domenica 19 Maggio 2024

Una cittadina di La Spezia è stata identificata per uno striscione contro la NATO

Secondo quanto denunciato da Rifondazione Comunista, una cittadina della Spezia sarebbe stata identificata per aver esposto uno striscione contro la presenza della NATO nella città. Stando a quanto riportato da una nota rilasciata dal partito, infatti, dopo aver appeso alla propria finestra un lenzuolo recante la scritta «Fuori la NATO da Spezia», la donna avrebbe ricevuto presso la propria abitazione la visita di alcuni Carabinieri, che avrebbero proceduto ad identificarla. «Nella città è forte la contestazione dell’allargamento della base militare e la protesta della cittadina è assolutamente legittima. Si tratta di un atto di intimidazione inaccettabile visto che criticare o essere contro la NATO non è ancora reato» ha sottolineato il partito in una nota. Le associazioni pacifiste, in segno di protesta, hanno invitato tutti i cittadini ad esporre striscioni contro l’Alleanza Atlantica, per denunciare il progetto di ampliamento e adeguamento agli standard NATO delle basi marittime, dal valore stimato di oltre 1 miliardo e mezzo di euro. Nello specifico alla Spezia, il programma, denominato “Basi Blu”, interesserebbe la base militare ancora oggi attiva, inserita all’interno del polo dell’arsenale, vecchio nucleo produttivo della città oggi nella quasi totalità in disuso.

I fatti della Spezia sono trapelati lo scorso weekend, contornati da informazioni ridotte e soprattutto poco chiare. L’Indipendente ha sentito il Co-Segretario regionale ligure di Rifondazione Comunista Jacopo Ricciardi per chiedergli maggiori informazioni a riguardo. A quanto ci comunica Jacopo, gli eventi che hanno coinvolto l’anonima cittadina spezzina sarebbero avvenuti nella sera del 30 aprile, in piena città. Come ci dice Jacopo, la donna si sarebbe limitata ad appendere un lenzuolo sul balcone della propria abitazione nei pressi del centro cittadino, e sarebbe successivamente stata segnalata e identificata dai carabinieri. Attorno alle 21.30, infatti, una coppia di uomini dell’arma avrebbe citofonato alla sua porta, e le avrebbe chiesto i documenti e imposto di togliere lo striscione. Come ci spiega Jacopo, al di là della questione di principio, la protesta dell’anonima cittadina va inquadrata in una prospettiva più specifica, e sarebbe stata portata avanti per «dire no» al progetto Basi Blu che interessa la frazione di Marola, una delle tredici borgate marinare del golfo della Spezia. In risposta alla segnalazione e alla identificazione della concittadina, gli stessi abitanti di Marola hanno appeso striscioni di denuncia, ampliando ancora di più il raggio delle proteste.

Come ci spiega Jacopo, le contestazioni intendono denunciare la «militarizzazione del nostro territorio». «È una vergogna che si continui a spendere soldi per le spese militari mentre si chiudono scuole e ospedali», ci dice Jacopo, ed effettivamente nel caso specifico del progetto spezzino di Basi Blu, questa contraddizione parrebbe farsi carne. Ne abbiamo discusso anche con William Domenichini, dell’Associazione Murativivi, gruppo di cittadini che ormai da un decennio rivendica tutti quegli spazi marolini ormai in disuso dalla marina militare, e confinati nei circa 90 ettari di arsenale. Come ci spiega William, l’arsenale è stato sin dai tempi della sua erezione, verso gli anni ’60 del XIX secolo, il centro nevralgico dell’economia marolina. Esso, tuttavia, ha anche sancito la perdita di ampissimi spazi della borgata, murando di fatto lo stesso accesso al mare per dedicare l’intera area alle attività produttive, industriali, e militari. Attivissimo fino alla metà del Novecento, l’arsenale è gradualmente caduto in disuso, tanto che «dai circa 12.000 dipendenti» di quegli anni si è arrivati alle poche centinaia di oggi. Come ci spiega William, oggi, l’area dell’arsenale non afferente alla base militare è «in quasi totale disuso», mentre la «manutenzione è pressocché nulla». Al suo interno, l’area presenta numerosi capannoni abbandonati, e una «discarica» di materiali da smaltire, che costituiscono inoltre un importante problema dal punto di vista dell’«impatto ambientale».

Il programma Basi Blu è stato lanciato dalla legge di bilancio del 2017, e intende riqualificare le basi militari della Spezia, di Taranto e di Augusta così da adeguarle allo standard NATO. A gennaio l’esecutivo Meloni ha dato avvio all’iter per il rifinanziamento del progetto, dal valore complessivo di 1,76 miliardi di euro, di cui 354 milioni dedicati alla base spezzina. Le proteste dei cittadini di Marola denunciano lo stanziamento di tali fondi, e chiedono che vengano invece riqualificati gli spazi dell’arsenale in disuso. Non è la prima volta, tuttavia, che simili iniziative volte a criticare le spese militari del Paese vengono boicottate o messe a tacere. A tal proposito basterebbe pensare alla “mobilitazione dei saperi“, che intenderebbe non solo fornire supporto alla causa palestinese, ma anche protestare contro la militarizzazione nelle scuole e nelle università, e contro cui sono verificatisi numerosi tentativi di repressione, come nel caso di Roma. Limitandosi a guardare gli atteggiamenti di stampo intimidatorio, si potrebbe pensare anche al ragazzo algerino perquisito e sospeso per dei post pro-Palestina, per i quali è stato addirittura licenziato, o ancora al cittadino modenese identificato dalla DIGOS per avere protestato per l’installazione natalizia che raffigurava Babbo Natale sopra a un carro armato in una delle piazze del centro cittadino, il tutto a riprova di quella che sembra a tutti gli effetti una sempre più ritualizzata prepotenza nei confronti di chi oserebbe dissentire.

[di Dario Lucisano]

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5 Commenti

  1. che fossimo uno stato poco sovrano si era capito da tempo , ma una deriva così smaccata non si era ancora vista e con questo governo illiberale ha veramente raggiunto l’apice. Ma basta alle spese militari ancora no ? Cosa aspettiamo di non avere più neanche le lacrime per piangere?

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