Anche se non sempre lo abbiamo percepito e stando alle notizie divulgate dei media sembra difficile da credere, il mondo è costantemente migliorato negli ultimi due secoli. In modo assolutamente rapido ed evidente in gran parte degli indicatori. Solo alcuni dati: la percentuale di abitanti del pianeta che soffre la mancanza di cibo sufficiente è crollata dal 96% del 1820 al 10% del 2015, la mortalità infantile è passata da un bambino su 3 al 4,6%, l’analfabetismo è stato quasi sconfitto e il mondo è diventato un posto enormemente meno violento e pericoloso, dove sempre più persone hanno avuto la possibilità di vivere in paesi democratici o semi-democratici. Una parabola migliorativa costante, interrotta in parte – ma non invertita – solo durante le guerre mondiali.
A seguito della pandemia da coronavirus e sulla scia delle misure con le quali la si sta affrontando, molti dati sul progresso umano stanno peggiorando per la prima volta. La persone in condizione di povertà cresceranno per la prima volta da decenni, secondo le previsioni della Banca Mondiale un numero compreso tra 119 e 124 milioni di esseri umani si troveranno impoveriti. Inoltre, in tutto il mondo si assiste a una contrazione dei salari, nel suo ultimo rapporto l’Ilo (International Labour Organization) ha riferito che a causa della pandemia si verificherà «una massiccia pressione al ribasso sui salari nel prossimo futuro, con donne e lavoratori a bassa retribuzione che saranno colpiti in modo sproporzionato dalla crisi». Situazione che fa il paio con le crescenti diseguaglianze che hanno visto nell’ultimo anno un manipolo di super ricchi planetari aumentare i loro patrimonio dell’enorme cifra di 3.9 mila miliardi di dollari complessivi.
Nello stesso periodo si sta verificando un preoccupante e inedito aumento dei tassi di abbandono scolastico. La chiusura delle scuole, unita alle difficoltà economiche delle famiglie, rischia di provocare l’abbandono degli studi da parte di 24 milioni di alunni nel mondo, a specificarlo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, certificando che durante la pandemia 192 paesi hanno chiuso le scuole e avvertendo che, specie nei paesi più poveri: «più a lungo i bambini rimarranno fuori dalla scuola, meno è probabile che vi faranno ritorno».
Anche le conquiste di diritti e sicurezza, specie per quanto riguarda le donne, stanno pericolosamente vacillando. L’Onu ha sottolineato come in tutto il mondo si stia verificando un aumento delle violenze di genere. Fenomeno riscontrato in tutta la sua gravità anche in Italia, dove è stato verificato che durante i primi mesi di lockdown le richieste d’aiuto ai centri antiviolenza sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’obbligo a stare in casa si è trasformato per molte donne nell’obbligo di convivere in situazioni familiari logore e violente, senza la possibilità di rivolgersi alle reti di aiuto.
La gestione delle pandemia farà pagare un conto salato anche alla democrazia e ai diritti politici e civili di tante popolazioni. A molte latitudini, infatti, la pandemia è stata utilizzata dai governi come scusa per contrarre le libertà civili. «Brandendo la pandemia come pretesto, le autorità di alcuni paesi hanno adottato severe misure di sicurezza e adottato misure di emergenza per sopprimere le voci dissonanti, abolire la maggior parte delle libertà fondamentali, mettere a tacere i media indipendenti e ostacolare il lavoro delle organizzazioni non governative» ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres all’ultimo Consiglio annuale per i diritti umani. Una realtà che sta coinvolgendo anche alcuni paesi democratici, come la Francia con la criticatissima nuova “legge di sicurezza globale“.
Diritti, cibo, educazione, lavoro: oltre alla conseguenze sulla salute, la pandemia comporta molte altre problematiche che rischiano di esacerbarsi parallelamente a scelte politiche tutte incentrate sull’emergenza sanitaria. Aspetti sui quali non si stanno puntando a sufficienza i riflettori.