venerdì 6 Giugno 2025

Nintendo Switch 2 prospetta un futuro in cui giocare è sempre più costoso

Mancano pochi giorni all’uscita ufficiale del Nintendo Switch 2, la nuova console firmata Nintendo. Come spesso accade in queste occasioni, il lancio sta catalizzando l’attenzione degli appassionati di videogiochi, tuttavia l’entusiasmo è in parte smorzato da significativi cambiamenti sul piano commerciale, i quali fanno temere per il futuro stesso del consumo videoludico.

Nintendo Switch 2 arriverà nei negozi il prossimo 5 giugno. Considerate le sistematiche e tradizionali carenze di fornitura che accompagnano questo tipo di prodotti, è facile prevedere che la console non sarà immediatamente disponibile se non per chi l’ha preordinata con largo anticipo. A preoccupare, però, non è tanto la possibilità di non poter mettere subito le mani sulla sua libreria di software quanto l’andamento dei prezzi: l’arrivo della nuova console coincide con un marcato aumento dei costi legati ai videogiochi.

Era lecito aspettarsi che, complici le attuali tensioni geopolitiche e l’aumento generale dei costi di produzione, il prezzo della console salisse sensibilmente rispetto al modello precedente – dai €349 ai €479,99. Più sorprendente è invece l’impennata dei prezzi dei titoli di lancio: Donkey Kong Bananza arriverà sugli scaffali a €79,99, mentre il popolarissimo Mario Kart World toccherà quota €89,99. Si tratta di cifre decisamente elevate, soprattutto se si considera che l’innalzamento dello standard di prezzo a €70 è avvenuto solo nel 2020, in concomitanza con il debutto di PlayStation 5 e Xbox Series X.

La mossa di Nintendo ha innescato un effetto domino: a inizio maggio anche Xbox ha annunciato un rialzo dei prezzi sia per i videogiochi sia per l’hardware. Gli 80 euro stanno già diventando la nuova normalità, ma l’attesissimo Grand Theft Auto VI – di cui si vocifera un prezzo prossimo ai €100 – potrebbe presto aprire a sua volta una nuova e inquietante soglia nel Mercato del gaming.

Le aziende coinvolte forniscono giustificazioni ben articolate per spiegare questi aumenti. L’incremento dei dazi statunitensi verso i Paesi in cui le console vengono prodotte, l’impennata dei costi di sviluppo e l’inflazione vengono indicati come fattori determinanti. Per quanto queste motivazioni possano avere un fondo di verità, è difficile non notare che i costi di sviluppo dipendono in larga misura da scelte aziendali orientate al profitto, più che da insormontabili fatalità economiche. Tuttavia, quale che sia la situazione, resta sempre e comunque un problema di fondo: in Italia, come in molte altre nazioni, le retribuzioni non sono cresciute in proporzione al costo della vita. Il potere d’acquisto, ne ha risentito significativamente.

I prezzi aumentano, ma il denaro a disposizione dei consumatori resta stabile o addirittura cala. Non è ancora chiaro quale sarà l’impatto concreto sul Mercato, anche perché i videogiocatori sono già da anni sottoposti a rincari indiretti che vengono veicolati attraverso microtransazioni e loot box. Ci si avvia comunque verso un nuovo paradigma che ambisce a una dimensione elitaria.

A confermare questa prospettiva sono alcune dichiarazioni che hanno fatto discutere. Randy Pitchford, presidente di Gearbox Software, ha per esempio affermato che i “veri fan” non avranno problemi a mettere da parte 80 euro per i nuovi giochi. Più diplomatico, ma altrettanto netto, è stato Doug Bowser, Presidente di Nintendo of America, il quale ha dichiarato in un’intervista alla CBC che chi non può permettersi il Nintendo Switch 2 dovrà accontentarsi del più economico, ma ormai datato, modello originale. In altre parole, accedere ai titoli di nuova generazione rischia di diventare un lusso per pochi eletti.

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

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7 Commenti

  1. Ricordo che nel 1994 usci “Donkey Kong Country” per il Super Nintendo.
    All’epoca era uno dei giochi piu’ cari in circolazione e mia zia, che lo comprò per mio cugino, spese 160 mila lire.
    Al valore attuale stiamo parlando di circa 150 euro.

    Gli altri giochi costavano fra le 90 e le 120 mila lire, quindi non siamo lontanti dai prezzi attuali.

  2. Io sono un videogiocatore dall’età di 6 anni. Partiamo da questo presupposto: il videogioco NON E’ UN BISOGNO PRIMARIO. In questa nuova era della finanza, prezzi dei giochi non seguono un andamento dettato dai soli costi di produzione, ma subiscono cambiamenti speculativi come ogni bene o servizio, legati alla situazione internazionale (vera o presunta), unita alle campagne di marketing volte ad aumentare la frenesia del giocatore per un certo titolo. OGNI PIATTAFORMA propone periodi di svendita di videogiochi con sconti che vanno dal 30 al 75% (o più) a seconda dell’età del gioco. Quindi basta aspettare. Se qualcuno è vittima delle campagne lanciate dalle case produttrici e sente il bisogno impellente di predere il gioco nel day 1, allora ha un problema più grande che il prezzo del videogioco e dovrebbe fare delle riflessioni. Al contrario, se se ne frega e aspetta, dai 6 mesi a 1,5 anni, allora comprerà lo stesso videogioco ad un prezzo stracciato. Ci sono talmente tanti giochi oggi che nell’attesa ti puoi divertire comunque. Io, dopo un anno dalla loro uscita, ho preso titoli per 10/20 euro che inizialmente costavano 70/80. Quindi non facciamo i bambini viziati e ridimensioniamo un problema che non dovrebbe proprio esistere.

  3. Spero vivamente che i cinesi sviluppino tecnologie dello stesso livello, o molto vicine a questo livello, e le distribuiscano a prezzi sensibilmente inferiori, se non propriamente a gratis, così che mandino in vacca la vostra schifosa spocchia classista! Come già successo con Deep Seek, dovete fare un tonfo che lo si deve sentire fin da Pechino, palloni gonfiati!

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