domenica 5 Maggio 2024

Test di verginità e imenoplastica: pratiche barbare che ancora esistono anche in Italia

Durante il Medioevo una donna in procinto di sposarsi veniva sottoposta, prima della sua prima notte di nozze, ad una pratica volta a verificarne la verginità. Se l’imene risultava intatto, la donna in questione poteva dirsi pura e rispettabile. In realtà, il progresso ha fatto molti passi in avanti in questo senso, dimostrando che alcune ragazze nascono senza imene e altre lacerano la membrana ancora prima di diventare sessualmente attive. Con esercizio fisico o tamponi, ad esempio. Eppure la richiesta di test di verginità, pratica durante la quale un medico cerca la presenza di un imene, si è rivelata più che duratura. Ben oltre il Medioevo: fino ai giorni nostri.

La verginità non esiste

La verginità non esiste, almeno non da un punto di vista medico-anatomico. È quello che ha ribadito il Royal College of Obstetricians and Gynecologists (Rcog), l’ente che rappresenta gli ostetrici e i ginecologi inglesi, e che con un appello pubblicato sul British Medical Journal ha chiesto al governo di bandire definitivamente i test di verginità. A loro dire si tratterebbe di visite invasive e prive di basi scientifiche, ma che ancora oggi sono offerte da diverse cliniche private del Regno Unito. E non solo. Accade anche in molti altri Paesi occidentali. Sono soprattutto donne e famiglie di religione musulmana a richiederle, ma non mancano eccezioni. Come il rapper americano T.I., che ha dichiarato di imporre ogni anno alla figlia un test della verginità. Oltre a questa obsoleta pratica, sono decine le cliniche, gli ospedali privati ​​e le farmacie che offrono, in più, la possibilità di riparare l’imene, ricostituirlo. Nello specifico, un’indagine sotto copertura ha svelato che 20 medici attualmente offrono interventi di riparazione dell’imene in più di 30 cliniche e ospedali privati, molte di queste situate a Londra, Manchester e Norwich, con prezzi che vanno da £ 2.000 a £ 3.000. Questa procedura prende il nome di imenoplastica, e secondo Edward Argar, ministro della salute, “sarà criminalizzata alla prima occasione, in attesa dei risultati di un gruppo di esperti incaricato di esaminare gli aspetti clinici ed etici della procedura”.

Assorbente sangue

Procedure altamente pericolose

Test di verginità e imenoplastica, oltre ad essere un abuso fisico e mentale nei confronti di chi li subisce, sono pratiche molto pericolose. Motivo per cui ginecologi e ostetrici inglesi hanno chiesto di bandirli del tutto e renderli illegali, con l’intento di tutelare la salute delle persone e accantonare una volta per tutte l’idea che il valore di una donna e la sua reputazione dipenda dalla propria verginità e, più in generale, dalla quantità di sesso che fa o non fa. Sono pratiche, come dicevamo all’inizio, appartenenti al Medioevo e che dovrebbero c’entrare poco con la società moderna e con il grado di evoluzione a cui ci vantiamo di essere giunti. Interventi di questo tipo non hanno ragione di esistere, qualsiasi sia il loro nome, soprattutto per scopi medici. Il RCOG sostiene che “non c’è alcuna giustificazione per nessuna di queste pratiche dannose, che causano traumi sociali e psicologici immediati e a lungo termine”. Non solo.

Stop abuso

La probabilità che ne derivino anche traumi fisici è molto alta. Spesso il test di verginità e l’imenoplastica vengono praticate per lo più clandestinamente, in cliniche private o peggio ancora in casa, per mano di persone inesperte, alla presenza di tutti i maschi della famiglia. Syed Kamall, un politico britannico, ha detto che si tratta di una vera e propria violenza, a tutti gli effetti. Ma sradicare pratiche di questo tipo dal patrimonio culturale di molti paesi non è così facile. In alcune parti del mondo si aspetta ancora il “famoso” sanguinamento dopo la prima notte di nozze, su quel letto rivestito di lenzuola rigorosamente bianche.

E se non succede? Le donne, per correre ai ripari, si imbattono disperatamente in questi pericolosissimi rimedi, anche se spesso la decisione non è frutto di una libera scelta. A riguardo, il RCOG chiede l’intervento di assistenti e forze dell’ordine, che possano offrire supporto e tutela legale.

Violenza donne

Problema culturale

Se ci si sofferma a riflettere, il problema non si esaurisce parlando di test di verginità e vietandone la pratica. Il problema è culturale, e racchiude una serie di comportamenti e pratiche che vanno al di là. Azioni, però, accomunate da atteggiamenti discriminatori e di sottomissione, accompagnati da violenza fisica e verbale, risultato di una visione sessista e patriarcale. È questo il vero nodo da sciogliere, lo scoglio più grande da superare per liberare le donne di tutto il mondo da coercizioni e credenze errate.

Aneeta Prem, che gestisce l’organizzazione benefica Freedom che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani, ha dichiarato che il numero di donne e ragazze che cercano il suo aiuto per sfuggire alla pressione di sottoporsi a test di verginità è aumentato del 40% negli ultimi due anni (durante il lockdown).

Sono solitamente i parenti ad obbligarle, quelli a cui sta molto a cuore presentarle come vergini “che sanguineranno” durante la prima notte di nozze. “Le famiglie degli sposi stanno diventando più esigenti e dicono: Conosco qualcuno che ha avuto un certificato, voglio la prova che questa ragazza è vergine”, ha ribadito Prem. Eppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato con certezza che avere un imene intatto non indica necessariamente non avere mai avuto rapporti sessuali.

La IKWRO (Iranian and Kurdish Women’s Rights Organisation), un’associazione fortemente attiva e al fianco delle donne, fornisce consulenza e supporto alle donne e alle ragazze mediorientali che vivono nel Regno Unito, proprio in merito a tali argomenti. Molte di loro devono ancora lottare contro mutilazioni genitali, matrimoni forzati, abusi domestici e violenze di vario tipo. Diana Nammi, la direttrice esecutiva, ha detto che è necessario finanziare servizi di supporto specialistico per salvaguardare le donne e le ragazze a rischio. Fondamentale è coinvolgere le comunità e i giovani attraverso le scuole, per eliminare la concezione secondo cui il valore di una donna o di una ragazza sia collegato alla verginità. Il test della verginità è a tutti gli effetti una violazione dei diritti umani.

Twitter

E in Italia?

Eugenia Tognotti, docente di Storia della medicina e della sanità pubblica all’Università di Sassari, ha detto la sua in merito all’iniziativa e alle parole del Royal College of Obstetricians and Gynecologists. Ha scritto una lettera, pubblicata dal British Medical Journal, in cui ricostruisce le origini storiche di quello che alla fine si è rivelato un mito. “Verginità non è un termine medico. Non lo si trova nei grandi trattati di anatomia. È una costruzione sociale. Nel Medioevo l’unica incerta prova della verginità era la tendenza delle donne a sanguinare al primo rapporto”, si legge. Non tutti la pensano come la Tognotti, almeno nel nostro paese. Basti pensare che in Italia l’imenoplastica è pubblicizzata da moltissimi siti: gli interventi di chirurgia intima offerti sono spesso descritti (in maniera più che vantaggiosa) in italiano e arabo. Su uno si legge che “La chirurgia moderna può restituire lo stato di verginità. Dopo questa operazione, alla prima penetrazione si presenteranno nuovamente la difficoltà e il dolore tipico della lacerazione con conseguente perdita di sangue”. In altri che “Esso è indicato nelle pazienti che desiderino ripristinare l’integrità mucosa dell’imene per motivazioni personali, culturali o religiose. L’intervento non lascia alcun segno”. Dai 1.800 ai 2.600 euro e tre settimane di convalescenza. È tutto quello che serve.

Passi avanti e passi indietro

Ad agosto il Capo di Stato Maggiore dell’esercito indonesiano, Andika Perkasa, ha dichiarato che non si potrà più effettuare il test di verginità per reclutare le militari. Le donne, infatti, dovranno sottoporsi agli stessi esami medici affrontati dagli uomini. Perkasa ha ribadito in un video diffuso su Youtube che la selezione del corpo militare avverrà in base al successo o all’insuccesso nella formazione militare e che esami considerati irrispettosi della dignità femminile saranno severamente vietati. Un enorme passo avanti se si pensa che nell’esercito indonesiano era ormai una prassi decennale quella di reclutare solo donne vergini (dopo, appunto, averne verificato la verginità). Non era raro che il test venisse effettuato anche sulle fidanzate degli ufficiali.

Ansa Indonesia

Purtroppo, però, dall’altra parte ci sono ancora paesi in cui test vaginali sono all’ordine del giorno. E, fatto ancora più grave, sono usati per determinare se le donne abbiano subito una violenza fisica o meno.

Accade in India, Nepal e Sri Lanka, dove questa pratica è addirittura ritenuta una prova attendibile da presentare in tribunale. Anche se, come abbiamo detto, non è scontato che un rapporto comporti la lacerazione dell’imene e che tutte le bambine lo abbiano sin dalla nascita. Qui, invece, se l’imene è intatto significa che non c’è stato stupro. E l’accusa di violenza è immediatamente messa in dubbio, così come la persona che l’ha avanzata. Bangladesh, Bhutan, Maldives, Nepal e Sri Lanka permettono ancora che tutto questo accada e che l’iter giuridico passi da questa valutazione. E, visto che lo stupro è considerato un’offesa alla castità e all’onore, spesso si tende a non condannarlo mai. Appena il 3% in Bangladesh. Anzi, molte donne vittime di stupro sono state spinte a siglare accordi per chiudere i loro casi. Più del 60%. Accordi, poi, nemmeno rispettati.

Possiamo cambiare le cose?

Gli oppositori del test di verginità e dell’imenoplastica dovranno affrontare molti ostacoli. Vietare ufficialmente pratiche di questo tipo potrebbe significare incrementare operazioni clandestine o all’estero. Ecco perché chi difende e si batte per i diritti delle donne pensa che la legislazione dovrebbe essere più dettagliata e precisa, e criminalizzare non solo chi pratica interventi di questo tipo ma anche chi si reca all’estero per sottoporre una donna a test o chirurgia. E ancora. Leggi più adeguate e severe e l’intervento della comunità scientifica rappresentano un ottimo modo per contrastare operazioni invasive e violente. Ma l’unica risposta in grado di distruggere definitivamente queste pratiche è una sola: abbattere il culto della verginità con la conoscenza e l’informazione.

[di Gloria Ferrari]

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