lunedì 24 Novembre 2025
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Uk, la Shell andrà a processo per il disastro ambientale causato nel delta del Niger 

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Oltre 42mila agricoltori e pescatori nigeriani, hanno fatto causa al colosso petrolifero anglo-olandese Shell, per il disastro ambientale nel delta del fiume Niger, causato dalle fuoriuscite di greggio nell’area. Lo studio legale Leigh Day, rappresentante delle comunità nigeriane di cui fanno parte gli accusatori, ha convinto la Corte Suprema di Londra a far rispondere la compagnia petrolifera dei danni ambientali della sua filiale nigeriana, l’SPDC. Secondo uno studio dell’UNEP (United Nations Environment Programme), il petrolio fuoriuscito dagli oleodotti Shell, ha contaminato non solo gli ecosistemi sulle cui risorse si basano le attività economiche delle comunità locali, ma anche le fonti di acqua potabile, le quali risultano piene di elementi cancerogeni in quantità 900 volte superiore alle linee guida dell’OMS. Un danno ambientale complessivamente comprendente un’area di 20 chilometri quadrati. 

Il colosso petrolifero anglo-olandese, nonostante non abbia mai negato – o cercato di negare – le conseguenze disastrose del suo agire sull’ambiente e sulle comunità nigeriane, ha tentato di risolvere la questione offrendo alle popolazioni locali 4mila euro, 50 sacchi di riso, 50 sacchi di fagioli e qualche confezione di zucchero, pomodori e olio di arachidi. Un proposta definita “offensiva, provocatoria e misera”, la quale è stata categoricamente rifiutata dagli abitanti della zona. Questi infatti, hanno chiesto la bonifica dei corsi d’acqua e dell’area contaminata, un’equa redistribuzione dei proventi dell’estrazione del petrolio e il risarcimento per i danni subiti.

Naufragio fiume Congo: 60 morti e centinaia di dispersi

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Un’imbarcazione sovraccarica si è inabissata nel fiume Congo, all’interno dell’omonima repubblica africana. Secondo quanto riferito dal ministro per gli Affari umanitari, Steve Mbikayi, a bordo vi erano circa 700 persone ed al momento sono stati ritrovati 60 corpi privi di vita e solo 300 sopravvissuti. Il bilancio è quindi destinato ad aggravarsi visto che mancano all’appello circa 340 dispersi.

Tar del Lazio: il governo deve rivedere l’obbligo delle mascherine a scuola

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Il prossimo Dpcm dovrà rivedere la norma che prevede l’obbligo di indossare la mascherina a scuola per i bambini di età compresa tra 6 e 11 anni, lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo il ricorso presentato da un gruppo di genitori. La sentenza stabilisce che il Dpcm del 3 novembre 2020, con il quale venne previsto l’obbligo di mascherina a scuola, venne scritto senza rispettare il parere elaborato dal Cts (Comitato tecnico scientifico) «senza tuttavia motivare alcunché sulle ragioni» e «il medesimo vizio appare perpetuato nei successivi Dpcm in assenza di un supporto istruttorio differente e/o prevalente». Secondo il Tar, il Cts non consigliò al governo di imporre l’uso indiscriminato della mascherina ai bambini, affermando viceversa che «la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità (bambini seduti al banco) con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione, come ad esempio il canto».

L’obbligo dell’uso della mascherina anche in classe, specifica la sentenza, rimarrà in vigore fino al 5 marzo, giorno di scadenza dell’attuale Dpcm «in ossequio al principio di precauzione», ma nel prossimo Dpcm il governo dovrà rivedere la norma. La sentenza del Tar ha carattere esecutivo e dovrà quindi essere rispettata, salvo ricorso al Consiglio di Stato da parte del governo o revisione del parere da parte del Cts.

Iraq: attentato contro aeroporto Erbil, ucciso un americano

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Nella notte c’è stato un attacco contro l’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Tre razzi sono stati lanciati contro l’obiettivo, uno di questi ha colpito vicino alla base militare che ospita le truppe straniere, uccidendo un contractor statunitense. Cinque i feriti, tra i quali un militare americano.

Ex Ilva, la sentenza: “Gli impianti dovranno essere spenti entro 60 giorni”

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Il Tar di Lecce ha deciso: gli impianti dell’ex Ilva dovranno essere spenti entro 60 giorni. Con una sentenza notificata pochi giorni fa, i giudici hanno quindi accolto le richieste del sindaco tarantino Rinaldo Melucci. Rigettati, invece, gli appelli di ArcelorMittal, del ministero dell’Ambiente e della Prefettura di Taranto. L’azienda che gestisce l’impianto siderurgico, l’ArcelorMittal S.A per l’appunto, avrà circa due mesi di tempo per ultimare le operazioni di spegnimento degli impianti dell’area a caldo. “Situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini. Impianti vecchi – recita la sentenza – rischio che si ripetano fenomeni inquinanti”. Senza nessuna sospensione condizionale, i sei reparti, già sequestrati nel 2012 dal gip Patrizia Todisco, andranno quindi fermati. Di contro, la multinazionale ha annunciato che impugnerà l’ordinanza al Consiglio di Stato.

Il caso Ilva esplose circa dieci anni fa. Nel marzo 2011, la Corte dell’Unione Europea condannò l’Italia per infrazione della legge comunitaria, dando inizio ad una serie di inchieste e processi. Nel maggio 2017, sospetti sempre maggiori di avvelenamento da diossina portarono al processo “Ambiente svenduto” davanti la Corte d’Assise di Taranto. Nella Città dei due mari a causa della presenza dell’impianto, infatti, è stata registrata una mortalità in eccesso. A confermarlo anche il quinto report dello Studio Epidemiologico Sentieri. Aumento dei casi di tumore al polmone, mesotelioma della pleura e diverse malattie dell’apparato respiratorio, sarebbero solo alcune delle patologie legate all’inquinamento atmosferico.

 

Turchia, maxi operazione contro l’opposizione curda: 700 arresti

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Almeno 718 sostenitori e militanti del PKK, il partito curdo di Abdullah Öcalan, sono stati arrestati indiversi blitz condotti in 40 province turche. Ieri il governo turco aveva accusato il PKK di aver sequestrato e ucciso 13 civili turchi in Iraq. Tra gli arrestati figurano anche diversi dirigenti dell’Hdp, il partito della sinistra curda che è la terza forza nel Parlamento di Ankara.

Internet 6g: la realizzazione dell’era post-smartphone è già una questione geopolitica

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La ricerca è appena agli inizi e difficilmente sarà completa prima di una decina d’anni, ma la battaglia per la realizzazione delle reti internet 6G è già entrata nel vivo. Dal punto di vista tecnico la rete 6G dovrebbe essere quella che azzererà i tempi di latenza con velocità di connessione da 1 TeraByte (Tb) al secondo. Ma i dettagli tecnici non bastano a rendere l’idea dei cambiamenti che il 6G porterà, che i ricercatori sintetizzano nella fusione definitiva del digitale con il mondo fisico. Lo smartphone sarà oggetto d’antiquariato sostituito da una sorta di alter ego digitale.

Dal punto di vista politico si tratta dell’innovazione che potrà rendere del tutto attuabile l’idea di smart city: metropoli organizzate completamente tramite l’analisi dei dati in tempo reale, dal punto di vista urbanistico, sociale ed economico. Per questo i paesi che sapranno guidare la rivoluzione tramite le loro aziende hi-tech potrebbero avere grande guadagno competitivo e ampio accesso a dati dei paesi dove istalleranno le reti. Non sorprende quindi che lo sviluppo del 6G sia già questione geopolitica: la Cina ha già avviato la sperimentazione, gli Usa – determinati a non rimanere indietro come in parte accaduto con il 5G – hanno creato una coalizione di imprese per la ricerca che comprende tra gli altri Apple e Google, mentre anche l’Ue cerca di competere.

Elezioni in Kosovo: Vetevendosje! stravince col 48%

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Larghissimo successo del movimento Vetevendosje! (Autodeteminazione!) che a spoglio quasi ultimato risulta al 48,17% nelle elezioni del Kosovo. Fermo al 17,35% il Partito democratico del Kosovo (Pdk), del presidente dimissionario Hashim Thaci. Vetevendosje! è un movimento nazionalista di sinistra che ha alla base del proprio programma la lotta alla corruzione, il rilancio dell’economia attraverso un piano di nazionalizzazioni, l’aiuto economico alle fasce deboli della società e l’opposizione alle ingerenze esterne negli affari dello stato kosovaro.

Uk, rapporto del governo: 240 decessi sospetti dopo i vaccini anti-covid

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Sono 240 i decessi verificatesi a seguito del vaccino nel Regno Unito, a specificarlo un approfondito rapporto pubblicato dal governo inglese. In particolare, spiega il rapporto, si sono verificate “143 segnalazioni di sospette reazioni avverse al vaccino Pfizer-BioNTech in cui il paziente è morto poco dopo la vaccinazione, 90 segnalazioni analoghe per il vaccino Oxford-AstraZeneca e 3 casi in cui non è stata specificata la marca del vaccino”. I casi raccolti sono aggiornati al 31 gennaio 2021, quando nel Regno Unito erano state vaccinate complessivamente 9,6 milioni di persone (6,6 con Pfizer e 3 con AstraZeneca), i decessi sarebbero stati rispettivamente il 0,0022% (uno su 50.000 vaccinati circa) con il vaccino Pfizer e il 0.003% (uno su 33.000) con il vaccino AstraZeneca. Il rapporto specifica che “la maggior parte di queste segnalazioni riguardava persone anziane o con malattie di base” e non è possibile stabilire quale ruolo il vaccino abbia avuto nel decesso.

In totale sono stati 20.319 i casi di reazioni avverse registrati, inclusi quelli di carattere molto lieve. Tra i casi più gravi sui quali le autorità stanno indagando per capire la possibile correlazione con il vaccino ci sono 8 casi di aborto spontaneo che si sono verificati dopo la vaccinazione di donne incinte, 114 casi di paralisi di Bell (paralisi facciale solitamente transitoria) e 160 casi di anafilassi, ovvero di reazioni allergiche molto gravi a comparsa istantanea, che possono arrivare allo shock anafilattico.

Elezioni Catalogna: indipendentisti conquistano maggioranza assoluta

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Alle elezioni in Catalogna vincono nuovamente le forze indipendentiste. I tre partiti che mirano alla secessione dalla Spagna (Erc, Junts per Catalunya e Cup) ottengono complessivamente 74 seggi su 135, ampiamente sopra la maggioranza assoluta. Le elezioni segnano anche il crollo dei partiti moderati (Partito Popolare e Ciudadanos) e l’ingresso per la prima volta nel parlamento autonomo regionale dell’estrema destra di Vox con 11 seggi. In marcato calo l’affluenza, ferma al 53%.