giovedì 2 Maggio 2024

“Le montagne non ricrescono”: a Carrara torna l’azione contro l’estrazione di marmo

Un corteo contro l’estrazione di marmo sulle Apuane ma più in generale contro la politica estrattivista è previsto questo sabato 16 dicembre a Carrara. Una manifestazione – con convegno e tavoli di discussione – che unisce ambientalisti e associazioni, alpinisti e collettivi in opposizione alle “aberrazioni dell’estrattivismo”, ovvero, come lo definiscono in un comunicato congiunto, quel “sistema di governo del territorio che produce enormi ricchezze per pochi e incalcolabili danni per la popolazione e gli ecosistemi”. «Il concetto di estrattivismo non deve essere utilizzato solo per estrazione mineraria, ma per l’estrazione di valore in senso largo dei territori, come l’agricoltura industriale, le grandi opere, i grandi eventi, la turistificazione… sono tutti legati dallo stesso modo di funzionamento socio-economico atto alla massificazione dei profitti e alla socializzazione dei costi estrattivi» sottolinea a L’Indipendente P., del collettivo Athamanta, impegnato da anni nella lotta contro l’estrazione nel carrarese.

Il caso delle Alpi Apuane è emblematico: se nel resto d’Italia le cave sono state nel tempo abbandonate, sulle Apuane il settore estrattivo ha continuato a crescere e prosperare. Da quelle montagne vengono estratte ogni anno 5 milioni di tonnellate di materiali, compromettendo uno dei più importanti bacini idrici d’Italia che viene incessantemente minacciato e ridotto nel bel mezzo della crisi climatica. «Questa mobilitazione la stiamo lanciando non solo nell’ottica di accendere un faro sulle Apuane (uno dei casi di devastazione ambientale più eclatanti d’Europa), ma anche per porre l’attenzione sul fatto che le Apuane sono emblematiche di un modello estrattivista che già sta devastando i territori in forme differenti» aggiunge P. Il brand del famoso marmo bianco di Carrara permette importanti guadagni alle aziende che speculano su queste montagne, anche se meno dell’1% del materiale estratto è destinato all’arte.

Sono tre i fattori che hanno contribuito a un nuovo boom del settore: lo sviluppo tecnologico, la globalizzazione della domanda di marmo nel mercato di lusso e l’industria del carbonato di calcio. Mentre le nuove tecnologie hanno ridotto drasticamente la necessità di manodopera umana, negli ultimi trent’anni si è estratto più materiale che nei duemila precedenti. Inoltre, con l’avvento dell’economia circolare negli anni ‘80 e la conseguente apertura del mercato del carbonato di calcio – utilizzato per prodotti quotidiani come dentifrici, materiali per l’edilizia e sbiancanti per creme – è esploso un nuovo business, che ha portato alla riapertura di cave inattive da decenni. I detriti prodotti sono diventati merce (grazie anche al nuovo regolamento del comune di Carrara del 2020) e ormai, di fatto, si estrae per produrre scarti e rivenderli. Si contano oltre 10 milioni di metri quadri di territorio ridotti a discariche di materiale inutilizzato. La privatizzazione delle montagne e la loro distruzione è ciò contro cui si battono vari collettivi e associazioni nati da alcuni anni nella zona: campeggi, manifestazioni, passeggiate resistenti sono state organizzate per sensibilizzare e protestare contro una dinamica estrattiva sempre più violenta sul territorio carrarese, che resta uno dei comuni più indebitati d’Italia e con tassi di disoccupazione altissimi rispetto alla media delle regioni centrali ma con aziende dagli utili milionari.

Ad ogni modo, ricordano gli attivisti, “l’occupazione industriale delle Apuane non rappresenta un caso isolato, ma è l’immagine di quanto già accade altrove e di quanto si appresta a diventare la nuova normalità. Sicuramente la questione della corsa alle materie critiche strategiche è centrale: la transizione energetica, la transizione tecnologica, informatica, la gestione del sociale nel senso che le tecnologie alla base dell’industria 4.0 – così come anche i sistemi di difesa – si basano su un uso fortissimo di materie critiche strategiche che dovrebbero aumentare di minimo 6/7 volte da qui al 2030. Una transizione insostenibile da un punto di vista ecologico, perché l’estrazione mineraria ha dei costi ecologici, economici, sociali, culturali, insostenibili”. Il futuro non è roseo: con il nuovo Critical raw materials act europeo, la spinta a riaprire le miniere in tutta Europa è sempre più forte. Sono molti i progetti di ricerca che stanno venendo concessi a numerose aziende per cercare litio, cobalto, nickel e altre materie rare necessarie alla fantomatica “transizione energetica” e alle tecnologie digitali. Ma la verità è che l’UE sta cercando un minimo di autonomia dal mercato cinese, leader indiscusso dell’estrazione e raffinazione di molti di questi materiali, necessari anche alle tecnologie militari. Si tornerà ad estrarre e molti dei progetti approvati sono proprio sulle montagne, che – come ricordano a Carrara – “non ricrescono”. Una nuova, rischiosa ondata di devastazione ecologica rischia di abbattersi sulle montagne italiane, questa volta in nome della sostenibilità ambientale. L’assalto alle montagne è rappresentato anche dalla crescente proliferazione di impianti di risalita sciistici o dalle varie costruzioni speculative che si stanno progettando per le olimpiadi invernali, in un momento storico dove i ghiacciai europei stanno sparendo e le temperature sempre più calde indicano che è necessario un cambio radicale di paradigma.

Il devastante effetto di Cava dei Campanili, Colonnata, che ha quasi spazzato via un intero rilievo montuoso [fonte: Wikimedia Commons]
«Il 17 dicembre come Athamanta abbiamo lanciato una giornata di tavoli di lavoro dove rifletteremo sul futuro delle montagne, che noi definiamo la nuova frontiera estrattiva visto che proprio lì si concentrano la stragrande maggioranza delle materie critiche strategiche, ma anche la frontiera della vita, perché da lì vengono le risorse fondamentali alla riproduzione della vita, a partire proprio dall’acqua, che l’estrattivismo distrugge». L’intenzione è dare vita a un vero e proprio movimento, che sappia fare fronte comune sulle Apuane per opporsi a questo sistema economico-politico e sociale, ma anche per aprire uno spazio di riflessione nazionale su questo concetto di estrattivismo nelle sue varie forme. «L’unica via percorribile è mettere in discussione l’idea di una crescita infinita» conclude P., invitando al week end di mobilitazione.

 

[di Monica Cillerai]

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