venerdì 8 Novembre 2024

Repubblica Democratica del Congo: raggiunto un accordo per il cessate il fuoco

I ministri degli Esteri della Repubblica Democratica del Congo (RDC) e del Ruanda hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nell’area orientale della RDC, che sarà attivo a partire dal prossimo 4 agosto. L’intesa, giunta grazie alla mediazione dell’Angola, fa parte di un percorso che dovrebbe portare a un accordo di pace nel conflitto che interessa da anni la RDC, dove bande sostenute dal Ruanda controllano parte del Paese al fine di impossessarsi delle risorse minerarie. I rappresentanti di MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite attiva sul territorio, si sono congratulati per il raggiungimento del cessate il fuoco «tra RDC e Ruanda», venendo subito bacchettati dal Ministro degli Esteri di quest’ultimo, che ha specificato che l’accordo in questione non riguarda i Paesi, non essendo essi formalmente in guerra, ma «le parti in conflitto», su cui i due governi centrali non hanno pieno controllo. Nonostante gli stretti rapporti, sono infatti presenti sul territorio un gran numero di milizie armate a loro modo autonome, da anni al centro di una serie di scontri che, secondo le stime dell’ONU, hanno fino ad oggi costretto oltre 1,7 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.

L’accordo per il cessate il fuoco è arrivato martedì 30 luglio e avrà effetto a partire dalla mezzanotte di domenica 4 agosto. Esso è stato annunciato dal Presidente dell’Angola João Lourenço, ed è stato redatto in seguito a un incontro trilaterale presso il palazzo presidenziale di Luanda tra Olivier Nduhungirehe, il Ministro degli Affari Esteri del Ruanda, e Théresé Wagner, sua omologa congolese. Il testo integrale del documento non è ancora stato pubblicato dai canali ufficiali, ma in rete sta girando un breve estratto. In questo, si legge che il cessate il fuoco prevede l’elaborazione di un «piano di neutralizzazione» delle Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda e di un «piano di disimpegno delle forze». Secondo l’agenzia di stampa governativa dell’Angola, Angop, l’accordo prevederebbe un ampliamento del «meccanismo di verifica ad hoc» già in atto, che tuttavia è poco chiaro che cosa a tutti gli effetti comporti. La stessa Angop sostiene inoltre che la delegazione di Luanda stia mantenendo contatti diretti con i vertici del gruppo ribelle M23.

L’accordo per il cessate il fuoco arriva qualche giorno dopo la scadenza della precedente tregua umanitaria di quindici giorni siglata tra le parti in causa. Non è ancora chiaro se esso intenda ampliare la stessa tregua o assicurare un’interruzione del conflitto più stabile; secondo una fonte dell’agenzia di stampa Reuters, l’intesa prevederebbe un cessate il fuoco dalla «durata indefinita». L’accordo è stato ben accolto da molti attori internazionali, a partire da Stati Uniti e Unione Europea, per arrivare sino alla missione ONU sul territorio MONUSCO. Il Ministro degli Esteri ruandese, tuttavia, ci ha tenuto a correggere il comunicato di quest’ultima, specificando che l’intesa non prevede una tregua tra i Paesi, bensì tra le parti in conflitto; effettivamente, la stessa tregua umanitaria appena conclusa è stata violata in data 15 luglio, quando Bweremana è stata colpita da un bombardamento a colpi di mortaio che ha causato quattro vittime. Ruanda e RDC non sono a tutti gli effetti in guerra. Kigali, tuttavia, costituisce parte attiva nello svolgimento dei conflitti in corso sul territorio orientale della RDC, finanziando movimenti ribelli quali l’M23. Questi, tuttavia, non essendo formalmente sotto il governo ruandese, costituiscono almeno in teoria parte indipendente del conflitto. Il conflitto in Congo si concentra principalmente nelle aree del Nord Kivu, del Sud Kivu e dell’Ituri, particolarmente ricche di giacimenti minerali. Esso trova le sue radici proprio negli interessi economici collegati alle risorse naturali del Paese, che fanno gola alle parti in conflitto e agli attori esterni che da tali minerali traggono profitto. La guerra dura ormai da oltre dieci anni, periodo in cui ha causato 10 milioni di vittime.

[di Dario Lucisano]

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