domenica 26 Ottobre 2025
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Ungheria, approvato disegno di legge per uscire dalla CPI

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Dopo il via libera del Parlamento ungherese all’uscita del Paese dalla Corte Penale Internazionale, i legislatori del Paese hanno approvato il disegno di legge per dare il via al processo di ritiro. Quest’ultimo, si apprende da fonti mediatiche, dovrebbe durare circa un anno. La decisione dell’Ungheria di uscire dalla CPI era stata annunciata lo scorso 3 aprile, durante una visita al Paese da parte del premier israeliano Netanyahu, sotto mandato di arresto dalla CPI. Netanyahu era stato invitato nel Paese dallo stesso Orbán, e le autorità si sono rifiutate di arrestarlo nonostante fossero ancora formalmente tenute a farlo.

Cosa sappiamo della telefonata tra Trump e Putin

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Ieri, lunedì 19 maggio, si è tenuta la terza conversazione telefonica tra Trump e Putin. La telefonata era attesa da tempo e carica di aspettative, essendo la prima dalla ripresa dei dialoghi tra Russia e Ucraina. Dopo circa tre ore dall’inizio della chiamata, Trump ha rilasciato un comunicato dai toni positivi, in cui annuncia che «i negoziati tra Russia e Ucraina inizieranno immediatamente». Diversa la postura assunta dalla controparte, che, pur mostrando maggiore apertura del solito ammettendo di essere pronta a fare dei compromessi, ha mantenuto i toni più distaccati e ribadito i propri consolidati punti fermi: la Russia è pronta a dichiarare il cessate il fuoco solo una volta che si sarà trovato un accordo per la tregua. Leggermente più speranzoso il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov, che ha definito il colloquio «promettente» e confermato la piena ripresa dei dialoghi diretti con l’Ucraina.

La telefonata tra Trump e Putin si è svolta ieri pomeriggio ed è durata circa due ore e mezza a partire dalle 16.30. Al termine della chiamata, Putin è comparso davanti ai giornalisti, ringraziando Trump per gli sforzi statunitensi nel terminare il conflitto in corso in Ucraina, e ha affermato che la Russia è pronta a siglare un memorandum di pace con Kiev che includa un cessate il fuoco, ma che il raggiungimento di una intesa precede l’implementazione di una tregua. Ha infine puntualizzato che entrambe le parti dovranno fare delle concessioni per trovare un compromesso, ammettendo quindi di essere disposto a farne. Putin ha poi lasciato la parola alla conferenza stampa di Peskov che sarebbe seguita di lì a poco.

Davanti ai giornalisti, Peskov ha ribadito le parole del proprio presidente, affermando inoltre che Russia e Ucraina hanno ormai ripreso i dialoghi diretti. L’ipotesi russa è quella di firmare un memorandum di pace in cui entrambe le parti facciano passi l’una verso l’altra per giungere definitivamente a un accordo. Da quanto riporta Peskov, «sia la Russia che l’Ucraina elaboreranno i loro progetti», scambiandosi le proposte; le parti, poi, «avvieranno i contatti per elaborare un testo unico». In sede di conferenza stampa Peskov ha affermato che non esistono scadenze né tempi per il raggiungimento dell’accordo: «È chiaro che tutti vogliono farlo il più velocemente possibile, ma il diavolo è nei dettagli, ovviamente». In generale, la stampa russa pare avere accolto il colloquio a distanza con lo stesso moderato entusiasmo di Peskov: l’agenzia di stampa russa TASS conferma la buona riuscita della telefonata e afferma che tutte le parti, Ucraina compresa, sono impegnate a trovare un accordo.

Verso le 19:30 sono arrivate le dichiarazioni di Trump, di tutt’altro tenore rispetto a quelle russe. Trump ha affermato che «il tono e lo spirito della conversazione sono stati eccellenti» e affermato che il terreno per iniziare autentici colloqui di pace è ormai fertile. Trump ha ribadito che gli USA non si ritireranno dal loro ruolo di mediatori, ma che hanno una «linea rossa» che, se dovesse venire superata, li spingerebbe a passare la palla all’Europa o alla stessa Ucraina. Il presidente ha parlato anche della situazione che si potrebbe creare dopo il raggiungimento di una tregua: «La Russia vuole avviare un commercio su larga scala con gli Stati Uniti una volta terminato questo catastrofico “bagno di sangue”, e sono d’accordo. La Russia ha un’enorme opportunità di creare ingenti quantità di posti di lavoro e ricchezza. Il suo potenziale è illimitato. Allo stesso modo, l’Ucraina può trarre grandi benefici dal commercio, nel processo di ricostruzione del suo Paese». In sede di conferenza stampa, il presidente statunitense ha poi affermato che non intende dispiegare truppe in Ucraina.

Nell’entusiasmo, Trump ha affermato che i negoziati tra Ucraina e Russia inizieranno immediatamente e che ha già avvisato Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Friedrich Merz e il Presidente finlandese Alexander Stubb, oltre che Zelensky. Il Papa, invece, si è offerto di ospitare i negoziati. Lo stesso Zelensky ha confermato di avere parlato con Trump due volte, una prima della telefonata e una immediatamente dopo. Nella sua dichiarazione, il presidente ucraino ha mantenuto i toni moderati e affermato di essere pronto a dialogare direttamente con la Russia in qualsiasi sede e ad ascoltare «ogni proposta sul tavolo». Ha comunque lanciato un appello per inasprire le sanzioni «se la Russia non ferma le uccisioni».

Venezuela: sospesi temporaneamente i voli dalla Colombia

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Il Ministro degli Interni venezuelano, Diosdado Cabello, ha dichiarato di aver ordinato la sospensione dei voli dalla Colombia. L’annuncio arriva in seguito all’arresto di 38 persone da parte del Venezuela, accusate di volere sabotare le elezioni parlamentari previste per il prossimo 25 maggio. Le persone arrestate, ha spiegato Cabello, erano dotate di «artefatti esplosivi» e il gruppo era formato da «attentatori, trafficanti di migranti e mercenari»; 17 dei 38 arrivavano proprio dalla Colombia. Da quanto ha spiegato Cabello, la misura avrà effetto immediato e durerà fino alla conclusione delle elezioni. Scadrà alle 18 locali del 26 maggio.

In 20 anni il mercurio presente nell’atmosfera è diminuito del 70%

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Le emissioni di mercurio nell’atmosfera sono diminuite del 70% in vent’anni. Un risultato importante, frutto soprattutto della riduzione delle attività industriali più inquinanti. A confermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ACS ES&T Air, condotto da un team internazionale guidato dall’Università di Tianjin, in Cina. Per misurare l’andamento delle emissioni di mercurio nel tempo, i ricercatori hanno utilizzato un metodo innovativo: l’analisi delle foglie di una pianta perenne, l’Androsace tapete, che cresce a grandi altitudini sul Monte Everest. Proprio come gli anelli d...

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Migranti: Lituania denuncia la Bielorussia alla Corte Internazionale

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La Lituania ha portato la Bielorussia davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, accusandola di avere orchestrato operazioni di traffico di migranti attraverso il confine condiviso, violando il diritto internazionale. A dare l’annuncio è il ministro degli Esteri lituano che ha parlato di presunte violazioni del Protocollo delle Nazioni Unite contro il traffico di migranti via terra, mare e aria da parte della Bielorussia. La Bielorussia, di preciso, avrebbe favorito l’entrata di migranti irregolari verso il Paese vicino costringendoli ad attraversare il confine scortati dai propri militari. La Lituania ha chiesto un risarcimento completo per i presunti danni subiti, tra cui rientrano le spese relative al rafforzamento delle frontiere.

Mancato rispetto dei referendum per l’acqua pubblica: presentato ricorso alla CEDU

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Un gruppo di giuristi ha presentato ricorso contro la mancata presa di provvedimenti da parte del governo italiano dopo il referendum del 2011 sull’acqua pubblica. Il ricorso, già annunciato l’anno scorso, è stato presentato lo scorso venerdì davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. «Tra circa sei mesi sapremo se il ricorso sarà stato valutato ammissibile», riferisce uno dei ricorrenti, aggiungendo che probabilmente si dovrà attendere anni prima della sentenza. «Nel ricorso che abbiamo spedito venerdì a Strasburgo», lungo circa duemila pagine, «sosteniamo che la mancata attuazione dei referendum da parte dello Stato ha determinato un aumento delle tariffe e che questo ha peggiorato la qualità della vita personale e familiare dei cittadini italiani». «Lamentiamo inoltre la violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce la tutela dalla discriminazione dei diritti previsti dalla stessa Convenzione».

I giuristi denunciano infatti come l’Italia abbia violato l’esito del referendum del 2011, quando 26 milioni di cittadini stabilirono che l’acqua dovesse essere considerato un bene di natura esclusivamente pubblica e dal quale non fosse possibile trarre profitto. Nonostante il “sì” abbia ottenuto il 95% delle preferenze, l’esito della votazione è stato oggi a tutti gli effetti tradito. Secondo le analisi del Forum italiano dei movimenti per l’acqua effettuate sul piano di investimenti nazionale sull’acqua e la struttura delle bollette pagate dai cittadini, esistono ingenti addebiti a carico della collettività ed enormi margini di guadagno a beneficio dei gestori. In particolare, a fronte di 13,8 miliardi di euro di investimenti netti programmati nel periodo 2020-2049, l’utile netto per i gestori è risultato pari a 4,6 miliardi di euro.

Venere potrebbe essere un pianeta più simile alla Terra di quanto si pensasse

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Al contrario di quanto ipotizzato in precedenza, Venere potrebbe essere un pianeta molto più attivo e simile alla Terra di quanto si pensasse, in quanto esisterebbero prove di attività tettonica in corso sulla sua superficie: è quanto emerge da una nuova analisi condotta da un team internazionale di ricercatori, dettagliata all’interno di un nuovo studio scientifico sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances. Elaborando i dati radar e gravitazionali raccolti oltre trent’anni fa dalla sonda Magellan della NASA, gli esperti hanno scoperto che le “corone”, ovvero particolari strutture ovali larghe decine o centinaia di chilometri, presentano caratteristiche compatibili con processi tettonici ancora attivi. Secondo gli autori, ciò non solo dovrebbe cambiare il nostro modo di vedere Venere, ma offrirebbe anche una finestra unica sul passato della Terra, in quanto il nostro pianeta potrebbe aver ospitato dinamiche simili. «Combinando i dati gravitazionali e topografici, questa ricerca ha fornito una nuova e importante visione dei possibili processi del sottosuolo che attualmente modellano la superficie di Venere», ha commentato Gael Cascioli, coautore e assistente ricercatore presso l’Università del Maryland e presso il Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt.

Queste illustrazioni illustrano vari tipi di attività tettonica che si ritiene persistano sotto la corona di Venere. In alto sono mostrati il ​​gocciolamento e la subduzione litosferica; in basso sono mostrati due scenari in cui il materiale caldo del pennacchio sale e spinge contro la litosfera, alimentando potenzialmente il vulcanismo sopra di essa. Credit: Anna Gülcher, CC BY-NC

A differenza della Terra, spiegano gli scienziati, la superficie di Venere non mostra evidenti segni di placche tettoniche in movimento. Se sulla Terra, infatti, tali placche si spostano, collidono e si riciclano nel mantello, modellando la superficie in un ciclo continuo, su Venere, invece, la crosta appare rigida e priva di questi movimenti orizzontali. Tuttavia, da tempo gli scienziati sospettano che il pianeta possa essere deformato da dinamiche interne, come la risalita di pennacchi di materiale caldo dal mantello. Le “corone”, strutture geologiche circolari e fratturate osservate in gran numero sulla superficie di Venere, sono per questo da anni al centro di questo dibattito, anche se finora, però, le limitazioni nei dati gravitazionali non avevano permesso di chiarirne la natura. Per questo motivo, gli autori hanno deciso di combinare modelli geodinamici tridimensionali con le misurazioni di gravità e topografia della sonda Magellan per identificare diversi stadi di attività e scenari evolutivi delle corone. Inoltre, la ricerca ha mostrato come l’uso congiunto di dati topografici e gravitazionali consenta di distinguere tra strutture inattive e quelle ancora alimentate da dinamiche del mantello.

Rappresentazione artistica della grande Corona di Quetzalpetlatl, situata nell’emisfero meridionale di Venere, che raffigura un vulcanismo attivo e una zona di subduzione, dove la crosta in primo piano si immerge nell’interno del pianeta. Credit: NASA/JPL-Caltech/Peter Rubin

In particolare, delle 75 corone analizzate, 52 hanno mostrato anomalie gravitazionali compatibili con la presenza di materiale caldo e galleggiante sotto la superficie, il che sarebbe segno di processi tettonici in corso. In alcuni casi, come nelle corone “Eithinoha” e “Atahensik”, i dati hanno suggerito agli autori una dinamica simile alla subduzione terrestre – dove porzioni della crosta vengono spinte verso il basso e riciclate nel mantello – mentre in altri, come “Pavlova” e “Aruru”, i segnali hanno indicato pennacchi mantellari incapsulati sotto una crosta più spessa, senza riciclo del materiale superficiale. I ricercatori, inoltre, hanno anche identificato possibili casi in cui la scarsa risoluzione dei dati Magellan potrebbe aver mascherato la presenza di attività interna, come nel caso della corona Demeter. Tutte caratteristiche che, secondo l’esperta Anna Gülcher, indicano che la formazione delle corone è guidata da processi attivi. «Le corone non si trovano oggi sulla Terra ma, tuttavia, potrebbero essere esistite quando il nostro pianeta era giovane e prima che si stabilisse la tettonica a placche», concludono i coautori, aggiungendo che missioni future aggiungeranno risoluzioni fino a quattro volte superiori rispetto a quelle ottenute grazie a Magellan, le quali potrebbero chiarire definitivamente la natura di queste strutture. Secondo la coautrice Suzanne Smrekar, infine, questa nuova generazione di dati potrebbe «rivoluzionare la nostra comprensione della geologia di Venere e delle implicazioni per la Terra primordiale».

 

La Russia ha dichiarato Amnesty organizzazione non desiderata

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La Procura generale della Federazione Russa ha deciso di riconoscere le attività dell’organizzazione non governativa internazionale Amnesty come indesiderate sul territorio del Paese. «L’organizzazione», si legge nel comunicato stampa della Procura, «si posiziona come attiva sostenitrice della tutela dei diritti umani nel mondo, ma in realtà, la sede londinese è il centro di preparazione di progetti russofobi globali, finanziati dai complici del regime di Kiev». La Russia di preciso, accusa l’ONG di sostenere organizzazioni estremiste e di finanziare le attività di agenti stranieri.

Alle Canarie migliaia di persone sono tornate a protestare contro il turismo

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Ancora una volta in Spagna migliaia di persone scendono in piazza per protestare contro la massificazione turistica. Durante la giornata di ieri, domenica 18 maggio, nelle principali città dell’arcipelago canario, in migliaia hanno manifestato contro un modello turistico neoliberista che sta attanagliando i diritti della popolazione residente. Sotto il lemma «Canarias tiene un límite», la cittadinanza ha sottolineato le conseguenze che le isole stanno vivendo, specialmente da un punto di vista ambientale e sociale.

Come già accaduto in varie occasioni in tutto il territorio spagnolo, questo fenomeno, estremamente aggressivo, sta distruggendo il tessuto sociale dell’arcipelago in varie forme: da un lato il turismo di massa inquina l’ambiente, in molti casi protetto, e alimenta il circolo vizioso dello sfruttamento di territorio per costruire e ampliare le strutture di ricezione turistica. Dall’altro la presenza di expat, persone migranti con alto potere d’acquisto, altera gli equilibri della domanda e offerta, alzando drasticamente il prezzo per accedere a soluzioni abitative per la popolazione residente. Questo paradigma, ormai comune a tutto il paese spagnolo, sta squarciando l’armonia sociale, trasformando i centri urbani e obbligando la popolazione ad abbandonare il luogo che abitavano a causa dell’esplosione dei prezzi; a questo si aggiunge la speculazione sulle case, acquisite in blocco da fondi di investimento e agenzie immobiliari, che, viste le tariffe più alte proposte per gli affitti stagionali e turistici, attuano spesso politiche che prevedono lo sfratto e l’espulsione di quei residenti in canone d’affitto.

Tra le varie richieste, le persone manifestanti hanno chiesto a gran voce di attuare politiche che rispettino i diritti della popolazione residente: imporre una tassa ecologica finalizzata alla conservazione del patrimonio naturalistico; una riconversione del turismo di massa verso un modello più giusto, solidale e sostenibile; la paralizzazione dei grandi progetti turistici; una transizione energetica sovrana e scevra dagli interessi delle multinazionali insieme al fomento dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca. Simultaneamente le migliaia di persone presenti hanno criticato aspramente l’utilizzo delle risorse dell’isola, come l’acqua destinata all’irrigazione dei campi da golf, in un contesto territoriale che a più riprese ha sofferto problemi e rischi di siccità.

Intorno alle 11 del mattino quasi centomila persone hanno presenziato alla manifestazione convocata a Santa Cruz de Tenerife. «Ci hanno detto che viviamo di turismo, ma è già da decenni che il turismo vive di noi. Questo modello sta rubando le nostre vite, sta seppellendo la nostra terra sotto il cemento, deteriorando i nostri spazi naturali di maggior valore, privatizzando i benefici e lasciando a noi le perdite. E adesso sta anche colonizzando i nostri quartieri e ci sta espellendo dai nostri paesi e dalle nostre città». Con queste parole la piattaforma organizzatrice della protesta Canarias tiene un límite ha espresso il proprio dissenso davanti ad una situazione sociale critica. Nel manifesto, letto davanti alle migliaia di persone accorse per la protesta, si criticano aspramente le istituzioni del territorio, responsabili di aver dato il via libera alla costruzione di stabilimenti e alberghi di lusso in tutto l’arcipelago, occupando tanto l’entroterra quanto le poche aree litorali ancora libere dallo sfruttamento di suolo pubblico. 

«Siamo in una situazione di emergenza idrica, energetica, abitativa e climatica, che sono la conseguenza dello stesso problema e segnano l’evidenza dell’insostenibilità del modello economico canario, basato sulla crescita infinita in un territorio sensibile e limitato, mettendo a rischio la vita delle generazioni presenti e future» denunciano ancora dalla piattaforma.

Non solo Santa Cruz de Tenerife, anche a Las Palmas de Gran Canaria almeno quarantamila persone si sono radunate per protestare contro un modello predatore e dannoso per il l’arcipelago. A Fuerteventura la manifestazione si è concentrata sulla protezione degli spazi archeologici e naturalistici, oltre che sulla difesa del diritto all’abitare. Segnalano infatti che in alcuni paesi più del 40% del parco abitativo è destinato alla ricezione turistica, fatto che obbliga i residenti a vivere in soluzioni provvisorie, come camper, automobili e container. Anche a La Gomera, Lanzarote, Valverde e La Palma migliaia di persone hanno accolto l’invito a manifestare; nel capoluogo dell’omonima isola di La Palma, la popolazione ha lamentato una situazione di grave crisi abitativa, alla quale si aggiunge il disastro causato dalle eruzioni vulcaniche del 2021. 

A poco meno di un anno dalle ultime manifestazioni convocate nell’arcipelago canario contro un modello turistico che colonizza i territori ed espelle i residenti, la popolazione reitera il proprio dissenso davanti a politiche che sembrano voler difendere gli interessi delle multinazionali e dei grandi proprietari. Davanti ai dati che confermano un afflusso turistico sempre maggiore nel territorio spagnolo, i residenti hanno scelto di scendere in strada e protestare, quantomeno prima che sia troppo tardi.

La corsa dell’Europa per la riapertura delle miniere

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Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea con delega all’Industria, Stéphane Séjourné aveva detto «Non ci sono abbastanza miniere in Europa, dobbiamo aprirne di più». E così sta succedendo. La Commissione Europea ha pubblicato una lista di 47 progetti per incrementare la produzione dell’Unione di 14 dei 17 materiali che ritiene “strategici” per la transizione energetica e la sicurezza. L’obiettivo è «rafforzare la catena di valore delle materie prime europee» e diversificare le fonti di approvvigionamento in un mercato dove l’UE dipende quasi interamente dalle importazioni, sopratt...

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