venerdì 29 Marzo 2024

Un documento ufficiale della NATO lancia l’alleanza spaziale

La NATO parte all’assalto dello spazio avendo riconosciuto in esso un nuovo dominio operativo che si aggiunge ai precedenti, terra, aria, acqua e cyberspazio. Lo delinea il documento NATO’s overarching Space Policy, pubblicato ieri. La politica spaziale dell’alleanza atlantica mira a fornire sostegno alle operazioni e alle missioni dell’Alleanza in settori quali le comunicazioni, la navigazione e l’intelligence oltre che fornire una mole di dati gigantesca su molte cose che accadono sul nostro pianeta. Oggi, spiega il documento, l’accesso e l’uso del dominio spaziale non è più soltanto prerogativa di poche nazioni con grandi capacità economiche e tecniche. Oltre a Russia e Cina, con chiare capacità di agire nel dominio spaziale, anche paesi come Iran, Corea del Nord e India sarebbero in grado di accedere al dominio con tecnologie più semplici in grado di svolgere, quantomeno, attività contro-spaziali (in sostanza, difendersi dagli attacchi provenienti dal dominio spaziale).

«Lo spazio è sempre più importante per la sicurezza e la prosperità dell’Alleanza e degli Alleati. Lo spazio porta benefici in molteplici aree dal monitoraggio meteorologico, all’ambiente e all’agricoltura, ai trasporti, alla scienza, alle comunicazioni e alle banche (Sic!). L’uso dello spazio ha notevolmente migliorato la capacità degli alleati e della NATO di anticipare le minacce e rispondere alle crisi con maggiore velocità, efficacia e precisione. L’evoluzione negli usi dello spazio e i rapidi progressi nella tecnologia spaziale hanno creato nuove opportunità, ma anche nuovi rischi, vulnerabilità e potenzialmente minacce per la sicurezza e la difesa dell’Alleanza e degli Alleati», si legge nell’introduzione del documento, ove si chiarifica che «la maggior parte delle capacità spaziali sono a duplice uso, al servizio di scopi civili/commerciali e militari, spesso allo stesso tempo». Quest’ultimo passaggio conferma la commistione di interessi e la collaborazione tra il grande capitale privato e il settore militare, come confermato dalle decine di miliardi di dollari di commesse e appalti che i governi conferisco alle multinazionali ma anche da progetti di più ampia portata strategica, come il Progetto DIANA di cui vi abbiamo parlato nel novembre scorso, che legano in maniera interdipendente vari settori tecnologici con gli sviluppi del settore militare. Inoltre, nel documento si afferma: «Gli alleati dovrebbero anche esplorare le opportunità per promuovere la cooperazione con l’industria spaziale e il settore commerciale attraverso quadri prontamente disponibili (ad esempio il Gruppo consultivo industriale della NATO e il Forum dell’industria della NATO)»

Viene anche spiegato che il dominio spaziale è intrinsecamente legato agli altri domini militari. Inoltre, si fa riferimento al fatto che lo spazio è, e lo sarà sempre di più in futuro, di cruciale importanza per il funzionamento dei sistemi terrestri utilizzati quotidianamente su cui si sta strutturando la società ipertecnologica. Dunque, lo spazio rappresenta la nuova frontiera del dominio geostrategico sulla terra. La NATO ritiene quindi di dover prendere le contromisure necessarie ad assicurarsi un libero accesso (leggasi, supremazia) al nuovo dominio. «Un certo numero di nazioni sta sviluppando sistemi anti-spaziali e anti-satellite. I potenziali avversari, in particolare, stanno perseguendo lo sviluppo di una vasta gamma di capacità, da quelle non cinetiche (come l’abbagliamento, l’accecamento e l’inceppamento delle risorse spaziali) ai sistemi distruttivi cinetici (come i missili anti-satellite ad ascesa diretta, i sistemi anti-satellite in orbita e le capacità laser ed elettromagnetiche) [..] Alcune minacce, come il blocco dei segnali e gli attacchi informatici, possono potenzialmente essere causate anche da attori non statali, comprese le organizzazioni terroristiche. Molte minacce ai sistemi spaziali degli alleati hanno origine nel dominio cibernetico e sono destinate ad aumentare». La NATO non intende per il momento creare un attore spaziale autonomo bensì intende sfruttare tutte le conoscenze, le capacità, i dati, i prodotti e i servizi a disposizione dei paesi dell’Alleanza.

La NATO mette dunque un altro tassello nel percorso di costruzione di un ramo di azione spaziale congiunta tra i paesi dell’Alleanza, iniziato nel novembre 2019 con la dichiarazione dello spazio come «nuovo dominio operativo», e che ha visto l’istituzione del Centro spaziale NATO presso l’Allied Air Command di Ramstein, Germania, nell’ottobre 2020.

D’altronde, anche il World Economic Forum, nel suo The Global Risks Report 2022, ha dedicato una sezione all’affollamento della competizione spaziale in chiave commerciale e militare come uno dei punti cardine degli aspetti geopolitici mondiali. E non molto tempo fa, il Pentagono ha affermato di voler iniziare un programma di utilizzo dei satelliti commerciali per scopi militari, ovvero per ottenere maggiori informazioni e dati utili agli scopi dell’esercito, Space Force compresa, nelle innumerevoli missioni e operazioni militaresche.

[di Michele Manfrin]

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