venerdì 3 Maggio 2024

Gli Stati Uniti hanno posto il veto al riconoscimento dello Stato di Palestina

Gli Stati Uniti hanno bloccato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Nonostante i 12 paesi favorevoli – ben oltre la soglia minima richiesta dei 9 voti positivi – e l’astensione di Gran Bretagna e Svizzera, il documento è stato rigettato dal veto degli Usa: il quarto in totale dal 7 ottobre. Il tutto mentre funzionari dell’amministrazione Biden assicuravano l’impegno per un accordo diplomatico a lungo termine che spinga il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad accettare di impegnarsi per la nascita di uno Stato palestinese in cambio del riconoscimento diplomatico da parte dell’Arabia Saudita. Robert Wood, l’ambasciatore americano che ha votato contro la risoluzione, ha dichiarato che «gli Usa supportano vigorosamente uno stato palestinese nell’ambito di un accordo di pace e il presidente Joe Biden dal 7 ottobre ha ripetuto numerose volte che l’unica via per la pace è una soluzione dei due stati. Ma azioni premature qui a New York, anche con le migliori intenzioni, non porteranno allo stato palestinese». D’altra parte, Hamas ha condannato il veto americano assicurando «al mondo» che il popolo «proseguirà nella sua lotta fino alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale».

Il documento, presentato dall’Algeria a nome del Gruppo arabo dell’Onu, aveva ricevuto ben 12 voti a favore tra cui 4 provenienti da paesi – Francia, Giappone, Corea ed Ecuador – che avevano espresso posizioni ambigue nei precedenti interventi. Per essere ammessa a pieno titolo, la Palestina avrebbe dovuto ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza con almeno 9 voti e nessun veto per poi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza di due terzi. Tuttavia, nonostante le richieste del riconoscimento dello stato palestinese e della «soluzione a due Stati per due popoli» espresse da mesi sia dal segretario di stato americano Antony Blinken che dal presidente Joe Biden, gli Stati Uniti hanno posto il veto, bloccando la risoluzione proposta dall’Algeria. Il veto è arrivato inoltre dallo stesso paese la cui amministrazione, secondo le indiscrezioni di funzionari statunitensi e sauditi al Wall Street Journal, sarebbe al lavoro per offrire un accordo diplomatico a lungo termine ad Israele affinché si impegni per il riconoscimento dello stato palestinese in cambio del riconoscimento diplomatico da parte di Riyadh.

Tuttavia, nonostante le dichiarazioni di funzionari anonimi, rimane un fatto: è la quarta volta dal 7 ottobre che gli Stati Uniti bloccano risoluzioni dell’Onu ponendo il veto. La prima volta è stata ad ottobre, quando gli Usa sono stati l’unico membro del Consiglio di Sicurezza a votare contro una risoluzione che chiedeva una «tregua permanente» nei combattimenti in Medioriente per fornire aiuti salvavita ai due milioni di abitanti della Striscia di Gaza, condannando allo stesso tempo l’attacco di Hamas contro Israele. Poi è avvenuto a dicembre, quando sempre gli Stati Uniti hanno posto il veto su una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco umanitario, immediato e permanente all’interno della Striscia di Gaza, nonostante i 13 voti su 15 favorevoli. Infine, prima della votazione di ieri sera, è avvenuto anche a febbraio, quando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva ancora una volta l’immediato cessate il fuoco a Gaza è stata bloccata nuovamente dal veto Usa, favorevoli piuttosto ad un «sostegno temporaneo» e «appena possibile».

Il voto dimostra, ancora una volta, il differenziale statunitense tra le dichiarazioni di funzionari di governo che propongono da mesi la soluzione a due Stati e le reali decisioni prese all’interno dei tavoli che contano, nei quali gli Stati Uniti non si impegnano per attualizzare tale impegno. La votazione rappresenta quindi un ulteriore passo indietro verso il riconoscimento di uno Stato palestinese che, come documentato all’interno del Monthly Report di gennaio de L’Indipendente, è favorito dalla maggior parte del mondo ma ostacolato da una serie di paesi che continuano a riconoscere esclusivamente lo stato di Israele esprimendo posizioni ambigue o ponendo veti alle risoluzioni Onu, tra cui Austria, Giappone, Belgio, Germania, Grecia, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.

[di Roberto Demaio]

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