mercoledì 10 Settembre 2025
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USA contro il divieto della Corte: trasferite 250 persone a El Salvador

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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ordinato il trasferimento di oltre 250 persone a El Salvador, andando contro un divieto imposto da una Corte federale. Per opporsi al divieto, che ha bloccato rimpatri e trasferimenti per due settimane, Trump ha fatto appello a un decreto del 1798, che gli permette di trasferire rapidamente i migranti ritenuti parte di una “invasione o incursione predatoria”. Secondo quanto riferiscono i media, tra le persone trasferite ci sarebbero membri di gang venezuelane e salvadoregne. L’agenzia di stampa Associated Press riporta che il governo degli Stati Uniti avrebbe concordato di pagare 6 milioni di dollari al governo di El Salvador per imprigionare 300 migranti.

La battaglia tra le potenze per l’egemonia sull’Artico

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Le dichiarazioni senza filtri con le quali, all’alba del suo secondo mandato presidenziale, Donald Trump ha parlato della volontà di annettere al territorio statunitense il Canada e la Groenlandia, non ci testimoniano solo quello che molti hanno definito il «bullismo» geopolitico del presidente americano, ma provano la grande rilevanza strategica che le terre e le rotte marittime dell’estremo nord hanno acquisito nel Risiko tra le grandi potenze per il predominio globale. Una battaglia strategica dove Russia e Cina sono un passo avanti, avendo già inaugurato la rotta commerciale a nord-est e l...

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Russia, le truppe avanzano nel Kursk

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L’esercito moscovita continua a scacciare i soldati ucraini dalla regione russa del Kursk, restringendo sempre più l’area sotto controllo di Kiev. Ieri, le forze russe hanno dichiarato di aver conquistato le località di Rubanshchina e Zaoleshenka, distruggendo carri armati e attrezzature militari ucraine. Lo Stato maggiore di Kiev non ha commentato la presunta perdita degli avamposti. Oggi, tuttavia, ha pubblicato una mappa che mostra il progressivo arretramento delle proprie truppe, che ora controllerebbero circa 110 chilometri quadrati contro i circa 1.400 del periodo di picco. L’Ucraina ha inoltre confermato il ritiro da Sudzha, città chiave nella regione.

Gaza, 9 morti a Beit Lahia. In Yemen 31 morti per attacco USA

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Continuano le violazioni israeliane del cessate il fuoco a Gaza, dove ieri almeno nove palestinesi sono stati uccisi in un attacco a Beit Lahia, nel nord della Striscia. Le vittime erano due giornalisti e una squadra di operatori umanitari, colpiti da un attacco aereo israeliano. Si tratta del raid più mortale dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. Nel frattempo, è emerso anche il primo bilancio degli attacchi statunitensi e britannici in Yemen, che hanno colpito diverse località del Paese. Secondo le stime parziali del ministero della Salute di Sana’a sarebbero morte almeno 31 persone e almeno altre 101 sarebbero rimaste ferite.

Serbia, trecentomila in piazza contro il governo

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Dopo giorni di marcia verso Belgrado, a quattro mesi dall’inizio delle proteste, gli studenti serbi hanno organizzato una massiccia manifestazione antigovernativa, alla quale hanno preso parte centinaia di migliaia di persone. La protesta si è svolta sotto lo slogan “15 per 15”, in ricordo dei civili morti dopo il crollo della tettoia della stazione di Novi Sad lo scorso 1 novembre. Vista la sempre maggiore partecipazione, gli studenti hanno alzato la posta in gioco e ora chiedono che a rispondere del disastro sia lo stesso presidente Vučić. Proprio in occasione delle proteste, il presidente ha rilasciato un messaggio televisivo: dopo aver presentato il bilancio di feriti e arresti di quella che i media stanno descrivendo come la più grande manifestazione mai avvenuta nel Paese, Vučić ha parlato della necessità di un «cambiamento», e ha aperto alla possibilità di indire elezioni, senza tuttavia annunciare propriamente le dimissioni.

Gli studenti, accompagnati da insegnanti e cittadini, hanno iniziato a marciare verso Belgrado almeno due giorni prima della manifestazione, che si è tenuta ieri, sabato 15 marzo. È difficile definire il numero esatto di presenti. Secondo fonti governative, la folla di dimostranti sarebbe arrivata a circa 107.000 persone, ma media e osservatori parlano di numeri almeno tre volte superiori. Alcuni giornali serbi parlano addirittura di una folla di oltre mezzo milione di persone. Nel corso della protesta, i dimostranti hanno osservato 15 minuti di silenzio per onorare le vittime del crollo della tettoia di Novi Sad. La manifestazione, inoltre, ha registrato qualche scontro che ha portato al ferimento di alcuni dei dimostranti e ad arresti. Secondo quanto dichiarato dal presidente Vučić, almeno 44 persone sarebbero rimaste ferite e 22 sarebbero state arrestate per aggressione alla polizia e violazione di proprietà. Vučić ha parlato anche della distruzione di centinaia di trattori. I manifestanti hanno accusato la polizia di avere fatto uso di cannoni sonori, accusa smentita dal presidente. I media serbi hanno pubblicato dei video a sostegno della vicenda.

Le richieste dei manifestanti serbi sono all’incirca le stesse che portano avanti da quattro mesi. In particolare, gli studenti, che guidano la protesta da mesi, hanno quattro richieste: la pubblicazione di tutti i documenti riguardanti la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad; l’incriminazione di tutti coloro che sono stati coinvolti nell’attacco a studenti e professori durante le loro proteste per il disastro e il loro licenziamento nel caso in cui si dimostri che si tratta di funzionari pubblici; la sospensione dell’incriminazione degli studenti arrestati durante le proteste; un aumento del 20% del budget per l’istruzione superiore. Tutte le richieste sono state accolte o accolte solo in parte. La documentazione segreta non è ancora stata pubblicata, funzionari pubblici come il sindaco di Novi Sad e il primo ministro hanno rassegnato le dimissioni, ed è in programma un aumento del budget per il ministero dell’istruzione. Col tempo e la partecipazione sempre più ampia, gli studenti hanno iniziato a chiedere anche le dimissioni di Vučić e la programmazione di nuove elezioni. In seguito alla protesta, Vučić è apparso in televisione, e ha lanciato un messaggio di parziale apertura nei confronti dei manifestanti. «Ora, le autorità devono cogliere il messaggio portato dalle persone che sono arrivate oggi nella capitale», ha detto il presidente. «Dobbiamo cambiare e cambiare tutto ciò che ci circonda». Vučić ha aperto alla possibilità di incontrare i manifestanti e di indire un referendum e nuove elezioni, rimanendo però vago sulla possibile data.

[di Dario Lucisano]

Macedonia del Nord, incendio in una discoteca: decine di morti

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Nella notte tra ieri e oggi, domenica 17 marzo, a Kocani, piccolo centro della Macedonia del Nord, è esploso un incendio all’interno di una discoteca. Al momento dell’incendio, l’edificio ospitava circa 1.500 persone, per lo più giovani. Il numero preciso delle vittime è ancora ignoto, ma la direttrice dell’ospedale cittadino ha detto ai media che sarebbero morte «decine di persone» e che almeno 90 sarebbero rimaste ferite. La direttrice avrebbe detto ai quotidiani locali che, in questo primo momento, il pubblico ministero le avrebbe vietato di rivelare la cifra esatta delle vittime. I numeri non ufficiali parlano di 50 morti. Ancora ignote le cause dell’incendio.

Yemen, Trump ordina vasta offensiva contro postazioni Houti

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Il presidente americano Trump ha annunciato sul suo social media Truth di aver ordinato una “azione militare decisiva e potente” contro i “terroristi Houti” in Yemen, dichiarando che si trattava di una risposta agli attacchi portati a termine dal gruppo contro le navi e i mezzi aerei americani nel Mar Rosso. “Useremo una forza letale schiacciante fino a che non avremo raggiunto i nostri obiettivi” ha dichiarato Trump, minacciando di “scatenare l’inferno” in caso gli attacchi degli Houti non si fermino. Il presidente ha anche intimato l’Iran di smettere di supportare i “terroristi”. Sui social stanno iniziando a circolare le prime immagini degli attacchi, che mostrano alte colonne di fumo sollevarsi dalle postazioni bombardate.

La Polonia addestrerà tutti gli uomini affinché siano pronti alla guerra

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In un discorso al Parlamento polacco sulle questioni legate alla Difesa, il primo ministro Donald Tusk ha fatto riferimento alla volontà del governo di allargare enormemente i ranghi dell’esercito e istituire un programma di addestramento militare per tutti gli uomini polacchi. Tusk ha poi parlato della necessità del suo Paese di aumentare la tecnologia militare convenzionale moderna e la dotazione di armi nucleari. Il discorso, di spiccato spirito militarista, si inserisce nel contesto di corsa al riarmo dell’Europa: solamente pochi giorni fa, infatti, l’Europarlamento ha approvato il piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro presentato da Ursula von der Leyen.

Come spiegato da Tusk, in Polonia sono in corso lavori per far sì che tutti gli uomini polacchi si sottopongano ad addestramento militare. I dettagli, ha riferito il capo di governo, saranno rivelati nei prossimi mesi, con l’obiettivo di realizzare il piano entro la fine di questo anno. «Stiamo preparando un addestramento militare su larga scala per ogni uomo adulto in Polonia. Il nostro obiettivo è finalizzare il piano entro la fine dell’anno per garantire una forza di riserva ben addestrata pronta a potenziali minacce», ha detto Tusk durante un discorso sulla Difesa e sulla Sicurezza al Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco. Tusk ha parlato della necessità di formare un esercito composto da mezzo milione di soldati, riservisti compresi, dalle attuali 200 mila unità.

Anche le donne potranno sottoporsi all’addestramento militare, anche se «la guerra è ancora in misura maggiore il dominio degli uomini». Parlando di armi nucleari, il primo ministro ha detto che il suo governo sta «esaminando attentamente» la proposta della Francia di includere l’Europa sotto il suo ombrello nucleare, chiedendosi cosa significhi questo «in termini di autorità su queste armi». Tusk ha parlato di come la Polonia debba aumentare la propria tecnologia militare, tanto quella convenzionale quanto quella nucleare, non lasciando intendere bene se in riferimento al già citato nucleare francese oppure all’idea che la Polonia stessa si doti di questa forza.

In continuità con lo slancio militarista europeo, con il piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro, Szymon Hołownia, presidente del Sejm, ha annunciato l’istituzione di un fondo speciale che sosterrà progetti molto specifici per aumentare la sicurezza della Polonia. Come spiegato da Hołownia, il denaro che sarà immesso in questo fondo sarà denaro aggiuntivo per l’industria della difesa, per la protezione civile e per la costruzione di rifugi. Il vice-primo ministro nonchè ministro della Difesa nazionale, Władysław Kosiniak-Kamysz, ha indicato come le spese per la difesa polacca siano aumentate negli ultimi anni. Come spiegato, il bilancio di quest’anno adottato dal Sejm prevede una spesa per questo scopo per un importo pari al 4,7% del PIL.

La Polonia si conferma dunque cavallo di razza della volontà militarista europea e come baluardo del fronte orientale dell’Europa rispetto alla crociata contro la Russia.

[di Michele Manfrin]

Roma, tre manifestazioni per Europa, contro il riarmo e per la pace

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A Roma sono iniziate dalle ore 15:00 tre manifestazioni che hanno coinvolto migliaia di cittadini e proseguiranno fino a sera. In piazza del Popolo è in corso “Una piazza per l’Europa”, un corteo che secondo gli organizzatori ha visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini che chiedono “un’Europa più unita e solida”, sventolando bandiere della pace, dell’Ucraina e della Georgia. In piazza Barberini, invece è stato organizzato un contro sit-in “contro il riamo dell’Unione Europea”, mentre in piazza Bocca della Verità è in corso la manifestazione lanciata da Marco Rizzo dal titolo “Pace e sovranità”. Previste diverse ripercussioni sulla viabilità a causa di strade chiuse e bus deviati.

Nelle profondità degli oceani sono stati scoperti migliaia di nuovi microbi

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Solo sei chilometri di acqua salata separano la superficie dell’oceano dalle profondità note come “zona adale”. Eppure, nonostante la precisione con cui studiamo e classifichiamo le forme di vita al di sopra di tale quota, in quelle fredde oscurità potrebbero celarsi migliaia di esseri viventi a noi ancora sconosciuti, un vero e proprio nuovo mondo: è quanto si evince dal lavoro di una squadra di ricercatori cinesi guidati da scienziati della Shanghai Jiao Tong University, i quali hanno dettagliato i loro risultati all’interno di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Cell. Grazie a 33 immersioni effettuate tramite sommergibili con equipaggio, sono stati analizzati diversi campioni di sedimenti e acqua, portando all’identificazione di 7.564 specie di microbi di cui quasi il 90% mai documentato prima. Si tratta di forme di vita che mettono in luce strategie di sopravvivenza estreme e adattamenti a pressioni e temperature da record secondo gli autori, i quali aggiungono inoltre che tutti i dati ed i risultati ottenuti sono stati resi disponibili online, permettendo alla comunità scientifica mondiale di accedervi e di sfruttarli per i loro studi.

La zona adale rappresenta il 45% della profondità verticale dell’oceano ma copre solo l’1-2% del fondale, rendendola una delle aree meno esplorate del pianeta. La vita in questa regione si confronta con pressioni equivalenti al peso di un SUV su un’unghia, un’oscurità assoluta e risorse alimentari estremamente limitate. Eppure, lo studio appena pubblicato, condotto dal progetto Mariana Trench Environment and Ecology Research (MEER) – che si concentra sulle questioni scientifiche fondamentali delle fosse adonali tra cui la loro formazione ed evoluzione – e promosso da istituzioni cinesi come la Shanghai Jiao Tong University e l’Institute of Deep-sea Science and Engineering, ha rivelato un’inaspettata biodiversità. Per ottenere questi risultati, i ricercatori hanno effettuato 33 immersioni con sommergibili con equipaggio, raccogliendo campioni di acqua e sedimenti dal fondale marino. Successivamente, le analisi genomiche hanno permesso di identificare le specie microbiche presenti, evidenziando migliaia di genomi mai documentati prima. L’indagine ha portato anche alla scoperta di adattamenti sorprendenti in specie di anfipodi e pesci di acque profonde, smentendo l’ipotesi che la concentrazione di trimetilammina-N-ossido (TMAO) – un composto che stabilizza le proteine sotto alta pressione – aumenti costantemente con la profondità.

«Il nostro studio si concentra su un obiettivo di lunga data nell’ecologia microbica: chiarire in che modo gli ambienti modellano le comunità microbiche, soprattutto in condizioni estreme. Sono stati osservati livelli straordinariamente elevati di novità, diversità ed eterogeneità nel microbioma adale, in particolare tra procarioti e virus, che sono influenzati sia dal contesto più ampio di condizioni ambientali estreme sia dalla delicata topografia della zona adale», commentano i ricercatori, spiegando che i microbi tendono anche a trovare angoli e fessure adatti nelle profondità dell’oceano e ad attaccarsi a essi, visto che ciascuno dei siti campione visitati dai ricercatori presentava il proprio particolare mix di microbi, con poche sovrapposizioni tra loro. A profondità inferiori, invece, la cooperazione sembra essere più importante per la sopravvivenza, poiché tali piccoli organismi condividono i nutrienti e mostrano comportamenti che apportano benefici alla comunità nel suo insieme. «Il nostro studio non solo ridefinisce la nostra comprensione dei limiti della vita nelle profondità marine, ma svela anche un “manuale di sopravvivenza estrema” scritto attraverso centinaia di milioni di anni di evoluzione», concludono i ricercatori, sottolineando che tutti i dati genomici sono stati resi liberamente accessibili online.

[di Roberto Demaio]