Tragedia sul lavoro a Napoli, in via San Giacomo dei Capri, quartiere Vomero: tre operai sulla cinquantina sono morti cadendo da un ponteggio mentre lavoravano al rifacimento del tetto di un edificio di sei piani. Secondo una prima ricostruzione, il cestello su cui si trovavano si sarebbe ribaltato a causa di un cedimento della struttura, facendo precipitare le vittime da un’altezza di circa 20 metri. I residenti, allarmati dal boato, hanno chiamato i soccorsi, ma per gli operai non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenuti polizia e vigili del fuoco.
USA, politiche sui migranti: amministrazione Trump fa causa a New York
L’amministrazione Trump ha fatto causa alla città di New York, accusandola di ostacolare l’applicazione delle leggi federali sull’immigrazione con le sue politiche di «città santuario». La causa è stata presentata dopo l’uccisione di un agente della dogana fuori servizio, ritenuta collegata alle politiche migratorie della città. La procuratrice generale Pamela Bondi ha affermato che queste politiche hanno liberato criminali violenti. Il sindaco Eric Adams ha difeso le politiche cittadine ma ha sollecitato un riesame da parte del Consiglio comunale per migliorare la collaborazione con il governo federale sulla sicurezza.
Gaza: saltano i colloqui di pace, per gli USA è tutta colpa di Hamas
Ieri, 24 luglio 2025, i colloqui di pace tra Israele, Stati Uniti e Hamas si sono interrotti bruscamente, con Washington e Tel Aviv che hanno ritirato le proprie delegazioni, accusando Hamas di mancare di volontà per una soluzione pacifica. I negoziati, iniziati due settimane prima, miravano a stabilire una tregua di 60 giorni, con l’intento di fermare le violenze e aprire corridoi umanitari per la popolazione di Gaza, gravemente provata dai massacri israeliani e dall’incombente carestia dovuta ai blocchi degli aiuti umanitari. Le richieste di Hamas, che chiedevano il ritiro dei militari israeliani dai territori palestinesi e garanzie sull’ingresso a Gaza degli aiuti, sono state rifiutate dagli interlocutori. A Gaza, dunque, l’inferno continua.
L’annuncio dell’interruzione dei colloqui in Qatar per il cessate il fuoco a Gaza è stato dato dall’inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, il quale ha puntato il dito contro Hamas, accusando il gruppo palestinese di «non agire in buona fede» e manifestare «mancanza di volontà» per il raggiungimento dell’accordo. Witkoff, inviato dell’amministrazione Trump, ha aggiunto che gli USA «prenderanno in considerazione opzioni alternative» per garantire il rilascio degli ostaggi israeliani. Alti funzionari di Tel Aviv hanno dichiarato che «il ritorno della delegazione da Doha non indica un fallimento dei negoziati: continueranno, ma significa che ci sono lacune significative e dobbiamo riflettere sul da farsi e prendere decisioni difficili». Eppure, l’esecutivo di Tel Aviv sembra volersi muovere in tutt’altra direzione: «L’intera Gaza sarà ebraica… il governo sta spingendo affinché Gaza venga cancellata. Grazie a Dio, stiamo estirpando questo male – ha dichiarato il ministro israeliano ultranazionalista Amihai Ben-Eliyahu -. Stiamo spingendo la popolazione che si è istruita sul Mein Kampf».
Hamas, che ha ripetutamente accusato Israele di voler bloccare il percorso verso l’accordo di cessate il fuoco, si è detta sorpresa dalle dichiarazioni di Witkoff. In vista del rilascio degli ostaggi israeliani, il gruppo palestinese aveva avanzato una serie di proposte a dir poco basilari: secondo i media israeliani, esse avrebbero incluso richieste relative al numero di prigionieri scambiati, alle agenzie autorizzate alla distribuzione degli aiuti a Gaza e alla fine definitiva della guerra, con il ritiro completo delle forze israeliane dai territori palestinesi. Un funzionario palestinese vicino ai colloqui ha dichiarato a Reuters che la risposta di Hamas è stata «flessibile, positiva e ha tenuto conto delle crescenti sofferenze a Gaza e della necessità di porre fine alla carestia». Il blocco israeliano, che impedisce l’ingresso di aiuti umanitari e rende quasi impossibile la fornitura di beni di prima necessità, sta aggravando la crisi umanitaria a Gaza. Organizzazioni internazionali hanno lanciato numerosi appelli, denunciando l’ostruzione degli aiuti da parte di Israele e le gravi condizioni in cui si trovano i civili palestinesi. La scarsità di cibo, acqua potabile e medicinali ha portato a una crisi senza precedenti, dove ogni giorno si contano nuove vittime innocenti, in gran parte donne, bambini e anziani.
Nel frattempo, con mesi di ritardo, continua a muoversi qualcosa nei Paesi del blocco occidentale. Sempre nella giornata di ieri, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina, diventando il primo Paese del G7 a farlo. L’annuncio ufficiale sarà fatto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre. Macron ha sottolineato che il riconoscimento è parte dell’impegno della Francia per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ma ha evidenziato l’urgenza di fermare la guerra a Gaza, salvare i civili e smilitarizzare Hamas. La decisione è arrivata dopo il ritiro di Israele e degli Stati Uniti dai colloqui di cessate il fuoco in Qatar. La mossa è stata duramente criticata dagli Stati Uniti e da Israele. Nelle ultime ore, inoltre, il Canada ha condannato il governo Netanyahu per non essere riuscito a impedire quello che il primo ministro Mark Carney ha definito un «disastro umanitario» a Gaza. Il premier canadese ha accusato Israele di aver violato il diritto internazionale bloccando la consegna degli aiuti finanziati dal Canada ai civili nella Striscia.
Thailandia, evacuate 100mila persone per scontri al confine con Cambogia
La Thailandia ha evacuato oltre 100.000 persone da quattro province al confine con la Cambogia, teatro da giovedì di intensi scontri armati tra i due eserciti. Le ostilità, che includono sparatorie e bombardamenti, si inseriscono in una disputa territoriale di lunga data tra i due Paesi, peggiorata negli ultimi mesi. Secondo le autorità thailandesi, gli scontri hanno causato finora 15 morti — 14 civili e un militare — e oltre 30 feriti. La Cambogia non ha fornito dettagli su eventuali vittime o evacuazioni nel proprio territorio. Attualmente i due Paesi stanno combattendo in 12 zone: la tensione resta alta lungo la linea di confine.
Inondazioni in Vietnam: almeno 3 morti, allagate 3.700 case
La tempesta tropicale Wipha ha causato gravi inondazioni nella provincia vietnamita di Nghe An, provocando almeno tre morti e un disperso. Una vittima è stata travolta da una frana, un’altra dalla corrente. La tempesta, la prima di tale intensità a colpire il Vietnam quest’anno, ha aggravato le piogge monsoniche anche nelle Filippine dopo aver colpito Hong Kong e la Cina. Oltre 3.700 abitazioni sono state allagate e 459 danneggiate dai venti. Le immagini diffuse mostrano interi villaggi sommersi. Il Vietnam, esposto ai tifoni, è spesso colpito da disastri naturali durante la stagione delle piogge.
Il Parlamento israeliano vota l’annessione totale della Cisgiordania
I legislatori della Knesset hanno approvato con 71 voti a favore e 13 voti contrari una mozione non vincolante per l’ordine del giorno a favore dell’annessione della Cisgiordania. La mozione, avanzata dal deputato del Sionismo Religioso Simcha Rothman, dal parlamentare del Likud Dan Illouz e dal parlamentare Yisrael Beytenu Oded Forer, descrive la Giudea, la Samaria e la Valle del Giordano come «parte inseparabile della patria storica del popolo ebraico» e chiede l’applicazione della sovranità israeliana a queste aree. La Cisgiordania è parte integrante di quello che dovrebbe essere lo Stato di Palestina secondo la legge internazionale e secondo la stessa risoluzione dell’ONU – all’epoca accettata da Israele – che nel 1948 decise di dividere in due Stati (Israele e Palestina) la Palestina storica.
«La Giudea, la Samaria e la Valle del Giordano sono una parte inseparabile di Eretz Israel [la Israele biblica che, nelle intenzioni sioniste, dovrebbe comprendere l’intera Palestina, ndr], la patria storica, culturale e spirituale del popolo ebraico. Centinaia e migliaia di anni prima della creazione dello Stato, gli antenati e i profeti della nazione hanno vissuto e agito in queste regioni e in esse sono state gettate le fondamenta della cultura e della fede ebraica. Città come Hebron, Sichem, Shilo e Beit El non sono solo siti storici, ma un’espressione vivente della continuità dell’esistenza ebraica nella terra» riporta il testo della mozione, che aggiunge che i fatti del 7 ottobre 2023 sarebbero la conferma di come la creazione di uno Stato palestinese costituirebbe una minaccia per Israele. «La sovranità in Eretz Israel è una parte inseparabile della realizzazione del sionismo e della visione nazionale del popolo ebraico che è tornato nella sua patria».
Pur se simbolica e non vincolante, la risoluzione è in perfetta linea con i tentativi sempre più pressanti di Israele di acquisire il controllo della Cisgiordania, mentre l’esercito avanza nella Striscia di Gaza. Il voto segue infatti di pochi giorni la notizia, ampiamente ignorata dai quotidiani occidentali, secondo la quale Israele avrebbe rilanciato il piano di insediamento E1, che prevede la costruzione di oltre 3.000 unità abitative tra Gerusalemme Est e Maale Adumim che spaccherebbero a metà la Cisgiordania. «Questa è la nostra terra, questa è la nostra casa» ha dichiarato Amir Ohana (Likud), presidente della Knesset, al termine della votazione della Knesset. «Nel 1967 l’occupazione non è iniziata, è finita. Questa è la verità storica, e l’unico modo per raggiungere una pace autentica è da [una posizione di] potere».
A partire dalla risoluzione 242 del 1967, la comunità internazionale ribadisce come l’occupazione israeliana dei territori palestinesi sia illegale e ha continuato fino a pochi mesi fa a chiedere il ritiro delle truppe dai Territori palestinesi (una risoluzione che l’Italia si è ben guardata dall’approvare). Dopo il voto israeliano, condanne sono giunte da varie parti del mondo, a cominciare dall’OIC (Organizzazione della Cooperazione Islamica, che rappresenta 56 Paesi tra Europa, Medio Oriente, Sudamerica, Africa e Asia), definendola «una palese violazione del diritto internazionale e un’infrazione diretta di diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». L’ANSA cita inoltre una nota stampa nella quale la Commissione UE ricorda che «l’annessione è illegale secondo il diritto internazionale» e che qualsiasi passo in tale direzione sarebbe «una violazione del diritto internazionale».
OpenAI, DeepMind e dei giovani adolescenti hanno vinto la medaglia d’oro dei matematici
OpenAI sostiene che una sua intelligenza artificiale abbia vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Matematiche Internazionali (IMO), il più prestigioso concorso di calcoli matematici al mondo. Anche Google ritiene che la sua IA, DeepMind, abbia scalato le classifiche, arrivando in cima. Allo stesso tempo, cinque adolescenti possono vantare di aver battuto entrambe le Big Tech. Un unico fatto, molteplici letture che raccontano di un impressionante avanzamento tecnico che viene enfatizzato da un impianto di comunicazione fomentato ad arte.
Per comprendere il contesto, è necessario specificare che, a differenza delle più celebri competizioni sportive, le Olimpiadi Matematiche non prevedono un unico vincitore: la medaglia d’oro viene assegnata in base a una distribuzione percentuale dei punteggi. Per avere un parametro di misura, nell’ultima competizione, tenutasi in Australia, solo circa il 10% dei 641 partecipanti è riuscita a ottenere il punteggio prestabilito quest’anno per ottenere la medaglia d’oro. Raggiungere l’apice della classifica delle IMO è certamente un obiettivo di cui andare fieri, tuttavia questo traguardo non è totalmente esclusivo, sono previste molteplici medaglie d’oro.
DeepMind di Google figura tra questa manciata di vincitori. L’azienda ha iscritto al concorso una variante specializzata della sua intelligenza artificiale, Deep Think, la quale ha certificatamente ottenuto un punteggio di 35 su di un massimale di 42, risolvendo senza errori cinque dei sei problemi sottoposti ai partecipanti. I risultati, già di per sé interessanti, diventano ancora più stupefacenti se si considera che solamente l’anno scorso DeepMind era riuscita ad attestarsi al livello della medaglia d’argento, ma solamente ritagliandosi tempi di calcolo superiori ai due giorni. Questa volta lo strumento ha dimostrato prestazioni decisamente migliori e lo ha fatto rispettando il tempo limite della gara, quattro ore e mezza.
Con OpenAI, la situazione è decisamente più sfumata. L’azienda guidata da Sam Altman non ha effettivamente partecipato all’IMO, bensì ha analizzato privatamente i problemi sottoposti ai concorrenti e ha pubblicato le sue risposte attraverso i canali social. Le sue performance sono comparabili a quelle ottenute dall’IA concorrente: cinque problemi risolti su sei. L’intero processo non è però stato supervisionato dagli organizzatori delle Olimpiadi Matematiche, ma solo da tre ex-vincitori che sono stati reclutati direttamente da OpenAI per verificare gli esiti della gara. L’impresa sostiene di aver sfruttato per l’occasione un modello sperimentale che non verrà distribuito al pubblico per “molti mesi”, ma non essendoci occhi veramente indipendenti che possano testimoniare le dinamiche della faccenda, non resta che fidarsi di OpenAI, azienda nelle mani di un CEO che è stato accusato di essere un bugiardo seriale.
Google e OpenAI promuovono esplicitamente i propri successi, tuttavia evitano accuratamente di intavolare una narrazione che contrappone le abilità delle macchine a quelle degli esseri umani. Ancor più, tendono a sorvolare il fatto che cinque studenti under-20 siano riusciti a ottenere il punteggio perfetto dell’IMO, superando per risultato entrambi i giganti del tech. Come spesso capita per le evoluzioni tecniche che hanno risvolti politici o speculativi, gli avanzamenti concreti nel campo dei modelli di linguaggio sono stati messi da parte in favore di slogan notiziabili che riescono a catturare l’attenzione del pubblico e degli investitori.
Questi trionfi, assolutamente degni di nota, sono in grado di evidenziare un avanzamento rapido delle IA, eppure restano ambigui i concreti scopi applicativi dei modelli, come questi siano stati addestrati, nonché la loro effettiva sostenibilità. In sostanza, non è chiaro se gli sviluppi maturati in questo contesto dalle imprese siano funzionali alla società o se i loro sforzi si siano concentrati esclusivamente sul dar vita a un’oculata stunt commerciale.









