Nel cuore sempre più arido dell’Africa Occidentale, una rivoluzione verde sta prendendo forma. Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, ha da tempo intrapreso un coraggioso percorso di rinascita urbana e ambientale: la realizzazione di una cintura verde composta da orti, alberi e riserve d’acqua che sta ridisegnando il volto della città, offrendo una risposta concreta ai cambiamenti climatici e alle frequenti crisi alimentari. Il progetto, nato negli anni Settanta per contrastare la desertificazione, proteggere il suolo e produrre cibo, ha visto un rallentamento dopo i primi mille ettari riqualificati. Ma oggi, grazie al rinnovato impegno della capitale burkinabé e all’adesione al Milan Urban Food Policy Pact, il progetto della cintura verde ha ripreso vigore. L’iniziativa, che oggi si estende per oltre 2.000 ettari, punta a circondare interamente la città facendosi da argine contro l’avanzata del deserto e le ondate di calore sempre più estreme.
La cintura verde si mostra come una contromossa naturale che è preziosa alleata dell’agricoltura urbana e della riforestazione. La città, che ha raddoppiato la sua popolazione in appena 14 anni, è duramente colpita dagli effetti del riscaldamento globale. Secondo uno studio della NASA, le città del sud globale hanno una minore capacità di raffreddamento rispetto a quelle del nord, proprio a causa della scarsità di spazi verdi. Il fenomeno, non a caso, è stato chiamato “effetto lusso”.
In un Paese dove un terzo del territorio è degradato, con 360.000 ettari di suolo perduti ogni anno, piantare alberi e coltivare orti è diventato quindi un atto di sopravvivenza. I cittadini ricevono piccoli appezzamenti per coltivare, mentre si costruiscono nuovi pozzi e si avviano corsi di formazione per i futuri agricoltori urbani. È una rivoluzione silenziosa ma potente, che restituisce dignità e speranza a chi lascia le campagne per cercare fortuna in città. Lassina Kaboré, un ex contadino costretto a raccogliere rifiuti per sopravvivere, ora coltiva lattuga: «Ho lasciato il mio asino e il carretto. Adesso guadagno qualcosa con la terra». Anche Zarate Ibundo, 55 anni, ha invece abbandonato il faticoso lavoro di frantumare pietre nei sobborghi per occuparsi di un orto: «Ora posso guadagnare 2.000 franchi CFA al giorno. La mia sofferenza è diminuita, ho cibo e posso vivere meglio».
È un nuovo ecosistema sociale, fatto di condivisione e maggiore benessere. Spazi verdi come quelli creati a Ouagadougou, secondo diversi studi, possono ridurre di 5°C la temperatura nelle aree circostanti. All’interno del programma strategico di sviluppo della cintura verde di Ouagadougou, il progetto Nutrire la Città, sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, ha già coinvolto oltre 265.000 persone. Le iniziative includono sperimentazioni agroecologiche su 15 ettari, mense scolastiche sostenibili, una piattaforma di e-commerce per i prodotti locali e un ampio supporto ai piccoli produttori. La visione è ambiziosa ma chiara: entro il 2040, Ouagadougou vuole diventare un modello agroecologico di riferimento. Una città resiliente, che produce cibo, protegge la biodiversità e offre nuove opportunità di lavoro.