Oltre 5.600 persone sono state uccise ad Haiti nel 2024, ovvero 1.000 in più rispetto all’anno precedente. A rivelarlo è l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchr), il quale sottolinea l’impatto determinante delle gang criminali, principale motore delle “violazioni dei diritti umani e della corruzione”. Sono stati documentati inoltre 315 linciaggi di membri di organizzazioni criminali e persone associate e 281 casi di presunte esecuzioni sommarie. «Queste cifre da sole non possono spiegare gli orrori assoluti che vengono perpetrati ad Haiti, ma mostrano la violenza implacabile a cui la gente è sottoposta», ha sottolineato l’Alto Commissario Volker Türk nel comunicato.
Francia, è morto a 96 anni Jean-Marie Le Pen
È morto all’età di 96 anni il politico francese Jean-Marie Le Pen, ex leader e fondatore della forza politica di estrema destra Front National, da cui era stato espulso nel 2015. Era il padre di Marine Le Pen, che ora guida il partito. La notizia è stata riferita dalla famiglia del politico ad Afp. Le Pen è l’uomo che ha rivoluzionato l’estrema destra francese, portandola a livelli di consenso mai raggiunti prima. Nel 2002 arrivò al ballottaggio per le elezioni presidenziali, dove fu battuto da da Jacques Chirac. Complessivamente è stato candidato cinque volte per l’Eliseo, ricoprendo vari incarichi a livello nazionale e in seno all’Europarlamento.
Kedumim: palestinesi uccidono tre coloni israeliani, da Tel Aviv s’invoca la “soluzione Gaza”
Tre israeliani sono stati uccisi e altri otto feriti in un attacco a colpi di arma da fuoco nei pressi dell’insediamento illegale di Kedumim, in Cisgiordania. Secondo i media israeliani, almeno due uomini armati palestinesi hanno aperto il fuoco contro automobili e un autobus di coloni, per poi fuggire dalla scena. Le vittime – due donne e un investigatore di polizia – risiedevano tutte nell’insediamento illegale di Ariel, sempre in Cisgiordania. In seguito all’attacco, il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, esponente del Partito Sionista Religioso, ha invocato una pulizia etnica in Cisgiordania: «Al-Funduk, Nablus e Jenin devono assomigliare a Jabalia», ha dichiarato, riferendosi all’area di Gaza settentrionale devastata dalle forze israeliane e priva di aiuti umanitari da settimane.
«Il nemico deve sapere che non ci sarà sicurezza per lui finché il nostro popolo non sarà al sicuro», ha dichiarato Abu Obeida, portavoce delle Brigate Qassam (il braccio armato del partito palestinese Hamas), in un comunicato. Subito dopo l’attacco, il nord della Cisgiordania è stato sottoposto a blocchi stradali e chiusure ai checkpoint da parte dei soldati israeliani. Nablus è rimasta isolata per ore, mentre diversi raid militari hanno colpito città della regione.
Secondo l’agenzia WAFA, si sono verificati numerosi attacchi da parte di coloni israeliani contro proprietà palestinesi. Lunedì notte, coloni hanno incendiato un veicolo nel villaggio di Hajja e attaccato abitazioni a Fara’ata. Altri coloni hanno preso di mira Turmus Ayya, incendiando un capannone agricolo, mentre a Tuqu’, nel sud-est di Gerusalemme, alcuni gruppi hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi in movimento. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di catturare i responsabili. «Troveremo gli assassini e li consegneremo alla giustizia, insieme a chiunque li abbia aiutati», «nessuno sarà risparmiato», ha aggiunto il premier sul cui capo pende un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra.
Le colonie israeliane sono insediamenti civili costruiti da Israele nei territori palestinesi occupati, principalmente in Cisgiordania e Gerusalemme Est, ma anche sulle alture del Golan. Attualmente, si stima che ci siano oltre 200 insediamenti ufficiali, più decine di avamposti illegali persino secondo la legge israeliana, dove vivono circa 700.000 coloni israeliani. Dal 1967, la costruzione di colonie è aumentata costantemente, con un’accelerazione negli ultimi anni. Solo nel 2023, il governo israeliano ha approvato migliaia di nuove unità abitative, consolidando la presenza israeliana in aree strategiche della Cisgiordania.
Questi insediamenti sono considerati illegali secondo il diritto internazionale, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, che proibisce il trasferimento di popolazioni civili nei territori occupati. Numerose risoluzioni ONU, tra cui la Risoluzione 2334 del 2016, hanno condannato le colonie, chiedendone il completo smantellamento. Tuttavia, Israele continua ad espandere questi insediamenti, il cui scopo politico è anche quello di rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese attraverso la disintegrazione della continuità territoriale del territorio.
[di Moira Amargi, corrispondente dalla Palestina]
USA, tempesta invernale: 5 morti e traffico aereo in tilt
Sono almeno 5 le vittime della prima grande tempesta invernale che ha colpito gli Stati Uniti centrali e orientali. Secondo le autorità, i morti sono stati causati da incidenti legati alle terribili condizioni nel Missouri e nel Kansas. Abbondanti nevicate hanno colpito Delaware, Maryland, Virginia e il distretto di Columbia. Si prevedono per oggi temperature in picchiata fino a -18 gradi, con forti raffiche di vento. Sono stati cancellati circa 2.300 voli e altre migliaia hanno subìto ritardi. Quasi 200mila persone, la maggior parte delle quali in Virginia, sono al momento senza elettricità. Aumentano gli incidenti stradali e sempre più scuole decidono di chiudere.
I BRICS si allargano: entra l’Indonesia, quarto stato più popoloso al mondo
A pochi giorni dall’acquisizione dello stato di partner, il ministero degli Esteri indonesiano ha annunciato l’entrata a pieno titolo nel blocco BRICS, il raggruppamento di quelle che una volta venivano definite economie emergenti, che sfida l’egemonia statunitense. Con i suoi oltre 280 milioni di abitanti e il suo PIL di circa 1.500 miliardi, l’Indonesia è il quarto Paese più popoloso al mondo e la maggiore economia del sud-est asiatico. Il titolo di membro BRICS permette al Paese di partecipare agli incontri e ai processi decisionali del gruppo e garantisce a Giacarta il diritto di voto. Oltre all’Indonesia, fanno parte del gruppo Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.
La notizia che l’Indonesia entrerà a far parte del blocco BRICS è stata data dalla presidenza brasiliana di turno, iniziata con l’avvio del nuovo anno. A inizio anno, la Russia, Paese presidente di turno uscente, aveva annunciato l’acquisizione del neo-istituito stato di partner BRICS per Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda, Uzbekistan e per la stessa Indonesia. Lo statuto di partner è stato introdotto nell’ultimo vertice del gruppo, tenutosi a Kazan, in Russia, e prevede la collaborazione su progetti specifici, accordi economici o cooperazione su temi di interesse comune, e la possibilità di essere invitati ai summit, senza tuttavia potere decisionale e di voto. Con l’entrata a pieno titolo nell’alleanza, l’Indonesia potrà partecipare a tutti gli incontri e alle decisioni del gruppo, acquisendo il diritto di voto. I progetti di scambio, inoltre, non saranno più limitati a singoli accordi economici, ma saranno ampliati a una cooperazione su scala più larga.
«Essendo un Paese con un’economia in crescita e diversificata, l’Indonesia è impegnata a contribuire attivamente all’agenda dei BRICS, incoraggiando la resilienza economica, la cooperazione tecnologica, lo sviluppo sostenibile e il superamento delle sfide globali come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e la salute pubblica», ha dichiarato il ministero degli Esteri di Giacarta. «I BRICS rappresentano un’importante piattaforma per l’Indonesia per rafforzare la cooperazione Sud-Sud, garantendo che le voci e le aspirazioni dei Paesi del Sud del mondo siano ascoltate e rappresentate nel processo decisionale globale», continua la nota. L’adesione dell’Indonesia conferma la linea di diversificazione delle alleanze che fa da fondamento al blocco BRICS, e sembra rilanciare la volontà di promuovere una maggiore rappresentanza dei Paesi definiti “in via di sviluppo” espressa dal gruppo. L’Indonesia è infatti il primo Paese del sud-est asiatico a entrare come membro a pieno titolo dell’alleanza, area geografica di cui rappresenta la maggiore potenza economica. Il Paese è inoltre stabilmente nelle prime posizioni della classifica mondiale per PIL.
[di Dario Lucisano]
Tibet, terremoto magnitudo 6.8: almeno 53 morti
Stamattina, nella regione autonoma del Tibet, in Cina, si è abbattuto un violento terremoto di magnitudo 6.8, che ha causato la morte di almeno 53 persone e il ferimento di altre 62. A dare la notizia è stata l’agenzia di stampa cinese Xinhua, la quale scrive che i danni maggiori si sono registrati nella contea di Dingri. Qui, la stazione per la ricerca atmosferica e ambientale dell’Accademia cinese delle scienze ha subito problemi di corrente, le autorità hanno chiuso i siti turistici, e sono iniziate le operazioni di ricerca e soccorso. La scossa si è avvertita anche in Nepal.
Gaza, ONU accusa Israele di aver sparato su suo convoglio
L’ONU ha accusato l’esercito israeliano di avere sparato contro un suo convoglio nella Striscia di Gaza. L’attacco si sarebbe verificato ieri e ad essere colpito sarebbe stato un convoglio umanitario della Wfp (World Food Programme) che transitava vicino al checkpoint di Wadi Gaza. Il convoglio di tre veicoli “chiaramente” identificati “è stato preso di mira nonostante avesse ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie dalle autorità israeliane”, ha osservato il Wfp in una nota, evidenziando che le otto persone a bordo non sono rimaste ferite durante questa “terrificante” esperienza. L’ONU ha denunciato che almeno 16 proiettili hanno colpito i veicoli.
Il premier canadese Trudeau ha annunciato le dimissioni
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato che rassegnerà le dimissioni quando il partito liberale, di cui è esponente, sceglierà un nuovo leader. Trudeau si dimetterà tanto dalla carica di primo ministro quanto dalla leadership del partito. Dopo settimane di instabilità politica, termina così la crisi politica canadese. Da quanto comunica Trudeau, il parlamento verrà sospeso fino al 24 marzo. Il Paese, che sarebbe stato chiamato alle urne nell’ottobre di quest’anno, vedrà dunque elezioni anticipate. La crisi di governo in Canada è iniziata con le dimissioni della ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, che si è scontrata con Trudeau sul tema della gestione degli eventuali dazi doganali statunitensi sui prodotti importati.