sabato 6 Settembre 2025
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Stop ReArm Europe: nasce la campagna pacifista europea contro il riarmo

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«Ci opponiamo ai piani dell’UE di spendere altri 800 miliardi di euro in armi. Saranno 800 miliardi di euro rubati. Rubati ai servizi sociali, alla sanità, all’istruzione, al lavoro, alla costruzione della pace, alla cooperazione internazionale, a una giusta transizione e alla giustizia climatica». Sono queste le parole con cui si apre l’appello “Stop ReArm Europe”, lanciato da otto sigle pacifiste europee, che evidenziano come il piano di riarmo europeo, presentato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e recentemente appoggiato dal Consiglio Europeo e dall’Eurocamera, «andrà solo a beneficio dei produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove». Nella loro chiamata, le realtà firmatarie invitano tutte le organizzazioni a sottoscrivere un modulo di iscrizione per unirsi alla campagna del movimento, in vista di manifestazioni ed eventi coordinati.

Nell’appello, ad oggi sottoscritto da Transnational Institute, Women’s International League for Peace and Freedom, Attac Italia, Arci, Transform Europe, International Peace Bureau, Ferma il riarmo e Stop the war coalition, si legge che il piano di riarmo europeo «renderà la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti», generando «più debito, più austerità, più confini», intensificando il razzismo e alimentando il cambiamento climatico. «Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci ad altre guerre – mettono nero su bianco le associazioni che hanno firmato la petizione –, abbiamo bisogno di un piano totalmente diverso: una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune per l’Europa e per il mondo». Invitando associazioni e movimenti a unirsi alla campagna, i firmatari annunciano che presenteranno presto un calendario di eventi correlati in tutta Europa, organizzati dal movimento anti-riarmo e dalle sigle ad esso aderenti.

Il piano ReArm, che ha recentemente ottenuto il via libera del Consiglio Europeo e il sostegno della maggioranza dell’Europarlamento, prevede una serie di misure volte a rafforzare la capacità militare degli Stati membri attraverso un aumento degli investimenti nel settore della difesa. I Paesi UE avranno infatti la possibilità di incrementare in modo significativo la spesa militare senza essere soggetti ai vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita, consentendo di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Un’altra misura chiave è l’istituzione di un fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati membri per finanziare progetti nel settore della difesa. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, puntando altresì a coinvolgere il settore privato nella produzione e nello sviluppo di tecnologie per la difesa.

[di Stefano Baudino]

Corea del Sud annullato l’impeachment del presidente Han

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La Corte costituzionale della Corea del Sud ha reintegrato il Primo Ministro Han Duck-soo alla carica di presidente ad interim, annullando il procedimento di impeachment approvato lo scorso 27 dicembre dal parlamento. Han, primo ministro della Corea del Sud, era diventato presidente ad interim il 12 dicembre dopo che il parlamento aveva approvato l’impeachment del presidente Yoon Suk-yeol, che aveva tentato di imporre la legge marziale nel Paese. Era stato poi destituito a sua volta perché non aveva risposto alle richieste dell’opposizione di nominare rapidamente i giudici della Corte Costituzionale mancanti per convalidare l’impeachment contro Yoon.

Ucraina, al via a Riad i colloqui con gli USA per il cessate il fuoco

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Funzionari ucraini e statunitensi si sono incontrati ieri sera in Arabia Saudita per discutere un possibile cessate il fuoco parziale tra Ucraina e Russia. Il vertice si inserisce nel nuovo indirizzo diplomatico voluto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per mettere fine a tre anni di guerra. L’incontro precede i colloqui previsti per oggi, sempre in Arabia Saudita, tra le delegazioni statunitense e russa. Nel frattempo, l’inviato speciale americano Steve Witkoff ha espresso ottimismo sulla possibilità di raggiungere una soluzione per porre fine al conflitto. La scorsa settimana, il presidente russo Vladimir Putin ha accettato la proposta di Trump di fermare per 30 giorni gli attacchi alle infrastrutture energetiche di entrambi i Paesi. Tuttavia, il possibile cessate il fuoco sarebbe stato compromesso da reciproci attacchi, denunciati sia da Kiev che da Mosca.

All’inizio degli incontri, tenutesi ieri a Riyad, il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha annunciato che la delegazione del Paese, guidata da lui in persona, avrebbe implementato «la direttiva del Presidente dell’Ucraina per avvicinare una pace giusta e rafforzare la sicurezza». Al vertice si sarebbe dovuto parlare di una proposta per il raggiungimento di un cessate il fuoco, anche solo parziale, che escludesse dai combattimenti «le strutture energetiche e le infrastrutture critiche». Al termine del vertice, Umerov ha detto che la conversazione con la controparte statunitense, guidata da Steve Witkoff, è stata «produttiva e mirata» e che si è parlato di «temi chiave, tra cui quello dell’energia». Anche Witkoff si è mostrato soddisfatto dei colloqui. Prima dell’incontro, l’inviato speciale statunitense aveva rilasciato un’intervista a Fox News in cui affermava che i colloqui di questi giorni potrebbero portare a una svolta e mettere sul piatto la possibilità di un cessate il fuoco navale nel Mar Nero, a cui farne seguire uno generalizzato. Witkoff, inoltre, ha bocciato la proposta di inviare delle forze di pace europee a guida britannica e francese, sottolineando che «Putin non vuole invadere l’Europa».

L’incontro tra Steve Witkoff e Rustem Umerov ha preceduto quellio di oggi, che si terrà sempre a Riad, dove le delegazioni russe e ucraine si incontreranno separatamente con quella statunitense. Il contenuto preciso dell’agenda odierna non è noto, ma anche l’agenzia di stampa russa TASS, riprendendo le dichiarazioni della Casa Bianca, cita un possibile negoziato per un cessate il fuoco sul Mar Nero. Nelle ultime settimane, le trattative per un cessate il fuoco si sono fatte sempre più serrate. Il 18 marzo, dopo una telefonata di oltre due ore, Donald Trump e Vladimir Putin si sono accordati per implementare un cessate il fuoco parziale che coinvolgesse le infrastrutture energetiche, proposta verso cui Volodymyr Zelensky si è mostrato parzialmente aperto. Entrambi i Paesi, tuttavia, continuano a denunciare reciproci attacchi alle infrastrutture energetiche, accusandosi l’un l’altro di violare la tregua ancora informale.

In generale, l’Ucraina sostiene che la Russia starebbe intensificando gli attacchi sul Paese — e non solo quelli contro le infrastrutture energetiche —, sottolineando l’importanza di raggiungere un cessate il fuoco il più rapidamente possibile. «Solo questa settimana, più di 1.580 bombe aeree guidate, quasi 1.100 droni d’attacco e 15 missili di vario tipo sono stati usati contro il nostro popolo», ha detto Volodymyr Zelensky. «Sono necessarie nuove soluzioni, con nuove pressioni su Mosca per fermare sia questi attacchi che questa guerra». Anche la Russia denuncia attacchi ucraini: il Ministero della Difesa russo ha affermato che, ieri notte, le sue forze hanno «distrutto e intercettato» 59 droni ucraini diretti verso le regioni di Rostov e Astrakhan.

[di Dario Lucisano]

Canada: elezioni anticipate al 28 aprile

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Il nuovo primo ministro canadese, Mark Carney, ha indetto elezioni anticipate, fissando la data della prossima chiamata alle urne al 28 aprile. Carney è premier dallo scorso 9 marzo, quando è succeduto al dimissionario Justin Trudeau, vincendo le primarie del partito. In Canada, le elezioni erano previste per ottobre, ma, viste le dimissioni di Trudeau, era attesa una chiamata alle urne da parte del suo successore. Carney correrà per il Partito Liberale e si scontrerà con Pierre Poilievre, leader dei Conservatori.

Tanzania: nella foresta pluviale è stata scoperta una nuova specie di alberi millenari

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Possiedono un’altezza imponente, la corteccia massiccia e una straordinaria longevità che può durare migliaia di anni: sono gli alberi scoperti nella foresta pluviale dei Monti Udzungwa, in Tanzania, da un gruppo di ricercatori del Museo delle Scienze, dell’Udzungwa Corridor LTD e del National Museum of Kenya, il quale ha stabilito in un nuovo studio scientifico sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Phytotaxa che si tratta di una nuova specie chiamata Tessmannia princeps. Nonostante il primo avvistamento risalga al 2019, gli scienziati hanno pubblicato i risul...

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Gaza, dal 7 ottobre 50.000 uccisi confermati

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A Gaza, a partire dal 7 ottobre, il numero di persone uccise confermate ha superato i 50.000 individui. A dirlo è il ministero della Sanità di Gaza, anche se l’ufficio media governativo parla di almeno 61.700 persone uccise, contando i dispersi tra le macerie. La conta delle vittime non considera tutti coloro che sono stati uccisi indirettamente. Nel frattempo, continuano i bombardamenti in tutta la Striscia. Solo nelle ultime 24 ore, Israele ha ucciso almeno 35 persone, tra cui un importante membro del gabinetto politico di Hamas.

Papa Francesco è stato dimesso dall’ospedale Gemelli

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Papa Francesco è stato dimesso dall’ospedale Gemelli di Roma dopo un ricovero di cinque settimane per curare una polmonite. Dopo aver lasciato l’ospedale, il pontefice ha fatto la sua prima apparizione pubblica dal 14 febbraio, affacciandosi da una finestra del policlinico, sotto cui era presente una folla di migliaia di persone. Papa Francesco dovrà ora rispettare un periodo di convalescenza di almeno due mesi, durante il quale, almeno nell’immediato, non potrà incontrare persone. Trascorrerà questo periodo presso la sua residenza a Santa Marta, dove sta per essere trasferito.

Napoli: cariche contro il corteo che chiedeva la messa in sicurezza del territorio

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Napoli non si Lega. E non è una passerella elettorale, tantomeno in un periodo così delicato, con l’attività sismica a scuotere la popolazione nell’assenza delle istituzioni. Questo il messaggio lanciato venerdì tra le strade di Bagnoli, quartiere partenopeo nel cuore dei Campi Flegrei, da più di mille cittadini in corteo. Tanta rabbia, acuita dalla presenza in città di Matteo Salvini, Giuseppe Valditara e Matteo Piantedosi, ministri di un governo accusato, in linea coi suoi predecessori, di non mettere in campo delle misure efficaci e strutturali per la messa in sicurezza del territorio flegreo. Di fronte, i cittadini, partiti da piazza Bagnoli, si sono trovati decine di agenti in tenuta antisommossa schieratisi a metà di via Coroglio, a qualche centinaia di metri dalla Città della Scienza. Qui era in programma un’iniziativa sulla “vera sicurezza” – quella dal volto della repressione, scalfita nel ddl 1660 in via di approvazione – organizzata dai tre ministri della Lega con l’orizzonte delle elezioni regionali. Alla richiesta di arrivare a presentare le proprie istanze agli esponenti del governo, la polizia ha risposto caricando il corteo.

«I soldi per le case si devono trovare tagliando la spesa militare», ripete il presidio che in piazza Bagnoli si sta per trasformare in corteo diretto a Città della Scienza. In prima fila ci sono i cuscini tenuti alti dai residenti, simbolo di un sonno perduto a causa delle recenti scosse di terremoto; sotto viene mostrato uno striscione eloquente: «La vostra sicurezza è solo repressione: 800 miliardi per la guerra, per i territori nessuna prevenzione». La città è blindata dalle forze dell’ordine. Tre camionette attendono i manifestanti, altre macchine e uomini circondano la piazza e presidiano le vie secondarie. Negli interventi che si susseguono prima e durante il corteo rabbia e perplessità sono i denominatori comuni: dubbi su vie di fuga e imbottigliamenti, risorse stanziate, aree immense come l’ex base NATO o la Mostra d’Oltremare non adibite a presidio fisso e organizzato per l’accoglienza dei cittadini in caso di terremoto, con punti di raccolta e di ristoro comprensivi di posti letto, cibo, personale medico e accesso a bagni e docce. Quando nel cuore della notte del 13 marzo scorso la terra ha tremato registrando una magnitudo di 4.6 centinaia di residenti si sono riversati in strada, giungendo ai cancelli dell’ex base NATO. Questi ultimi sono stati forzati dai cittadini che dopo aver superato le resistenze delle forze dell’ordine hanno dormito in macchina all’interno dell’area.

A dieci giorni dal terremoto più forte degli ultimi 40 anni non sono state evase tutte le richieste di sopralluogo di agibilità e rilievo dei danni; i residenti – 400 dei quali sgomberati – sono stati costretti a scegliere tra due tendopoli di fortuna (un eufemismo viste le denunce di chi ha dormito su delle sedie) e soluzioni abitative da pagare di tasca propria. I cittadini scesi in piazza questo venerdì chiedevano inoltre sostegni economici per chi ha perso o sta perdendo il lavoro, blocco dei mutui e degli affitti per gli sfollati, stop alla cementificazione ai Campi Flegrei – un supervulcano dal diametro di 15-18 km. Tutte queste richieste sono la sintesi di assemblee popolari svolte durante l’occupazione della decima municipalità napoletana, avvenuta a seguito dell’ultima forte scossa di terremoto. Il comitato cittadino che ne è nato intendeva portare tali richieste all’attenzione del governo e quindi dei tre ministri presenti in città. Quando la polizia ha creato un cordone con camionette e uomini in tenuta antisommossa sono scoppiate le tensioni coi manifestanti: al loro lancio di uova e al tentativo di superare il blocco, gli agenti hanno risposto coi manganelli. Dal corteo si è staccata una delegazione diretta alla Città della Scienza per chiedere un provvedimento straordinario per i Campi Flegrei. I cittadini hanno così ottenuto un incontro con il governo durante il quale chiederanno la realizzazione di un decreto-legge ad hoc.

[testo di Salvatore Toscano, foto e video di Antonio De Falco]

Turchia, confermato l’arresto di Imamoglu

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Il tribunale penale di Istanbul ha confermato l’arresto di Ekrem İmamoğlu, sindaco della città e principale rivale politico di Erdogan. İmamoğlu era stato preso in custodia lo scorso mercoledì ed è accusato nell’ambito di due indagini separate: la prima riguarda presunti episodi di corruzione legati all’assegnazione di gare d’appalto da parte del Comune, mentre la seconda riguarda il suo presunto favoreggiamento e aiuto al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che la Turchia considera un’organizzazione terrorista. Il tribunale lo ha arrestato nell’ambito dell’indagine per corruzione.

Medio Oriente, sale la tensione Libano-Israele

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Dopo che le IDF hanno dichiarato che il Libano avrebbe lanciato 5 razzi verso Israele «per la prima volta in 3 mesi», è arrivata la risposta di Tel Aviv che, secondo i media di Beirut, avrebbe condotto un raid aereo nell’area meridionale del Libano nei pressi dei villaggi di Hula e Markaba, uccidendo una donna. L’Unifil ha commentato la vicenda dicendosi «allarmata» per la possibile escalation, mentre la missione Onu nel Paese dei Cedri ha esortato «tutte le parti ad evitare di mettere a repentaglio tutti i progressi compiuti». Hezbollah ha negato di aver lanciato i razzi e l’esercito libanese ha deciso di aprire un’inchiesta a riguardo.