Ieri mattina, il tribunale di Massa, in Toscana, ha condannato 22 carabinieri e un’altra persona per le violenze commesse contro diverse persone nella caserma di Aulla, in provincia di Massa-Carrara. Gli imputati sono stati condannati per lesioni, violenza sessuale, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, porto abusivo d’armi e omissione di denuncia, e hanno ottenuto un totale di circa 70 anni di carcere. La pena più grave è stata inflitta al maresciallo Alessandro Fiorentino, condannato a 9 anni e 8 mesi. L’indagine sui fatti avvenuti nella caserma di Aulla risale al 2017: dopo la denuncia di un cittadino, erano emersi un centinaio di episodi di violenze, umiliazioni e abusi sessuali da parte degli agenti.
La Spagna ha vissuto il più grande blackout di sempre, ma le cause sono ancora sconosciute
Ieri, lunedì 28 aprile, un vasto blackout ha interessato la penisola iberica. L’interruzione della rete elettrica ha coinvolto quasi tutta la Spagna, diverse località portoghesi e porzioni del sud della Francia e del Marocco. In Spagna, il Paese più colpito, sono stati interessati tutti i servizi, dal trasporto pubblico all’illuminazione stradale, fino alle telecomunicazioni; in alcune località la circolazione dei treni e delle metropolitane è stata interrotta durante il servizio, costringendo le autorità ad evacuare i passeggeri. Non è ancora chiaro quante persone siano state coinvolte né le ragioni del blackout. L’elettricità ha iniziato a tornare gradualmente: dopo sette ore dall’interruzione, il 20% della domanda energetica era stato ripristinato e stavano venendo reintegrati i servizi di interconnessione con la Francia meridionale. Alle 6 di oggi, la maggior parte della rete era tornata a funzionare.
Il blackout generale che ha interessato la Spagna è iniziato attorno alle 12:32 di ieri. A essere colpita è stata la maggior parte dei principali centri del Paese, tra cui Madrid, Barcellona, Bilbao, Pamplona, Santiago, Cordoba e Siviglia. Le autorità si sono mosse sin da subito per comprendere la causa del fenomeno e per ripristinare la corrente, dichiarando lo stato di emergenza nazionale. In seguito all’interruzione di corrente sono stati segnalati forti disagi in tutto il Paese. In diverse città, come Madrid, centinaia di auto sono rimaste imbottigliate nel traffico a causa dello stazionamento forzato dei mezzi pubblici. Metro e treni si sono bruscamente fermati in tutto il Paese, intrappolando migliaia di persone. Secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El País, i servizi di soccorso hanno ricevuto migliaia di chiamate da cittadini rimasti bloccati negli ascensori o nei vagoni: a Toro, 480 persone che viaggiavano su un treno sono state evacuate con tutti i loro bagagli dopo circa 5 ore in cui erano rimaste chiuse nei vagoni. Alcune stazioni ferroviarie, come quelle di León e Barcellona, hanno deciso di rimanere aperte per offrire un rifugio notturno ai passeggeri che si sono ritrovati improvvisamente senza un posto dove andare.
A causa della caduta della rete, diversi negozi hanno chiuso o limitato le attività, consentendo solo pagamenti in contanti. Il crollo è stato gestito in alcuni luoghi di lavoro e nei servizi essenziali, come gli ospedali, grazie all’attivazione di generatori di emergenza. Nonostante ciò, i servizi ospedalieri hanno subito un forte rallentamento. I giornali riportano anche lunghe code fuori dai negozi, a causa della chiusura dei supermercati, e gravi disagi alle telecomunicazioni. La rete telefonica è stata per ore altalenante, il servizio di messaggistica WhatsApp ha subito interruzioni e internet ha retto solo nelle prime ore. Tutti questi problemi hanno colpito anche alcune aree del Portogallo, tra cui i maggiori centri: Lisbona e Porto.
In alcune zone la corrente elettrica è stata ripristinata a partire dalle 13:30, grazie alle interconnessioni con la Francia e il Marocco. Poco prima delle 19, Red Eléctrica, il gestore nazionale, ha annunciato che il servizio era stato ripristinato in alcune parti dell’Andalusia, Catalogna, Aragona, Paesi Baschi, Galizia, Asturie, La Rioja, Navarra, Castiglia e León, Estremadura, Comunità Valenciana, Murcia, Castiglia-La Mancia e Madrid. Tuttavia, a quell’ora il fabbisogno nazionale di elettricità era ancora lontano dall’essere completamente soddisfatto, tanto che alle 23 il servizio era tornato solo al 51% della capacità. Alle 6 di stamattina, Red Eléctrica ha comunicato che la rete era stata ristabilita al 99,16%, ma ancora adesso, secondo testimonianze dei cittadini, alcuni servizi di trasporto restano chiusi.
La causa del blackout è ancora sconosciuta, ma il premier spagnolo Pedro Sánchez e Red Eléctrica hanno rilasciato alcuni dettagli su come si è verificato il disastro: alle ore 12:32, infatti, è stata rilevata nelle reti elettriche «una fortissima fluttuazione nei flussi di energia», dovuta a una perdita di generazione. In appena cinque secondi si è registrata la perdita di 15 gigawatt di capacità produttiva, che ha scatenato una reazione a catena, portando alla disconnessione dell’intero sistema elettrico spagnolo da quello europeo.
[Foto di copertina: Armando Negro]
Canada, i liberali vincono le elezioni
Con il 96,09% delle sezioni scrutinate, è ormai certo: il premier canadese uscente Mark Carney e il suo Partito Liberale hanno vinto le elezioni in Canada. Ancora serrata la battaglia sui seggi parlamentari, che potrebbe restituire ai liberali una maggioranza relativa in Parlamento e, conseguentemente, costringerli a governare con un governo di minoranza. Attualmente, il partito controllerebbe 167 dei 343 seggi in aula, seguito dai 145 del Partito Conservatore. Il candidato dei conservatori Pierre Poilievre si è congratulato con Carney per la sua «vittoria di misura» e per il suo futuro «governo di minoranza».
Nel 2024 la spesa militare ha raggiunto la cifra più alta di sempre
Nel 2024, la spesa militare globale ha raggiunto i 2.718 miliardi di dollari, registrando un aumento rispetto all’anno precedente del 9,4%, il più consistente dal lontano 1988. Lo ha attestato il nuovo rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), una delle fonti più autorevoli su questo tema, che ha confermato come il valore risulti in crescita per il decimo anno consecutivo. Il peso della spesa militare sul PIL globale è salito al 2,5%, mentre la spesa pro capite ha raggiunto i 334 dollari, la quota più alta da 35 anni a questa parte. I cinque principali Paesi per spesa militare — USA, Cina, Russia, Germania e India — hanno rappresentato insieme il 60% del totale mondiale.
Come dettagliato nel report, gli Stati Uniti si sono confermati il primo spender mondiale con 997 miliardi di dollari, seguiti dalla Cina con 314 miliardi. La Russia, a causa della prosecuzione della guerra contro l’Ucraina, ha incrementato la sua spesa del 38% fino a 149 miliardi, pari al 7,1% del suo PIL. Kiev ha invece speso 64,7 miliardi, posizionandosi all’ottavo posto posto globale, avendo destinato il 34% del suo PIL al settore militare. Nel continente europeo, la spesa militare risulta in aumento del 17%, toccando i 693 miliardi di dollari, trainata dal conflitto in Ucraina e dal generale riarmo. Tutti i gli Stati europei, con la sola eccezione di Malta, hanno aumentato il proprio budget. I membri della NATO hanno speso in totale 1.506 miliardi di dollari, rappresentando il 55% della spesa globale. Diciotto su 32 membri NATO hanno raggiunto o superato il 2% del PIL in spese militari, in linea con gli obiettivi aggiornati dell’Alleanza.
La Germania è diventata il quarto più grande spender globale con 88,5 miliardi di dollari, aumentando del 28% rispetto al 2023. L’India ha incrementato leggermente la spesa a 86,1 miliardi, con un focus crescente sulla produzione domestica di armamenti. La Polonia ha visto un aumento del 31% arrivando a 38 miliardi, con una spesa pari al 4,2% del PIL, la più alta nell’Europa centrale e occidentale. L’Italia si posiziona al tredicesimo posto a livello globale, con una crescita contenuta ma costante (+1,4%). Negli Stati Uniti, la spesa ha riflesso le priorità della Strategia Nazionale di Difesa 2022: rafforzare la deterrenza integrata contro Russia e Cina, investendo 246 miliardi in potenziamento nucleare e sistemi di difesa missilistica. Particolare attenzione è stata rivolta anche al supporto a Ucraina (48,4 miliardi) e Israele (10,6 miliardi) tramite stanziamenti straordinari. La Cina ha continuato il suo trend di crescita ininterrotta da tre decenni, con un aumento del 7% nel 2024. La modernizzazione delle forze armate entro il 2035 rimane l’obiettivo strategico di Pechino, che ha investito in nuove capacità nei settori aereo, subacqueo, nucleare e cyber.
In Africa, la spesa militare ha raggiunto 52,1 miliardi, con un aumento del 3%. La crescita è stata trainata soprattutto dal Nord Africa, con Algeria primo spender continentale. In Africa subsahariana, invece, la spesa è calata del 3,2%, con flessioni significative in Sudafrica, Nigeria ed Etiopia. Nelle Americhe, la spesa è cresciuta del 5,8% a 1.100 miliardi di dollari. Oltre agli USA, si registra un forte aumento in Messico (+39%), a sostegno delle forze di sicurezza interne come la Guardia Nacional, e in Guyana (+78%) a causa delle tensioni territoriali con il Venezuela. La spesa ha continuato a crescere anche in Asia e Oceania, con il Giappone che ha registrato il maggiore aumento dal dopoguerra (+21%), avendo destinato cospicue risorse a nuove capacità di attacco a lungo raggio. Nella polveriera del Medio Oriente, la spesa militare è cresciuta del 15% a 243 miliardi. L’aumento più eclatante – e non è una sorpresa – si è verificato in Israele (+65%), che ha portato la spesa al 8,8% del PIL. L’Arabia Saudita ha speso 80,3 miliardi, mentre l’Iran ha visto un calo del 10% dovuto a problemi economici interni.
Sulla costante tendenza al riarmo di UE e NATO i riflettori erano già stati accesi alla fine del 2023 dal rapporto “Arming Europe”, commissionato a un team di esperti dalle articolazioni italiana, tedesca e spagnola di Greenpeace. La ricerca aveva attestato come in dieci anni gli investimenti per i nuovi sistemi d’arma dei Paesi dell’Alleanza Atlantica all’interno dell’UE fossero cresciuti quattordici volte di più rispetto al loro PIL complessivo. In Italia, da 2,5 miliardi di euro la spesa militare si era alzata fino a toccare i 5,9 miliardi. Eppure, mentre enormi quantità di risorse sono state incanalate in questa direzione, il Prodotto Interno Lordo dei Paesi di riferimento è risultato stagnante. Al posto che al welfare e alla spesa ambientale, si è preferito mettere mano a quella militare: basti pensare che in Italia, mentre la spesa in armi ha subito un incremento addirittura del 30%, quella per la sanità è aumentata soltanto dell’11%, quella per la protezione ambientale del 6% e quella per l’istruzione di un risicatissimo 3%.
La Russia ha annunciato un cessate il fuoco di tre giorni a maggio
Il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di istituire un cessate il fuoco con l’Ucraina per l’ottantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. La notizia è stata diffusa dal canale Telegram del Cremlino e ripresa dall’agenzia di stampa russa TASS. Di preciso, il cessate il fuoco inizierà nella mezzanotte dell’8 maggio e durerà fino alla mezzanotte dell’11 maggio. In quel periodo, si legge nell’annuncio, «le forze armate russe cesseranno le ostilità per ragioni umanitarie».
Il telescopio Webb ha scovato una galassia che sfida la comprensione dell’Universo primordiale
Il telescopio spaziale James Webb ha stupito per l’ennesima volta la comunità scientifica con una scoperta che, come spesso accade grazie all’utilizzo di tale strumento, sfida le teorie che molti esperti consideravano consolidate: ha permesso la scoperta di una galassia distante osservata appena 330 milioni di anni dopo il Big Bang che ha mostrato una brillante radiazione di idrogeno in un’epoca in cui si pensava che tali segnali fossero completamente bloccati. A rivelarlo è il lavoro di un team di ricercatori guidato da Joris Witstok dell’Università di Cambridge dettagliato in un recente studio scientifico sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Nature. «Questo risultato è stato totalmente inaspettato dalle teorie sulla formazione delle galassie primordiali e ha colto di sorpresa gli astronomi», commentano i coautori, aggiungendo che ulteriori osservazioni verranno effettuate per ottenere maggiori informazioni sulla natura della galassia e sull’origine della sua intensa radiazione.
Il telescopio James Webb della NASA, dell’ESA e della CSA è stato lanciato con obiettivi tutt’altro che indifferenti, tra cui quello di esplorare la cosiddetta “alba cosmica”. Si tratta dell’epoca in cui si formarono le prime galassie dopo il Big Bang e che, secondo la teoria, caratterizzava un Universo avvolto da una densa nebbia di idrogeno neutro che assorbiva la luce ultravioletta. Tra le radiazioni assorbite e, secondo la teoria, impossibili da rilevare, vi era anche la Lyman-alfa, ovvero la luce emessa dagli atomi di idrogeno quando gli elettroni cambiano livello di energia. Si tratta di una delle tante radiazioni che sarebbero state bloccate dalla nebbia di idrogeno e che non sarebbero state visibili fino a circa un miliardo di anni dopo il Big Bang, quando il processo di reionizzazione l’avrebbe dissipata. Tuttavia, grazie all’utilizzo di NIRCam – una fotocamera nel vicino infrarosso capace di misurare la luminosità in diversi filtri – e NIRSpec – uno spettrografo che permette di analizzare la luce in dettaglio – i ricercatori hanno trovato un controesempio che potrebbe potenzialmente rivoluzionare la nostra concezione dell’Universo primordiale.
In particolare, analizzando il cosiddetto “redshift” – che fornisce una misura della distanza di un oggetto cosmico: più è alto il valore, più antica è l’immagine che osserviamo – è stata individuata JADES-GS-z13-1, galassia risalente ad un’epoca in cui l’Universo aveva solo 330 milioni di anni con una forte emissione di Lyman-alfa, che si pensava impossibile da rilevare. «La conferma della radiazione Lyman-α da questa galassia ha grandi implicazioni per la nostra comprensione dell’Universo primordiale. Non avremmo dovuto trovare una galassia come questa, data la nostra comprensione di come si è evoluto l’Universo. Potremmo pensare all’Universo primordiale come avvolto da una fitta nebbia che renderebbe estremamente difficile individuare anche i fari più potenti che vi si affacciano, eppure qui vediamo il fascio di luce di questa galassia perforare il velo», concludono gli autori.
Massacri a Gaza, Israele uccide oltre 70 persone in 24 ore
Nelle ultime 24 ore, gli ospedali di Gaza hanno registrato 71 persone uccise dalle forze israeliane, tra cui 14 corpi recuperati da sotto le macerie, e 153 feriti. Lo ha reso noto il Ministero della Salute di Gaza all’interno del suo rapporto statistico quotidiano sulle vittime palestinesi nella guerra israeliana contro l’enclave. Nei raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza dall’alba sono state uccise almeno 32 persone, di cui 26 nella città di Gaza e nella Striscia di Gaza settentrionale. Israele ha ucciso almeno 52.314 palestinesi dall’inizio dell’offensiva militare del 7 ottobre 2023. Da quando ha ripreso l’offensiva lo scorso 18 marzo, le forze di Tel Aviv hanno ucciso almeno 2.222 persone.
Maxi blackout in Spagna, Portogallo e Francia
Un blackout generale starebbe interessando in questo momento l’intera Spagna (eccetto le isole Canarie), oltre ad alcune zone del Portogallo e della Francia. Ad essere coinvolti sono tutti i servizi, dal trasporto pubblico all’illuminazione stradale, fino alle telecomunicazioni. La Rete Elettrica Spagnola ha dichiarato di star cercando di risolvere il problema e che la causa è stata una caduta del sistema elettrico, ma non si sa ancora a cosa questa sia dovuta. Tra i più grandi centri interessati vi sono Madrid, Barcellona, Bilbao, Pamplona, Santiago, Cordoba e Siviglia.