martedì 15 Ottobre 2024

La legge per salvarli c’è, non il decreto attuativo: così i visoni rimangono in gabbia

In Italia più di cinquemila visoni vivono ancora chiusi nelle gabbie degli allevamenti, perché i Ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della Salute e della Transizione Ecologica, non hanno emanato il Decreto per regolamentare la cessione degli animali da pelliccia presso strutture autorizzate. Un Decreto che sarebbe dovuto esistere da tempo ma di cui non si ha traccia, sebbene la data di scadenza (il 31 gennaio 2022) sia stata di gran lunga superata. È stata l’organizzazione Essere Animali a lanciare un appello, ricordando come dal primo gennaio 2022 nel Paese non sia rispettato il divieto d’allevamento di qualsiasi specie col fine di ricavarne pellicce, ma anche quanto ci sia da fare per garantire il benessere degli animali da pelliccia tuttora rinchiusi negli allevamenti italiani.

Perché il divieto introdotto a gennaio, previsto dall’emendamento numero 157.04 alla Legge di Bilancio, ha posto il 30 giugno 2022 come data ultima per la dismissione degli allevamenti esistenti di animali da pelliccia. Per quanto l’allevamento e l’uccisione dei visoni siano vietati, le strutture interessate possono continuare a detenere i mammiferi già presenti almeno fino alla data sopracitata. Ciò significa prolungare inutilmente le sofferenze di “Animali riproduttori, da anni costretti in gabbie di dimensioni molto limitate e prive di arricchimenti ambientali adeguati alla specie”, come denuncia Essere Animali. Gli allevamenti in cui ancora sono presenti i visoni si trovano in Lombardia, in Emilia Romagna e in Abruzzo. Le strutture autorizzate gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute esistono e sono pronte ad accogliere i mammiferi, manca solo il Decreto che regolamenti il loro passaggio fino ai rifugi. Gli stessi attivisti di Essere Animali, i quali hanno documentato l’attuale situazione dei Mustelidi ancora in cattività, hanno dato la massima disponibilità per impegnarsi attivamente nella cura e nel mantenimento degli stessi.

Con l’appello ai Ministri l’organizzazione spera che dopo quattro mesi di stasi la situazione possa cambiare. E certo, l’obiettivo è che in questo caso i tempi siano più brevi dei ben 10 anni investiti per chiedere al Governo ciò che è avvenuto solo da gennaio 2022. La campagna Visoni Liberi è iniziata nel 2013 quando ancora la situazione era non troppo lontana da quella del 1990, dove esistevano circa 125 allevamenti di visoni, volpi e cincillà e venivano uccisi 400.000 animali. Il numero delle strutture è poi iniziato a scendere anno dopo anno, fino ad averne 13 in tutto il territorio italiano (2019). Il 2020 è stato poi decisivo a causa del coronavirus diffusasi negli allevamenti dei Mustelidi in tutta Europa, Italia compresa. Per fronteggiare la pandemia, migliaia di esemplari sono stati necessariamente abbattuti. A febbraio dell’anno successivo, anche grazie all’esempio di più Paesi europei, la produzione di pellicce è stata sospesa e le riproduzioni dei cuccioli di visoni sono state vietate. Finalmente, a dicembre del 2021 l’Italia ha vietato gli allevamenti per pellicce salvando circa 60.000 esemplari, ma dall’entrata in vigore del divieto ad oggi, il benessere dei mammiferi non è ancora garantito.

[di Francesca Naima]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria