giovedì 22 Maggio 2025

Dazi di Trump: l’Europa nel caos e senza una strategia guarda all’Asia centrale

Di fronte ai dazi illustrati ieri da Trump, durante quello che il presidente statunitense ha definito il Liberation Day (giorno della liberazione), l’Europa sembra non avere una strategia chiara su cui puntare e i vari capi europei hanno reagito in ordine sparso, mentre i vertici di Bruxelles guardano all’Asia centrale per trovare nuove vie di sbocco commerciale in uno scenario politico-economico in rapido e radicale mutamento. È iniziato ieri, infatti, a Samarcanda, in Uzbekistan, il primo vertice tra i rappresentanti dell’UE e i presidenti dei cinque paesi dell’Asia centrale (Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan), con l’obiettivo di intensificare le relazioni bilaterali e rafforzare la cooperazione regionale, approfondendo i legami economici, commerciali e di investimento. Nel frattempo, i rappresentanti delle principali nazioni europee hanno commentato negativamente i dazi imposti dal capo della Casa Bianca promettendo ritorsioni.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, se da un lato ha avvertito che «le conseguenze saranno disastrose per milioni di persone in tutto il mondo», dall’altro ha ammesso che il sistema commerciale globale presenta gravi carenze, dicendosi d’accordo con Trump «sul fatto che altri stanno approfittando ingiustamente delle regole attuali» e cercando, dunque, una soluzione attraverso i negoziati. In questo contesto di trasformazioni epocali, la presidente della Commissione europea ha annunciato che verrà lanciato «un nuovo partenariato strategico con l’Asia centrale», spiegando che ciò «Significa che possiamo contare gli uni sugli altri. E nel mondo di oggi, questo è più importante che mai».

In seguito al caos innescato dalla politica protezionista di Trump, sembra che l’UE sia intenzionata a cercare mercati alternativi nelle nazioni dell’Asia centrale, di cui l’UE è il secondo partner commerciale e il maggiore investitore: oltre il 40% degli investimenti nella regione proviene dall’UE. Al primo vertice UE-Asia Centrale, che si conclude oggi, l’UE è rappresentata dal presidente del Consiglio europeo António Costa e dalla presidente della Commissione, von der Leyen. Il presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev, che ospita il vertice, ha definito l’incontro una «occasione storica» per la regione, sottolineando che negli ultimi sette anni il fatturato commerciale tra i Paesi dell’Asia centrale e l’Ue è quadruplicato e ora ammonta a 54 miliardi di euro. Il vice primo ministro del Kirghizistan Edil Baisalov, similmente, ha parlato di un «momento davvero storico per l’Asia centrale»: «Quando l’attuale ordine mondiale viene scosso da questi grandi spostamenti tettonici nella geopolitica, abbiamo bisogno di partner affidabili», ha spiegato.

La regione rappresenta un importante crocevia tra Oriente e Occidente e per questo un’importante area di cooperazione con l’UE è data dal progetto in corso per la creazione di un corridoio strategico attraverso il Mar Caspio e il Mar Nero verso l’Europa. Le esportazioni dell’Asia centrale verso il Vecchio Continente riguardano soprattutto petrolio, gas, metalli e fibre di cotone, mentre le esportazioni europee sono dominate da macchinari, attrezzature di trasporto e altri prodotti manifatturieri. Complessivamente, l’interscambio dell’UE con la regione ha registrato nel 2023 un valore di poco più di 52 miliardi di euro, un dato che fa capire come difficilmente, nel breve termine, l’Asia centrale possa sopperire allo stravolgimento dei rapporti col mercato statunitense: solo nel 2024, infatti, USA e UE si sono scambiate 864 miliardi di euro di beni. Per quanto riguarda l’Italia, la penisola è il principale partner commerciale europeo del Kazakhstan, essendosi classificata al terzo posto nel 2024 nel volume degli scambi totali dopo la Russia e la Cina. Sta, inoltre, intensificando i legami con altre nazioni della regione.

La ricerca di mercati alternativi – soprattutto nello spazio eurasiatico – potrebbe portare vantaggi nel medio-lungo termine, ma non risolve il nodo immediato dei dazi statunitensi e la mancanza di visione dei capi europei: il presidente francese Emmanuel Macron ha descritto la decisione di Trump come «brutale e infondata», chiedendo la sospensione degli investimenti negli Stati Uniti annunciati nelle ultime settimane «finché la situazione non sarà chiarita». La premier italiana, Giorgia Meloni, invece, ha dichiarato che la decisione sui dazi è sbagliata, ma non è una catastrofe e ha proposto di chiedere in sede europea una revisione del patto di stabilità. Manca, dunque, al momento, una strategia unitaria, anche se emerge la volontà dei vertici di Bruxelles di aprire a negoziati con Trump: quello di far sì che i singoli Paesi o mercati rinegozino i propri legami bilaterali, del resto, potrebbe essere uno degli obiettivi dell’amministrazione statunitense.

[di Giorgia Audiello]

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Giorgia Audiello

Laureata in Economia e gestione dei beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano. Si occupa principalmente di geopolitica ed economia con particolare attenzione alle dinamiche internazionali e alle relazioni di potere globali.

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4 Commenti

  1. Bisogna ammettere che la “borgatara” Meloni è più furba ( e più votata) dell’ omino, figlio dei Rothschild, Macron. Il problema principale è però che gli eurinomani di Bruxelles (ottimo neologismo di Diego Fusaro), stanno cadendo dalla padella alla brace: le repubbliche ex-sovietiche dei Santi non hanno neppure lo stinco.

  2. Ma sti cretini han tempo da perdere per far crescere del 10% un commercio di 54 Miliardi finanziato al 40 % coi soldi che ci rubano, ignorando Russia e Cina per restare sotto le sgrinfie degli USA e Israele che li ricattano di notte e ridicolizzano di giorno?

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