lunedì 29 Aprile 2024

Grecia: occupati più della metà degli atenei contro la privatizzazione dell’Università

Assemblee studentesche generali, occupazioni degli atenei e manifestazioni di massa si susseguono ormai da quattro settimane in Grecia in seguito alla proposta di legge, avanzata dal governo conservatore guidato da Kyriakos Mītsotakīs, che ha come obiettivo quello di promuovere l’università privata equiparandola a quella statale, andando di fatto a contraddire l’articolo 16 della Costituzione ellenica che prevede, invece, un’istruzione completamente pubblica, gratuita e accessibile. La risposta della comunità studentesca a questa proposta di legge non si è fatta attendere e, in seguito a diverse assemblee generali, gli universitari sono scesi in strada e hanno occupato più della metà dei 24 atenei statali della penisola.

Continuano inoltre a susseguirsi manifestazioni di massa in tutto il Paese: dopo quella del 25 Gennaio, l’ultima si è tenuta questo giovedì, 1 febbraio, dove ad Atene ci sono stati pesanti scontri con la Polizia in assetto antisommossa sia davanti al Parlamento che lungo le strade della città. Sgomberata in serata da parte di un ingente schieramento di Polizia l’Università AUTH, dopo che un gruppo di manifestanti aveva preso di mira il rettorato per issare uno striscione di protesta.

Le associazioni studentesche, ma anche molti genitori e professori, si oppongono fortemente alla riforma, in quanto, se dovesse passare il riconoscimento dell’università privata, questa andrebbe a svalutare i titoli di studio dell’università pubblica ed escluderebbe dal sistema privato coloro che non possono permetterselo. Secondi gli oppositori, dunque, questa legge creerebbe una differenziazione e una categorizzazione degli studenti, penalizzando i più poveri, e peggiorerebbe la qualità dell’insegnamento statale, già fortemente in crisi a causa dei numerosi tagli ai finanziamenti destinati all’istruzione pubblica. Con le politiche imposte dall’austerità, infatti, gli investimenti pubblici sono sempre meno e non vanno a garantire il diritto allo studio come invece è sancito dalla Costituzione: sempre più carente e sottopagato il corpo docenti, sempre più fatiscenti le strutture universitarie e sempre meno posti garantiti nelle residenze pubbliche agli spettanti diritto. Al contrario, denunciano i collettivi, il governo riesce a trovare i fondi per reprime il dissenso degli studenti universitari. Infatti, a partire da una legge approvata nel 2021, molti soldi pubblici destinati all’istruzione sono invece utilizzati per l’installazione di telecamere dentro gli atenei e per il mantenimento di un corpo specifico di “polizia universitaria”.

Inoltre, come dichiarato a Radio Onda d’Urto dalla giornalista Tonia Tsitsovitz, del settimanale ellenico Epoché, con questa legge c’è anche la possibilità che venga introdotta una tassazione per l’università statale, che andrebbe di fatto a modificare l’articolo 16 della Costituzione. Da molti, infatti, la riforma è considerata anticostituzionale.

Dall’altra parte, il governo ribatte duramente con la repressione e sostiene che la riforma attirerà grandi istituti universitari esteri che attualmente esitano a stabilirsi in Grecia. Inoltre, secondo il Premier Mītsotakīs, il sostegno alle università private ha l’obiettivo di fermare la partenza verso l’estero di migliaia di greci in cerca di un’educazione migliore.

I dimostranti, tuttavia, non sembrano della stessa opinione e chiedono più finanziamenti all’istruzione pubblica e ribadiscono il loro “no” alla privatizzazione dell’università e all’abrogazione dell’articolo 16 della Costituzione.

Charis Bon, uno dei dimostranti della manifestazione del primo Febbraio, ha dichiarato che «Gli studenti lotteranno fino alla fine per ottenere ciò che ci spetta. Abbiamo già una prima vittoria: invece di essere già una legge, come aveva detto il primo ministro a gennaio, è ancora un disegno di legge». 

Gli studenti, infatti, continueranno a mobilitarsi. Per l’8 febbraio è stata lanciata una grande giornata di lotta ad Atene, dove è prevista un’ imponente manifestazione nazionale che sarà appoggiata da tutte le sigle studentesche.

Anche in passato altri governi avevano tentato di abolire l’articolo 16, ma le mobilitazioni li avevano costretti a desistere. Chissà se anche stavolta il movimento studentesco greco riuscirà a resistere alle politiche dell’austerità e alla privatizzazione del settore pubblico. 

[di Gioele Falsini]

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2 Commenti

  1. “Il sostegno alle università private ha l’obiettivo di fermare la partenza verso l’estero di migliaia di greci in cerca di un’educazione migliore”, ci sarebbe da ridere se non fosse che è il contrario: le prestigiose lauree di istituti privati riconosciuti internazionalmente saranno quelle che assicureranno ai laureati greci proprio l’emigrazione intellettuale all’estero, a cominciare dalle nazioni a cui appartengono queste scuole private. Inoltre, come sappiamo, a parità di valutazione conterà sempre di più quella di chi proviene dall’Università x o y di qualche paese dell’Europa occidentale o degli USA che di una università di una qualunque città greca. Questo anche perché saranno le stesse università straniere in sinergia con la classe imprenditoriale del loro paese a “pescare” tra i laureati.

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