mercoledì 7 Maggio 2025
Home Blog Pagina 1486

Nonostante tutto, nel mondo si lavora sempre meno ore al giorno

0

Il tempo consacrato al lavoro è drasticamente diminuito negli ultimi 150 anni: si lavora meno ore al giorno, meno giorni alla settimana, meno settimane all’anno. Sebbene questo meccanismo si sia verificato in molti Paesi, soprattutto i più ricchi, vi sono non poche differenze a livello regionale ed internazionale. Queste dinamiche si sono così prestate a diversi studi che spiegano non solo i livelli di produttività ma anche di progresso e benessere economico: tra essi, uno studio condotto da Our World in Data, a sua volta basato sulle ricerche di Michael Huberman e Chris Minns, illustra che l’orario lavorativo per persona impiegata ha subito una forte riduzione negli ultimi 150 anni, soprattutto rispetto al 1870, quando l’avvio dell’industrializzazione comportava stremanti giornate lavorative. Secondo i dati raccolti, nei primi Paesi industrializzati erano 3.000 le ore dedicate al lavoro nel 1870 (60-70 ore a settimana, per 50 settimane su base annuale), oggi invece praticamente dimezzate (riduzione del 40% nel Regno Unito e del 60% in Germania, ad esempio). I dati registrano tre distinte fasi del fenomeno: una più lieve riduzione fino al 1913, intensificatasi in seguito ai cambiamenti tecnologici e politici delle guerre mondiali e della Grande Depressione fino al 1938, per continuare più dolcemente fino ad oggi. Una seconda tendenza è la diminuzione di giorni lavorativi: se in passato erano sei a settimana, oggi sono cinque, cui si aggiungono numerosi festivi e vacanze più lunghe.

Scossa di terremoto a Milano, magnitudo 3.8

0

Registrata nel tardo pomeriggio una scossa di terremoto in provincia di Milano, con epicentro a Trezzano sul Naviglio, a 7,9 km di profondità, e magnitudo 3.8. Attualmente non si hanno notizie di danni o feriti; i Vigili del Fuoco stanno svolgendo delle verifiche per accertare la stabilità degli edifici.

Migranti, Ungheria condannata da Corte UE

0

L’Ungheria è stata condannata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per diverse violazioni in materia di asilo e rimpatri. La Commissione aveva presentato ricorso poiché il Paese è venuto meno agli obblighi previsti dal diritto dell’Unione sulle procedure di riconoscimento e rimpatrio di cittadini di Paesi terzi privi di permesso di soggiorno. I giudici hanno ritenuto violazione anche la forzata permanenza in una zona di transito appositamente adibita a tutti coloro che avevano chiesto protezione alle autorità ungare.

I negozi di bricolage di tutta Europa vendono legna tagliata illegalmente nelle foreste

0

I negozi d bricolage europei vendono legno prelevato illegalmente dalla regione russa della taiga. Lo ha denunciato l’organizzazione no-profit Eartsight in un rapporto. Si parla di oltre 100mila tonnellate di legname provenienti da aree dove la corruzione sta contribuendo alla rapida distruzione delle foreste vergini. Le accuse ricadono sull’azienda BM Group, che nega però ogni illecito. Secondo i Pubblici Ministeri russi il presidente dell’azienda, Alexander Pudovkin, ha ammesso di aver pagato tangenti in cambio di cospicui sussidi statali e concessioni forestali. I PM affermano inoltre che l’azienda Asia Les, affiliata alla BM Group, avrebbe registrato illegalmente 600.000 metri cubi di legno e che le licenze per il disboscamento sarebbero state ottenute tramite corruzione e frode.

Secondo le stime, la BM Group avrebbe disboscato un’area di taiga grande quanto Londra e che la Asia Les avrebbe abbattuto una quantità di alberi per un valore di 870 milioni di euro. Nonostante lo scandalo esploso nel 2019, molti importatori europei – si legge nel report – avrebbero continuato ad acquistare il legno incriminato, fino alla sua distribuzione nei negozi di bricolage francesi, in una grande catena tedesca e probabilmente nel Regno Unito. Le foreste vergini siberiane ospitano orsi, lupi, linci e tigri in via di estinzione ed immagazzinano grandi quantità di carbonio. Nonostante questo, il tasso di deforestazione procede a ritmi allarmanti. Secondo Greenpeace, quest’anno sono stati distrutti 13,5 milioni di ettari di aree naturali.

 



	            

Una società israeliana avrebbe ottenuto accesso a tutte le telecomunicazioni globali

0

Una società di intelligence privata israeliana, di nome Rayzone Group, avrebbe avuto accesso alla rete di telecomunicazioni globale tramite Sure Guernsey, un operatore mobile nelle Isole del Canale nella prima metà del 2018. In tal modo, l’agenzia di spionaggio ha fornito ai suoi clienti governativi “strumenti di geolocalizzazione” per tracciare le posizioni dei telefoni cellulari in tutto il mondo. A rivelarlo un’inchiesta condotta dal quotidiano The Guardian e dal Bureau of Investigative Journalism.

Tali punti di accesso (c.d. titoli globali), forniscono un percorso verso un sistema di messaggistica globale noto come SS7 che consente agli operatori di individuare i telefoni cellulari, connettere gli utenti dei telefoni cellulari tra loro e valutare le tariffe di roaming. Ciò consente potenzialmente alle entità governative di sfruttare i messaggi di segnalazione per scopi discutibili, come il monitoraggio delle posizioni ai fini della sorveglianza o dell’intercettazione delle comunicazioni. Rayzone in sua difesa, ha dichiarato di fornire “soluzioni basate sull’intelligence” per la lotta al terrorismo e alla criminalità per le forze dell’ordine nazionali ad uso esclusivo delle autorità. Ci sono prove recenti di un flusso costante di messaggi di segnalazione apparentemente sospetti diretti attraverso le Isole del Canale alle reti telefoniche di tutto il mondo, con centinaia di messaggi instradati tramite Sure Guernsey e un altro operatore, Jersey Airtel, alle reti telefoniche in Nord America, Europa e Africa.

Oceano Indiano: scoperta una barriera corallina che resiste al cambiamento climatico

0
{"origin":"gallery","uid":"52140C56-FE21-401C-8451-A5F20C3EBFFC_1608203323129","source":"other"}

Gli scienziati hanno scoperto che la barriera corallina al largo del Kenya e della Tanzania resiste al cambiamento climatico. Lo ha dichiarato uno studio pubblicato su Advances in Marine Biology. I ricercatori ritengono che la sua posizione, in un punto fresco dell’oceano, stia aiutando a proteggere la barriera e la vita marina circostante dagli effetti dannosi del riscaldamento globale.

I biologi di Tim McClanahan, autore dello studio, sono alla ricerca di santuari corallini da oltre un decennio. Stanno setacciando l’Oceano Indiano per trovare e proteggere le aree in cui le barriere coralline hanno le migliori possibilità di sopravvivere alla crisi climatica.

Sia la costa keniota che quella tanzaniana hanno la più alta densità di delfini dell’Africa orientale e di celacanti, pesci un tempo ritenuti estinti. Il rifugio corallino si estende da Shimoni (Kenya), fino a Dar es Salaam (Tanzania). Il fenomeno è possibile poiché la barriera è alimentata dall’acqua fresca proveniente dai canali, formati migliaia di anni fa dal deflusso glaciale del Kilimanjaro e delle montagne di Usambara. L’acqua fresca sembra proteggere i coralli da eventi di riscaldamento come El Niño.

Purtroppo la crisi climatica non è l’unica minaccia per la biodiversità della zona e per il rifugio appena scoperto.  La pesca insostenibile continua e ci sono piani futuri per lo sviluppo costiero, compreso un porto nel nord della Tanzania.

GB, sentenza storica: riconosciuta per la prima volta una morte per inquinamento

0
{"uid":"52140C56-FE21-401C-8451-A5F20C3EBFFC_1608190453545","source":"other","origin":"gallery"}

In Inghilterra è stata riconosciuta per la prima volta una morte causata dall’inquinamento: Ella, una bambina di 9 anni deceduta a seguito di un attacco d’asma. La madre della piccola, Rosamund Addo-Kissi-Debrah, non si è mai rassegnata alla perizia del primo coroner che parlava di morte naturale. Così, a 7 anni dal decesso, il Southwark Coroner’s Court ha rilevato che Ella è stata esposta a livelli “eccessivi” di inquinamento atmosferico, il quale “ha dato un contributo materiale” alla morte della bimba. Nei 3 anni precedenti la sua scomparsa, infatti, aveva avuto più crisi epilettiche, ed era stata ricoverata in ospedale 27 volte.

Il medico legale ha affermato che i livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla casa della bimba avevano superato le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Unione europea. La madre di Ella, Rosamund, aveva sempre lamentato di non essere stata adeguatamente allertata dalle autorità sui livelli di inquinamento dell’area in cui vivevano.

L’esperto britannico di inquinamento e rischi ambientali Stephen Holgate spera di far introdurre in tutti gli ospedali e gli ambulatori del Regno Unito una tabella dei rischi, con le informazioni sull’inquinamento atmosferico come quelle sul diabete, sul fumo e l’obesità. L’inquinamento uccide e già da troppo tempo. Le trasformazioni della massiccia industrializzazione ormai da due secoli hanno avvelenato la biosfera intaccandone gli equilibri millenari.

Conte e Di Maio in volo verso la Libia per la liberazione dei pescatori di Mazara

0

Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio sono in volo verso Bengasi per la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo, sequestrati in Libia da oltre 100 giorni. Gli equipaggi dei pescherecci Medinea e Antartide sono stati fermati lo scorso 1 settembre, a circa quaranta miglia dalle coste libiche, per ordine del generale Haftar.

Sono stati liberati i pescatori di Mazara del Vallo detenuti in Libia

0

Sono stati liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo, dopo 107 giorni di prigionia in Libia. La notizia è stata comunicata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio che questa mattina erano volati in Libia per concludere la vicenda. La liberazione è stata confermata anche dai familiari dei pescatori.

Argentina, ancora violenze della polizia contro gli indigeni Mapuche in Patagonia

0

Ieri ha avuto luogo un’operazione della Polizia Federale e della Gendarmeria dell’Argentina in una proprietà di Villa Mascardi – nella provincia di Río Negro in Patagonia – occupata da un gruppo di indigeni mapuche. Attorno alle 7, le auto di pattuglia e i veicoli della polizia sono arrivati nella zona occupata dai mapuche per una “ispezione ordinata dal giudice”. Le detonazioni di armi da fuoco hanno cominciato a essere udite intorno alle 8. Dall’interno della foresta, gli occupanti hanno lanciato pietre in risposta alla sparatoria della polizia. All’operazione hanno partecipato circa 100 agenti con 20 mezzi, che hanno lasciato la zona attorno alle 10:30.

Il Sottosegretario alla Sicurezza Eduardo Villalba ha detto che l’operazione si è conclusa con successo e ha potuto effettuare l’ispezione. Ha anche sostenuto che, durante l’ispezione della proprietà, “il popolo, il pubblico ministero e le autorità giudiziarie erano protette”. Tuttavia, un giovane mapuche – che ha deciso di parlare anonimamente alla stampa per rendersi portavoce della comunità – ha definito “repressione” l’operazione. Il giovane ha affermato che tra i mapuche ci sono feriti e ha messo in dubbio l’entità dei colpi sparati dalla polizia, mostrando i bossoli di diversi tipi di proiettili. Martedì un tribunale del Rio Negro ha ratificato l’ordine di sgomberare la proprietà, che appartiene al Vescovado di San Isidro (Buenos Aires). La comunità mapuche si è stabilita a Villa Mascardi nel 2017, quando ha annunciato il recupero del territorio.