mercoledì 2 Luglio 2025
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Lombardia: stop alla caccia su 475 valichi montani per tutelare le specie migratorie

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Il TAR della Lombardia ha emesso una pronuncia storica, sancendo l'applicazione del divieto di caccia su 475 valichi montani nella regione e nelle aree limitrofe. È questo il risultato del complesso contenzioso tra la LAC (Lega Abolizione Caccia) e la Regione Lombardia, che, a detta degli animalisti, disapplicava da oltre tre decenni una «esplicita disposizione statale» che impone di precludere l'attività venatoria sui valichi montani al fine di tutelare il passaggio degli uccelli migratori. I membri della LAC, a cui alla fine i giudici amministrativi hanno dato ragione, hanno espresso «ampia ...

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Sudan, primo attacco dei paramilitari alla città in cui ha sede il governo

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Oggi, per la prima volta, il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (Forze di supporto rapido) ha effettuato un attacco con droni su Port Sudan, importante città portuale nel nord-est del Paese affacciata sul Mar Rosso, dove si trovano gli esponenti del governo. Il raid ha colpito un aeroporto militare e alcune strutture civili nella stessa area. Ne ha dato notizia il portavoce dell’esercito regolare. Non ci sarebbero persone uccise. In Sudan è in corso da oltre due anni una guerra civile. La capitale formale è Khartum, che però è stata occupata dai paramilitari, costringendo l’esecutivo a spostarsi sulla costa.

 

 

 

Elezioni a Singapore: vittoria schiacciante per il partito di governo

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Il Partito d’Azione Popolare (PAP) ha vinto le elezioni generali a Singapore, confermandosi forza di maggioranza e rafforzando la leadership del primo ministro Lawrence Wong. Il PAP ha ottenuto 82 seggi, a cui si aggiungono altri 5 seggi conquistati senza opposizione, per un totale di 87 deputati. Il Partito dei Lavoratori, principale forza d’opposizione, ha mantenuto 10 seggi. Il PAP è al governo dal 1959 e, dopo l’annuncio della vittoria, centinaia di sostenitori si sono radunati in uno stadio per festeggiare. «I risultati metteranno Singapore in una posizione migliore per affrontare questo mondo turbolento», ha dichiarato Wong.

Emilia-Romagna, regione e ambientalisti si ribellano al parco eolico voluto dalla Toscana

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Il progetto di realizzazione del maxi impianto eolico Badia del Vento, che si prevede di far sorgere nel comune toscano di Badia Tedalda, sta scatenando un’accesa polemica tra due Regioni confinanti. A opporsi con fermezza è il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale, e numerose associazioni ambientaliste, che denunciano un «atto di prevaricazione» da parte della Toscana e richiamano i rischi ambientali per la Valmarecchia, territorio di pregio paesaggistico a cavallo tra le due Regioni. Mentre i comitati locali insorgono per le gravi ricadute sul crinale appenninico, Legambiente difende il progetto in nome della transizione energetica. Al centro della contesa, oltre ai delicati equilibri ecologici, ci sono anche dubbi sull’iter autorizzativo e accuse di scarsa trasparenza.

Doveva tenersi lo scorso 30 aprile, ma è stata rinviata al prossimo 14 maggio la quarta riunione della conferenza dei servizi sul progetto eolico “Badia del Vento”, che prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda, ma con un impatto paesaggistico anche sui versanti romagnolo e marchigiano dell’Appennino. A rilanciare ufficialmente la contrarietà al progetto dei municipi riminesi sul confine – Casteldelci e Borgo Pace – e la bocciatura della Sovrintendenza belle arti e paesaggio è stato il governatore dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale, il quale ha inviato una lettera critica al presidente della Toscana Eugenio Giani. Nella missiva si chiede di «rivedere la collocazione e la configurazione degli impianti», non essendo «individuate e individuabili adeguate forme di compensazione e mitigazione». Una netta presa di posizione è arrivata da un fronte compatto di associazioni riunite nella Coalizione TESS – tra cui WWF Rimini e Forlì-Cesena e Italia Nostra Valmarecchia – le quali in una nota congiunta denunciano che la volontà della Regione Toscana di approvare il maxi impianto eolico è «un atto di prevaricazione inaccettabile». L’impianto richiederebbe secondo gli scriventi «boschi abbattuti, sbancamenti dei crinali, trivellazioni profonde, infrastrutture invasive e tonnellate di cemento armato» in un’area situata nei pressi di zone con caratteristiche geologiche e idrogeologiche instabili.

A rinforzare la contestazione tecnica, interviene anche il professor Gian Battista Vai, geologo ed ex direttore del Museo Geologico dell’Università di Bologna, il quale ha affermato che «le stesse ditte proponenti presentano i loro progetto con aerogeneratori di enormi proporzioni, con vaste aree di fondazione che andrebbero ad insistere su un territorio tra i più franosi d’Italia e tra i più inadatti a ospitare infrastrutture, soprattutto di grande peso e dimensioni, che necessitano di fondazioni profonde che, a loro volta, vanno ad attivare o riattivare piani di scivolamento e di distacco». Il geologo ha criticato anche la logica con cui si porta avanti il progetto, sostenendo che non sia accettabile il «voler realizzare impianti di energia a fonti rinnovabili ad ogni costo, ovunque e comunque, senza il rispetto delle regole» e ricordando che il nostro Paese «contribuisce per lo 0,71% alle emissioni globali e il settore dell’industria delle energie rinnovabili riceve miliardi di incentivi, puntualmente scaricati sulle bollette dei cittadini e delle imprese».

Oltre alle contestazioni ambientali, sul maxi parco eolico pesano ombre procedurali. Il Comune di Casteldelci e diverse associazioni hanno sollevato dubbi sulla richiesta della Regione Toscana di superare la Valutazione di Incidenza negativa sulle aree protette con misure compensative, richiesta pubblicata «a un anno di distanza dalla trasmissione al proponente, dopo ripetuti solleciti e accessi agli atti». E ancora: «Il comportamento del Comune di Badia Tedalda, che ha voluto fin dall’inizio questo impianto, desta forti perplessità per il fatto di aver sottoscritto con il proponente un accordo con l’impegno di rilasciare tutte le autorizzazioni a fronte di misure compensative di tipo economico, ancor prima di aver eseguito le necessarie valutazioni tecniche e ambientali». Tali preoccupazioni sono rafforzate dalla «secretazione dello studio anemologico», negato alla cittadinanza nonostante l’importanza di conoscere i dati sulla ventosità reale del crinale.

A difesa del progetto si schiera invece Legambiente. I presidenti nazionale e regionali Stefano Ciafani, Fausto Ferruzza e Davide Ferraresi hanno dichiarato che «non mancano le motivazioni a sostegno del processo di transizione ecologica nei nostri territori», che «trova il suo fulcro nella conversione del sistema energetico verso un modello con minori consumi, azzeramento delle emissioni climalteranti e produzione di energia interamente da fonti rinnovabili». Pur riconoscendo che «gli impianti eolici portino a un mutamento del paesaggio cui siamo abituati», Legambiente ha scritto che «il cambiamento climatico ha già devastato l’Appennino tosco-romagnolo» e «bloccare l’eolico sull’Appennino, anche quando gli impianti sono progettati correttamente e collocati nei pochi punti in cui la disponibilità di vento è adeguata, è incomprensibile». Per l’associazione, è necessario un incontro tra le due Regioni, con l’obiettivo di chiarire «quale sia la traiettoria della transizione energetica per un territorio così fortemente colpito dagli eventi climatici estremi».

Israele: missile Houthi colpisce aeroporto di Tel Aviv

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Un missile balistico ha colpito l’area interna al perimetro dell’aeroporto di Tel Aviv, capitale dello Stato d’Israele. Lo ha riferito l’esercito israeliano, affermando che il missile è stato lanciato dal territorio dello Yemen e la difesa aerea non è riuscita a intercettarlo. Gli Houthi hanno rivendicato l’attacco in una dichiarazione all’emittente qatariota Al Araby. Secondo i soccorritori, lo schianto avrebbe provocato diversi feriti. I testimoni hanno raccontato di un forte boato che ha scatenato scene di panico tra chi stava facendo ingresso al terminal 3 dell’aeroporto. Sospesi decolli e atterraggi, così come il traffico ferroviario alla stazione dell’aeroporto e sulle linee per Gerusalemme e Modin.

Gaza, continuano i raid israeliani: oltre 50 morti in 24 ore

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In sole 24 ore, sono oltre 50 i palestinesi rimasti uccisi dagli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Secondo fonti mediche e della difesa civile, i raid dall’alba di sabato hanno ucciso anche tre neonati. I bombardamenti sono proseguiti anche stamane, quando l’IDF ha preso di mira edifici residenziali nella città di Rafah, nel Sud dell’enclave, con almeno 13 morti. Nel frattempo, in un post su X, l’UNRWA ha affermato che la situazione umanitaria è ora «oltre ogni immaginazione», con il «blocco completo dei rifornimenti essenziali per la sopravvivenza» ormai alla nona settimana.

Migranti: il Decreto Flussi del governo finisce davanti alla Corte Costituzionale

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Si apre un nuovo fronte di potenziale scontro tra magistratura e governo sul tema delle politiche migratorie. La Corte d’Appello di Lecce ha infatti sollevato la questione di legittimità costituzionale del “decreto Flussi” (decreto legge 145/2024), convertito in legge nel dicembre scorso, per una serie di presunte criticità giuridiche. A firmare le due ordinanze è il consigliere di turno Giuseppe Biondi, che ha sospeso il giudizio sulla proroga del trattenimento di due migranti nel Cpr di Restinco (Brindisi) per i quali era pendente anche il ricorso contro il rigetto della richiesta di protezione internazionale. Quattro i principali profili di incostituzionalità individuati: la compressione del diritto alla difesa, l’assenza dei requisiti di necessità e urgenza che devono giustificare i decreti legge, la mancanza di specializzazione del giudice designato per esprimersi su questioni complesse come le convalide dei trattenimenti e la violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che garantisce l’eguaglianza davanti alla legge.

Il fulcro della questione ruota attorno al passaggio delle competenze sulle convalide dei trattenimenti dai Tribunali specializzati in immigrazione alle Corti d’Appello, stabilito dall’esecutivo attraverso il decreto dopo che alcune ordinanze del Tribunale di Roma avevano bloccato i trasferimenti in Albania. Secondo il giudice, «affinché lo spostamento di competenza possa ritenersi rispettoso del principio del giudice naturale, di cui all’articolo 25, comma 1, della Costituzione, è necessario che sia previsto dalla legge in funzione di esigenze di rilievo costituzionale». Ma, osserva il giudice, tale passaggio appare motivato più da una volontà politica di aggirare l’opposizione di parte della magistratura che da reali esigenze normative. Nel provvedimento si rileva inoltre che «l’originaria previsione, che già non si fondava su alcuna ragione esplicita di straordinaria urgenza e necessità, è stata stravolta in sede di conversione del decreto-legge, ancora una volta senza che ciò fosse giustificato da esplicite ragioni di straordinaria urgenza e necessità». Il riferimento è all’articolo 77 della Costituzione, che limita il ricorso alla decretazione d’urgenza a situazioni eccezionali e documentate, secondo Biondi assenti nel caso del decreto 145/2024.

Particolarmente rilevante è anche il passaggio in cui il giudice, oltre a evidenziare possibili profili di incostituzionalità in riferimento all’articolo 3 della Costituzione (in cui si legge che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali»), afferma non può essere taciuta «l’irragionevole compressione dei diritti difensivi scaturita dalla modifica apportata al giudizio di impugnazione relativo al provvedimento di convalida». Dal punto di vista organizzativo, inoltre, le norme avrebbero generato caos e disorganicità. Si legge nella pronuncia: «La non felice formulazione delle norme ha determinato sul piano organizzativo l’attribuzione di questa materia in maniera disorganica ora alle Sezioni civili delle Corti di Appello, ora alle sezioni Penali delle stesse», mentre in Cassazione i ricorsi sono assegnati alla Prima sezione penale, con ulteriore disorientamento istituzionale. Otre che alla Corte Costituzionale, che sarà presto chiamata a vagliare le carte, le due ordinanze sono state trasmesse anche alla Presidenza del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato.

Il decreto flussi è stato definitivamente approvato dal Parlamento lo scorso dicembre. Al suo interno è stata inserita la misura che toglie alle sezioni specializzate dei tribunali la competenza sulle convalide dei trattenimenti, affidandola alle Corti d’Appello, nel tentativo di fermare le sentenze che hanno progressivamente ostacolato i trasferimenti in Albania dei migranti, nonché quella che ha introdotto una nuova lista di Paesi considerati “sicuri” (tra cui l’Egitto). Presenti anche una stretta sul diritto al ricongiungimento familiare e sanzioni più severe per le ONG che operano in mare e una norma che ha secretato i contratti relativi alla fornitura di mezzi e materiali destinati al controllo delle frontiere sono da ora secretati, la quale comporta che i dettagli sulle forniture alla Guardia Costiera di Libia e Tunisia non vengano più resi pubblici. Immediatamente dopo l’approvazione del provvedimento al Senato, sono giunte dure reazioni dal CSM,  che ha in particolare criticato la decisione di trasferire dai tribunali alle Corti d’Appello alcune competenze in materia di trattenimento dei migranti, e da una serie di ONG, che hanno definito il decreto Flussi «un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima» volta ad «aggirare il diritto internazionale».

Australia, laburisti di Albanese vincono le elezioni

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I laburisti del premier uscente Anthony Albanese hanno vinto le elezioni federali in Australia. Lo riportano le agenzie di stampa internazionali ed i dati della Commissione Elettorale Australiana, secondo cui il partito dei laburisti ha già raggiunto 81 seggi con il 97% dei conteggi, contro i 37 della Coalizione formata da Liberal Nats, Liberal party e National party. «Servire come vostro primo ministro è il più grande onore della mia vita», ha dichiarato Albanese, mentre il leader dei conservatori Peter Dutton ha ammesso la sconfitta: «Me ne assumo la piena responsabilità», ha commentato.

Secondo uno studio il DNA umano cambia molto più velocemente di quanto ipotizzato

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Non solo esistono alcune regioni del nostro DNA che mutano significativamente, ma ne esistono diverse che lo fanno a velocità sorprendenti e, soprattutto, decisamente superiori a quanto ipotizzato finora: è quanto emerge da un nuovo studio guidato da un team internazionale di ricercatori delle Università dello Utah e di Washington, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Nature. Attraverso l’analisi del DNA umano di quattro generazioni di una stessa famiglia che ha deciso di condividere i propri dati genetici dagli anni ’80, i ricercatori hanno realizzato quello che ritengono un “atlante genetico senza precedenti”, il quale identifica regioni del genoma “quasi intoccabili” fino ad ora, dove le mutazioni si presentano con una frequenza altissima, in certi casi quasi una per nuova generazione. Si tratta di scoperte che, secondo gli esperti, aprono nuove prospettive sia nello studio dell’evoluzione che in quello delle malattie genetiche, in quanto potrebbero aiutare a valutare meglio i rischi per le generazioni future. «Sono le mutazioni che in ultima analisi ci differenziano dalle altre specie», ha commentato la genetista e coautrice Lynn Jorde.

Per decenni, spiegano gli scienziati, gli studi sulla mutazione del DNA umano si sono concentrati sulle aree del genoma più facili da analizzare, tralasciando quelle più instabili e complesse come i cosiddetti centromeri o le regioni ripetute. Per questo motivo, i ricercatori hanno deciso di provare a colmare questa lacuna e, in particolare, lo hanno fatto sfruttando cinque diverse tecnologie di sequenziamento per ottenere una mappa ad altissima risoluzione delle variazioni genetiche in una famiglia dello Utah, la stessa che dagli anni ’80 collabora con tali esperti. I genomi dei 28 membri, distribuiti su quattro generazioni, sono stati sequenziati e confrontati per identificare le cosiddette mutazioni “de novo”, cioè quelle non presenti nei genitori ma comparse nei figli. Questo confronto diretto ha permesso di determinare con precisione la frequenza delle nuove mutazioni e di osservarne la trasmissione tra le generazioni, analogamente a quanto la “velocità della luce” permette in fisica, spiegano i coautori.

In particolare, secondo i risultati ogni persona presenterebbe in media circa 200 mutazioni genetiche non ereditarie rispetto ai propri genitori, di cui molte localizzate in regioni del genoma difficili da esaminare con le tecnologie tradizionali. Includono cambiamenti singoli di base, ma anche piccole inserzioni e delezioni, alterazioni strutturali complesse e variazioni nei tratti ripetuti del DNA. Alcune aree, inoltre, risultano talmente instabili da presentare mutazioni quasi a ogni generazione, mentre in molti casi tali variazioni sono sorte nei cosiddetti “punti caldi” del DNA e non sono state ereditate, il che implicherebbe un rischio minore per le famiglie di trasmettere malattie genetiche a più figli. «Abbiamo visto parti del nostro genoma incredibilmente mutevoli. Quasi una mutazione ogni generazione», ha spiegato Aaron Quinlan, genetista e coautore dello studio. La ricerca, infine, ha anche rivelato una forte predominanza delle mutazioni di origine paterna, e l’influenza dell’età del padre sul numero di variazioni genetiche: secondo i risultati l’81,4% delle mutazioni “de novo” germinali avrebbe origine paterna, e ogni anno in più del padre è mediamente associato a 1,55 mutazioni germinali aggiuntive. In tutti i casi, si tratta di dati resi pubblici che, secondo gli autori, costituiranno una risorsa tutt’altro che indifferente per gli studi futuri: «Ci aiuta a comprendere la variazione e i cambiamenti del genoma nel corso delle generazioni in modo incredibilmente dettagliato. Anche se rimane una domanda: Quanto sono generalizzabili questi risultati tra famiglie diverse quando si cerca di prevedere il rischio di malattie o l’evoluzione dei genomi?», concludono i ricercatori.

Gaza, almeno 30 palestinesi uccisi da attacchi israeliani

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All’alba di oggi, sabato 3 maggio, nuovi attacchi aerei israeliani hanno colpito la Striscia di Gaza uccidendo almeno 30 palestinesi. Lo riferiscono fonti mediche e reporter sul campo di Al Jazeera, aggiungendo che due persone sono state uccise in un attacco con drone nel quartiere Daraj di Gaza City e una in un altro attacco con drone a sud della città di Khan Younis. Nel frattempo, una neonata è deceduta a causa della malnutrizione e disidratazione nell’ospedale Rantisi, a ovest di Gaza City, più di due mesi dopo l’inizio del blocco israeliano sulla Striscia.