giovedì 2 Maggio 2024

Fake news: per 3 italiani su 4 sono difficili da scoprire? Ecco come fare

Se fino a qualche anno fa la maggior parte degli italiani si diceva certa di saper distinguere notizie vere da quelle false, oggi, vi è una crescente porzione di cittadini che ammette senza remore di faticare a distinguere una fake news. I dati dell’ultimo rapporto Censis dicono che circa il 76% dei cittadini ritiene che le fake news siano sempre più “ben fatte” e quindi complicate da scoprire, il 20% crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle – quota che sale circa al 39% tra gli over sessantaquattrenni e al 51% tra chi ha bassi titoli di studio – e il 61% pensa di averne ma non a sufficienza. Solo una piccola parte degli italiani (il 19%) crede di essere in grado di smascherare immediatamente una bufala. Ma tutelarsi è possibile, con alcuni accorgimenti.

Un quadro confusionario, frutto di una comunicazione eccessiva, poco chiara, e poco approfondita, che si è già mostrato durante la pandemia – quando i mass media hanno generato e veicolato una cascata di informazioni cui l’opinione pubblica è stata sottoposta costantemente, non di rado poi rivelatesi false – e che ora si sta riproponendo in maniera analoga con la questione climatica. In una dinamica dove i media principali si occupano di orientare l’opinione pubblica più che di informarla, finendo spesso a rilanciare notizie che poi non di rado si rivelano false o comunque mal contestualizzate. Un panorama in cui alla cattiva informazione del mainstream fanno da contraltare una miriade di siti, giornali e pagine social di cosiddetta “contro-informazione”, spesso tutt’altro che responsabili e rigorosi nella verifica delle fonti.

Venendo al concreto, i risultati della ricerca dicono che il 35% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico – e che le alluvioni delle ultime settimane bastino a frenare la desertificazione – mentre la quota di chi nega del tutto l’esistenza del problema climatico supera il 16% della popolazione. In generale, quello che emerge è “un bisogno di rassicurazione sulla fondatezza e la qualità delle notizie che circolano, e la possibilità di affidarsi a professionisti che si impegnano ad arginare la disinformazione”.

Più facile a dirsi che a farsi. Considerando che ad oggi circa 47 milioni di italiani si informano abitualmente attraverso una delle fonti disponibili (l’83,5% sul web e il 74% sui media tradizionali) e che sono pochi quelli che lo fanno raramente o non lo fanno affatto, è importante che chi legge sappia che tipo di notizia ha davanti, riconoscendo più o meno in fretta anche quelle che non sono vere. Ma come si smaschera un’informazione falsa, soprattutto quando questa viaggia in maniera così rapida?

Regola uno: cercare sui motori di ricerca

Come ha spiegato Melissa Zimdars, professoressa di Comunicazione e Media al Merrimack College in Massachusetts, da tutto questo ci si può difendere tenendo a mente alcune pratiche.

Il primo consiglio è quello di approcciarsi alla notizia in maniera diffidente, in particolare se questa presenta un articolo capace di stupire o allarmare in maniera “esagerata”. Non di rado vi sono notizie che – anche se non classificabili come vere e proprie bufale – gonfiano la realtà con titoli strillati con l’obiettivo di invogliare i lettori a cliccare e leggere. Una tecnica che si chiama clickbait e che su L’Indipendente abbiamo scelto di non utilizzare, giudicandola dannosa per i lettori.

Se si nutrono dubbi sull’attendibilità della notizia può essere certamente utile cercare conferma per parole chiave sui motori di ricerca. Se, ad esempio, avete letto su un sito che il governo ha deciso di regalare diecimila euro a tutti i cittadini può bastare cercare sul motore di ricerca “Governo regala diecimila euro”. Se una notizia tanto importante viene riportata da pochissime fonti su internet possiamo essere ragionevolmente certi che le cose non stiano in questo modo.

Attenzione però, non è un criterio sempre valido. La maggior parte dei giornali mainstream adotta oggi due principi contrari alla puntualità dell’informazione: la fretta di pubblicare e il ricorso al copia-incolla. La frenesia di pubblicare una notizia e la voglia di arrivarci prima degli altri induce spesso nell’errore, tant’è che alcune testate si limitano a copiare rapidamente i comunicati emessi dalle agenzie – che a loro volta puntano su velocità e quantità – senza neppure verificarli. Significa, in pratica, che spesso si possono trovare notizie false riportate da decine di media che non hanno verificato la notizia prima di riportarla.

Regola 2: guardare chi ha scritto la notizia

Quando ci si informa online, meglio evitare estensioni ‘strane’, come tutti quei siti che terminano con ‘lo’, o con ‘. com.co’. Di solito sono la imitazioni false di testate più autorevoli. Se non siete certi, potete consultare la sezione “su di noi” della presunta testata.

Ma se da una parte il testo è un buon metro valutativo, lo è anche sapere chi lo ha scritto. Cercare online il nome dell’autore – capire per chi lavora e se magari su di lui esistono già altre ‘segnalazioni’ – può aiutare a smascherare notizie non vere. Inoltre alcuni giornali permettono ai blogger di pubblicare commenti sul proprio sito. È chiaro, però, che chi tenta di sponsorizzare qualcosa potrebbe non riportare un’informazione del tutto obiettiva e veritiera.

E, per un’ulteriore scrematura, meglio dare sempre un’occhiata alla data – e alle immagini che si utilizzano. A volte notizie vecchie vengono spacciate per nuove e inserite in un contesto che non c’entra niente con quello di partenza – così da snaturare l’informazione, che assume un altro significato.

Regola 3, la più importante: pretendere la fonte originale

Tuttavia, la regola più importante è cercare nel testo della notizia se è presente il link alla fonte primaria della stessa. Se un articolo parla di una importante scoperta scientifica deve contenere al suo interno la possibilità per il lettore di arrivare facilmente alla versione originale di quella stessa ricerca per poterla verificare. Questo concede al lettore la possibilità di verificare facilmente se la notizia è effettivamente reale e se è stata riportata in modo corretto dal media.

Si tratta di una regola che su L’Indipendente applichiamo rigorosamente e il modo in cui – ogni giorno – cerchiamo di fornire ai lettori informazioni sicure, verificate e verificabili. Mentre, d’altra parte, ci impegniamo a smascherare quante più bufale possibili nella sezione del nostro giornale intitolata “antifakenews“, attingendo da fonti sicure per verificare molte notizie riportate da mezzi d’informazione – spesso importanti e generalmente ritenuti attendibili – che non fanno bene il loro mestiere.

[di Gloria Ferrari]

 

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3 Commenti

  1. Fin dai tempi di Gunther Anders abbiamo capito che è impossibile per ciascuno di noi verificare le notizie (o la maggior parte di esse), poiché vediamo la realtà filtrata dai mezzi di comunicazione e soprattutto non abbiamo le competenze. Di fronte a opinioni contrarie ed entrambe convincenti e verificate ad esempio sulla responsabilità umana sul cambiamento climatico, pochissimi di noi hanno le competenze per giudicare gli studi e le opinioni altrui. Quindi?

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