giovedì 11 Settembre 2025
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Per la prima volta è stata osservata un’eruzione vulcanica sottomarina

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Il giorno prima c’erano pesci, crostacei e vermi tubolari giganti, ma poi l’intero ecosistema è sparito, cancellato da un’eruzione vulcanica sottomarina: è quanto osservato in tempo reale da un team di ricercatori guidato da Andrew Wozniak dell’Università del Delaware, il quale ha dichiarato alla stampa di essere rimasto senza parole e che, per la prima volta in assoluto, una squadra di scienziati ha assistito direttamente alla nascita di un vulcano sottomarino lungo una dorsale medio-oceanica. La spedizione prevedeva di analizzare e raccogliere dati sulla bocca idrotermale di Tica, un sito attentamente monitorato da decenni e situato a 2.000 chilometri dalla Costa Rica, ma tutti i programmi sono stati interrotti dall’evento improvviso: «Il mio cervello stava cercando di capire cosa stava succedendo. È stata una prima volta super eccitante», ha commentato Wozniak, aggiungendo che l’eruzione non solo ha spazzato via un intero ecosistema, ma ha anche fornito agli scienziati un’opportunità unica per raccogliere dati preziosi per comprendere come questi eventi influenzino la chimica degli oceani e la vita marina profonda.

Le eruzioni vulcaniche sottomarine sono fenomeni frequenti ma raramente visibili. La maggior parte del vulcanismo terrestre, circa l’80%, avviene in fondo agli oceani e, in particolare, lungo le dorsali medio-oceaniche, ovvero lunghissime creste vulcaniche che attraversano il globo come cuciture su una palla da baseball. Si tratta di rilievi che, spiegano i ricercatori, segnano i punti in cui le placche tettoniche si separano, permettendo alla lava di emergere e creare nuova crosta terrestre. Osservare un’eruzione in tempo reale in questi luoghi, però, risulta straordinariamente difficile, data la profondità, l’oscurità e l’inaccessibilità del fondale marino. Prima di questo evento, infatti, solo due eruzioni erano state catturate in azione, ma nessuna lungo una dorsale oceanica. In questo caso, invece, gli scienziati del team avevano raggiunto la zona a bordo della nave R/V Atlantis, con l’intento iniziale di studiare il flusso di carbonio dalla bocca Tica, ovvero un’apertura nel fondale che espelle acqua marina riscaldata dal contatto con le rocce calde del sottosuolo. Si tratta di bocche idrotermali che giocano un ruolo cruciale nel bilancio chimico degli oceani e sostengono ecosistemi marini unici.

Durante l’immersione, poi, la svolta: il fondale era ricoperto da nuova roccia lavica e solo un gruppo di vermi tubolari era ancora visibile, ormai senza vita. Nebbia di particelle e bagliori di lava tremolavano nell’acqua, mentre le temperature aumentavano a tal punto che l’equipaggio è stato persino costretto a interrompere la missione per motivi di sicurezza. «È stato uno spettacolo incredibile da vedere. Tutta la vita e le caratteristiche che avevamo visto solo pochi giorni prima, spazzate via. Non possiamo credere di essere stati così fortunati da essere stati lì a poche ore dall’eruzione», spiegano gli scienziati. Kaitlyn Beardshear, pilota del sommergibile, ha ordinato poi la risalita dei ricercatori che, una volta tornati a bordo, hanno potuto attestare l’eruzione grazie ai dati acustici e visivi e confermare che si tratta della terza eruzione registrata alla bocca Tica dagli anni Ottanta, ma la prima osservata dal vivo lungo una dorsale. Il team ha concluso dichiarando che proseguirà le osservazioni da remoto, raccogliendo dati preziosi per comprendere come questi eventi influenzino la chimica degli oceani e la vita marina profonda. «Tutto questo ha a che fare con la comprensione di questo sistema olistico che è la Terra e l’oceano. È così intrecciato, ed è allo stesso tempo complesso e bello», ha commentato Dan Fornari, tra i maggiori esperti del sito.

È uscito il quarto numero del mensile de L’Indipendente

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È da oggi disponibile il quarto numero del mensile de L’Indipendente, la nuova rivista rilegata e da conservare, con 80 pagine di contenuti esclusivi. Inchieste, analisi, reportage e molte altre notizie che non troverete altrove perchè noi, al contrario degli altri mezzi di informazione, non ospitiamo alcuna pubblicità e non siamo dunque influenzabili da poteri politici nè interessi economici di sorta. Questo mese in copertina abbiamo scelto di mettere la folle corsa globale al riarmo, esaminandone implicazioni ed interessi e mostrando come, dietro la retorica del “riarmo come deterrente per la pace” non vi siano altro che mire imperialistiche ed interessi puramente economici. In questo quadro si inserisce la guerra commerciale voluta da Trump a suon di dazi e contro-dazi, che si è rivelata essere non una manovra di politica economica ma di politica militare, con l’obiettivo di ristabilire il primato statunitense sul mondo.

Il mensile de L’Indipendente ha come sottotitolo i tre pilastri che ne definiscono la cifra giornalistica: inchieste, consumo critico, beni comuni. Ogni parola è stata scelta con cura, racchiudendo ciò che vogliamo fare e che, a differenza di altri media, possiamo fare, perché non abbiamo padroni, padrini o sponsor da compiacere.

Questi tre punti cardinali rappresentano il nostro impegno per il giornalismo che crediamo necessario: inchieste (per svelare i lati nascosti della politica e dell’economia), consumo critico (per vivere meglio, certo, ma anche per promuovere scelte consapevoli capaci di colpire gli interessi privilegiati) e beni comuni (perché la nostra missione è quella di leggere la realtà nell’interesse dei cittadini e non delle élite oligarchiche che controllano i media dominanti). Al suo interno ci saranno poi, naturalmente, approfondimenti sull’attualità e sui temi che caratterizzano da sempre la nostra agenda: esteri, geopolitica, ambiente, diritti sociali.

Questi sono solamente alcuni degli argomenti che potrete ritrovare nel nuovo numero:

  • Starlink e la corsa ai satelliti: per quale motivo l’Italia dovrebbe appoggiare le proprie comunicazioni militari sui satelliti di Elon Musk e quali rischi questo comporterebbe per la sicurezza nazionale.
  • Brennero: l’altra TAV di cui non si parla: il collegamento ferroviario ad alta velocità Brennero-Innsbruck è considerato opera strategica e “green”, tuttavia risponde a precisi obiettivi affaristici e militari…
  • L’Europa riapre le miniere: in nome della “transizione ecologica”, l’UE ha approvato in fretta e furia 47 progetti estrattivi altamente controversi, molti dei quali riguardano anche aree italiane.
  • Dentro il “nuovo” Afghanistan: Paese del quale si parla molto ma si conosce molto poco, complice una narrazione giornalistica stereotipata e obsoleta, l’Afghanistan sta manifestando cenni di apertura verso l’esterno, ormai difficili da ignorare.
  • La grande truffa dei salumi IGP: è sufficiente che un salume venga lavorato in parte in Italia perchè possa essere spacciato come autenticamente italiano. In realtà, nella maggior parte dei casi, le materie prime sono di provenienza estera…
  • Storie di resistenza palestinese: un reportage da Tulkarem, nel cuore della Cisgiordania, che racconta la storia dei giovani uccisi quotidianamente per difendere la Palestina dalla colonizzazione violenta di Israele.

La nuova rivista de L’Indipendente è acquistabile (in formato cartaceo o digitale) sul nostro shop online, ed è disponibile anche tramite il nuovo abbonamento esclusivo alla rivista, con il quale potreste ricevere la versione cartacea a casa ogni mese per un anno al prezzo di 90 euro, spese di spedizione incluse. Per riceverlo basta consultare la pagina: lindipendente.online/abbonamenti.

Germania, AfD presenta ricorso dopo essere stato nominato estremista

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Il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) ha fatto causa contro la decisione dell’agenzia di intelligence nazionale di classificarlo come una organizzazione estremista pericolosa per la democrazia. A dare la notizia è un portavoce del tribunale amministrativo di Colonia, che ha annunciato che la causa presentata da AfD verrà presa in analisi una volta che l’agenzia di intelligence confermerà di essere stata informata. AfD è stata nominata organizzazione estremista lo scorso venerdì. Secondo l’intelligence del Paese, il partito sarebbe una possibile causa di discriminazione verso alcune frange della popolazione. Tale classificazione non ha conseguenze dirette, ma il Parlamento tedesco utilizzarlo per chiedere lo scioglimento del partito.

Gaza, Israele approva il piano per impadronirsi definitivamente della Striscia

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Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato all’unanimità i piani per estendere i combattimenti a Gaza. La notizia della sua imminente approvazione era nell’aria da giorni ed è stata confermata questa mattina. Per quanto il contenuto del piano non sia ancora di pubblico dominio, secondo quanto riportano diversi quotidiani ed emittenti israeliani, nonché il comitato delle famiglie degli ostaggi, esso prevedrebbe un generale ampliamento dell’invasione su larga scala, da attuare attraverso la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti. Lo scopo finale sarebbe quello di occupare militarmente la Striscia per mantenere il controllo dei territori, spostando la popolazione verso sud. «In un piano di manovra su larga scala», ha ammesso lo stesso ideatore del piano, Eyal Zamir, «non sarebbe facile salvare gli ostaggi». Israele, insomma, conferma apertamente quanto per molti risultava già chiaro da tempo: gli ostaggi sono solo un pretesto per continuare la guerra e portare avanti il proprio progetto di annessione della Striscia.

Il piano di occupazione di Gaza è stato approvato questa mattina. Il suo contenuto non è noto, ma è riportato nelle sue varie parti da diversi media israeliani. Secondo una fonte interna citata da Channel 13, il piano prevede «tra le altre cose, l’occupazione della Striscia e il mantenimento dei territori, lo spostamento della popolazione di Gaza verso sud per la sua protezione, la negazione ad Hamas della possibilità di distribuire rifornimenti umanitari e l’intensificazione degli attacchi contro Hamas». La mobilitazione dei riservisti è stata annunciata dallo stesso Capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, in occasione di una visita a una sezione della marina militare del Paese. «Questa settimana stiamo impartendo decine di migliaia di ordini ai nostri riservisti per intensificare ed espandere le nostre operazioni a Gaza», ha detto Zamir. «Stiamo aumentando la pressione con l’obiettivo di richiamare i nostri uomini e sconfiggere Hamas. Opereremo in altre aree e distruggeremo tutte le infrastrutture, sopra e sotto il suolo».

L’intensificazione delle operazioni e la mobilitazione dei riservisti erano state pensate dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz e da Netanyahu, e ribadite ieri dallo stesso Netanyahu in una lunga video-intervista pubblicata sul suo account X: «Stiamo passando dal metodo delle incursioni all’occupazione dei territori e alla permanenza in essi», ha dichiarato Netanyahu, senza lasciare spazio ad alcun dubbio. Nel frattempo, ha aggiunto, Israele continuerà a promuovere il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che prevede di deportare i palestinesi nei Paesi arabi vicini. Secondo quanto ha comunicato in precedenza dal sito di informazione Ynet, le operazioni dovrebbero partire già da questa settimana, e Kan News precisa che dovrebbero durare mesi. Sempre secondo Kan News, il piano di Zamir prevede un primo ampliamento dei combattimenti in un’area, per poi estendersi a tutta la Striscia. Secondo Netanyahu, queste operazioni consentirebbero di portare a casa gli ostaggi esercitando pressioni su Hamas. Le parole di Zamir, che il piano lo ha pensato in prima persona, tuttavia, sono diverse: Zamir ha invitato il gabinetto politico a «considerare che potremmo perdere gli ostaggi» e ha affermato senza mezzi termini che «avete fissato due obiettivi di guerra, che sono incompatibili tra loro», riferendosi proprio al ritorno degli ostaggi e all’eliminazione di Hamas.

Il progetto di occupazione della Striscia viaggia in parallelo a un altro piano, legato alla gestione e alla distribuzione degli aiuti alla popolazione di Gaza, dopo averla schiacciata nel sud. Esso, originariamente visionato dal Times of Israel, è stato approvato questa mattina. Da quanto comunica il ToI, il piano prevede la distribuzione di cibi in pacchi alle singole famiglie e non più, come si faceva prima del blocco dell’ingresso degli aiuti — ormai arrivato al secondo mese consecutivo — tramite i magazzini. Le famiglie, in particolare, dovrebbero scegliere una persona da delegare per andare a ritirare le razioni a loro destinate, previa autorizzazione delle IDF. Gli aiuti verranno così distribuiti da organizzazioni private, anche se non è ancora chiaro quali saranno coinvolte. Non è ancora noto neanche quando questo sistema dovrebbe entrare in vigore, il che suggerisce che il blocco degli aiuti continuerà fino a data da destinarsi.

L’approvazione del piano di occupazione di Gaza arriva sullo sfondo di un genocidio che non accenna a fermarsi. Solo nella giornata di oggi, a partire dall’alba, Israele ha ucciso almeno 28 persone, ferendone altre 119. Dal 7 ottobre, Israele ha distrutto o danneggiato il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento risale a prima del cessate il fuoco del 19 gennaio), l’82% delle terre coltivabili (i dati più recenti sono di ottobre 2024), l’88,5% delle scuole (dato del 25 febbraio 2025) e, in generale, il 69% di tutte le strutture della Striscia (1 dicembre 2024). Il 59% del territorio della Striscia risulta sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 52.567 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.

Mottola, dieci cittadini identificati per aver cantato “Bella Ciao”

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Dieci cittadini sono stati identificati dai carabinieri per aver intonato i canti della Restistenza, tra i quali Bella Ciao Fischia il Vento, durante le celebrazioni per l’80° anniversario della Liberazione. I fatti sono avvenuti a Mottola, in provincia di Taranto, lo scorso 25 aprile, ma hanno avuto una eco più ampia solamente negli scorsi giorni. L’intervento dei militari è avvenuto in nome della «sobrietà» invocata a seguito della morte di Papa Francesco dal governo Meloni, che aveva disposto cinque giorni di lutto nazionale in cui ricadevano anche i festeggiamenti del 25 aprile. Il caso ha sollevato una polemica nazionale, coinvolgendo istituzioni, politica e forze dell’ordine.

Tutto si è consumato in pochi minuti, al termine dell’inno di Mameli suonato dalla banda musicale cittadina. Un gruppo di manifestanti ha chiesto che venissero eseguiti anche i tradizionali inni partigiani, ma la richiesta è stata respinta, sia dalla banda sia dai rappresentanti comunali, per via delle raccomandazioni ricevute. Quando i cittadini hanno comunque iniziato a cantare, un maresciallo dei carabinieri è intervenuto ordinando di smettere e, di fronte al rifiuto dei presenti, ha proceduto con l’identificazione di dieci di loro. Per questi ultimi si profila ora l’ipotesi di denuncia per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Accanto ai manifestanti si è sin da subito schierato anche il vicesindaco Giuseppe Scriboni, che quel giorno rappresentava l’amministrazione comunale al posto del primo cittadino Giampiero Barulli, influenzato. «È inimmaginabile che qualcuno possa impedire di cantare una canzone – ha detto – Prima che il corteo iniziasse, io stesso ho invitato i presenti a essere sobri ma non mi sarei mai sognato di vietare una cosa del genere».

La vicenda ha subito valicato i confini del comune jonico, raggiungendo i palazzi della politica nazionale. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno: «È un episodio surreale e gravissimo: mi chiedo se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato 10 cittadini accusati di aver voluto cantare “Bella Ciao” e “Fischia il Vento” sappia che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi tremila uomini – ha dichiarato -. Non comprendiamo perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio». In difesa del maresciallo è invece intervenuto il segretario regionale di Unarma, Nicola Magno, che ha evidenziato come i militari si siano attenuti scrupolosamente alle direttive ricevute, operando «nel quadro delle disposizioni prefettizie o di pubblica sicurezza». Magno ha poi criticato le affermazioni del vicesindaco Scriboni, definendole un «tentativo inaccettabile di scaricare su chi serve lo Stato il peso di una gestione poco chiara degli eventi istituzionali da parte delle autorità locali».

A seguito della morte di papa Francesco, avvenuta lo scorso 21 aprile, il governo Meloni ha decretato, in sede di Consiglio dei ministri, cinque giorni di lutto nazionale (il periodo più lungo mai deliberato) a partire dal 22 e fino al 26 aprile. L’esecutivo ha invitato a «svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alla circostanza». Inclusa, dunque, la festa della Liberazione dal fascismo del 25 aprile. Molti sindaci hanno così colto l’invito governativo alla “sobrietà” per cancellare o ridimensionare le celebrazioni: da nord a sud, Comuni di ogni colore politico hanno annunciato rinvii, annullamenti e restrizioni, con cortei sospesi, musica bandita e manifestazioni ridotte all’osso.

Romania, al primo turno delle presidenziali trionfa il fronte anti-UE

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Sembra per ora fallito il tentativo romeno di arginare l’ascesa delle destre anti-UE. In occasione del primo turno delle elezioni presidenziali del Paese, il candidato e presidente del partito Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), George Simion, ha ottenuto il 40,96% delle preferenze, conquistando un posto al ballottaggio del prossimo 18 maggio. Una vittoria prevista, ma ben al di sopra delle aspettative, che arriva dopo l’esclusione del vincitore della tornata elettorale annullata lo scorso dicembre, Călin Georgescu, dalla nuova chiamata alle urne. In cabina elettorale, Simion sembra aver goduto dell’appoggio dei sostenitori dello stesso Georgescu, finendo per ottenere più voti di quanti ne avessero ottenuto entrambi in occasione del primo turno annullato. Al ballottaggio dovrà vedersela con il sindaco di Bucarest, Nicușor Dan, arrivato secondo con il 20,99% dei voti, superando il candidato unitario della coalizione governativa, che si è fermato al 20,07% delle preferenze.

La prima tornata elettorale in Romania si è tenuta ieri, domenica 4 maggio. In sede di votazione, il candidato di destra, con posizioni anti-UE, George Simion, ha ottenuto oltre 3,8 milioni di voti, sfiorando il 41% delle preferenze, circa un terzo in più di quanto prevedevano gli ultimi sondaggi. La vittoria di Simion è stata assoluta: in patria ha goduto del sostegno di 3,27 milioni di romeni, mentre per quanto riguarda i cittadini all’estero ha  ottenuto oltre mezzo milione di voti. In generale, i numeri ottenuti da Simion risultano circa il doppio di quelli presi dal candidato arrivato secondo, Dan, con cui dovrà scontrarsi al ballottaggio il prossimo 18 maggio. In cabina elettorale, Dan, di orientamento moderato, è arrivato poco avanti al candidato unitario della coalizione governativa, George Crin Laurenţiu Antonescu, una vecchia conoscenza della politica romena (fu infatti presidente ad interim e presidente del Senato) con posizioni europeiste. A fare la differeanza tra i due sono stati i voti dei cittadini residenti all’estero: se infatti Antonescu ha ottenuto un centinaio di migliaio di preferenze in più dai cittadini in patria, Dan ha goduto di oltre 200mila elettori all’estero, finendo così poco sopra il rivale.

I numeri ottenuti da Simion non sono maggiori ai soli sondaggi e alle sole proiezioni che hanno preceduto questa prima tornata elettorale, ma anche ai voti ottenuti dai principali candidati di destra in occasione della votazione di fine novembre 2024, annullata qualche giorno dopo dalla Corte Costituzionale. In occasione del primo turno elettorale, il candidato indipendente considerato filo-russo, anti-UE e anti-NATO, Georgescu, si era aggiudicato il primo posto e l’accesso ai ballottaggi, conquistando circa 2,1 milioni di voti, pari al 22,94% delle preferenze. Alla stessa tornata, Simion aveva ottenuto circa 1,28 milioni di voti. Gli elettori di Georgescu, insomma, sembrano essere migrati in massa da Simion, garantendogli un inaspettato exploit elettorale.

A occhio, sembrerebbe invece essere andata diversamente per i partiti governativi. In occasione della tornata novembrina, i tre partiti di governo, il Partito Social Democratico, il Partito Nazionale Liberale e l’Unione Democratica Magiara di Romania, avevano presentato tre nomi distinti. I candidati, Marcel Ciolacu (PSD), Nicolae Ciucă (PNL) e Hunor Kelemen (UDMR), avevano ottenuto rispettivamente 1,76 milioni (il 19,14% delle preferenze), 812mila (8,78%) e 416mila (4,50%) preferenze. Dopo la decisione di annullare le elezioni da parte della Corte Costituzionale, i tre partiti si sono uniti per presentare un candidato unitario dando vita all’Alleanza Elettorale România Înainte, ma l’elettorato moderato sembra essersi distribuito tra Antonescu e Dan, a favore di quest’ultimo. Risulta ancora presto per capre come andrà il ballottaggio tra Simion e Dan, ma secondo una analisi comparsa su Politico prima del voto di ieri, Simion dovrebbe vincere il testa a testa con il 54%.

Le elezioni di domenica 4 maggio sono state indette dopo l’annullamento della tornata elettorale del 24 novembre da parte della Corte Costituzionale. L’8 dicembre si sarebbe infatti dovuto tenere il secondo turno, ma poco prima, il 6 dicembre, la Corte Costituzionale ha annullato i risultati accusando la Russia di avere interferito favorendo Georgescu. Di preciso, secondo la Corte, la Russia avrebbe portato avanti una campagna elettorale in favore di Georgescu sfruttando come principale canale di propaganda il social TikTok. Malgrado i tentativi di fare riconoscere il risultato, Georgescu è stato costretto a presentare nuovamente candidatura, ma lo stesso giorno in cui si stava recando presso gli uffici a consegnare le carte è stato arrestato dalle forze dell’ordine e trattenuto nella sede della Procura generale. La sua candidatura è poi stata rifiutata.

Elezioni: a Trento vince il centrosinistra, a Bolzano è ballottaggio

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Ieri, domenica 4 maggio, si sono svolte le elezioni amministrative in Trentino-Alto Adige. A Trento, la vittoria è andata al sindaco uscente e candidato del centrosinistra Franco Iasinelli, che ha ottenuto la riconferma a primo cittadino con il 54,5% dei voti. La candidata del centrodestra, Ilaria Goio, si è fermata al 26,7% delle preferenze, mentre Giulia Bortolotti del M5S ha ottenuto il 7,4%. Si andrà invece al ballottaggio per il posto da sindaco di Bolzano: Claudio Corrarati, il candidato del centrodestra, ha infatti ottenuto il 36,3%, mentre il rivale di centrosinistra Juri Andriollo il 27,3%. La prossima chiamata alle urne è prevista per il 18 maggio.

Lombardia: stop alla caccia su 475 valichi montani per tutelare le specie migratorie

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Il TAR della Lombardia ha emesso una pronuncia storica, sancendo l'applicazione del divieto di caccia su 475 valichi montani nella regione e nelle aree limitrofe. È questo il risultato del complesso contenzioso tra la LAC (Lega Abolizione Caccia) e la Regione Lombardia, che, a detta degli animalisti, disapplicava da oltre tre decenni una «esplicita disposizione statale» che impone di precludere l'attività venatoria sui valichi montani al fine di tutelare il passaggio degli uccelli migratori. I membri della LAC, a cui alla fine i giudici amministrativi hanno dato ragione, hanno espresso «ampia ...

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Sudan, primo attacco dei paramilitari alla città in cui ha sede il governo

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Oggi, per la prima volta, il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (Forze di supporto rapido) ha effettuato un attacco con droni su Port Sudan, importante città portuale nel nord-est del Paese affacciata sul Mar Rosso, dove si trovano gli esponenti del governo. Il raid ha colpito un aeroporto militare e alcune strutture civili nella stessa area. Ne ha dato notizia il portavoce dell’esercito regolare. Non ci sarebbero persone uccise. In Sudan è in corso da oltre due anni una guerra civile. La capitale formale è Khartum, che però è stata occupata dai paramilitari, costringendo l’esecutivo a spostarsi sulla costa.

 

 

 

Elezioni a Singapore: vittoria schiacciante per il partito di governo

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Il Partito d’Azione Popolare (PAP) ha vinto le elezioni generali a Singapore, confermandosi forza di maggioranza e rafforzando la leadership del primo ministro Lawrence Wong. Il PAP ha ottenuto 82 seggi, a cui si aggiungono altri 5 seggi conquistati senza opposizione, per un totale di 87 deputati. Il Partito dei Lavoratori, principale forza d’opposizione, ha mantenuto 10 seggi. Il PAP è al governo dal 1959 e, dopo l’annuncio della vittoria, centinaia di sostenitori si sono radunati in uno stadio per festeggiare. «I risultati metteranno Singapore in una posizione migliore per affrontare questo mondo turbolento», ha dichiarato Wong.