giovedì 18 Dicembre 2025

Migranti: i numeri prima delle opinioni

Il tema delle migrazioni è da tempo tra i terreni di scontro più accesi nella politica italiana e all’interno dell’opinione pubblica. Tra porti da aprire o da chiudere, diritto all’accoglienza e difesa dei confini, richieste di diritti e accuse di privilegi, il dibattito è sempre segnato da opposte ma ugualmente radicate visioni ideologiche. In un certo senso è inevitabile che sia così, perché attorno al tema si muovono idee profondamente diverse. Tuttavia un dibattito sano e ricco è impedito da una scarsissima conoscenza dei dati di base che servono ad inquadrare il fenomeno. Si tratta di un grosso problema, perché le opinioni diverse possono arrivare ad un confronto costruttivo solo se entrambe partono dai dati e da una presa di coscienza oggettiva del reale. In caso contrario invece si può avere una percezione distorta della realtà. Quello che segue, quindi, è un articolo preliminare, utile a inquadrare correttamente il fenomeno prima di procedere ad analizzarne le sfaccettature e i punti critici.

La situazione italiana

Relativamente alla situazione italiana, il primo numero da cui partire è quello dei tanto discussi sbarchi, che in seguito alla recente decisione del governo di non accogliere la nave umanitaria Ocean Viking sono tornati ad essere percepiti come un’importante emergenza. Secondo i dati  forniti dal Ministero dell’Interno, i migranti sbarcati sul territorio italiano dal primo gennaio 2022 al 22 novembre 2022 sono stati 94.341: un numero di gran lunga maggiore di quello relativo al medesimo periodo degli anni 2020 e 2021, quando gli sbarchi erano stati rispettivamente 32.476 e 61.333. Si tratta dunque di una grave emergenza o peggio di una situazione senza paragoni rispetto a quelle del passato? Non proprio. Nel biennio precedente, infatti, i numeri risentirono del periodo pandemico. Gli sbarcati del 2022 sono invece leggermente inferiori ai 111.397 arrivi nei primi dieci mesi del 2017 e decisamente inferiori ai dati registrati nel 2016 (159.427), nel 2015 (153.842) e nel 2014 (170.100). Venendo poi alle navi ONG, spesso accusate di alimentare esponenzialmente gli sbarchi in Italia, può stupire notare come esse in realtà contribuiscano in percentuale decisamente bassa al numero degli arrivi sul territorio italiano. Basterà menzionare i dati relativi al periodo 2018-2021 elaborati dall’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), che ricorda come nel periodo della “gestione Lamorgese” gli sbarchi mensili sono quasi triplicati rispetto al periodo della “gestione Salvini” arrivando a 2.600, ma nonostante questo “il ruolo delle ONG ha continuato a rimanere molto marginale” determinando meno del “15% del totale degli sbarchi”. Ciò – precisa l’Istituto – “significa che quasi 9 migranti su 10 raggiungono le coste italiane senza l’aiuto delle imbarcazioni delle ONG”.

Il confronto con gli altri paesi dell’UE

Una volta descritta la situazione nostrana bisogna capire se effettivamente, come comunemente si crede, l’Italia sia il Paese europeo in cui il fenomeno migratorio incide in maniera maggiore. Innanzitutto, va detto che gli oltre 94.000 sbarchi registrati quest’anno consegnano all’Italia il primato nella classifica di quelli effettuati attraverso la tratta del Mediterraneo. Basterà ricordare che, secondo gli ultimi dati forniti dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), alla data dell’21 novembre i migranti sbarcati in Spagna sono stati 28.926, in Grecia 13.495 ed in Cipro 15.160. Ma volgendo lo sguardo verso i numeri relativi ai richiedenti asilo e ai rifugiati si hanno nuove sorprese.

Per quanto riguarda i numeri dei richiedenti asilo relativi ai primi otto mesi del 2022, infatti, la nostra nazione è ultima nella classifica dei grandi Paesi Ue: Germania, Francia, Spagna e Italia. Secondo le elaborazioni effettuate dalla fondazione Openpolis sulla base dei dati Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea) riferiti alle persone che presentano una richiesta per la prima volta (ad esclusione delle richieste di protezione temporanea dei cittadini provenienti dall’Ucraina), al primo posto si trova la Germania, con un totale di 116mila richiedenti asilo, al secondo la Francia, con poco meno di 83mila, al terzo la Spagna, con circa 74mila ed al quarto l’Italia, con meno di 44mila. Inoltre, anche considerando un periodo di tempo più ampio come quello compreso tra il 2012 e il 2021, la situazione sembra simile. La Germania, con quasi 2,3 milioni di richiedenti negli ultimi 10 anni, occupa infatti il primo posto nella classifica dei Paesi dell’Unione con più richiedenti asilo. Seguono la Francia, con 863mila, e l’Italia con 592mila, mentre nelle posizioni più basse troviamo Estonia, Slovacchia e Lettonia, con meno di 3mila richiedenti l’una. Sempre secondo le elaborazioni fatte da Openpolis sulla base dei dati Eurostat, però, i numeri dell’Italia in realtà sono anche meno preoccupanti di quanto si potrebbe pensare, visto che rapportando il dato dei richiedenti asilo alla popolazione residente il Belpaese si posiziona quindicesimo nell’UE, con 1 richiedente ogni 100 persone.

Venendo invece ai rifugiati, secondo i dati dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) quelli riconosciuti nel 2021 in Europa ammontano a 288.000. Il Paese maggiormente ospitale si rivela ancora una volta la Germania (con 79.700 rifugiati), seguita dalla Francia con 51.000. L’Italia in questa graduatoria si colloca al terzo posto con 21.000 rifugiati. Anche se si guardano i numeri dei rifugiati presenti nel territorio nazionale sotto mandato dell’UNHCR l’Italia si colloca dietro Germania e Francia, visto che nel 2021 quelli presenti in Germania sono stati 1.255.694, in Francia 499.914 ed in Italia 144.862.

Volendo andare infine oltre i numeri del singolo anno così da capire in generale in che maniera i rifugiati impattino sulla popolazione italiana ci si può rifare ai dati forniti dal sito web di statistica Our World In Data, secondo cui fino al 2019 in Italia vivevano 2,73 rifugiati ogni 1000 persone, mentre – tra gli altri – in Francia vivevano 6,16 rifugiati ogni 1000 individui ed in Germania 13,47. Si potrebbe ipotizzare che l’Italia non si posizioni prima in tutte le classifiche a causa di un’ampia quantità di stranieri irregolari presenti sul territorio, ma anche in questo caso i dati smentiscono l’ipotesi. Secondo un rapporto del Pew Research Center (centro studi statunitense), in confronto alla popolazione nel 2017 l’Italia non ospitava una percentuale di irregolari superiore a quella degli altri Paesi europei, ma anzi era tra quelli con la percentuale più bassa (meno dell’1%). Inoltre, come mostrato dall’ISPI, il numero degli irregolari in Italia non cresce sensibilmente da tempo ed anzi negli ultimi due anni analizzati – il 2019 ed il 2020 – la cifra è anche leggermente diminuita rispetto al 2018. Una spiegazione possibile è che gli irregolari, una volta entrati in territorio europeo, cercano in gran parte di trasferirsi verso Paesi del nord Europa, dove vi sono maggiori possibilità di lavoro.

I dati europei nel dettaglio

Analizzando infine i dati europei nel dettaglio, ci si accorge di come anche la diffusa convinzione per cui i migranti arriverebbero prevalentemente in Europa non sia fondata. La Commissione europea, infatti, ricorda che a metà 2021 in tutto il mondo si contavano 26,6 milioni di rifugiati, ma quelli ospitati nell’UE rappresentavano una percentuale minima rispetto alla sua popolazione totale. Nonostante in Germania tale percentuale fosse pari all’1,5% – dato che la colloca tra i dieci Paesi ospitanti, a livello mondiale, il maggior numero di rifugiati – la percentuale rappresentata dagli stessi nell’UE era infatti pari allo 0,6% della popolazione. Un dato che pone l’Unione dietro diversi Paesi caratterizzati da un’ampia popolazione di rifugiati, come il Libano (al primo posto con il 12,5% della popolazione totale), la Giordania (6,3%), la Turchia (4,4%) e l’Uganda (3,6%). Del resto, come sottolineato dalla Commissione europea, “la maggior parte dei rifugiati dei Paesi africani e asiatici non raggiunge l’Europa, ma si trasferisce nei Paesi vicini”.

[di Raffaele De Luca]

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4 Commenti

  1. Grazie davvero. Una sana informazione non può che far riferimento a dati corretti, senza i quali ogni affermazione deve essere letta come opinione e non come fatto.

  2. Bene. Abbiamo visto come l’Italia sia il fanalino di coda per gli immigrati, regolari e non, di come le ong del mare siano una goccia nell’oceano, di come altri facciano piu’ accoglienza di noi (ma sarebbe bene sapere anche quali siano le varie etnie in rapporto alla popolazione che ogni stato piu’ virtuoso di noi accoglie: ricordiamoci che la Merkel fu ben contenta di accogliere anni orsono molti rifugiati , ma li scielse tra i siriani della classe media, magari cristiani, e quindi in grado di meglio integrarsi nel suo paese…).
    E allora perche’ parlare di emergenza immigrazione? Evidentemente si tratta di aria fritta.
    A questo punto non ci resta che non fare piu’ il presepe a Natale, staccare i crocefissi dalle nostre aule, introdurre l’arabo nelle scuole o, meglio, concedere che i figli dei musulmani vadano nelle loro madrasse, magari impiantate anche in Europa quale segno di laicismo illuministico e accoglienza…

    • Finalmente qualcuno intelligente che risponde. Perché diciamolo, i dati giusti con cui paragonare non sono mai illustrati.

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