mercoledì 2 Luglio 2025
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Germania, il governo Merz non ottiene la fiducia

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Con 310 voti favorevoli su 316 necessari, il governo di coalizione tra i socialdemocratici e i conservatori tedeschi, guidato dal vertice di questi ultimi, Friedrich Merz, non ha ottenuto la fiducia. «Merz è il primo candidato alla carica di cancelliere della Repubblica Federale di Germania a non essere promosso al primo turno elettorale», ha affermato la leader di Alternativa per la Germania, Alice Weidel. «Ciò dimostra la debole base su cui è costruita la piccola coalizione tra CDU/CSU e SPD, bocciata dai cittadini». Al momento non risulta ancora chiaro se si terrà subito un’altra votazione.

Venezuela, liberato Alfredo Schiavo

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Il Venezuela ha liberato Alfredo Schiavo, il cittadino italo-venezuelano in carcere a Caracas da cinque anni con l’accusa di avere partecipato a un tentativo di colpo di Stato nel 2019. Schiavo, 67 anni, è stato liberato con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio per motivi di salute. Arriverà in Italia oggi pomeriggio.

Sovraffollamento grave e ritardi: la Corte dei Conti dettaglia la crisi delle carceri

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Un Piano Carceri in Italia esiste, ma a dieci anni dalla fine della gestione commissariale la sua attuazione risulta ancora in alto mare. È quanto riferisce la relazione Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri, nella quale la Corte dei Conti torna a porre l’attenzione sul grave problema di sovraffollamento che affligge le carceri italiane. Un problema ormai strutturale, al punto che, nel 2024, il tasso di sovraffollamento delle strutture era del 120% (61.861 detenuti per 51.312 posti disponibili). Le regioni messe peggio sono Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia. I ritardi attuativi sono dovuti a diversi fattori, che spaziano dalle inadempienze degli esecutori fino alla mancanza di finanziamenti adeguati. La Corte rimarca dunque «la necessità ed urgenza» di portare a termine gli interventi programmati ormai oltre un decennio fa, nonché a migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e trattamentali all’interno degli istituti.

Il Piano Carceri era stato inaugurato nel 2010, quando il governo Berlusconi dichiarò un’emergenza nazionale per gli istituti penitenziari, affidandone la gestione a un commissario. Esso prevedeva, ricorda la Corte dei Conti, «la programmazione dell’impiego di risorse finanziarie per 675 milioni di euro, destinate alla costruzione di 11 nuovi istituti penitenziari (4.750 posti) e 20 padiglioni in ampliamento di istituti esistenti (4.400 posti), per un totale complessivo di 9.150 nuovi posti detentivi». Gli interventi diretti sulle strutture previsti dal Piano sono molteplici: ammodernamento delle strutture, ampliamento degli spazi trattamentali e dei luoghi destinati a iniziative rieducative quali laboratori, miglioramento dell’attrezzatura destinata al lavoro dei detenuti, misure per attuare la digitalizzazione degli istituti, oltre che a lavori di manutenzione ordinaria. Con gli anni e le successive rimodulazioni, nel 2013 il Piano finì per prevedere un totale di oltre 12.000 nuovi posti per detenuti. Nel 2014, sotto il governo Renzi, la gestione del Piano tornò ai ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia e iniziarono a emergere i problemi nella sua attuazione.

I motivi dei ritardi sono svariati. La Corte parla delle «frequenti inadempienze contrattuali delle ditte esecutrici», dell’evoluzione del quadro esigenziale delle strutture, «più rapida rispetto ai tempi di avanzamento dei lavori», nonché della «mancanza dei finanziamenti per dare seguito alle varianti progettuali». Per questi e altri fattori, il problema dello stato delle strutture carcerarie è ancora lontano dall’essere risolto. Da quanto riporta la Corte dei Conti, attualmente in Italia esistono 190 strutture carcerarie, di cui oltre il 74% risulta sovraffollato. Su scala regionale, contando i detenuti di tutte le strutture di ciascuna regione, solo Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta non risultano sovraffollate. Le regioni a patire di più sono: Lombardia, con 8.918 detenuti a fronte di 6.149 posti disponibili (con un tasso di sovraffollamento del 145%); Puglia, con 4.282 detenuti su 2.943 posti (tasso del 145,4%); Campania, con 7.584 detenuti su 5.927 posti (127,9%); Lazio, con 6.879 detenuti e 5.281 posti (130,2%); Veneto, con due strutture sopra il 169% del tasso di sovraffollamento; e Sicilia, che presenta strutture con tassi superiori al 160%.

Nella sua relazione, la Corte dei Conti sottolinea come «il principio costituzionale in forza del quale la pena deve tendere alla “rieducazione del condannato” rischia di essere disatteso» per problemi che, «in molti casi», da contingenziali sono diventati «sistemici». La situazione delle carceri italiane ha interessato anche istituzioni internazionali: nel 2013, la seconda sezione della Corte europea dei diritti umani emanava infatti la cosiddetta sentenzaTorreggiani”, con la quale concludeva che «le condizioni detentive alle quali i ricorrenti erano stati sottoposti valessero ad integrare il superamento del livello ammissibile di sofferenza inevitabilmente connesso alla detenzione penale», costituendo così una violazione dell’articolo 3 della CEDU. Il problema delle condizioni delle strutture carcerarie in Italia e del loro sovraffollamento è, dopo tutto, di lunga data, tanto che i primi interventi di natura normativa risalgono agli anni ’70 del secolo scorso. In parallelo, ricorda la Corte dei Conti, nel 2006 la grave situazione del sovraffollamento delle carceri e della loro gestione ha indotto il legislatore a intervenire con misure di diritto penale sostanziale per ridurre il numero di detenuti.

Mentre, ormai quasi vent’anni fa, si varavano misure di diritto penale per diminuire il numero di detenuti nelle carceri, l’attuale governo si muove in direzione opposta, spingendo sempre più persone al loro interno. Dal 2022 al 2023, in Italia, sono tornati a salire gli ingressi in carcere per reati relativi alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti, ora più penalizzati; il Decreto Caivano smonta il sistema di rieducazione su cui si poggiava il nostro sistema penale minorile, tanto che ora i giovani, non appena compiuti i 18 anni di età, possono essere trasferiti nelle case circondariali insieme agli adulti; il nuovo DL Sicurezza, che ha assorbito la maggior parte delle misure dell’omonimo disegno di legge, inoltre, aumenta le pene detentive per reati già esistenti e ne introduce di nuovi.

Repubblica Democratica del Congo e Ruanda presentano proposta di pace

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Repubblica Democratica del Congo e Ruanda hanno presentato una bozza di proposta di pace. La proposta arriva nell’ambito di un percorso di normalizzazione dei rapporti inaugurato lo scorso 27 aprile con la mediazione degli Stati Uniti. Con essa, i due Paesi intendono porre fine ai combattimenti nella RDC orientale tra l’esercito regolare e il movimento ribelle dell’M23, sostenuto dal Ruanda. Prima della firma definitiva, ha affermato il consigliere di Trump per l’Africa, Massad Boulos, i due Paesi devono finalizzare degli accordi economici bilaterali con Washington, che prevedono miliardi di dollari di investimenti nelle miniere della RDC da parte delle aziende statunitensi.

Tutela del mare: il Mediterraneo adotta nuovi limiti contro le emissioni navali

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Il Mar Mediterraneo è entrato ufficialmente nella rete delle Emission Control Areas (ECA), diventando la quinta zona al mondo a prevedere standard più stringenti per le emissioni navali. Una svolta significativa per la tutela dell’ambiente marino e della salute pubblica, sancita dalla risoluzione MEPC.361(79) dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), che impone un limite massimo dello 0,1% al contenuto di zolfo nei combustibili utilizzati dalle navi. Un inasprimento significativo rispetto al tetto globale dello 0,5%, il cosiddetto “sulphur cap”, introdotto nel 2020. 
La decisione arr...

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Le emissioni delle aziende fossili avrebbero causato danni per 28 mila miliardi in 30 anni

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Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature afferma che le 111 aziende fossili più inquinanti del pianeta hanno causato circa 28 mila miliardi di dollari di danni a causa delle ondate di calore intenso. I ricercatori del Dartmouth College e della Stanford University hanno introdotto un nuovo modello di attribuzione climatica che consente di collegare specifici danni economici alle emissioni di singole imprese fossili. Così, hanno stimato che la sola Chevron, tra il 1991 e il 2020, avrebbe causato danni per una cifra che oscilla tra i 791 miliardi e i 3.600 miliardi di dollari, in base ai parametri economici. I due autori sostengo che il loro studio sia una base di partenza su cui poter poggiare in cause legali contro le aziende fossili chiamate in giudizio per riparare economicamente ai danni.

Il modello sul quale si basa lo studio è definito “but for” (espressione inglese traducibile in italiano con “se non fosse per”): ad esempio, un particolare evento climatico estremo si sarebbe verificato “se non fosse stato per” le emissioni di una determinata azienda? I dati raccolti sono quindi stati utilizzati per capire come la presenza di specifiche aziende abbia causato ondate di calore creando due modelli differenti, uno che includeva le emissioni dell’azienda e uno che non le includeva. Successivamente, i due modelli sono stati messi a confronto.

In questo modo i due ricercatori hanno stimato che le 111 aziende petrolifere più inquinanti hanno causato, per effetto delle ondate di calore da loro generate su scala locale, circa 28 mila miliardi di dollari di danni tra il 1991 e 2020. «Il nostro quadro di riferimento è in grado di fornire solide attribuzioni di danni climatici basati sulle emissioni delle aziende. Questo dovrebbe aiutare i tribunali a valutare meglio le richieste di risarcimento per le perdite e i disagi derivanti dai cambiamenti climatici causati dall’uomo», ha detto Mankin, uno degli autori dello studio. Utilizzando i dati sulle emissioni di ambito 1 (emissioni dirette) e ambito 3 (emissioni indirette) delle principali società di combustibili fossili, metodi di attribuzione peer-reviewed e progressi nell’economia climatica empirica, i due ricercatori hanno illustrato la quantità di perdite economiche attribuibili al calore estremo causato dalle emissioni delle singole società. L’azienda con le emissioni più elevate tra quelle analizzate è Chevron, la quale, in un ipotetico tribunale, potrebbe essere ritenuta responsabile di danni per un valore compreso tra 791 e 3.600 miliardi di dollari nel periodo considerato. Secondo i ricercatori, il loro metodo può stimare gli impatti di qualsiasi fonte di emissioni, che si tratti di una compagnia petrolifera, di un altro tipo di azienda, di un Paese o di un privato.

Il contenzioso sul clima negli Stati Uniti è in corso da oltre un decennio. Vari Stati, Paesi, città, cittadini e gruppi della società civile hanno presentato reclami contro le società di combustibili fossili, sostenendo che queste dovrebbero essere ritenute responsabili per i danni, diretti e indiretti, causati dalle loro attività. Le ricerche sull’attribuzione del danno applicata agli eventi estremi sono iniziate nel 2003, dopo la pubblicazione, su Nature, di un saggio che si poneva interrogativi molto simili a quelli ai quali oggi i ricercatori ritengono di aver dato una risposta. Sarebbero quindi le grandi aziende le principali responsabili dei cambiamenti del clima nelle località in cui hanno sede.

Romania, il primo ministro Ciolacu rassegna le dimissioni

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Il primo ministro romeno Marcel Ciolacu, esponente del partito socialdemocratico, ha rassegnato le proprie dimissioni. L’annuncio arriva dopo la sconfitta elettorale del candidato unitario dei tre partiti di governo, George Crin Laurenţiu Antonescu, che non è riuscito ad accedere al ballottaggio. Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania si è tenuto ieri, domenica 4 maggio, ed è stato vinto dal candidato di destra George Simion. A seguire, il candidato indipendente e sindaco di Bucarest, Nicușor Dan, di orientamento moderato. Il ballottaggio tra i due è previsto per il prossimo 18 maggio.

USA, dazi sui film prodotti all’estero

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un dazio del 100% su tutti i film prodotti all’estero. La decisione arriva per contrastare la «rapida morte» a cui starebbe andando incontro l’industria cinematografica statunitense, che Trump attribuisce agli incentivi offerti ai registi dagli altri Paesi. «Si tratta di uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, di una minaccia per la sicurezza nazionale», si legge in un post sul suo social Truth. Trump ha annunciato di avere già dato istruzione per istituire la nuova tariffa, ma non è chiaro a partire da quando entrerebbe in vigore.

Mar Cinese Meridionale, gli USA soffiano sulle tensioni tra Cina e Filippine

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Nel Mar Cinese Meridionale è in corso la consueta esercitazione congiunta tra Filippine e USA – la quale, secondo alcuni media, avrebbe raggiunto quest’anno dimensioni molto superiori alle precedenti. Oltre al dispiegamento complessivo di 18 mila militari, le operazioni vedono anche l’impiego di sistemi d’arma avanzati e missili antinave di ultima generazione. Gli Stati Uniti hanno inoltre testato, per la prima volta al di fuori dei propri confini, il sistema di difesa aerea e missilistica del sistema Marine Air Defense Integrated System (MADIS), progettato per rilevare, tracciare, identificare e neutralizzare le minacce aeree, in particolare droni, elicotteri e aerei, a bassa quota. La portata delle esercitazioni non ha lasciato indifferente Pechino, che ha risposto rivendicando la sovranità sull’isolotto di Sandy Cay. Poco più di un banco di sabbia, l’isolotto si trova a poca distanza dall’isola di Thitu, la quale ospita il più grande avamposto militare filippino nel Mar Cinese Meridionale. Le operazioni hanno attirato l’attenzione anche del Vietnam, che nelle scorse ore ha chiesto a Pechino e Manila di smettere le operazioni intorno all’isola, sulla quale Hanoi rivendica a sua volta la sovranità.

La scorsa settimana, in risposta alle esercitazioni congiunte tra USA e Filippine (denominate Balikatan, “spalla a spalla”, che termineranno il prossimo 9 maggio), quattro uomini della guardia costiera cinese si sono recati sull’isolotto di Sandy Cay per farsi scattare una foto nella quale sorreggono la bandiera cinese, per rivendicare la sovranità sul piccolissimo lembo di terra. Le Filippine hanno risposto successivamente con un’azione analoga. La Cina ha così accusato sei persone filippine di «imbarco illegale» a Sandy Cay – che Pechino chiama Tiexian Reef. Il fatto, all’apparenza simbolico e insignificante, si inserisce però nella lunga scia di tensioni tra Cina e Filippine dovuta alla contesa di ampie porzioni del Mar Cinese Meridionale. Non di poco conto è l’ubicazione di questo isolotto di sabbia che la Cina dichiara essere di sua proprietà. Infatti, Sandy Cay si trova a pochi chilometri dall’isola di Thitu, che ospita il più importante avamposto militare di Manila nel Mar Cinese Meridionale.

Secondo l’Asian Times, l’esercitazione Balikatan prevede esercitazioni sia vicino alle aree contese nel Mar Cinese Meridionale che vicino a Taiwan, con il dispiegamento dei sistemi d’arma più avanzati al fine di migliorare l’interoperabilità e coordinare azioni congiunte contro le crescenti minacce della Cina nella regione. La Marina filippina dispiegherà la sua arma antinave più potente, il missile da crociera di fabbricazione sudcoreana LIG NEX 1 C-Star, in uno scenario che prevede (nella giornata di oggi, 5 maggio) l’affondamento di una nave dismessa. Gli Stati Uniti, invece, oltre al sistema missilistico Typhon, hanno messo in campo il lanciatore di missili antinave Navy-Marine Expeditionary Ship Interdiction System (NMESIS).

Nell’ambito di queste esercitazioni gli USA hanno per la prima volta condotto test di difesa missilistica con il sistema MADIS, ad alta potenza: «Questo equipaggiamento avanzato sostiene l’alleanza tra Stati Uniti e Filippine rafforzando la cooperazione militare congiunta e promuovendo il nostro impegno comune per una regione indo-pacifica sicura, stabile e libera per tutti» si legge in un comunicato dell’esercito USA, che aggiunge come le esercitazioni Balikatan siano utili a «mostrare la capacità della forza combinata». Una dimostrazione muscolare di certo non apprezzata dalla Cina e che nemmeno il Vietnam guarda di buon occhio. In due comunicati rilasciati agli uffici diplomatici dei due Paesi, infatti, Hanoi ha chiesto ad ambo le parti di contribuire al mantenimento della pace nell’area e a rispettare la sovranità del Vietnam sull’arcipelago Spartly.

Per la prima volta è stata osservata un’eruzione vulcanica sottomarina

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Il giorno prima c’erano pesci, crostacei e vermi tubolari giganti, ma poi l’intero ecosistema è sparito, cancellato da un’eruzione vulcanica sottomarina: è quanto osservato in tempo reale da un team di ricercatori guidato da Andrew Wozniak dell’Università del Delaware, il quale ha dichiarato alla stampa di essere rimasto senza parole e che, per la prima volta in assoluto, una squadra di scienziati ha assistito direttamente alla nascita di un vulcano sottomarino lungo una dorsale medio-oceanica. La spedizione prevedeva di analizzare e raccogliere dati sulla bocca idrotermale di Tica, un sito attentamente monitorato da decenni e situato a 2.000 chilometri dalla Costa Rica, ma tutti i programmi sono stati interrotti dall’evento improvviso: «Il mio cervello stava cercando di capire cosa stava succedendo. È stata una prima volta super eccitante», ha commentato Wozniak, aggiungendo che l’eruzione non solo ha spazzato via un intero ecosistema, ma ha anche fornito agli scienziati un’opportunità unica per raccogliere dati preziosi per comprendere come questi eventi influenzino la chimica degli oceani e la vita marina profonda.

Le eruzioni vulcaniche sottomarine sono fenomeni frequenti ma raramente visibili. La maggior parte del vulcanismo terrestre, circa l’80%, avviene in fondo agli oceani e, in particolare, lungo le dorsali medio-oceaniche, ovvero lunghissime creste vulcaniche che attraversano il globo come cuciture su una palla da baseball. Si tratta di rilievi che, spiegano i ricercatori, segnano i punti in cui le placche tettoniche si separano, permettendo alla lava di emergere e creare nuova crosta terrestre. Osservare un’eruzione in tempo reale in questi luoghi, però, risulta straordinariamente difficile, data la profondità, l’oscurità e l’inaccessibilità del fondale marino. Prima di questo evento, infatti, solo due eruzioni erano state catturate in azione, ma nessuna lungo una dorsale oceanica. In questo caso, invece, gli scienziati del team avevano raggiunto la zona a bordo della nave R/V Atlantis, con l’intento iniziale di studiare il flusso di carbonio dalla bocca Tica, ovvero un’apertura nel fondale che espelle acqua marina riscaldata dal contatto con le rocce calde del sottosuolo. Si tratta di bocche idrotermali che giocano un ruolo cruciale nel bilancio chimico degli oceani e sostengono ecosistemi marini unici.

Durante l’immersione, poi, la svolta: il fondale era ricoperto da nuova roccia lavica e solo un gruppo di vermi tubolari era ancora visibile, ormai senza vita. Nebbia di particelle e bagliori di lava tremolavano nell’acqua, mentre le temperature aumentavano a tal punto che l’equipaggio è stato persino costretto a interrompere la missione per motivi di sicurezza. «È stato uno spettacolo incredibile da vedere. Tutta la vita e le caratteristiche che avevamo visto solo pochi giorni prima, spazzate via. Non possiamo credere di essere stati così fortunati da essere stati lì a poche ore dall’eruzione», spiegano gli scienziati. Kaitlyn Beardshear, pilota del sommergibile, ha ordinato poi la risalita dei ricercatori che, una volta tornati a bordo, hanno potuto attestare l’eruzione grazie ai dati acustici e visivi e confermare che si tratta della terza eruzione registrata alla bocca Tica dagli anni Ottanta, ma la prima osservata dal vivo lungo una dorsale. Il team ha concluso dichiarando che proseguirà le osservazioni da remoto, raccogliendo dati preziosi per comprendere come questi eventi influenzino la chimica degli oceani e la vita marina profonda. «Tutto questo ha a che fare con la comprensione di questo sistema olistico che è la Terra e l’oceano. È così intrecciato, ed è allo stesso tempo complesso e bello», ha commentato Dan Fornari, tra i maggiori esperti del sito.