giovedì 28 Marzo 2024

I primi miliardi di Berlusconi sono finiti nel mirino dell’antimafia

C’è qualcosa che non torna sull’origine di una grossa quota di denaro giunta a Silvio Berlusconi tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta per il rilancio delle sue aziende. E sono al contempo inafferrabili le ragioni che hanno spinto il Cavaliere a versare, tra il 2012 e il 2021, un totale di 28 milioni di euro nelle casse del suo ex braccio destro Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ancora imputato (ma assolto in Appello) al processo sulla “Trattativa Stato-mafia” e indagato con Berlusconi tra i mandanti delle stragi del 1993. Sono proprio i pm fiorentini titolari dell’inchiesta a volerci vedere chiaro.

I consulenti dei magistrati di Firenze hanno infatti prodotto un documento in cui si accerta come indecifrabile l’origine di 70 miliardi di lire – versati per la maggior parte in contanti – che tra il febbraio 1977 e il dicembre 1980 hanno rimpinguato le casse delle società in mano a Berlusconi. Nella relazione, di oltre 500 pagine, sono stati attenzionati quegli “innesti finanziari” di cui si ignora la paternità, riesaminando le operazioni anomale già registrate in una prima consulenza svolta a Palermo e presentata al Processo a carico di Marcello Dell’Utri.

Un processo di cui è opportuno ricordare l’esito. Riconosciuto come mediatore tra i vertici della mafia palermitana e Silvio Berlusconi, nel 2014 Dell’Utri è infatti stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a sette anni di carcere (poi scontati). La Cassazione scrisse che “grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione da parte di Silvio Berlusconi di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione da lui accordata da Cosa Nostra palermitana. Tale accordo era fonte di reciproco vantaggio per le parti che a esso avevano aderito grazie all’impegno profuso da Dell’Utri: per Silvio Berlusconi esso consisteva nella protezione complessiva sia sul versante personale che su quello economico; per la consorteria mafiosa si traduceva invece nel conseguimento di rilevanti profitti di natura patrimoniale. Tale patto non era stato preceduto da azioni intimidatorie di Cosa Nostra palermitana in danno di Silvio Berlusconi e costituiva piuttosto l’espressione di una certa espressa propensione a monetizzare per quanto possibile il rischio cui era esposto”.

Il patto fu stipulato nel 1974, in occasione di un incontro tenutosi a Milano tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, l’allora capo di Cosa Nostra Stefano Bontate (rappresentante della fazione palermitana) e il mafioso Francesco di Carlo. Un accordo rimasto effettivo fino al 1992, sopravvissuto perfino all’esito della Seconda guerra di mafia, quando i corleonesi di Riina sconfissero i palermitani di Bontate: “Berlusconi – ricordano i giudici – aveva infatti costantemente manifestato la sua personale propensione a non ricorrere a forme istituzionali di tutela, ma avvalendosi piuttosto dell’opera di mediazione con Cosa Nostra svolta da Dell’Utri. A sua volta Dell’Utri aveva provveduto con continuità a effettuare per conto di Berlusconi il versamento delle somme concordate a Cosa Nostra e non aveva in alcun modo contestato le nuove richieste avanzate da Totò Riina”. Dell’Utri finirà anche imputato al processo sulla “Trattativa Stato-mafia“: condannato a 12 anni in primo grado per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, nel 2021 è stato assolto in Appello. Ad aprile si esprimerà la Cassazione.

I magistrati di Firenze pongono poi la loro lente sui continui versamenti di denaro effettuati da Berlusconi a Dell’Utri nel corso dell’ultimo decennio. La consulenza individua una lunga serie di donazioni nel periodo compreso tra il 2012 e il 2021, per 28 milioni di euro. L’8 marzo 2012 Berlusconi versa sui conti intestati a Dell’Utri e alla moglie Miranda Ratti 20,9 milioni di euro per comprare Villa Camarcione (in cui Berlusconi non metterà mai piede), con cui lady Dell’Utri acquisterà una villa a Santo Domingo. il 23 marzo 2015 arriva dal Cavaliere un bonifico di un milione di euro al figlio di Dell’Utri, Marco: il denaro verrà impiegato per pagare gli avvocati del padre e noleggiare uno yacht. Il 2 agosto del 2016 arrivano altri due milioni di euro sul conto della moglie di Dell’Utri, il 27 luglio 2017 altri 500 mila euro; nel febbraio 2018 1,2 milioni, il mese successivo altri 800 mila euro; nel marzo del 2019 500mila euro, nel gennaio 2020 1,2 milioni e nel giugno 2021 altri 180 mila euro. Tra questi flussi di denaro trova posto, dal maggio 2021, anche un vitalizio da 30mila euro al mese che Dell’Utri ha chiesto e ottenuto.

Difficile poter appurare le reali motivazioni sottese ai versamenti. Una nota della Dia, entrata nella relazione, mette nero su bianco che è “sicuramente connessa a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo”, dovuta dal Cavaliere all’ex senatore “per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi“. Dell’Utri, infatti, non chiamò mai in causa Berlusconi davanti ai magistrati nella cornice dei processi a suo carico. Il Cavaliere avrebbe inoltre sostenuto Dell’Utri pagando di tasca sua tutte le spese legali per i suoi processi: “La difesa dell’ex senatore – scrivono gli investigatori nella nota ai magistrati – dev’essere attenta e puntuale in quanto è anche la difesa di Forza Italia e di Silvio Berlusconi e pertanto se ne deve fare carico lui. Neanche concorrere nelle spese, ma proprio accollarsele tutte“.

A questo proposito, la Dia parla espressamente della sussistenza di “una sorta di ricatto non espresso, ma ben conosciuto da tutti, e idoneo al persistere delle dazioni”. Gli investigatori sostengono vi sia nei Dell’Utri “la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto”.

[di Stefano Baudino]

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2 Commenti

  1. Caro Gabriele, non per contraddirla , ma penso che più che stendere un velo pietoso, sarebbe bene continuare a ricordare ciò che è stato. Troppo spesso purtroppo vedo persone che dimenticano il male che è stato fatto da molti nostri “rappresentanti” . Che su questo ci giocano alla grande

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