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Speciale edizioni, l’identikit dei partiti: Partito democratico

La campagna elettorale è entrata nel vivo. Il 25 settembre si avvicina e, in modo proporzionale, si moltiplicano le promesse e la propaganda dei partiti in corsa per convincere gli elettori. L’obiettivo della redazione de L’Indipendente è fornire al lettore un riassunto dei vari programmi elettorali e alcuni spunti di riflessione in vista di un voto consapevole. Dove possibile confrontando le promesse elettorali con quanto effettivamente fatto dai medesimi partiti nel recente passato. Di seguito la sintesi e l’analisi del programma [1] del Partito Democratico.

Carta d’identità: Partito democratico

Capo politico: Enrico Letta

Orientamento politico: centro-sinistra

Ultima legislatura: al governo sia nel Conte II (con M5S) e poi Draghi I; 107 deputati e 53 senatori.

Coalizione: centro-sinistra (insieme a Verdi/Sinistra Italiana, +Europa e Impegno civico).

Slogan e programma

“Insieme per un’Italia democratica e progressista”.

Giovani e istruzione

Economia e lavoro

Diritti

Beni comuni

Politica estera

Politiche sanitarie

Riforme costituzionali proposte

Nuova legge elettorale che superi il Rosatellum e in particolare il sistema delle leggi bloccate.

Considerazioni

Enrico Letta ha già messo le mani avanti e individuato la giustificazione per la probabile (e pesante) sconfitta alle elezioni del 25 settembre: il Rosatellum e il taglio dei parlamentari, dimenticando che il Pd ha votato a favore di entrambe le norme. «Questa legge elettorale, congiunta con la riduzione del numero dei parlamentari, crea un rischio che venga stravolta nei fatti la nostra Costituzione», dichiara il leader dem, preoccupato dal possibile pienone di seggi in Parlamento da parte del centro destra. Tuttavia, egli dimentica che il 26 ottobre 2017 il Senato ha definitivamente approvato il Rosatellum bis anche con i voti del Partito democratico e l’8 ottobre 2019 la Camera ha approvato, con il via libera dei dem, la riforma per il taglio dei parlamentari.

Da notare poi la doppia redenzione (al sapore elettorale?) proveniente dal Nazareno: dietrofront sul Jobs Act, fiore all’occhiello del Pd di ieri che ha di fatto abolito l’articolo 18, e assenza nel programma elettorale di proposte relative ad accordi con le autorità nordafricane per la “gestione” dei migranti. A luglio, il Partito democratico aveva votato contro il rinnovo della missione [2] che annualmente porta milioni di euro italiani nelle casse di Tripoli in cambio della collaborazione della “Guardia costiera libica” per la gestione del flusso migratorio. Un tentativo di redenzione di fronte a quella che la ong Human Rights Watch ha definito “complicità nella sofferenza dei migranti e dei rifugiati”. D’altronde, fu proprio il governo guidato dal dem Paolo Gentiloni a siglare nel 2017 il famoso Memorandum [3] con la Libia.

Interessanti le motivazioni con cui il Pd rifiuta il nucleare, dai tempi di realizzazione all’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030 e quindi ai problemi ambientali a esso associato. “Altra cosa è il tema dei rigassificatori” recita invece il programma del partito guidato da Enrico Letta, nonostante il loro impatto sul paesaggio circostante e i pericoli relativi a esplosioni o incendi, vista la natura altamente infiammabile del metano. Queste motivazioni hanno spinto i cittadini dei siti interessati dall’installazione dei rigassificatori a protestare [4] nelle scorse settimane; tuttavia, le principali forze politiche intendono continuare sulla strada segnata dal governo dei migliori.

All’interno del programma elettorale, il Pd cita più di 80 promesse che implicano una spesa per lo Stato. Tuttavia, soltanto 4 di queste sono accompagnate dalle specifiche misure di copertura finanziaria. Vengono citati, ad esempio, l’aumento delle imposte di successione sui patrimoni superiori ai 5 milioni di euro e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), i cui obiettivi sono già stati decisi dal governo Draghi e i cui fondi non sono in grado di coprire tutte le proposte presentate dal partito guidato da Enrico Letta.