I finanziamenti pubblici internazionali destinati ai combustibili fossili sono crollati drasticamente nei Paesi firmatari della Clean Energy Transition Partnership (CETP), un’alleanza nata alla COP26 di Glasgow nel 2021 per porre fine al sostegno pubblico all’energia fossile. I fondi stanziati da 40 Paesi membri (35 governi e 5 istituzioni pubbliche) sono calati fino al 78% nel 2024 rispetto alla media del periodo 2019–2021. Una diminuzione ancora più smaccata se si escludesse il contributo elargito alle proprie multinazionali petrolifere dagli Stati Uniti (usciti dall'accordo dopo l'insediame...
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I soldi pubblici disinvestiti nel fossile, oltre a incentivare i piccoli impianti fotovoltaici privati e non quegli stupidi ed orrendi parchi eolici offshore, dovrebbero servire a potenziare i vecchi elettrodotti (oggi non sempre in grado di “sopportare” l’ eccesso di corrente immessa) e ad acquistare accumulatori (batterie) per aumentare l’ autarchia energetica degli edifici. Invece, in Italia, dal prossimo anno gli incentivi per i privati passeranno dal 50 al 35%(sic!) e per di più ancora oggi pur avendo la possibilità di essere autarchici rispetto alle forniture elettriche esterne (penso in particolare a tutto il Meridione ed alle Isole con elevato numero di giornate di sole) vige l’ obbligo di essere collegati alla rete con l’ imposizione di imposte e balzelli fissi. Problema difficilmente risolvibile visto che la casta politica contemporanea quando va bene è rappresentata da giuristi, sociologi, esperti in telecomunicazioni e qualche raro economista che non ha la più pallida idea di come venga prodotta, trasportata, distribuita e accumulata la corrente. (E magari hanno una Tesla sotto al c..o.).
E come si fa, se ogni volta che viene annunciato un progetto di campo fotovoltaico o di parco eolico, nessuno li vuole?
Certo, c’è sempre l’installazione di micro impianti privati, ma così campa cavallo…