mercoledì 12 Novembre 2025
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Romagna, violento temporale nella notte: allagamenti e caduta alberi

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Un forte temporale si è abbattuto intorno alle 4.30 di stamattina sulla costa romagnola, prima nelle zone di Ravenna e Cervia, dove sono stati registrati danni ingenti a spiagge e bagni, e poi nella provincia di Rimini. I violenti rovesci hanno causato la caduta di numerosi alberi, oltre ad allagamenti, con alcune strade che si sono presto trasformate in fiumi d’acqua. La caduta di alcuni pini a Milano Marittima ha isolato alcune zone, richiedendo l’intervento dei vigili del fuoco. Dalle 6 di stamattina sono sospesi i treni nel tratto Rimini-Ferrara, mentre altri treni regionali possono subire ritardi o cancellazioni.

La Cisgiordania tra occupazione e resistenza

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Ormai non ci sono dubbi, se mai ce ne siano stati: Israele punta alla conquista totale e alla distruzione di quello che sarebbe dovuto essere lo Stato palestinese e del suo popolo. Obiettivi dichiarati e perseguiti alla luce del sole, nonostante vadano contro il diritto internazionale. «È la fine dell'illusione dello Stato di Palestina», così ha detto il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, durante la presentazione del nuovo programma di insediamento coloniale nei territori della Cisgiordania denominato «Piano E1». Il piano prevede la costruzione di 3.400 unità abitative, con il...

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Scuola, Codacons: “Stangata da 1300 euro a studente per materiale e libri”

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Sta per arrivare la consueta spesa di settembre per le famiglie italiane e, secondo una recente analisi Codacons, si tratterebbe di una vera e propria stangata: secondo le stime, tra libri e materiale scolastico la spesa per l’anno 2025/2026 potrà superare i 1.300 euro a studente, con zaini, astucci e diari che registrano rincari tra il 3% e il 5%. I prezzi vanno fino ai 200 euro per uno zaino griffato, fino ai 60 euro per un astuccio completo e fino a 40 euro per un diario. Non va meglio nemmeno sul fronte dei libri: l’Istat segnala un aumento medio del 3,8% rispetto al 2024, aggravato da un mercato dominato da pochi editori e dalle nuove edizioni a costi maggiori.

Scienziati italiani hanno creato il primo modello matematico per spiegare la gentrificazione

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Basta un investimento anche minimo da parte di un cittadino appartenente alla fascia di reddito più alta per alterare radicalmente gli equilibri urbani: è quanto emerge dal primo modello matematico dedicato a flussi e dinamiche della gentrificazione urbana, realizzato da Luca Pappalardo del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e Giovanni Mauro della Scuola normale superiore di Pisa, in collaborazione con le università di Bari e Oxford. Lo studio, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Advances in  Complex Systems, è stato realizzato grazie a simulazioni che hanno riprodotto i movimenti di individui appartenenti a tre fasce di reddito, e ha mostrato come anche piccole disuguaglianze economiche possano innescare trasformazioni sociali profonde nei quartieri cittadini. «Il nostro modello ci dice che anche solo una piccola diseguaglianza economica è sufficiente per far emergere dinamiche di esclusione e sostituzione sociale», spiega Mauro, aggiungendo che la ricerca segna un cambio di prospettiva rispetto agli studi precedenti, finora basati su dati aggregati e incapaci di cogliere i segnali iniziali del fenomeno.

La gentrificazione è un fenomeno sociale ed economico che riguarda la trasformazione di quartieri originariamente popolari in aree di pregio, spesso accompagnata dall’espulsione progressiva dei residenti meno abbienti. Il termine deriva dall’inglese “gentry”, usato per indicare la piccola nobiltà, e richiama l’idea di un processo di sostituzione sociale. Finora, spiegano gli autori, gli studi sul tema si basavano prevalentemente su dati aggregati come i censimenti, disponibili solo a distanza di anni, e risultavano perciò limitati nella capacità di cogliere le dinamiche iniziali e i segnali precoci di cambiamento. Inoltre, c’era un altro limite: i modelli economici utilizzati tendevano a ridurre il fenomeno a meri equilibri di mercato, trascurando le spinte sociali e gli effetti di rete che guidano i movimenti delle persone. Per questo motivo, quindi, il nuovo approccio matematico rappresenterebbe un cambio di prospettiva: non fotografa soltanto dove vivono i diversi gruppi sociali, ma segue i loro spostamenti nel tempo, mostrando come piccole disuguaglianze possano innescare trasformazioni radicali.

In particolare, il modello sviluppato dai ricercatori italiani insieme ai colleghi internazionali, ha simulato una città popolata da individui suddivisi in tre fasce di reddito (basso, medio e alto) i quali si muovevano secondo regole intuitive: chi ha un reddito basso cerca case accessibili, chi ha un reddito medio tende a vivere accanto ai suoi pari, mentre i più ricchi si insediano nelle zone in trasformazione, spesso investendo nel quartiere. Da questo intreccio, poi, sono emerse dinamiche spontanee che riproducono fedelmente la gentrificazione reale. «Quando entra in gioco anche solo un cittadino del gruppo più ricco, si innesca un circolo vizioso che spinge tutti gli altri ad andarsene, anche quelli che potrebbero permettersi di restare», osserva Pappalardo, aggiungendo che le simulazioni hanno mostrato che la presenza di quel 5% di popolazione con reddito molto elevato è sufficiente per avviare il processo, indipendentemente dalla configurazione iniziale del quartiere. L’analogia usata dai ricercatori è quella tra uno stop motion e un video: i modelli basati su censimenti forniscono scatti fissi, mentre questo nuovo approccio consente di osservare il flusso continuo dei movimenti. Il lavoro, già premiato in conferenze internazionali, aprirebbe anche la strada a strumenti predittivi che potranno aiutare pianificatori e amministrazioni a intervenire in anticipo: «Riconoscere la trasformazione quando ancora è in corso permetterà di gestirla meglio, minimizzandone l’impatto ed evitando i casi estremi di esclusione», conclude Pappalardo, aggiungendo che il team sta già collaborando con alcune realtà europee – tra cui la città di Barcellona e istituzioni in Danimarca e Svezia – per applicare il modello a dati reali e testarne l’efficacia sul campo.

Media: “Israele ha chiuso il valico Kerem Shalom, aiuti compromessi”

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Dopo quattro settimane consecutive in cui Israele ha aperto il valico di Kerem Shalom – il principale punto di passaggio tra Israele, Gaza ed Egitto, usato per il transito di merci, aiuti umanitari e controlli doganali – e ha consentito l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, le autorità di Tel Aviv hanno chiuso completamente il passaggio. Lo riferisce una fonte ufficiale della Mezzaluna rossa egiziana, aggiungendo: «Le autorità israeliane hanno inoltre mantenuto la loro intransigenza, impedendo l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e chiudendo il valico di Rafah sul lato palestinese».

Leoncavallo: perché rimaniamo sempre soli di fronte al potere

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Oggi leggo del Leoncavallo. Confesso, ne so troppo poco. Tuttavia mi sento di dire che la buona democrazia deve sempre tenere accesi i fuochi che la insidiano, deve amare chi non è d’accordo, e nello stesso tempo deve diventare rauca a forza di urlare le sue ragioni.

Deve, come in una buona nave, tenere pronti i salvagente, sentire le urla di chi ha bisogno, salvare anche i presunti propri nemici.

La democrazia infatti ha perfino qualcosa di religioso. Non è d’accordo, non condivide, non farebbe la stessa cosa al loro posto, ma rimane paziente, forte delle proprie ragioni, determinata e generosa nell’ intendere.

C’è chi chiama cultura tutto questo, un macrocosmo colmo di contraddizioni che sa ospitare i microcosmi di ognuno, consapevole, raziocinante.

L’oppressione mai. La repressione quasi mai. Perché? Perché si deve essere drastici se la gente corre rischi ma col dissenso ci vuole un capitale di ascolto e di autocritica. Infine, la fermezza, il no autorevole, soltanto quando non c’è altra soluzione.

La democrazia deve rivendicare i diritti di tutti, deve rappresentarli, anche quelli che non piacciono.

Niente paternalismi beninteso ma dialettica, tempo, tempi e spazi da dedicare a capirsi perché capire è il risultato sempre vincente, perché deliberare con ragione e non con spirito di vendetta è la vera gloria di chi governa con intelligenza.

Salvaguardate le minoranze pensanti e avrete le maggioranze con voi, anche quelle silenziose.

Sempre che vi interessi il vostro Paese e non soltanto la vostra ragione di parte, il vostro partito preso.

Voi che governate lasciate spazio al disaccordo, tollerate la disobbedienza, siate garanti di chi dissente, soprattutto se rappresenta parte del nostro futuro.

Altrimenti noi governati, che la pensiamo in un modo o nell’altro, ci sentiremo sempre soli, frustrati e incazzati, e daremo inevitabilmente ragione a Michel Foucault: sorvegliare senza punire? Impossibile. 

Dichiarazioni di Salvini contro Macron: Eliseo richiama ambasciatrice italiana

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Il governo francese ha convocato l’ambasciatrice italiana Emanuela D’Alessandro per protesta contro le «inaccettabili dichiarazioni» del vicepremier Matteo Salvini sul presidente Macron. Salvini ha infatti attaccato ripetutamente il leader francese in merito al progetto di un esercito di Volenterosi per l’Ucraina, suggerendo sarcasticamente che si recasse personalmente a Kiev con «caschetto» e «giubbetto», mentre era in corso il vertice di Washington tra i leader UE e Trump. Parigi ha definito le dichiarazioni del leghista in contrasto con lo storico rapporto di fiducia tra i due paesi alleati, attendendo invano una presa di distanza ufficiale da Roma.

Pieve del Grappa: la battaglia dei cittadini contro l’antenna 5G

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A Pieve del Grappa, un piccolo Comune in provincia di Treviso, la costruzione di una grande antenna 5G ha scatenato le proteste dei residenti. La comparsa del cantiere, avviato lo scorso primo agosto, ha rappresentato un colpo basso per la cittadinanza, che ha scoperto l’intervento solo a lavori già iniziati, senza alcuna comunicazione preventiva. L’impianto, alto 29 metri, è stato progettato in una zona densamente popolata, a pochi passi da scuole e residenze familiari. Preoccupati per i possibili rischi per la salute, i cittadini si sono organizzati nel “Comitato Antenna Pieve del Grappa”, chiedendo la sospensione immediata dei lavori e una valutazione pubblica sull’impatto ambientale e sanitario dell’opera.

La costruzione di una antenna 5G in via Montenero a Crespano del Grappa, iniziata il 1° agosto 2025, ha scatenato una mobilitazione cittadina contro l’impianto. La società Cellnex, operante nel settore delle telecomunicazioni, ha ottenuto il permesso di installare una stazione radio base (SRB) per potenziare la rete mobile in una zona che, pur non mancando di copertura per la telefonia, è carente nella velocità di trasmissione dei dati. Accertata l’indisponibilità di suoli pubblici idonei, la società ha trovato un accordo con un privato in via Montenero per l’installazione su suo terreno. La Conferenza dei Servizi, convocata dal Comune, ha raccolto pareri positivi da tutti gli enti competenti, ovvero Arpav, Soprintendenza e Contarina. Il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), avendo «accertato il rispetto di tutte le regole», ha quindi concesso l’autorizzazione il 29 maggio 2025. Così, poco più di due mesi dopo, sono iniziati i lavori.

Il punto cruciale della protesta risiede nel fatto che questo intervento, seppur legalmente autorizzato, è stato condotto senza che la popolazione residente fosse informata o coinvolta in alcuna fase del processo decisionale, nonostante l’alto impatto paesaggistico e la prossimità delle abitazioni all’antenna in costruzione. I cittadini, costituitisi in comitato, contestano non solo il metodo ma anche il merito, chiedendo la rilocalizzazione dell’infrastruttura in un’area meno impattante. «Siamo fermamente convinti che un apparecchio che genera forti campi elettromagnetici a poca distanza dalle case in cui vivono anche bambini o adolescenti sia assolutamente da evitare, e siamo altresì convinti che un’opera simile vada a penalizzare gli immobili e i terreni adiacenti che potrebbero subire una svalutazione economica considerevole – hanno scritto i residenti in una nota subito dopo avere scoperto il cantiere –. Crediamo inoltre che in zona siano presenti aree e siti con impatto minore dal punto di vista paesaggistico, lontane dalle abitazioni, più adatte ad una simile installazione». I consiglieri di opposizione hanno presentato un’interrogazione sul tema, chiedendo al sindaco di fornire la cronistoria del procedimento e l’iter seguito dagli uffici comunali al fine di rilasciare l’autorizzazione, l’apertura di un tavolo di confronto tecnico-partecipativo con la cittadinanza e l’eventuale sospensione dei lavori ove ne ricorressero i presupposti.

La disputa si inserisce in un quadro normativo nazionale che limita fortemente il potere di intervento degli enti locali. La Legge Gasparri del 2004 e il recente innalzamento dei limiti elettromagnetici a 15 V/m (L. 214/2023) hanno infatti centralizzato le autorizzazioni, riducendo gli spazi di manovra dei Comuni. Tuttavia, alcuni enti locali come Comano Terme e Roncade sono riusciti a ottenere risultati favorevoli ricorrendo al TAR o avviando trattative, dimostrando che una via di opposizione, seppur complessa, esiste. Nel frattempo, il comitato prende di mira anche la prima cittadina del Comune, Annalisa Rampin. «La Sindaca ha incontrato la cittadinanza, spiegando inizialmente di non poter intervenire sulla questione; successivamente, a fronte della crescente pressione dei cittadini, ha dichiarato, in via informale, di aver preso contatti con la ditta responsabile dell’impianto, annunciando possibili trattative e rassicurando che i lavori si sarebbero interrotti dopo la gettata di cemento – hanno scritto in un comunicato i cittadini, riunitisi in un comitato –. Ad oggi, però, tali impegni non hanno trovato riscontro nei fatti: i lavori non solo non si sono fermati, ma stanno proseguendo anche con l’installazione degli impianti». Una circostanza che, proseguono i membri del gruppo, «aumenta la sfiducia dei residenti e la determinazione del comitato a chiedere con forza chiarezza, trasparenza e rispetto per la comunità». La crescente indignazione ha portato a una raccolta firme sfociata finora in oltre 300 sottoscrizioni.

Ampliando lo sguardo sullo scenario italiano, si può constatare come, tre anni dopo l’avvio del Piano Italia 5G, la promessa di una connessione ultraveloce per tutti si è scontrata con la realtà: sulla base dei dati diramati a luglio, a un anno dalla scadenza fissata dal PNRR, è infatti stato completato solo il 38,63% delle aree da coprire. I cantieri si muovono al rallentatore tra contenziosi legali e un braccio di ferro tra Inwit, cui è stato affidato il progetto, e i Comuni sul canone d’affitto per le antenne. In molte regioni si diffondono progressivamente le proteste dei comitati e delle associazioni. Lo scorso settembre, la Regione Toscana ha inoltre avviato un’indagine incentrata sui potenziali effetti dei campi elettromagnetici prodotti dalle nuove antenne 5G, commissionandola all’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpat) e all’Agenzia regionale di Sanità (Ars) della Toscana. In particolare, l’analisi si propone di indagare se e in quale misura tali impianti possano rappresentare un rischio per la salute, con particolare riguardo all’incidenza di malattie come i tumori.

Gaza, prosegue il massacro: almeno 34 palestinesi uccisi dall’alba

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Dall’alba, nella Striscia di Gaza, almeno 34 palestinesi sono rimasti uccisi a causa dei raid israeliani. Tra questi, otto sono stati assassinati mentre erano in cerca di aiuti. In particolare, quattro bambini sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti in un attacco aereo israeliano nel Sud di Khan Younis, riferiscono fonti ospedaliere a Gaza. I bambini sono stati raggiunti dal fuoco israeliano mentre si riparavano in tende per i palestinesi sfollati. Nel frattempo, il ministero della Salute di Gaza riferisce che nelle ultime 24 ore sono 71 le persone uccise in attacchi israeliani nella Striscia.

Draghi: “Nel nuovo equilibrio geopolitico l’Europa non ha più peso”

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In un discorso senza precedenti davanti al pubblico del Meeting di Rimini, Mario Draghi ha lanciato un severo monito sull’irrilevanza geopolitica dell’Unione Europea nel nuovo scenario mondiale. L’ex Presidente del Consiglio e della BCE ha infatti esposto un’analisi spietata, dipingendo un’Unione Europea isolata dai grandi attori globali, costretta a subire decisioni altrui e incapace di difendere i propri interessi e valori sul palcoscenico internazionale. Sia nel complicato scacchiere bellico, con un ruolo definito «marginale» nelle trattative sul conflitto russo-ucraino e «da spettatrice» davanti ai massacri di Gaza, sia in quello economico, caratterizzato da uno spirito di «rassegnazione» di fronte all’imposizione dei dazi da parte di Donald Trump.

Nel suo intervento al festival di Comunione e Liberazione, Draghi ha affermato senza mezzi termini che «per anni l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali», ma che il 2025 «sarà ricordato come l’anno in cui questa illusione è evaporata». La prova di questa evaporazione è sotto gli occhi di tutti: l’Europa si è dovuta «rassegnare ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti» ed è stata spinta dallo stesso alleato ad «aumentare la spesa militare» in «forme e modi che probabilmente non riflettono l’interesse dell’Europa».

Il Vecchio Continente è ridotto a spettatore anche nei teatri di crisi più cruciali. «L’Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace», ha ricordato Draghi, aggiungendo che è stata «spettatrice» anche «quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava». Nemmeno la Cina considera l’Europa un partner paritario, dal momento che «usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante».

L’impeto europeista di Draghi torna perentoriamente in campo quando l’ex premier ragiona sulle possibili soluzioni a questa irrilevanza, auspicando un balzo in avanti nell’integrazione. «L’UE deve trasformarsi da spettatore in attore protagonista – ha affermato –. Deve mutare anche la sua organizzazione politica che è inseparabile dalla sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi economici e strategici». Le riforme economiche delineate nel suo celebre rapporto pubblicato nell’estate dell’anno scorso, come l’eliminazione delle barriere interne e massicci investimenti comuni in tecnologia, a detta di Draghi, sono necessarie ma non sufficienti. Il suo appello conclusivo è un invito ai cittadini: «Trasformate il vostro scetticismo in azione, fate sentire la vostra voce. L’Unione Europea è la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, sicurezza, indipendenza: è una democrazia e siamo noi, voi, i suoi cittadini, gli europei che decidono le sue priorità». Un finale, come da tradizione, che pullula di retorica, ma che non mette in ombra le tante – e inesorabili – osservazioni che lo precedono.