giovedì 30 Ottobre 2025
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USA: tagliati milioni di fondi ai progetti che indagano gli abusi di Stato contro i nativi

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L’amministrazione Trump ha tagliato un totale di 1,6 milioni di dollari destinati a progetti che indagano sugli abusi perpetrati dal governo statunitense nei confronti dei bambini nativi che nel corso del tempo sono stati violentemente strappati dalle proprie famiglie e inseriti nelle Boarding School, ovvero le “scuole” per l’assimilazione forzata. In più di 150 anni di esistenza di queste strutture, migliaia di bambini nativi hanno trovato la morte dopo aver subito pesanti violenze di ogni genere, da quelle fisiche a quelle psicologiche, in quello che era definito un processo di “civilizzazione”. Sono una trentina le entità che hanno visto tagliarsi i fondi per le proprie attività di ricerca sui terribili anni delle Boarding School, impedendo così il percorso di conoscenza e giustizia.

Ad essere colpito è, in particolare, il National Endowment for the Humanities, il quale a sua volta elargisce fondi anche a varie organizzazioni nativo-americane che si occupano di indagare gli orrori commessi a danno dei bambini nativi all’interno delle strutture conosciute come Boarding School. La sola National Native American Boarding School Healing Coalition (NNABSHC), una delle più importanti organizzazioni che si occupano di tale ricerca, si è vista tagliare 280.000 dollari di finanziamento per la digitalizzazione di più di 100.000 pagine di documenti inerenti riguardanti i soprusi commessi all’interno delle strutture per l’assimilazione forzata dei bambini nativi. Altre decine di migliaia di tagli hanno riguardato progetti di altre istituzioni, come l’Alaska Native Heritage Center. «Se stiamo cercando di Rendere l’America Grande di nuovo, allora penso che dovrebbe iniziare con la verità sulla vera storia americana», ha detto Deborah Parker, CEO della NNABSHC. Deb Haaland, ex Segretario dell’Interno, appartenete ai Laguna Pueblo, candidata alla carica di Governatore del New Mexico, ha descritto i tagli come l’ultimo passo nel «modello di cancellazione dell’intera storia del nostro Paese».

Nel corso degli ultimi anni, sia negli USA che in Canada, tombe non segnate e fosse comuni sono state scoperte nei pressi delle vecchie strutture portando alla luce corpi e ossa di centinaia, migliaia di bambini nativi. Questi ritrovamenti portarono il defunto Papa Francesco a porgere le proprie scuse ufficiali alle popolazioni indigene. Le Boarding School sono state un’istituzione religiosa e/o statale fulcro delle politiche di assimilazione forzata dei popoli indigeni. Infatti, sotto il giogo della guerra totale, nella seconda metà dell’Ottocento, in tutto il Nordamerica è stata allestita la politica assimilazionista che mirava a fare del nativo un soggetto integrato al sistema sociale moderno e cristiano. La più famosa Boarding School del Nordamerica è stata senz’altro quella di Carlisle, in Pennsylvania. Quest’istituto fu fondato dal capitano R.H. Pratt, nel 1879, il quale riteneva che tali scuole fossero funzionali ad una “educazione all’estinzione”. Il motto di Pratt era kill the indian, save the man, ovvero “uccidi l’indiano, salva l’uomo”. I corpi degli indigeni erano intesi come contenitori da svuotare per essere riempiti con la cultura dell’uomo bianco. Tra il 1871 e il 1969, il governo federale speso più di 23 miliardi di dollari in dollari per finanziare il sistema federale del “collegio indiano”.

Spesso, il violento processo di svuotamento portava alla morte dei corpi che dovevano essere assimilati. Così, dalla seconda metà dell’Ottocento, fino ad una buona parte della seconda metà del Novecento, decine e decine di migliaia di bambini indigeni vennero strappati con la forza alle proprie famiglie per essere educati alla civilizzazione. Una volta che i bambini entravano in questi luoghi erano costretti a dimenticare tutto ciò che sapevano di sé stessi, della propria cultura e delle tradizioni: venivano tagliati loro i capelli e veniva affidato loro un nome cristiano scelto dalla Bibbia. Da quel momento in poi, avrebbero dovuto seguire i precetti della Bibbia e adottare usi e costumi degli uomini bianchi. Ogni volta che venivano infrante le regole i trasgressori venivano puniti severamente: digiuno forzato, frustate e abusi sessuali erano i più comuni metodi di annichilimento e indottrinamento forzato.

Dl Sicurezza: penalisti in sciopero contro il provvedimento

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Terzo giorno di sciopero dei penalisti contro il dl Sicurezza: gli avvocati termineranno la protesta oggi con un presidio a Roma, in piazza Santi Apostoli, dove si terranno anche interventi di docenti, giuristi, membri della società civile e politici. Gli avvocati denunciano «l’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, i molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, l’introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale e la sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso». Criticata anche la scelta del governo di fare ricorso alla misura del decreto legge, in linea teorica previsto solo in casi di emergenza.

Nella notte l’India ha bombardato il Pakistan: decine di civili uccisi

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Nella notte l’India ha bombardato il Pakistan, nella provincia orientale del Punjab e nella porzione di Kashmir controllato da Islamabad. Nonostante Nuova Delhi parli di un «attacco mirato e preciso», il bilancio delle vittime continua a crescere: 26 morti e decine di feriti, come riportato da autorità e media locali. L’Operazione Sindoor ha preso di mira nove siti che ospitavano, a detta delle autorità indiane, “infrastrutture terroristiche”. Tra i bersagli anche la moschea Subhan di Bahawalpur, distrutta nell’attacco più sanguinoso della notte, che al momento conterebbe 13 vittime civili tra cui due bambini. Dopo giorni di crescenti tensioni, l’India ha deciso di alzare il livello dello scontro e di mettere in campo una rappresaglia per l’attentato subito il 22 aprile scorso, quando 26 turisti sono stati uccisi nella porzione indiana del Kashmir da alcuni miliziani del Resistance Front (TRF), una sigla terroristica che secondo Nuova Delhi è sostenuta dalle autorità pakistane.

Pochi minuti dopo l’attacco subito, Islamabad ha lanciato colpi d’artiglieria lungo la linea di controllo che divide il Kashmir ed è di fatto il confine con l’India. Ne sono nati diversi scontri a fuoco tra le truppe pakistane e indiane che hanno causato morti e feriti in entrambi gli schieramenti. Secondo il governo del Pakistan, inoltre, il suo esercito ha abbattuto cinque aerei da combattimento nemici. «Il Pakistan ha tutto il diritto di rispondere con forza a questo atto di guerra sferrato dall’India», ha dichiarato il premier Shehbaz Sharif, che ha convocato per questa mattina una riunione del Comitato per la Sicurezza Nazionale per decidere la condotta militare da adottare. La tensione resta dunque alta tra India e Pakistan, due potenze nucleari. Dalle cancellerie di tutto il mondo è arrivato l’appello alla moderazione e a disinnescare il conflitto.

L’escalation militare della notte è stata preceduta nelle scorse settimane da una serie di ritorsioni. A seguito dell’attentato del 22 aprile, rivendicato dal TRF come la risposta al rilascio di più di 80mila permessi di residenza in Kashmir a cittadini indiani non kashmiri, il governo di Nuova Delhi ha espulso due diplomatici pakistani dichiarandoli persone non grate, e ha chiuso il confine di Wagah – la principale frontiera tra i due Paesi – impedendo ai pakistani di entrare in India. Successivamente, è stato sospeso il Trattato sulle acque dell’Indo, che dal 1960 disciplina il controllo delle acque provenienti da uno dei fiumi più importanti dell’Asia che sorge in territorio indiano. La sospensione comporta il rischio di una deviazione o di un blocco del flusso d’acqua, tutto a danno della popolazione pakistana.

Da Islamabad sono presto arrivate le contromisure: confine con l’India chiuso e permessi di soggiorno a cittadini indiani sospesi. Il governo pakistano ha inoltre impedito alle compagnie indiane di attraversare il proprio spazio aereo e sospeso i vari accordi bilaterali col Paese, chiudendo anche le rotte commerciali. Lungo la linea di controllo che divide il Kashmir si sono poi verificati diversi scontri a fuoco tra le truppe pakistane e indiane, fino all’escalation della notte appena trascorsa, che apre un nuovo sanguinoso capitolo della difficile convivenza tra i due Paesi.

Le foreste sono un filtro naturale contro la contaminazione da microplastiche dei laghi

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Le foreste non solo rappresentano un ambiente che promuove lo sviluppo della biodiversità, ma sarebbero anche una sorta di “filtro naturale” contro la diffusione delle microplastiche nei laghi. È quanto emerge da un nuovo studio scientifico condotto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) in collaborazione con l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia (Arpae) dell’Emilia-Romagna e presentato all’evento Progetto Life Blue Lakes, che mira a migliorare la gestione delle acque dolci attraverso un protocollo condiviso...

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Trump annuncia: “smetteremo di bombardare gli Houthi, si sono arresi”

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Nel corso di un incontro nello Studio Ovale con il neoeletto primo ministro canadese Mark Carney, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il gruppo yemenita Ansar Allah, meglio noto come Houthi, si sarebbe arreso, chiedendo di non essere più bombardato. «Hanno detto “non bombardateci più e non attaccheremo le vostre navi”» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo «io accetterò la loro parola, e fermeremo i bombardamenti sugli Houthi con effetto immediato». Le dichiarazioni arrivano dopo che, nella giornata di oggi, un massiccio bombardamento israeliano ha distrutto l’aeroporto di Sana’a, capitale dello Yemen.

Il gruppo non ha commentato le dichiarazioni del presidente statunitense, tuttavia oggi il media yemenita Masirah Tv, di proprietà degli Houthi, citando l’ufficio politico del gruppo ha riportato che «lo Yemen non abbandonerà la sua posizione a sostegno di Gaza e continuerà a fare pressione sull’entità sionista fino a quando l’aggressione non sarà fermata e l’assedio non sarà terminato». L’ufficio politico di Ansar Allah ha inoltre invitato i popoli delle nazioni arabe a «assumersi le proprie responsabilità e ad intraprendere azioni serie ed efficaci per affrontare l’arroganza sionista e statunitense», sottolineando che «il jihad e la resistenza sono l’unica opzione per respingere i complotti dei nemici che prendono di mira la nazione e i suoi luoghi sacri».

Il gruppo ha iniziato una pressante rappresaglia contro gli Stati Uniti e Israele attaccando le navi commerciali in transito nel Mar Rosso, dopo che Tel Aviv ha dato il via all’aggressione militare contro Gaza, il 7 ottobre 2023. A queste azioni, gli Stati Uniti hanno risposto con pesanti bombardamenti, che hanno causato centinaia di morti, ma non hanno, fino ad ora, spezzato il supporto del gruppo yermenita alla Palestina.

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, l’Oman ha dichiarato, in un comunicato, di aver mediato un accordo di cessate il fuoco tra le due parti. Secondo il comunicato citato, «In futuro nessuna delle due parti prenderà di mira l’altra, comprese le navi americane, nel Mar Rosso e nello Stretto di Bab al-Mandab, garantendo la libertà di navigazione e il regolare flusso della navigazione commerciale internazionale». Al momento, tuttavia, non risulta che Ansar Allah abbia confermato la notizia.

Germania: Merz è stato eletto cancelliere

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Il leader conservatore Friedrich Merz è stato eletto cancelliere tedesco. In sede di votazione, il vertice dell’Unione Cristiano-Democratica ha ottenuto 325 voti favorevoli sui 316 necessari per ottenere la fiducia, portando definitivamente il suo governo di coalizione con i socialdemocratici all’esecutivo. Nel primo turno di votazioni, tenutosi questa stessa mattina, il governo non era riuscito a ottenere la fiducia, ottenendo solo 310 voti a sostegno. Quella di oggi è stata la prima volta che un cancelliere tedesco non riesce a ottenere la fiducia al momento della presentazione del governo nella storia della Germania del secondo dopoguerra.

Israele ha bombardato l’aeroporto di Sana’a in Yemen

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L’aviazione israeliana ha lanciato un massiccio bombardamento contro l’aeroporto di Sana’a, capitale dello Yemen. L’esercito israeliano ha dichiarato che in seguito all’attacco sarebbe riuscito a smantellare l’intera infrastruttura; Ansarallah, il movimento yemenita meglio noto col nome di Houthi, non sembra ancora avere rilasciato commenti su quest’ultima affermazione. Per ora non sono state segnalate vittime. Il bombardamento di oggi, segue un doppio attacco lanciato su Hodeidah nella giornata di ieri, in cui Israele ha ucciso almeno 35 persone. Gli attacchi di ieri hanno colpito il porto della città e una fabbrica di cemento nel distretto di Bajil.

Overshoot Day: in 4 mesi l’Italia ha finito le risorse naturali disponibili per il 2025

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Con quasi due settimane di anticipo rispetto al 2024, l’Italia ha oggi esaurito le risorse naturali a disposizione per l’anno corrente. Questo vuol dire che, a partire da domani, vivremo in una condizione di debito ecologico, ovvero utilizzando risorse che naturalmente non sono a disposizione. Il 6 maggio segna quindi Overshoot Day italiano, dopo il quale l’impronta ecologica del nostro Paese supera la biocapacità globale. Questo «significa che in Italia bruciamo in soli 126 giorni le risorse naturali che dovrebbero bastare per un intero anno», spiega l’Italian Climate Network: «Stiamo consumando come se avessimo a disposizione tre pianeti».

L’Overshoot Day è una ricorrenza annuale calcolata dal Global Footprint Network. organizzazione che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta del genere umano sulla Terra. Il Giorno del Superamento Terrestre e quello dei singoli Paesi sono calcolati mettendo in rapporto i consumi degli abitanti del pianeta con le capacità di rigenerazione delle risorse e con la capacità di assorbire le emissioni da parte degli ecosistemi. Nello specifico, esso viene individuato mettendo in rapporto l’insieme di risorse che la Terra produce in un anno (detta “biocapacità”) con l’area biologicamente produttiva necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e assorbire i rifiuti (la cosiddetta “impronta ecologica”). Il risultato di questo rapporto viene dunque moltiplicato per i giorni dell’anno, fornendo l’indice della popolazione umana di riferimento. Più il numero ottenuto si avvicina a 1 (in taluni casi può anche superarlo), meno impattanti sono i consumi della popolazione di riferimento.

L’Overshoot Day muta in base ai Paesi, e il suo calcolo si fonda sui dati di consumo e produzione dell’anno precedente. Questo significa che al di là delle complicazioni formali dovute per esempio alla raccolta e alla parzialità dei dati, i giorni stabiliti risultano stime anche in termini sostanziali, non essendo per ovvie ragioni disponibili i dati dell’anno interessato. Il giorno del sovrasfruttamento terrestre viene annunciato ogni anno in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il 5 giugno. Da qualche anno, ormai, cade nel mese agosto, tanto che l’anno scorso era arrivato il 1° del mese. Il nostro Paese, invece, sta vivendo un trend particolarmente negativo, visto che è ormai l’Overshoot Day viene raggiunto nel mese di maggio. Nel 2014, il giorno del sovrasfruttamento italiano è arrivato il 19 agosto; nel 2005, il 20 ottobre; nel 1995, il 21 novembre; nel 1987, il 19 dicembre. L’Italia, inoltre, consuma quasi 4 volte quello che i suoi territori producono, che tradotto significa che per soddisfare i bisogni degli italiani servirebbero le risorse naturali di “4 Italie”.

Il telescopio solare più potente ha catturato immagini senza precedenti del Sole

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Il telescopio solare ritenuto il più potente al mondo, il Daniel K. Inouye, ha scattato la sua prima immagine con il nuovo cuore pulsante della sua strumentazione, regalando alla comunità scientifica una delle viste del Sole più dettagliate mai ottenute. Lo ha rivelato l’Osservatorio Solare Nazionale della National Science Foundation statunitense, aggiungendo che il tutto è stato reso possibile grazie al primo utilizzo di un sofisticato strumento chiamato Visible Tunable Filter (VTF), capace di scrutare la nostra stella con una risoluzione di appena 10 chilometri per pixel. La nuova immagine ottenuta ha mostrato nuovi dettagli di un gruppo di macchie solari già osservato ed è stata celebrata come una nuova pietra miliare nello sviluppo di questa tecnologia, che ha richiesto oltre un decennio di lavoro. «Dopo tutti questi anni di lavoro, il VTF è per me un grande successo. Spero che questo strumento diventi un potente strumento per gli scienziati, in grado di rispondere a domande irrisolte sulla fisica solare», ha commentato il dott. Thomas Kentischer, ideatore chiave del progetto ottico dello strumento.

Per anni, l’osservazione dell’attività solare si è basata su strumenti capaci di fornire immagini notevolmente dettagliate ma, al contempo, limitate per risoluzione o ampiezza spettrale. Il tutto per dettagliare fenomeni ben noti agli scienziati, come le macchie solari e i fenomeni associati — ovvero brillamenti ed espulsioni di massa coronale — ma ancora poco compresi nel dettaglio. Il VTF, spiegano i ricercatori, è nato proprio per rispondere a questa esigenza: si tratta di uno spettro-polarimetro a immagini progettato per osservare il Sole a specifiche lunghezze d’onda, scomponendo la luce e analizzandone non solo il colore, ma anche la polarizzazione, cioè la direzione di oscillazione delle onde luminose. Grazie a un sistema ottico estremamente preciso basato su due lastre di vetro distanziate con accuratezza nanometrica, lo strumento è in grado di catturare decine di immagini a lunghezze d’onda diverse in pochi secondi. Combinando spettroscopia e polarimetria, il VTF consente di derivare mappe tridimensionali delle strutture solari, monitorarne i cambiamenti su scale spaziali anche di 40.000 km e ottenere informazioni dettagliate su temperatura, pressione, velocità e intensità dei campi magnetici nell’atmosfera solare.

L’immagine recentemente ottenuta grazie al VTF. Ogni pixel nella versione originale dell’immagine corrisponde a 10 km (o 6,2 miglia) sul Sole. Crediti: VTF/KIS/NSF/NSO/AURA

Tutti questi dettagli tecnici e teorici sono culminati con la nuova immagine recentemente pubblicata, che mostra un gruppo di macchie solari riprese con un dettaglio tutt’altro che irrilevante: 10 chilometri per pixel. Si tratta di una precisione che, secondo il team di esperti, risulta fondamentale per studiare i fenomeni magnetici alla base delle tempeste solari, eventi che possono danneggiare gravemente le infrastrutture terrestri e spaziali. I ricercatori hanno spiegato che «l’importanza di questo traguardo tecnologico è tale che si potrebbe facilmente affermare che il VTF è il cuore del telescopio solare Inouye e che finalmente batte nel suo posto definitivo», aggiungendo: «Quando potenti tempeste solari colpiscono la Terra, hanno un impatto sulle infrastrutture critiche in tutto il mondo e nello spazio. Osservazioni solari ad alta risoluzione sono necessarie per migliorare le previsioni di tempeste così dannose. Il telescopio solare Inouye dell’NSF pone gli Stati Uniti in prima linea negli sforzi mondiali per produrre osservazioni solari ad alta risoluzione e il Visible Tunable Filter completerà il suo arsenale iniziale di strumenti scientifici». Le osservazioni scientifiche ancora più accurate inizieranno ufficialmente nel 2026, quando lo strumento subirà ulteriori modifiche che gli permetteranno di operare al massimo delle sue potenzialità.

Il sudest asiatico risponde alla guerra commerciale di Trump facendo fronte comune

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Si è svolta a Milano la 28° riunione dei ministri delle Finanze del cosiddetto ASEAN+3, composto dai 10 Paesi membri dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) più Cina, Giappone e Corea del Sud. Nel corso dell’incontro, è stato raggiunto un accordo per migliorare la cooperazione finanziaria e commerciale, al fine di stabilizzare l’area e incentivarne la crescita economica. Pur non nominando mai gli Stati Uniti, la dichiarazione finale cita l’instabiità internazionale prodotta da protezionismo e unilateralismo come motivo di tale accordo – un chiaro riferimento alla guerra commerciale mondiale lanciata da Trump. Nel fare fronte comune, i Paesi dell’ASEAN+3 hanno quindi decretato il rafforzamento della propria rete di sicurezza finanziaria regionale, lanciando una nuova linea di prestito volta a rispondere rapidamente alle crisi causate da pandemie e disastri naturali. Si sono inoltre impegnati nel portare a termine una maggiore cooperazione finanziaria e commerciale, per la stabilizzazione e la crescita di tutto il sud-est asiatico.

Alla riunione erano presenti anche il direttore dell’Ufficio di Ricerca Macroeconomica ASEAN+3, il presidente della Banca Asiatica di Sviluppo, il vice segretario generale del Segretariato ASEAN e il vice direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. I ministri delle Finanze di questi tredici Paesi hanno concordato di istituire una nuova struttura nell’ambito del loro accordo di swap valutario, noto come Chiang Mai Initiative Multilateralization (CMIM). Il CMIM, creato dopo la crisi finanziaria asiatica del 1997-98, è progettato per sostenere la stabilità finanziaria regionale in situazioni di shock improvvisi. La nuova struttura di finanziamento rapido consentirà ai membri di accedere ai finanziamenti di emergenza senza condizioni. Oltre a questa importante decisione, dalla riunione è emersa la volontà unanime di creare una maggior cooperazione economico-finanziaria, al fine di stabilizzare e aumentare la crescita regionale. La dichiarazione congiunta, che non menziona direttamente gli Stati Uniti, è arrivata mentre le nuove tariffe statunitensi minacciano di colpire duramente il sud-est asiatico.

Nella dichiarazione si osserva che «l’escalation del protezionismo commerciale pesa sul commercio globale, portando alla frammentazione economica, influenzando il commercio, gli investimenti e i flussi di capitale in tutta la regione. Le prospettive a breve termine possono anche essere influenzate da altri rischi esterni, tra cui condizioni finanziarie globali più rigide, rallentamento della crescita nei principali partner commerciali e flussi di investimenti ridotti». Inoltre, la dichiarazione ha anche evidenziato che «tra le crescenti incertezze e i cambiamenti strutturali a lungo termine, riaffermiamo il nostro pieno impegno per il multilateralismo e un sistema commerciale multilaterale basato su regole, non discriminatorio, libero, equo, aperto, inclusivo e trasparente con l’Organizzazione mondiale del commercio al centro». I membri dell’ASEAN sono tra i più minacciati dai dazi di Trump. Alle fine dei 90 giorni di tregua concessi dal presidente statunitense, per cui tutti pagano soltanto il 10%, la Cambogia rischia essere colpita con il 49% e il Vietnam con il 46%. Oltre alla Cina poi (bersaglio principale di questo conflitto mondiale innescato da Trump), anche Giappone e Corea del Sud sono stati colpiti da parte dell’alleato, rispettivamente con dazi del 24% e 25%.

Come riportato da Global Times, il ministro delle Finanze cinese Lan Fo’an ha condannato l’unilateralismo e il protezionismo, con l’aumento dell’instabilità e delle incertezze. Secondo il ministro, le economie regionali (10+3) dimostrano una forte resilienza e hanno un significativo potenziale di crescita. E la Cina, spiega Lan Fo’an, è disposta a «lavorare con tutte le parti nel quadro 10+3 per sostenere l’apertura e l’inclusività, promuovere la solidarietà e la cooperazione e approfondire continuamente la collaborazione finanziaria regionale, al fine di affrontare l’instabilità globale e l’incertezza con la stabilità e la certezza di questa regione».

Significativa la posizione di Giappone e Corea del Sud, alleati di ferro degli USA nella regione. D’altronde (lo abbiamo scritto nel mensile de L’Indipendente appena uscito), Cina, Giappone e Corea del Sud si erano già incontrati qualche giorno prima della dichiarazione di guerra commerciale di Trump, per riaprire un vecchio discorso morto: l’istituzione di una zona di libero scambio. E il Giappone ha recentemente minacciato gli Stati Uniti con l’arma dei titoli di Stato, detenendo più di mille miliardi in titoli del Tesoro USA. Il ministro delle Finanze, Katsunobu Kato, intende utilizzare quest’arma di pressione nei confronti degli Stati Uniti, sebbene una massiccia vendita di titoli sarebbe poi un problema anche per lo stesso Giappone. Una reazione molto probabilmente non messa in conto dalle politiche muscolari USA, che sembrano perdere sempre più il loro controllo solitario del mondo.