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Speciale edizioni, l’identikit dei partiti: Italexit

Dopo aver superato la sfida della raccolta firme [1] in poco più di un mese, i “partiti anti-sistema” si preparano ad affrontare le elezioni del 25 settembre. Nel frattempo, in vista di un voto consapevole, la redazione de L’Indipendente continua il suo lavoro di riflessione analizzando il programma [2] di Italexit, l’unica forza anti-sistema che ha superato nei sondaggi la soglia di sbarramento del 3%.

Carta d’identità

Capo politico: Gianluigi Paragone

Orientamento politico: collocazione trasversale, “oltre la destra e la sinistra”

Ultima legislatura: all’opposizione; 1 deputato e 4 senatori

Coalizione: nessuna*

Slogan e programma

“Riconquista della sovranità”

Giovani e istruzione

Economia e lavoro

Diritti

Beni comuni

Politica estera

Politiche sanitarie

Riforme costituzionali proposte

Modifica costituzionale per votare, attraverso referendum, anche in materia di trattati internazionali; disciplina del procedimento interno per l’esercizio della facoltà di recesso dall’Unione europea mediante referendum consultivo; introduzione del principio di tutela pubblica di acque e risorse naturali, con annesso divieto di privatizzazione.

Considerazioni

Italexit, se supererà la soglia di sbarramento del 3%, andrà a rappresentare in Parlamento la parte di popolazione contraria a Euro, Unione europea e NATO, che magari nel 2018 ha creduto alle promesse di Movimento 5 Stelle e Lega. Allora non si parlava di un netto recesso nei confronti dei trattati istitutivi, ma di riforme strutturali per restare, ad esempio, all’interno del “gigantesco ente sovranazionale (Unione europea NdR), privo di una vera legittimazione democratica e basato su una tentacolare struttura burocratica che detta l’agenda ai nostri governi anche a discapito della tutela fisica ed economica dei cittadini dei singoli Stati membri”. A scriverlo, nel proprio programma [5] elettorale, era nel 2018 la Lega di Salvini, la stessa che per le prossime elezioni ha giurato fedeltà a Bruxelles.

Il pluralismo e la rappresentanza sono due pilastri della democrazia, dove se un interesse è presente nello strato sociale finirà per esserlo anche a livello istituzionale e, nel caso specifico, nel Parlamento. Italexit catalizza diversi interessi nel proprio programma, abbandonandosi tuttavia in alcuni casi nella vaghezza – come i partiti “maggiori” – e inesattezza. Si pensi al punto riguardante lo “stop alle multinazionali, che devono pagare le tasse in Italia”: è vero che attualmente i colossi commerciali pagano le tasse nei paradisi fiscali, tuttavia è altrettanto vero che al G7 del 2021 si è lavorato alla “Global Corporate Tax [6]“. Una misura di certo non sufficiente, vista l’aliquota al 15% da versare nei vari Paesi in cui operano le multinazionali, ma che comunque rompe un sistema decennale di competizione tra Stati. Altro punto dubbio del programma è la “piena occupazione”, mito economico vendibile alle masse ma pressocché irrealizzabile considerando il rapporto disoccupazione-inflazione.

*Italexit e Alternativa avevano annunciato in piena estate la nascita di un accordo elettorale in vista del 25 settembre. Tuttavia, il partito rappresentato nell’ultima legislatura da 14 deputati e 3 senatori ha annunciato la fine [7] dell’intesa a pochi giorni dalla sua nascita. “Laddove c’era un consenso di fondo su una serie di importanti nomi da presentare come candidati, nella composizione in dettaglio delle liste presentata da Italexit abbiamo riscontrato la presenza – anche in ruoli di capolista – di candidati organici a formazioni di ispirazione neofascista. Non vogliamo che le liste siano condizionate dal peso ideologico di esponenti del fascismo nostalgico favoriti dal meccanismo delle liste bloccate”, ha dichiarato Alternativa in una nota sul proprio sito. Alla vigilia delle elezioni politiche, il movimento di Gianluigi Paragone ha attuato un cambiamento di classe dirigente che ha portato alle dimissioni del 50% dei militanti “storici” che denunciano di essere stati messi da parte in favore di candidature dall’alto e di infiltrazioni dell’estrema destra. Tra queste, Carlotta Chiaraluce, uno dei volti più noti di CasaPound a cui Paragone ha offerto il ruolo di capolista nel Lazio.