sabato 20 Aprile 2024

Caschi Bianchi: chi sono “i buoni” foraggiati dall’Occidente in Siria

I Paesi Bassi hanno indagato su frodi condotte dalla Mayday Rescue Foundation, l’ente che ha finanziato i “Caschi Bianchi” (o “Elmetti Bianchi”) siriani con oltre 120 milioni di dollari in contratti governativi da parte di vari paesi occidentali. Mayday Rescue Foundation ha svolto gravi irregolarità finanziarie ma alti funzionari lo hanno coperto rifiutando di informare i legislatori e persino ignorando le raccomandazioni dei propri regolatori. La preoccupazione era quella di esporre la corruzione di Mayday e che potesse danneggiare gli sforzi di cambio di regime voluto dall’occidente per la Siria, macchiando l’immagine benevola dei Caschi Bianchi che era stata accuratamente costruita nel corso di anni di costante promozione e propaganda.

Le campagne mediatiche di propaganda con filmati creati ad hoc e filmografie hanno ritratto i “Caschi Bianchi” come un nobile gruppo filantropico di volontari dediti a salvare vite civili. In realtà, l’organizzazione funzionava come infrastruttura civile e medica de facto in aree della Siria controllate da insorti teocratici salafiti-jihadisti. I paladini delle istanze occidentali operavano esclusivamente in aree gestite dall’opposizione armata siriana, e collaboravano ampiamente con estremisti, tra cui l’ISIS e al-Qāʿida. In numerose occasioni, i Caschi Bianchi sono stati persino filmati durante le esecuzioni pubbliche condotte nei territori occupati dall’ISIS o gruppi affini. Essi hanno anche aiutato la Turchia di Erdogan – membro della NATO – ad invadere il nord della Siria, nelle zone a prevalenza curda ove poi si è subito insediato l’esercito turco.

I finanziamenti ai Caschi Bianchi sono arrivati dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dall’Olanda, dalla Danimarca, dalla Germania e dal Canada. Alla metà dello scorso anno, il servizio centrale di controllo olandese ha consigliato al governo di recuperare oltre 3,6 milioni di euro che aveva dato a Mayday poiché non era affatto sicuro che quei soldi fossero stati spesi per gli scopi dichiarati. Il governo olandese, però, non ha chiesto indietro i soldi. Il Ministro olandese per il Commercio estero e la Cooperazione allo sviluppo, Sigrid Kaag, si è limitato a sospendere il pagamento residuo del contratto, pari a 57.000 euro.

Nel novembre del 2019, il fondatore di Mayday Rescue Foundation, James Le Mesurier – ex ufficiale dell’intelligence militare britannica, poi appaltatore privato – confessa l’enorme corruzione e le scorrettezze finanziare che ruotano attorno alla fondazione che si occupa di foraggiare e sponsorizzare i Caschi Bianchi. Tre giorni dopo Le Mesurier muore in Turchia in circostanze ancora tutte da chiarire mentre era in corso all’OPCW (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) l’insabbiamento delle indagini per stabilire chi avesse veramente utilizzato armi chimiche per cui è stato subito accusato il presidente siriano Assad (per cercare il pretesto di una guerra aperta e non solo per procura).

Da quel momento, i funzionari e i politici dei governi occidentali si sono prodigati per coprire e non far scoppiare lo scandalo che avrebbe screditato coloro che erano stati elevati ad “eroi” che combattevano il male assoluto. Gli olandesi sono stati i più attivi nel tentare di tenere la cosa nascosta, visto che Mayday ha sede ad Amsterdam e tutte le transazioni sono passate dai conti olandesi.

Nonostante ciò, sia l’Olanda – dopo un breve periodo di interruzione – sia gli altri paesi occidentali hanno continuato il finanziamento di tale organizzazione. Non solo. Altre organizzazioni in sostegno al “cambio regime” sono nel frattempo sorte: è il caso della Commissione per la giustizia e la responsabilità internazionale (CIJA). Anche CIJA gode di ingenti finanziamenti da parte dei paesi occidentali e anche tale organizzazione no-profit ha collaborato a stretto contatto con al-Qaeda.

Nel marzo di quest’anno, 5 ex funzionari dell’OPCW hanno chiesto di tornare ad indagare e affrontare l’insabbiamento avvenuto riguardo l’utilizzo di armi chimiche nella città siriana di Douma.

Sebbene la pandemia abbia spazzato via ogni narrazione precedente ed abbia preso il sopravvento su ogni cosa nell’informazione e nell’infotainment, la sanguinosa sceneggiata in Siria continua.

[di Michele Manfrin]

 

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