mercoledì 15 Maggio 2024

Il governo ha autorizzato bagni neutri e identità alias per i professori transgender

Gli insegnanti transgender ora avranno diritto ad avere i bagni e spogliatoi neutri, l’identità alias per la posta elettronica, sul cartellino di riconoscimento e sulle tabelle di turno esposte negli spazi comuni. È ciò che emerge dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca 2019/2021, firmato venerdì dai sindacati. Le scuole dovranno anche garantire massima riservatezza e rispetto durante il processo. Secondo le segreterie CGIL e CISL la norma non è cancellabile in alcun modo. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dichiarato che il contratto «segna un importante passo avanti». Lungi dal costituire una svolta nell’ideologia del governo “più a destra della storia repubblicana”, il motivo di tale decisione risiede piuttosto in un adeguamento necessario, cui il governo non ha potuto sottrarsi.

Il testo presenta un articolo che non compariva nel precedente contratto: è l’articolo 21, chiamato Transizione di genere. È previsto che “al fine di tutelare il benessere psicofisico di lavoratori transgender, di creare un ambiente di lavoro inclusivo, ispirato al valore fondante della pari dignità umana delle persone, eliminando situazioni di disagio per coloro che intendono modificare nome e identità nell’espressione della propria autodeterminazione di genere, le amministrazioni riconoscono un’identità alias al dipendente che ha intrapreso il percorso di transizione di genere”. Le scuole dovranno quindi accordarsi con il dipendente garantendo la massima riservatezza e rispetto durante questo processo. Nell’articolo vengono poi esposti alcuni esempi, tra cui il cartellino di riconoscimento, spogliatoio e servizi igienici neutri rispetto al genere. Rimarranno invariate invece tutte le documentazioni e i provvedimenti che hanno rilevanza strettamente personale (come la busta paga, la matricola e i provvedimenti disciplinari).

Il contratto è stato firmato venerdì dai sindacati (tranne la UIL) e dall’ARAN, cioè l’agenzia pubblica che rappresenta le pubbliche amministrazioni nelle negoziazioni dei contratti pubblici. Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara (Lega) ha dichiarato: «Il nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata». L’accordo sarà definitivo dopo tutti i controlli del Mef e della Funzione pubblica sulla parte economica.

Secondo le segreterie della CGIL e della CISL la norma non sarebbe comunque cancellabile in sede di verifica del contratto da parte del Mef. Ivana Barbacci (CISL) ha garantito che «l’articolo è stato inserito con la volontà di tutti e non c’è possibilità che venga modificato». Ha poi aggiunto che «non è stato ancora pubblicizzato perché siamo facendo la sintesi dei temi di maggiore diffusione. Lo valorizzeremo. È un diritto significativo come i tre giorni di permesso retribuito ai precari».

Ma allora per quale motivo il governo considerato il più a destra dalla seconda guerra mondiale ha inserito nel nuovo contratto nazionale un articolo in chiara contrapposizione alle tesi dei partiti di maggioranza sulla cosiddetta “ideologia gender”? Sempre la Lega nel 2021 si era scontrata con la Regione Lazio che, in occasione della giornata internazionale contro l’omotransfobia, aveva stilato alcune regole per le scuole tra cui proprio il bagno/spogliatoio neutro. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembrava avversa a ciò che chiama “ideologia gender”. In un’intervista in occasione dell’8 marzo ha dichiarato che «oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la diffidenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender». Il ministero dell’Istruzione e del merito ha poi spiegato a ilfattoquotidiano.it che si tratta di un articolo presente in tutti i contratti del settore pubblico. Si tratterebbe quindi di un adeguamento resosi necessario, al quale non si sarebbe potuto dire di no.

[di Roberto Demaio]

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