giovedì 8 Maggio 2025
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Corea del Sud, proteste in sostegno a Yoon: 89 arresti

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Nella notte tra ieri e oggi, in Corea del Sud, una folla di sostenitori del presidente Yoon, sotto arresto con l’accusa di tradimento, si è radunata fuori dal tribunale dove si stava tenendo l’udienza contro di lui, assaltando l’edificio. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap, dei 44.000 manifestanti, alcuni sono riusciti a entrare nell’edificio, rompendo le finestre, distruggendo mobili e ingaggiando scontri con le forze dell’ordine. Dopo ore di protesta, il bilancio è di 89 arresti, decine di feriti, tra cui 9 agenti. Al termine dell’udienza, i giudici hanno prorogato l’arresto del presidente per altri 20 giorni.

Voci palestinesi sul cessate il fuoco di Gaza

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TULKAREM, CISGIORDANIA OCCUPATA – «Inshallah, finalmente. Basta guerra a Gaza, il cessate il fuoco è più che benvenuto» dice Abed, un cittadino di Tulkarem a L’Indipendente. In pochi sono scesi per strada all’annuncio del cessate il fuoco a Gaza dopo 15 mesi di massacri in Cisgiordania. Un po’ di persone si sono radunate a Ramallah, qualche fuoco d’artificio è esploso a Betlemme, ma le piazze della maggior parte delle città palestinesi sono rimaste silenziose. Eppure, tutti sono contenti: Gaza forse potrà tornare a respirare. «Qui non si festeggia a causa della situazione. La guerra non è ancora finita, né a Gaza dove le bombe continuano a cadere, né qui», conferma Abed. «A Jenin hanno appena ucciso 12 persone. Gli attacchi dei coloni e dell’esercito sono quotidiani in tutto il territorio.»

Il massacro dei civili, infatti, continua: sono centinaia le persone uccise, nonostante l’accordo firmato a Doha, come a voler confermare l’intenzione di Tel Aviv di portare avanti una pulizia etnica fino all’ultimo minuto consentito. Il cessate il fuoco è effettivo da oggi: ora, forse, anche in Cisgiordania si potrà ricominciare a festeggiare. Nonostante qui invece, la guerra sembri destinata a continuare. «Il cessate il fuoco è una grande vittoria. Ha preso molto tempo, è costato molto sangue, ma c’è stata pazienza. È un grande cambio: il mondo aveva dimenticato la Palestina. Ora ha aperto gli occhi» dice Shireen, abitante del campo profughi di Tulkarem, a L’Indipendente. «Abbiamo perso molte persone a Gaza, e anche qui in Cisgiordania» dice Ibrahim, studente d’inglese del campo profughi di Nur Shams. «Il 7 ottobre hanno detto che avrebbero distrutto Hamas. Invece adesso hanno chiesto ad Hamas gli ostaggi indietro e libereranno molti prigionieri palestinesi. È una vittoria. L’opinione e i discorsi della resistenza a Gaza non sono cambiati nei mesi: per me, questa guerra, l’ha vinta Hamas».

Abitazioni dalle bombe israeliane, campo profughi di Tulkarem

Anche Mahmoud, 25 anni, la pensa così. «È una vittoria per la Palestina. E per Hamas. Sono riusciti ad obbligare Tel Aviv a un accordo che sembra migliore di quello che Israele aveva rifiutato mesi fa», dice, «dovrebbero rilasciare più prigionieri». Il numero di fatto è ancora incerto: pare che nella prima fase dell’accordo Israele dovrebbe liberare almeno 830 prigionieri palestinesi (tra cui 95 donne e bambini), in cambio di 33 ostaggi detenuti da Hamas. Anche decine di prigionieri condannati all’ergastolo verranno rilasciati, tra cui alcuni personaggi molto amati e conosciuti, come Zakaria Zubeidi, ex comandante delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa a Jenin e protagonista della seconda Intifada palestinese, oltre a 1167 palestinesi della Striscia di Gaza arrestati durante l’offensiva di terra israeliana. «Preghiamo da giorni che anche nostro figlio venga liberato», riporta Ahmad a L’Indipendente. Lui e sua moglie sono stretti nell’attesa e nella speranza di poter riabbracciare il figlio Ibrahim, condannato a 15 anni di carcere perché membro della resistenza nelle Brigate di Tulkarem. «Metà delle famiglie palestinesi sono nella nostra situazione», dice riassumendo la realtà detentiva che opprime quasi tutte le famiglie palestinesi in Cisgiordania. «Inshallah!». I primi prigionieri dovrebbero venire rilasciati a partire da oggi stesso.

La felicità per la fine della guerra e per la liberazione dei detenuti è forte, nonostante il prezzo pagato sia stato altissimo. Ma molti degli intervistati non negano la preoccupazione per il futuro della Cisgiordania. «Tutti lo sanno qui in Cisgiordania. Arrivano i nostri giorni peggiori», dice Ibrahim. «Ovviamente siamo contenti per tutti i cessate il fuoco. Quello in Libano, quello a Gaza… ma qui in Cisgiordania non c’è nessun cessate il fuoco. Cercheranno di finire la resistenza e andare avanti con il loro progetto coloniale. Con Trump al potere che supporta le colonie, parlano già di migliaia di nuovi coloni… Arrivano i giorni peggiori di sempre qui». Non nasconde l’inquietudine. «Prima l’esercito israeliano era impegnato in Libano, Yemen, Iran, Gaza… ora con la fine del conflitto in Libano e a Gaza, lo Yemen smetterà di attaccare Israele e gli israeliani si impegneranno ancora di più nel cercare di prendersi la Cisgiordania. Era il loro progetto da decenni». Comunque, afferma di nuovo, «il cessate il fuoco a Gaza è una grande vittoria».

«Il sangue non è finito», dice Shireen. «Ora passeranno di sicuro alla Cisgiordania. E qui abbiamo sia Israele che l’Autorità Palestinese contro di noi», riassume. «Ma siamo pronti. Iniziamo a vedere che siamo più vicini alla libertà». Shireen ha già perso sette membri della sua famiglia a causa dei raid israeliani dal 7 di ottobre. Eppure la speranza si legge nei suoi occhi. «In molti moriranno, ma dipende per cosa si muore. La seconda Intifada è stata dura, ma non come questa. Però adesso vediamo la libertà».

[testo e immagini di Moira Amargi, corrispondente dalla Palestina]

USA: TikTok oscurato

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«Spiacenti, TikTok non è disponibile in questo momento. Per fortuna il presidente Trump ha detto che troverà una soluzione appena si insedierà», questo il messaggio che da oggi compare sui telefoni degli americani che cercano di scaricare la app del celebre social cinese TikTOk. La decisione è legata a una legge che impone a ByteDance, proprietaria della app, di cedere la sua divisione USA entro il 19 gennaio. Una decisione presa nel timore che i dati degli utenti possano finire nelle mani del governo di Pechino. Trump ha già annunciato che intende trovare una soluzione, per questo il messaggio ottimistico dei gestori del social.

Dazi USA, Confartigianato: “A rischio 11 miliardi di export”

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Con l’applicazione di dazi USA sui prodotti europei, l’Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti, con un calo in valore dell’export che potrebbe superare gli 11 miliardi di euro. È quanto emerge da un rapporto del centro studi di Confartigianato, il quale sottolinea che la diminuzione arrivare al 16,8% rispetto all’attuale livello delle nostre esportazioni negli Stati Uniti. Secondo il documento, i settori più colpiti sarebbero moda, mobili, legno, metalli e gioielleria, mentre le regioni più esposte sarebbero Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, con Milano al primo posto per export.

Una nuova scoperta rivoluziona la teoria sulla formazione della Luna

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Al contrario di quanto si pensava in precedenza, la Luna potrebbe non essere nata dalla collisione tra la Terra ed il protopianeta Theia ma, piuttosto, potrebbe essersi formata principalmente da materiale espulso dal mantello primordiale terrestre, con solo un contributo minimo di Theia. È quanto proposto da una squadra di ricercatori dell’Università di Gottinga e del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS), i quali hanno dettagliato i loro risultati all’interno di uno studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Analizzando isotopi di ossigeno su oltre una dozzina di campioni lunari e quasi 200 minerali terrestri, gli scienziati hanno notato diverse somiglianze nelle loro composizioni, il che confermerebbe la teoria proposta e risolverebbe un enigma decennale, chiamato “crisi degli isotopi”. Inoltre, gli autori sostengono che le misurazioni suggeriscono anche nuove informazioni sulla storia dell’acqua terrestre, che sarebbe arrivata esclusivamente grazie a corpi chiamati “condriti enstatitiche”.

Le teorie sulla formazione della Luna si basano da decenni sulla cosiddetta “teoria dell’impatto gigante”, secondo la quale Theia, un pianeta ancora alle prime fasi delle dimensioni di Marte, avrebbe colpito la Terra circa 4,5 miliardi di anni fa, generando un’enorme quantità di detriti da cui si sarebbe formato il nostro satellite naturale. Tuttavia, la stretta somiglianza tra la composizione isotopica della Terra e della Luna ha sempre rappresentato un enigma, noto come “crisi degli isotopi”. Per questo motivo, nello studio recentemente pubblicato i ricercatori hanno analizzato isotopi di ossigeno presenti in 14 campioni lunari e condotto 191 misurazioni su minerali terrestri, utilizzando un metodo avanzato chiamato fluorurazione laser, il quale ha permesso di liberare ossigeno dalle rocce tramite l’uso di un laser, offrendo dati ad altissima precisione.

I risultati hanno poi mostrato una somiglianza straordinaria tra un isotopo dell’ossigeno – l’ossigeno 17 (17O) – presente sia nei campioni terrestri che in quelli lunari. Ciò, secondo Andreas Pack, direttore generale del Geoscience Centre dell’Università di Gottinga e coautore, potrebbe spiegarsi ipotizzando che Theia abbia perso gran parte del suo mantello in precedenti collisioni, arrivando a colpire la Terra come una “palla di cannone metallica”: «Una spiegazione è che Theia abbia perso il suo mantello roccioso in precedenti collisioni e poi si sia schiantata sulla Terra primordiale come una palla di cannone metallica. Se così fosse, Theia farebbe parte del nucleo terrestre oggi, e la luna si sarebbe formata da materiale espulso dal mantello terrestre. Questo spiegherebbe la somiglianza nella composizione della Terra e della luna», ha spiegato Pack. Inoltre, i dati fornirebbero persino nuove informazioni sulla storia dell’acqua terrestre: contrariamente alla teoria del “Late Veneer Event”, secondo cui l’acqua sarebbe arrivata sulla Terra dopo la formazione della Luna a causa di impatti tardivi, i ricercatori affermano di aver dimostrato che molti tipi di meteoriti non possono essere stati responsabili di questa fase. La coautrice Meike Fischer ha spiegato che, piuttosto, le condriti enstatitiche – un tipo di meteoriti isotopicamente simili alla Terra e ricchi d’acqua – potrebbero essere state le uniche responsabili dell’apporto idrico del nostro pianeta: «I nuovi dati dimostrano che non è come si pensava e si può escludere che molti tipi di meteoriti siano la causa di questa “rivestimento tardivo”. I nostri dati possono essere spiegati particolarmente bene da una classe di meteoriti chiamati condriti enstatitiche, che sono isotopicamente simili alla Terra e contengono abbastanza acqua da essere gli unici responsabili dell’acqua presente sulla Terra», ha concluso la ricercatrice.

Lo studio è solo l’ennesima prova che, nonostante la relativa vicinanza a noi, la Luna continua a stimolare la ricerca sia sulle sue caratteristiche che sulle teorie che ipotizzano le modalità della sua formazione. Proprio qualche mese fa, infatti, un altro studio basato sui campioni lunari riportati sulla Terra dalle missioni Apollo degli anni ’70 ha suggerito un’ipotesi tutt’altro che simile: la luna sarebbe stata catturata durante un incontro ravvicinato tra la giovane Terra ed un sistema binario composto dal satellite ed un altro corpo roccioso, il quale sarebbe stato poi spazzato via dalla gravità terrestre.

[di Roberto Demaio]

Russia e Iran hanno firmato un trattato di partenariato strategico globale

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Una stretta di mano simbolica e un documento che potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici: ieri, venerdì 17 gennaio 2025, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo iraniano Masoud Pezeshkian hanno siglato un “Trattato di partenariato strategico globale”. L’accordo, che sarà valido per vent’anni, mira a consolidare una cooperazione estesa tra Russia e Iran in settori chiave come commercio, energia, difesa, scienza, educazione e cultura, con l’ambizione di contrastare l’influenza occidentale e le sanzioni internazionali. Durante la cerimonia al Cremlino, il presidente Putin ha descritto l’accordo come «una vera svolta», sottolineando come esso crei condizioni per «uno sviluppo stabile e sostenibile» non solo per i due Paesi, ma per l’intera regione. Da parte sua, Pezeshkian lo ha definito «un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali», evidenziandone l’importanza strategica rispetto all’obiettivo di resistere alle eccessive pressioni imposte dagli USA e dai loro alleati.

L’accordo, che aggiorna una precedente intesa del 2001, contiene 47 articoli e mira a superare gli ostacoli tecnici che finora hanno limitato il volume degli scambi commerciali. Tra i progetti di punta, spiccano la costruzione di due nuovi reattori della centrale nucleare di Bushehr, in Iran, a cura dell’azienda russa Rosatom, e l’istituzione di corridoi di trasporto strategici verso i porti iraniani del Golfo Persico. Un pilastro centrale dell’intesa è la cooperazione nel settore energetico. Mosca ha espresso la volontà di esportare gas naturale in Iran, mentre Teheran ha confermato il proprio impegno a risolvere le questioni tecniche che ancora ostacolano il progetto. La difesa rappresenta un altro ambito cruciale: pur non includendo una clausola di assistenza reciproca, come nel caso del trattato russo-coreano, l’accordo prevede un rafforzamento delle esercitazioni militari congiunte, della formazione degli ufficiali e della sicurezza regionale. Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, Mosca considera l’Iran un partner strategico chiave: entrambi i Paesi hanno aumentato le loro attività commerciali in risposta alle sanzioni occidentali e, secondo funzionari ucraini e occidentali, l’Iran (che però nega) avrebbe già fornito alla Russia droni auto-detonanti “Shahed” che Mosca avrebbe utilizzato nei suoi attacchi notturni all’Ucraina. Durante la conferenza stampa congiunta, Pezeshkian ha ribadito il sostegno dell’Iran a una soluzione politica del conflitto in Ucraina, dichiarando che «guerra e ostilità non sono una soluzione». Putin, a sua volta, ha elogiato la «comunanza di vedute» tra Mosca e Teheran su questioni internazionali, sottolineando il reciproco impegno nel rispetto della sovranità e del diritto internazionale.

L’Unione Europea ha reagito con scetticismo alla firma del trattato, definendolo una prova del presunto isolamento diplomatico di Mosca. La portavoce della politica estera dell’UE, Anita Hipper, ha dichiarato che l’intesa rivela la «reale debolezza della Russia», alla ricerca di alleati per sostenere la propria strategia militare e politica. Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per il potenziale rafforzamento dei legami militari tra i due Paesi. La visita di Pezeshkian è arrivata pochi giorni prima dell’insediamento del presidente eletto degli USA, Donald Trump, che ha promesso di mediare la pace in Ucraina e adottare una linea più dura nei confronti di Teheran. Nel contesto di un’arena geopolitica sempre più polarizzata, l’accordo tra Russia e Iran segna un passo deciso verso una ridefinizione degli equilibri internazionali, rappresentando una chiara dichiarazione di intenti per la creazione di un blocco solido capace di affrontare sfide regionali e globali.

[di Stefano Baudino]

Gaza, continuano i raid: decine di morti

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Nonostante manchino poche ore all’entrata in vigore del cessate il fuoco, programmato per domenica 19 gennaio alle ore 8:30 locali, non si sono ancora fermati i bombardamenti nella Striscia, i quali hanno causato decine di morti e di feriti. Secondo l’agenzia Wafa, che cita fonti mediche sul campo, nelle ultime ore «tre massacri contro famiglie» hanno portato all’uccisione di 23 cittadini e al ferimento di altri 83. Numeri che vanno sommati ai cinque civili uccisi questa notte nella zona di Mawasi che costituirebbero complessivamente, secondo i reporter di Al Jazeera, circa 122 morti di cui 33 bambini solo nelle ultime 24 ore.

La Nigeria diventa partner BRICS

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La presidenza brasiliana di turno per il blocco BRICS ha annunciato che la Nigeria è entrata a far parte del gruppo con lo status di partner. Il Paese africano si unisce così agli altri otto Stati che hanno acquisito lo status di partner BRICS a inizio anno (senza contare l’Indonesia, che è successivamente entrata come membro a pieno titolo). Lo status di partner è stato introdotto in occasione dell’ultimo vertice del gruppo, tenutosi a Kazan, in Russia, e prevede la collaborazione su progetti specifici, accordi economici o cooperazione su temi di interesse comune, e la possibilità di essere invitati ai summit, senza tuttavia potere decisionale e di voto.

“Efeso”, una poesia di Jorgos Seferis (1955)

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Parlava seduto su un marmo
simile a rovina d’antico portale:
sterminato e vuoto a destra il campo
a sinistra scendevano le ombre dal monte:

“La poesia è ovunque. La tua voce
a volte incede al suo fianco
come il delfino che per poco ti accompagna
vascello d’oro nel sole
e poi scompare. La poesia è ovunque
come le ali del vento nel vento
che per un attimo hanno sfiorato le ali del gabbiano.
Uguale e diversa dalla nostra vita, come cambia
il volto di una donna che si è spogliata,
e tuttavia rimane uguale. Lo sa
chi ha amato: alla luce degli altri
il mondo implode; ma tu ricorda
Ade e Dioniso sono la stessa cosa”.

Disse, e imboccò la grande strada
che mena al porto di un tempo, ora inghiottito
laggiú  fra i giunchi. Il crepuscolo pareva
per la morte di un animale,
cosí nudo.
Ricordo ancora:
viaggiava sulle coste della Ionia,
in vuote conchiglie di teatri
dove solo la lucertola striscia sull’arida pietra,
e io gli chiesi: “Un giorno torneranno a riempirsi?”
E mi rispose: “Forse, nell’ora della morte”.
E corse nell’orchestra urlando:
“Lasciatemi ascoltare mio fratello!”.
Ed era duro il silenzio attorno a noi
e non rigato nel vetro dell’azzurro.

Il teatro e il sogno, il mito e il mare. Nel mondo greco classico –  quelle vestigia sono chiare oggi ancora – la realtà è leggermente sospesa dal suolo, un po’ come se le impronte di chi cammina a lui fossero visibili.

È la condizione del mito, perché in fondomythos’ in greco vuol dire anche realtà, nulla è estraneo al racconto, tutto si trasforma in storia, in parola, in ‘logos‘, quando sappiamo che vivere e mettere in scena si assomigliano e gli attori che seguiamo sul palco siamo noi stessi di fronte a specchi iridescenti.

Luigi Pirandello aveva tratto la sua ispirazione dai Greci con quella attualizzazione borghese, anzi quotidiana, con quella impronta ordinaria e straordinaria insieme, che i siciliani sanno imprimere, quasi una tradizione isolana del perdurare e del divenire che della Sicilia mi incanta ogni volta. Pirandello per cui tragedia e commedia si mascherano insieme in un oracolo sorridente.

Seferis, però, se penso al mare, e quindi alla morte, mi ricorda Ernest Hemingway che in un suo romanzo ricordava il suo primo viaggio di nozze sulle sponde francesi come l’avventura di un pesce che per amore risale la corrente.

E ne Il vecchio e il mare: «Vorrei poter dar da mangiare al pesce, pensò. È mio fratello. Ma devo ucciderlo e mantenermi forte per farlo». Per chi ha scritto Addio alle armi e Verdi colline d’Africa, la morte provocata è un tema immenso. Jorgos Seferis: «Dormo, ma il cuore veglia:/guarda in cielo le stelle, e la barra,/ l’infiorata dell’ acqua al timone».

Nel sogno non ci sono volti. Per Seferis la poesia è il giornale di bordo dell’ immaginario. La poesia per di più, dice Seferis, è oracolo e fraterna declamazione. A lui l’oracolo parla in modo deciso ma enigmatico e misteriosamente si sottrae al suo sguardo, come le parole della poesia che si sottraggono a una facile comprensione.

La poesia è delfino ed è vento, è eros e crepuscolo. Come il delfino e il vento ti accompagna per un po’, quasi fosse una preghiera che poi ti lascia al tuo destino. Come eros e crepuscolo canta la pienezza e il suo trascolorare ma non è prigioniera di sentimenti.

La poesia è tempo, per cui ciò che si brucia in un attimo, in un fuoco di significati, è anche proiezione illimitata dell’eterno, vale a dire di ciò di cui non conosciamo la misura. E che fa dire a Seferis che Dioniso e Ade si mescolano, appunto come amore e morte, come passione e fato.

Ecco perché la poesia è antidoto all’ipocrisia del potere. Perché la poesia consapevolmente  illude, ti sottrae agli automatismi, e il potere (non il tuo potere, beninteso), invece, inganna.

[di Gian Paolo Caprettini]

Iran, due giudici uccisi davanti alla Corte Suprema di Teheran

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Due giudici sono stati uccisi davanti alla Corte suprema di Teheran, capitale dell’Iran, a causa di un attacco con armi da fuoco da parte di un uomo contro tre di loro. L’attacco è avvenuto nel centro della città, nel Park-e Shahr. I due magistrati rimasti uccisi erano Mohammad Moghiseh, 68 anni, e Ali Razini, 71 anni. È invece rimasto ferito, insieme alla sua guardia del corpo, il giudice Miri. La televisione di Stato ha riferito che l’attentatore, suicidatosi subito dopo avere aperto il fuoco contro i giudici, era un dipendente del Ministero della Giustizia.