venerdì 26 Aprile 2024

Speciale edizioni, l’identikit dei partiti: Partito democratico

La campagna elettorale è entrata nel vivo. Il 25 settembre si avvicina e, in modo proporzionale, si moltiplicano le promesse e la propaganda dei partiti in corsa per convincere gli elettori. L’obiettivo della redazione de L’Indipendente è fornire al lettore un riassunto dei vari programmi elettorali e alcuni spunti di riflessione in vista di un voto consapevole. Dove possibile confrontando le promesse elettorali con quanto effettivamente fatto dai medesimi partiti nel recente passato. Di seguito la sintesi e l’analisi del programma del Partito Democratico.

Carta d’identità: Partito democratico

Capo politico: Enrico Letta

Orientamento politico: centro-sinistra

Ultima legislatura: al governo sia nel Conte II (con M5S) e poi Draghi I; 107 deputati e 53 senatori.

Coalizione: centro-sinistra (insieme a Verdi/Sinistra Italiana, +Europa e Impegno civico).

Slogan e programma

“Insieme per un’Italia democratica e progressista”.

Giovani e istruzione

  • Obbligo scolastico esteso dai 3 ai 18 anni, con scuola dell’infanzia gratuita.
  • Abolizione dei tirocini non retribuiti.
  • Dote di 10.000 euro da assegnare, sulla base dell’ISEE familiare, al compimento dei diciotto anni di età per chi oggi ne ha tra i 13 e i 17, definita la “generazione Covid”.
  • Abbassamento dell’età di voto a 16 anni.
  • Trasporto pubblico locale e libri scolastici gratuiti per famiglie a basso reddito.
  • Investimenti per garantire un sostegno psicologico permanente nelle scuole.
  • Estensione del tempo pieno e quindi più attività extrascolastiche rivolte agli studenti.
  • Agevolazioni economiche ai giovani per i mutui e per l’affitto: nascita di un contributo di 2000 euro per studenti e lavoratori (under 35) in base al reddito.

Economia e lavoro

  • Salario minimo a 9 euro l’ora.
  • Modifica del reddito di cittadinanza secondo le indicazioni della Commissione Saraceno.
  • Azzeramento dei contributi per l’assunzione dei giovani fino ai 35 anni.
  • Fondi di garanzia per i lavoratori precari perché abbiano una pensione a margine dell’età lavorativa.
  • Superamento del Jobs Act, che nel 2015 ha modificato l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori tra le critiche dei sindacati.
  • Aumento della tassa di successione sui patrimoni superiori a 5 milioni di euro.
  • Investimenti per il Mezzogiorno.
  • Taglio del cuneo fiscale, dunque il rapporto tra le tasse pagate da un lavoratore medio e il costo totale del lavoro per il datore.

Diritti

  • Approvazione dello Ius scholae, norma che estenderebbe i criteri di accesso alla cittadinanza italiana.
  • Legalizzazione dell’autoproduzione di cannabis per consumo personale.
  • Sì all’eutanasia.
  • Sì al matrimonio egualitario che darebbe alle coppie lgbt+ gli stessi diritti derivanti dal matrimonio.
  • Promozione della parità di genere.
  • Riforma del sistema di accoglienza e abolizione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione, in modo da permettere l’ingresso legale per ragioni di lavoro, anche sulla base delle indicazioni che arrivano dalle imprese italiane e dal terzo settore.
  • Legge per consentire il voto ai fuori sede: circa 5 milioni di italiani.

Beni comuni

  • No al nucleare.
  • Sì ai rigassificatori.
  • Tutela dell’ambiente, del paesaggio e del benessere animale, con inasprimenti di pena per vari reati, tra cui l’abbandono degli animali.
  • Etichette alimentari più consapevoli, capaci di fornire al consumatore “informazioni circa l’origine dei prodotti e il loro tracciamento, l’impatto ambientale della produzione e del trasporto”.

Politica estera

  • Atlantismo, ferma adesione alla NATO, sì alle sanzioni contro la Russia, aiuti militari all’Ucraina.
  • Sì alla Difesa comune europea, definita una scelta a forte trazione politica (gestione delle risorse, analisi condivisa delle minacce, agenda europea) prima che militare, la quale si traduce nella nascita di un esercito comune.
  • Riforma del Patto di stabilità e crescita, accordo che impone vincoli economici ai membri dell’Unione europea.
  • Riforma dei trattati UE sull’immigrazione per costruire una vera politica europea su migrazione e accoglienza.
  • Allargamento dell’Unione europea verso i Paesi vicini a partire dai Balcani.

Politiche sanitarie

  • Sviluppo dei servizi sanitari di prossimità.
  • Aumento del numero di medici e superamento dei tetti di spesa in vigore da più di 10 anni.
  • Nessuna menzione a futuri piani pandemici o a come verranno affrontate possibili nuove ondate.
  • Nessuna punto di programma sulla campagna vaccinale.

Riforme costituzionali proposte

Nuova legge elettorale che superi il Rosatellum e in particolare il sistema delle leggi bloccate.

Considerazioni

Enrico Letta ha già messo le mani avanti e individuato la giustificazione per la probabile (e pesante) sconfitta alle elezioni del 25 settembre: il Rosatellum e il taglio dei parlamentari, dimenticando che il Pd ha votato a favore di entrambe le norme. «Questa legge elettorale, congiunta con la riduzione del numero dei parlamentari, crea un rischio che venga stravolta nei fatti la nostra Costituzione», dichiara il leader dem, preoccupato dal possibile pienone di seggi in Parlamento da parte del centro destra. Tuttavia, egli dimentica che il 26 ottobre 2017 il Senato ha definitivamente approvato il Rosatellum bis anche con i voti del Partito democratico e l’8 ottobre 2019 la Camera ha approvato, con il via libera dei dem, la riforma per il taglio dei parlamentari.

Da notare poi la doppia redenzione (al sapore elettorale?) proveniente dal Nazareno: dietrofront sul Jobs Act, fiore all’occhiello del Pd di ieri che ha di fatto abolito l’articolo 18, e assenza nel programma elettorale di proposte relative ad accordi con le autorità nordafricane per la “gestione” dei migranti. A luglio, il Partito democratico aveva votato contro il rinnovo della missione che annualmente porta milioni di euro italiani nelle casse di Tripoli in cambio della collaborazione della “Guardia costiera libica” per la gestione del flusso migratorio. Un tentativo di redenzione di fronte a quella che la ong Human Rights Watch ha definito “complicità nella sofferenza dei migranti e dei rifugiati”. D’altronde, fu proprio il governo guidato dal dem Paolo Gentiloni a siglare nel 2017 il famoso Memorandum con la Libia.

Interessanti le motivazioni con cui il Pd rifiuta il nucleare, dai tempi di realizzazione all’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030 e quindi ai problemi ambientali a esso associato. “Altra cosa è il tema dei rigassificatori” recita invece il programma del partito guidato da Enrico Letta, nonostante il loro impatto sul paesaggio circostante e i pericoli relativi a esplosioni o incendi, vista la natura altamente infiammabile del metano. Queste motivazioni hanno spinto i cittadini dei siti interessati dall’installazione dei rigassificatori a protestare nelle scorse settimane; tuttavia, le principali forze politiche intendono continuare sulla strada segnata dal governo dei migliori.

All’interno del programma elettorale, il Pd cita più di 80 promesse che implicano una spesa per lo Stato. Tuttavia, soltanto 4 di queste sono accompagnate dalle specifiche misure di copertura finanziaria. Vengono citati, ad esempio, l’aumento delle imposte di successione sui patrimoni superiori ai 5 milioni di euro e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), i cui obiettivi sono già stati decisi dal governo Draghi e i cui fondi non sono in grado di coprire tutte le proposte presentate dal partito guidato da Enrico Letta.

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7 Commenti

    • Premetto che non posso votare e se votassi non voterei loro, ma non capisco perché così tanti commenti negativi riferiti a questo programma. Al di là della storia del partito, che OVVIAMENTE bisogna tenere in conto, in onor di logica molte proposte sono assai allettanti. Ma ripeto, sempre attenendosi al programma. Se bisogna offendere il partito avanti tutta, ma il programma, al di là della sua fattibilità, è abbastanza ben orientato. E lo dico nonostante dentro di me mi senta un ipocrita, considerando che non credo in questo partito né al suo modo di definirsi “centro sinistra”. Essere critici vuol dire anche questo. Vorrei qualche risposta di qualcuno che sia più informato di me, considerando che magari noto solo la spinta ideologica, non essendo informatobal 100% della storia del PD

    • Io che mi identificavo in certi valori della sinistra mi trovo disorientato , probabilmente il trasferimento di ragione ha influito su di me molto di più di quel che credo. A me sto Letta non mi calau,mi risulta indicesto. Mi sembra senza una visione , non bisogna per forza portarsi avanti se non si é capaci .

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