giovedì 18 Aprile 2024

Il governo italiano dovrà risarcire la famiglia di un militare morto per amianto

Il sottufficiale della Marina Camillo Limatola è morto nel 2013, all’età di soli 59 anni, per un mesotelioma diagnosticatogli nel 2011 in seguito all’esposizione all’amianto avvenuta nel periodo in cui era stato dipendente della Marina, tra il 1973 e il 1978. Dopo una lunga battaglia legale la vedova e i figli sono riusciti a ottenere il risarcimento dei danni dal ministero della Difesa, che ora dovrà corrispondere alla famiglia la cifra di 1,3 milioni di euro. Secondo il Tribunale di Roma, infatti, gli atti hanno reso evidente come “sia negli ambienti in cui il Limatola ebbe a svolgere servizio sia a bordo delle navi in cui fu imbarcato era presente e frequente l’amianto”. La storia di Camillo e la battaglia legale condotta dalla sua famiglia rendono necessaria la riflessione sull’inaccettabilità delle morti a causa del lavoro in un Paese con un evidente problema con la gestione dell’occupazione, come dimostra l’ultimo rapporto INAIL.

Durante i suoi anni da sottoufficiale, Camillo Limatola lavorò alla base della Marina Militare di Napoli e de La Maddalena in Sardegna, dopo essersi imbarcato sull’incrociatore Vittorio Veneto. Nella sentenza del Tribunale di Roma si legge che, nonostante negli ambienti frequentati da Limatola fosse presente e frequente l’amianto, dispositivi di protezione quali “tute, guanti o maschere filtranti” non erano stati dati in dotazione all’equipaggio, né erano presenti “adeguati sistemi di depurazione dell’aria o sistemi di isolamento sicuro del minerale”. Ciò presume l’esposizione in quei luoghi da parte di decine, se non centinaia, di altri lavoratori all’amianto, in un Paese che ha dovuto aspettare il 1986 e l’ordinanza del Ministero della Salute 26/6/86 per ottenere una prima restrizione sull’impiego del materiale e che assiste inerme a un rapporto conflittuale tra produzione e sicurezza. L’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) ha rivelato, infatti, che a crescere nei primi sei mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, sono stati infortuni e malattie di origine professionale: +41,1% nel primo caso e 6,8% nel secondo.

In ambito militare, vanno aggiunti i danni relativi alle esercitazioni, che in maniera diretta o indiretta coinvolgono forze armate, popolazione civile e ambiente. Nel 2010 il magistrato Domenico Fiordalisi condusse delle indagini incentrate sul disastro ambientale provocato in Sardegna dallo smaltimento illegale di materiale radioattivo all’interno dei poligoni militari. L’indagine, prima di essere “sgonfiata” da una perizia (ritenuta contraddittoria da diversi esperti), accertò l’esplosione di missili Milan contenenti torio, elemento radioattivo, nel poligono di Teulada. Sul poligono di Quirra si sono concentrate invece le analisi del fisico Evandro Rizzini, dalle quali è emerso il collegamento tra l’esposizione al metallo radioattivo e la morte di 167 militari.

[di Salvatore Toscano]

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