvato una delibera che il 12 settembre dovrà ricevere il marchio definitivo del Consiglio. Sarà la stessa Giunta, nelle prossime settimane, a stabilire il calendario dei giorni in cui sarà obbligatorio per tutti (esclusi i residenti) prenotare per entrare in città e, per i turisti che non pernottano negli alberghi del comune di Venezia, pagare il contributo di accesso.

Il governo comunale ha motivato la misura, di cui si discute dal 2018 (le procedure si sono fisiologicamente interrotte nell’era Covid), affermando che possa rappresentare una soluzione virtuosa per la gestione del turismo selvaggio: «Ci poniamo così come apripista a livello mondiale, consapevoli dell’urgenza di trovare un nuovo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia ci vive, ci studia o ci lavora e di chi visita la città – ha dichiarato l’assessore al Turismo di Venezia, Simone Venturini -. Per questo, in determinati periodi e in alcune giornate, si rende necessaria una gestione dei flussi innovativa, in grado di porre un freno al turismo giornaliero. Di sicuro non è un provvedimento per fare cassa». Ad ogni modo, checché ne dica l’assessore, gli introiti potrebbero essere tutt’altro che insignificanti: secondo le statistiche, infatti, sono circa 10mila i turisti che ogni giorno riempiono le vie del centro storico del capoluogo veneto, i quali, il prossimo anno, potrebbero portare un tesoretto di un milione e mezzo di euro nelle casse del Comune. Chi non adempierà agli obblighi rischierà multe dai 50 ai 300 euro.

Nello specifico, il provvedimento fissa le linee guida per l’introduzione di un nuovo sistema di gestione dei flussi turistici, definendo principi generali, esclusioni, esenzioni, controlli e sanzioni, mediante un portale multilingua che sarà presto a disposizione dei cittadini. Il Contributo di accesso sarà richiesto, nella prima fase in via sperimentale, a tutte le persone fisiche, di età superiore ai 14 anni, che accedano alla Città antica del Comune di Venezia, a meno che non rientrino all’interno delle categorie di esclusioni ed esenzioni. In linea generale, il contributo sarà richiesto ai visitatori giornalieri. Infatti, a essere esclusi dal pagamento saranno i residenti nel Comune di Venezia, i lavoratori (dipendenti o autonomi, anche pendolari), gli studenti di scuole e facoltà universitarie che abbiano sede in Città antica o nelle Isole minori e i componenti dei nuclei familiari di chi risulta aver pagato l’IMU nel Comune di Venezia. Beneficeranno dell’esenzione i turisti pernottanti, i bambini fino a 14 anni, i membri delle forze dell’ordine in servizio, chi necessita di cure, chi partecipa a competizioni sportive, il convivente, i parenti o affini fino al 3° grado di residenti nelle aree in cui vale il Contributo di accesso. Questi ultimi, però – ed è obiettivamente una soluzione che potrebbe dare adito a una serie di criticità logistiche – saranno comunque obbligati a prenotare per poter entrare in città.

Ciò che per ora è certo è che, nei 30 giorni individuati – che, in linea di massima, si concentreranno nei ponti primaverili e nei week end estivi – non sussisterà alcun limite quantitativo di persone che potranno fare ingresso nella città. Con una nuova delibera, la Giunta sarà inoltre chiamata a definire le modalità di prenotazione obbligatoria per alcune categorie di esenzione. Marco Michielli, presidente Confturismo Veneto, si è detto favorevole ai contenuti del provvedimento, «grazie a cui Venezia potrebbe essere un esempio per altre località afflitte dalla piaga del sovraffollamento dei visitatori, dalle Cinque Terre a San Giminiano», purché il contributo «non venga fatto pagare ai turisti residenti, quelli che alloggiano nelle strutture ricettive per intenderci, perché già pagano la tassa di soggiorno. Anzi, pensandoci bene, considerati gli introiti garantiti dal contributo d’accesso si potrebbe abolire la tassa soggiorno».

[di Stefano Baudino]

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