sabato 22 Novembre 2025
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Ciad: morto il presidente del Paese

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Il presidente del Ciad, Idriss Déby Itno, è morto nella giornata di oggi in seguito alle ferite riportate durante un’azione militare effettuata nei giorni scorsi contro i ribelli nel Nord del Paese. Lo hanno comunicato le forze armate del Ciad, le quali hanno aggiunto che il Consiglio militare del paese sarà guidato per 18 mesi dal figlio del defunto presidente, Mahamat Idriss Déby Itno.

Spagna, scoperte antiche orme di bambini Neanderthal sulla sabbia 

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Nel giugno del 2020 sono state scoperte alcune impronte fossili in un tratto costiero di Doñana, in Spagna. Inizialmente si credeva appartenessero ad animali di grande statura ma, con l’intervento di un team di ricerca dell’Università di Huelva, si è concluso si tratti di orme umane, appartenenti a un gruppo di individui vissuti 100mila anni fa. Più precisamente, il rilevamento è avvenuto sulla spiaggia di Matalascañas, dove i paleontologi hanno identificato nella roccia sedimentaria 87 impronte di 36 individui vissuti circa 106mila anni fa, durante il Pleistocene superiore, quando la regione era popolata dai Neanderthal.

Il team ha analizzato attentamente le orme del gruppo di ominidi – forse unito da legami di parentela – studiandone la grandezza e la distribuzione, per poter poi definire l’altezza di ciascun individuo. E proprio da quest’ultimo approfondimento è emerso che tra i Neanderthal vi fossero anche 11 bambini. Ma ciò che di questa scoperta sorprende di più, è la presenza di due orme molto piccole – di circa 14 centimetri – le quali, secondo gli esperti, apparterrebbero a un bambino di circa sei anni. Come altre, queste tracce sono quelle disposte in maniera più caotica. Un particolare che – affermano i paleontologi – starebbe a indicare che quasi sicuramente i più giovani stessero giocando, forse saltando o correndo.

Le impronte degli individui adulti sono situate poco distanti dall’acqua. Questo dettaglio e la presenza di utensili da caccia in pietra tipici della manifattura dei Neanderthal, ritrovati in alcuni siti vicini a Matalascañas, suggerisce che, molto probabilmente, gli ominidi fossero intenti a pescare o a cacciare gli animali della riva, mentre i piccoli erano impegnati a giocare. Questa scoperta è importantissima, in quanto rappresenta una prova indiscutibile dell’esistenza dei Neanderthal nel sud della penisola iberica, nella zona della costa andalusa. 

[Eugenia Greco]

USA: due leader dei Proud Boys in carcere

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Un giudice federale ha ordinato che Ethan Nordean, di Washington, e Joseph Biggs, della Florida, siano condotti in carcere in attesa del processo sui fatti del Congresso dello scorso 6 gennaio. I due, appartenenti al gruppo denominato “Proud Boys”, insieme ad altri due leder locali del movimento, sono accusati di cospirazione ai danni della certificazione delle elezioni del 2020 e di aver organizzato e guidato decine di attivisti e militanti nell’assedio di Capitol Hill.

Ex Ilva: il governo si schiera contro la sentenza di chiusura degli impianti

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L’acciaieria ex Ilva di Taranto non deve chiudere. Questa l’idea del ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, colui che doveva essere la bandiera di quello che il premier Mario Draghi aveva definito «governo ecologista», con il compito di coniugare sviluppo economico e tutela ambientale. Il ministero ha depositato una memoria al Consiglio di Stato che il 13 maggio prossimo dovrà decidere se confermare o meno lo stop alle attività produttive dello stabilimento ex Ilva, deciso da una sentenza del Tar di Lecce il 13 febbraio scorso per far fronte a quella che viene definita una «situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini».  Il ministero si dice fortemente contrario alla sentenza, definita ideologica, con cui il Tribunale di Lecce aveva deciso lo spegnimento degli impianti – entro 60 giorni – perché responsabile del forte degrado ambientale che i cittadini di Taranto subiscono da anni di emissioni nocive.

Attraverso l’Avvocatura dello Stato il ministero a guida Cingolani, sorto con l’idea precisa di passare ad una economia sostenibile basata sulle questioni ecologiche, sostiene che il Tar di Lecce si sia espresso con valutazioni superficiali e ideologiche, piuttosto che giuridiche, senza un approfondimento tecnico. Secondo il ministero non deve essere il TAR a pronunciarsi ma una sentenza di un processo penale, che stabilisca se le emissioni siano dannose oppure no.

All’inizio di quest’anno, la magistratura aveva per la prima volta associato la morte del piccolo Lorenzo Zanatta, avvenuta nel 2014, alle sostanze inquinanti prodotte dall’impianto siderurgico. Dopo anni di tavoli istituzionali, studi scientifici e report vari che mostrano il fortissimo impatto sull’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto, con incidenza tumorale molto superiore alla media nazionale, sembra che si torni a fare passi indietro e che lo si faccia con chi invece doveva portare l’intero paese a fare dei grandi passi in avanti nelle questioni di carattere ecologico, e non solo.

[di Michele Manfrin]

Catania: 14 arresti per sparatoria di Librino

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Si è conclusa l’operazione Centauri dei Carabinieri di Catania che hanno eseguito un’ordinanza di custodia in carcere per 14 persone, accusate a vario titolo, in riferimento alla sparatoria accorsa lo scorso 8 agosto 2020, nel rione Librino, quando si affrontarono esponenti del clan dei Cursoti Milanesi e della famiglia Capello causando la morte di due persone e il ferimento di altre sei.

Esiste un piano per la disgregazione della Bosnia-Erzegovina

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Secondo quanto affermato da vari media dei paesi balcanici, esisterebbe un piano per smembrare la Bosnia-Erzegovina e completare il processo di disintegrazione dell’ex Jugoslavia. Il documento – riportato dal portale sloveno necenzurirano.si e intitolato “Balcani occidentali – la via da seguire” – è arrivato sulla scrivania del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e sarebbe partito dall’ufficio del premier sloveno Janez Jansa – che a luglio si appresta ad assumere la presidenza del Consiglio dell’UE. Jansa si è affrettato a smentire mentre non ci sono ancora prese di posizione ufficiali da parte degli organi europei. Il premier albanese, Edi Rama, afferma di averlo visto e di averne parlato con Jansa.

Nello specifico, il documento articola tre proposte per ridisegnare i confini dei Balcani occidentali e porre quindi fine alle questioni nazionali irrisolte di serbi, croati e albanesi che risalgono alle guerre jugoslave e alla loro risoluzione. La prima proposta è quella di unificare l’Albania e il Kosovo andando a creare, in parte, quanto auspicato dai sostenitori della cosiddetta “Grande Albania”. La seconda proposta riguarda invece l’annessione alla Serbia della maggior parte dei territori facenti parte della Repubblica Srpska – entità serba appartenente alla Bosnia-Erzegovina. Infine, la terza proposta riguarda l’annessione da parte della Croazia dei territori a maggioranza croata appartenenti alla Bosnia-Erzegovina.

Preparato a marzo dopo una visita del presidente sloveno Borut Pahor a Sarajevo, il documento è un non-paper, ovvero un testo ufficioso senza intestazione e firma, utilizzato in diplomazia per tastare il terreno su questioni spinose e particolarmente delicate. Zeliko Komsic, membro croato della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, il 12 aprile, ha confermato che il presidente della Repubblica slovena ha chiesto agli esponenti della presidenza bosniaca se fosse stata possibile una separazione pacifica fra le varie componenti della Bosnia-Erzegovina, così da concludere il processo di stabilizzazione politica dell’area che permetterebbe l’adesione completa dell’intera regione all’UE.

Komsic si è dichiarato contrario all’iniziativa mentre il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, che è Presidente di turno della presidenza collegiale bosniaca, ritiene che una divisione pacifica della Bosnia-Erzegovina sia da prendere in seria considerazione vista l’instabilità del sistema bosniaco. Secondo Sefik Dzaferovic, membro bosniaco musulmano della presidenza tripartita bosniaca, un tale piano di divisione della Bosnia-Erzegovina porterebbe a una nuova guerra nella regione balcanica che potrebbe interessare l’intera area europea.

I Balcani, regione considerata di rilevanza geostrategica, sono un crocevia di interessi diversi. Europa e Stati Uniti stanno portando avanti il processo di adesione all’UE e alla NATO di molti dei paesi dei Balcani occidentali mentre la Russia considera l’area balcanica come estremamente importante per la propria proiezione mediterranea. Da qualche anno a questa parte, la Turchia si è inserita con grande forza nello scacchiere balcanico portando avanti i propri interessi economici e strategici, sfruttando i movimenti islamici – anche terroristici – della regione.

Il documento, che allude al superamento degli accordi di Dayton firmati nel 1995 a conclusione della guerra nella Bosnia-Erzegovina, conflitto inserito all’interno delle guerre jugoslave svoltesi tra il 1991 e il 2001 all’indomani della dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, prospetta la ridefinizione dell’assetto complessivo della regione dei Balcani occidentali che continua ad essere centro di tensioni di vasta portata che vanno ben al di là delle regione stessa e che rischia di riaccendere le micce mai veramente sopite del tutto.

[di Michele Manfrin]

L’Etiopia dichiara lo stato di emergenza nello stato di Amhara

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L’Etiopia ha dichiarato lo stato di emergenza nella parte meridionale dello stato regionale di Amhara, in seguito ai violenti scontri che nei giorni scorsi si sono verificati nella città di Ataye e in molte altre aree delle zone speciali dell’Oromia. Il conflitto armato è conseguenza di una spirale di violenze innescate da decenni di tensioni.

Cuba: Diaz-Canel succede a Raul Castro

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L’ottavo congresso del Partito Comunista Cubano ha registrato la fine ufficiale dell’era dei fratelli Castro alla guida della rivoluzione cubana. Diaz-Canel, già presidente della Repubblica di Cuba, succede a Raul Castro alla guida del partito. Raul, 89 anni, aveva raccolto il testimone dal fratello Fidel nel 2011.

Unicredit viola la sua policy continuando a investire sul fossile

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Un miliardo di euro a favore della società ceca EPH, principale acquirente di miniere e centrali a carbone obsolete. È a quanto ammonta un recente prestito rilasciato da Unicredit. Attraverso tale operazione finanziaria l’istituto di credito ha, di fatto, investito su fonti fossili entrando così in conflitto con la propria policy. La EPH, compagnia attiva nel settore energetico, è nota per i suoi tentativi di prolungamento dell’operatività di impianti a carbone in fase di dismissione o particolarmente inquinanti. Tra le altre, è proprietaria della centrale a carbone di Fiume Santo, tra le principali cause di inquinamento nel Nord della Sardegna. EPH sta poi ampliando i suoi affari mediante l’acquisizione della centrale tedesca di Schkopau. In questo senso, il prestito di Unicredit si profila come una violazione della sua politica aziendale. Ovvero, una posizione sul settore del carbone – almeno fino ad ora – tra le più avanzate a livello globale. Questa prevede, infatti, l’interruzione di ogni rapporto con tutte quelle società intenzionate ad espandersi nel campo delle fonti inquinanti.

A parole, una policy a favore della sostenibilità. Nei fatti, invece, non è la prima volta che questa viene tradita. Nel 2020 Unicredit avrebbe, infatti, concesso prestiti e sottoscrizioni a società petrolifere e del gas per un totale di quasi 6 miliardi di euro. Nello stesso anno, inoltre, l’istituto ha investito con oltre 280 milioni di euro in più in progetti dedicati all’esplorazione, produzione e trasporto di idrocarburi. Tra le società finanziate figurano Eni, Repsol e Total. Per quest’ultima, con 348 milioni di euro concessi nel solo 2020, Unicredit figura tra i principali sostenitori finanziari. Sollecitato da Re:Common che ha condotto l’inchiesta, l’istituto di Piazza Gae Aulenti ha scelto di non rilasciare nessuna dichiarazione.

 

Ingenuity: il primo volo su Marte

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Il drone-elicottero della Nasa, chiamato Ingenuity, ha volato in autonomia sul pianeta rosso alzandosi fino a cinque metri di altezza per poi accomodarsi sul terreno quaranta secondi dopo, per poter ricaricare le proprie batterie. Rimandato qualche giorno fa a causa del forte vento, quello di Ingenuity è il primo volo controllato da remoto su di un altro pianeta. Il successo dell’operazione condotta dalla NASA apre nuovi scenari per il futuro dell’esplorazione marziana.