venerdì 26 Aprile 2024

Speciale edizioni, l’identikit dei partiti: Italexit

Dopo aver superato la sfida della raccolta firme in poco più di un mese, i “partiti anti-sistema” si preparano ad affrontare le elezioni del 25 settembre. Nel frattempo, in vista di un voto consapevole, la redazione de L’Indipendente continua il suo lavoro di riflessione analizzando il programma di Italexit, l’unica forza anti-sistema che ha superato nei sondaggi la soglia di sbarramento del 3%.

Carta d’identità

Capo politico: Gianluigi Paragone

Orientamento politico: collocazione trasversale, “oltre la destra e la sinistra”

Ultima legislatura: all’opposizione; 1 deputato e 4 senatori

Coalizione: nessuna*

Slogan e programma

“Riconquista della sovranità”

Giovani e istruzione

  • Politiche di supporto all’imprenditoria giovanile e femminile.
  • Abolizione della legge Fornero, “che costringe le persone a consumarsi sul posto di lavoro fino a tarda età e blocca il mercato del lavoro per i più giovani”.
  • Programma di assunzioni e miglioramento dei salari.
  • “Creazione di spazi per contrastare l’uso inappropriato dei social network e le tematiche affini con programmi di prevenzione ai giovani in fascia scolastica”.

Economia e lavoro

  • “Immediata abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione”.
  • Pensioni minime a 900 euro.
  • Stipendi più alti e tassazione più equa, con riduzione del cuneo fiscale.
  • No ai tetti al contante, “che non contrastano l’evasione fiscale”.
  • Revisione del reddito di cittadinanza.
  • No all’uso della moneta digitale e al blocco dei conti correnti, con riferimento a quanto accaduto in Canada con la protesta dei camionisti.
  • Meno tasse alle imprese e rottamazione delle cartelle esattoriali degli ultimi 3 anni di pandemia.
  • Stretta alle multinazionali, “che devono pagare le tasse in Italia”, così come tutti coloro che producono nel nostro Paese.
  • Esenzioni sulle tasse per le imprese che reinvestono i propri utili e detrazioni per i privati che investono su alcuni campi ritenuti meritevoli dallo Stato (cultura, scuola, salute, risparmio energetico, ecc…).
  • No alle privatizzazioni e alla direttiva Bolkestein.

Diritti

  • “Stop all’accoglienza a tutti i costi: no all’immigrazione selvaggia”.
  • “No all’introduzione di teorie gender nelle scuole”.
  • Rafforzamento del diritto alla casa.
  • Maggiore sostegno e aiuto alle  “famiglie con ragazzi o adulti down, autistici o con sindromi particolarmente gravi”.
  • Nessun riferimento alla legge sul suicidio assistito, sulla legalizzazione della cannabis o sullo Ius Scholae/Soli.

Beni comuni

  • “Definizione di un piano strategico relativo alla componente energetica che parta dalle competenze e dalle risorse di cui il Paese dispone, al fine di rendersi il meno possibile vincolato a forniture esterne”.
  • Vincolo ambientale e dello sviluppo economico per la costruzione di future ed eventuali opere strategiche, “così da evitare altri Mose o TAV”.
  • Riduzione progressiva dei limiti emissivi assentiti per gli impianti industriali.
  • Limitazione dell’intelligenza artificiale “e a qualunque dominio assoluto della scienza e della tecnica” per tutelare la vita.
  • No agli allevamenti intensivi e alla caccia.

Politica estera

  • Uscita dai trattati europei, quindi dall’Unione europea e dall’Euro, così da recuperare la sovranità monetaria.
  • No al globalismo, “l’ideologia della globalizzazione”.
  • No alla guerra, all’invio di armi e a sanzioni ma spazio alla diplomazia.

Politiche sanitarie

  • No al green pass.
  • No all’obbligo vaccinale.
  • Istituzione di una commissione di inchiesta sulla gestione del Covid e dei vaccini.
  • Uscita dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS).
  • “Risarcimento per i cittadini sospesi ingiustamente dal lavoro e riabilitazione dei medici sospesi”.
  • Risarcimento alle vittime di reazioni avverse e alle famiglie delle vittime da Covid.
  • Ripristino della sanità territoriale, “fortemente penalizzata da continui tagli alle spese e al personale”.

Riforme costituzionali proposte

Modifica costituzionale per votare, attraverso referendum, anche in materia di trattati internazionali; disciplina del procedimento interno per l’esercizio della facoltà di recesso dall’Unione europea mediante referendum consultivo; introduzione del principio di tutela pubblica di acque e risorse naturali, con annesso divieto di privatizzazione.

Considerazioni

Italexit, se supererà la soglia di sbarramento del 3%, andrà a rappresentare in Parlamento la parte di popolazione contraria a Euro, Unione europea e NATO, che magari nel 2018 ha creduto alle promesse di Movimento 5 Stelle e Lega. Allora non si parlava di un netto recesso nei confronti dei trattati istitutivi, ma di riforme strutturali per restare, ad esempio, all’interno del “gigantesco ente sovranazionale (Unione europea NdR), privo di una vera legittimazione democratica e basato su una tentacolare struttura burocratica che detta l’agenda ai nostri governi anche a discapito della tutela fisica ed economica dei cittadini dei singoli Stati membri”. A scriverlo, nel proprio programma elettorale, era nel 2018 la Lega di Salvini, la stessa che per le prossime elezioni ha giurato fedeltà a Bruxelles.

Il pluralismo e la rappresentanza sono due pilastri della democrazia, dove se un interesse è presente nello strato sociale finirà per esserlo anche a livello istituzionale e, nel caso specifico, nel Parlamento. Italexit catalizza diversi interessi nel proprio programma, abbandonandosi tuttavia in alcuni casi nella vaghezza – come i partiti “maggiori” – e inesattezza. Si pensi al punto riguardante lo “stop alle multinazionali, che devono pagare le tasse in Italia”: è vero che attualmente i colossi commerciali pagano le tasse nei paradisi fiscali, tuttavia è altrettanto vero che al G7 del 2021 si è lavorato alla “Global Corporate Tax“. Una misura di certo non sufficiente, vista l’aliquota al 15% da versare nei vari Paesi in cui operano le multinazionali, ma che comunque rompe un sistema decennale di competizione tra Stati. Altro punto dubbio del programma è la “piena occupazione”, mito economico vendibile alle masse ma pressocché irrealizzabile considerando il rapporto disoccupazione-inflazione.

*Italexit e Alternativa avevano annunciato in piena estate la nascita di un accordo elettorale in vista del 25 settembre. Tuttavia, il partito rappresentato nell’ultima legislatura da 14 deputati e 3 senatori ha annunciato la fine dell’intesa a pochi giorni dalla sua nascita. “Laddove c’era un consenso di fondo su una serie di importanti nomi da presentare come candidati, nella composizione in dettaglio delle liste presentata da Italexit abbiamo riscontrato la presenza – anche in ruoli di capolista – di candidati organici a formazioni di ispirazione neofascista. Non vogliamo che le liste siano condizionate dal peso ideologico di esponenti del fascismo nostalgico favoriti dal meccanismo delle liste bloccate”, ha dichiarato Alternativa in una nota sul proprio sito. Alla vigilia delle elezioni politiche, il movimento di Gianluigi Paragone ha attuato un cambiamento di classe dirigente che ha portato alle dimissioni del 50% dei militanti “storici” che denunciano di essere stati messi da parte in favore di candidature dall’alto e di infiltrazioni dell’estrema destra. Tra queste, Carlotta Chiaraluce, uno dei volti più noti di CasaPound a cui Paragone ha offerto il ruolo di capolista nel Lazio.

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11 Commenti

  1. Votare????? ASSOLUTAMENTE!!!! Non voglio essere parte di quell’assenteismo da “gregge” che facendo spallucce lascia fare ad una classe politica che sta rovinando il NOSTRO PAESE. Sarà una goccia il mio voto……. VA BENE, MA ALMENO INIZIAMO A CAMBIARE….

  2. Voterei Italexit molto volentieri per le istanze contro (questa) Europa (non l’Europa della cooperazione tra popoli che sarebbe fantastica) e Nato che è da tempo un ‘aggeggio’ molto pericoloso, nonchè per l’atteggiamento nei confronti del Green Pass. Purtroppo residendo (resistendo?) all’estero il mio voto è stato stuprato dal Sistema. Nel senso che il simbolo di Italexit (così come degli altri partiti cosiddetti anti sistema) non è presente sulle schede elettorali ricevute dall’Ambasciata.

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