sabato 27 Luglio 2024

Germania in crisi profonda: l’economia della “locomotiva d’Europa” non corre più

Nel silenzio generale della maggior parte dei media europei, la Germania si ritrova ad affrontare non solo una crisi economico-industriale tra le più gravi degli ultimi decenni, ma anche una profonda crisi dei conti pubblici tale da polverizzare in un batter d’occhio l’immagine di Berlino come Stato virtuoso. In altre parole, la locomotiva d’Europa si è fermata e gli ultimi dati a disposizione confermano la tendenza alla recessione già iniziata alla fine del 2022: i dati dell’Ufficio federale di statistica (Destatis), infatti, hanno registrato che il PIL è diminuito dello 0,1% nel terzo trimestre 2023 rispetto al secondo trimestre dello stesso anno e dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2022 (al netto dell’inflazione). Ma non è solo la crisi industriale a preoccupare, ma anche la gestione poco trasparente dei conti pubblici: stanno venendo sempre più a galla, infatti, le gravi irregolarità nella gestione della politica fiscale dello Stato paladino per eccellenza del cosiddetto rigore. La crisi delle finanze pubbliche non fa altro che acuire il rallentamento economico generale di Berlino.

Proprio nelle ultime settimane, è emerso esplicitamente come governo tedesco faccia ricorso sistematicamente ai cosiddetti “bilanci ombra”, scorporando alcune voci di spesa dal deficit attraverso il meccanismo dei “fondi speciali”. Un artificio contabile utilizzato letteralmente per truccare i bilanci pubblici e che recentemente è finito sotto i riflettori della Corte costituzionale federale tedesca di Karlsruhe. Quest’ultima, infatti, ha dichiarato incostituzionale l’utilizzo del Fondo per la trasformazione e il clima (KTF) da 60 miliardi – si tratta di fondi “emergenziali” non spesi per il Covid e trasferiti in un altro fondo – creando così un buco nelle finanze pubbliche di Berlino di 60 miliardi. Quei fondi, infatti, non solo sono fuori dal bilancio regolare, ma superano il rigoroso vincolo dello 0,35% di deficit che la Germania si è autoimposta ormai da 14 anni. Il buco potrebbe notevolmente allargarsi, in quanto lo spirito della sentenza di Karlsruhe vale potenzialmente per tutti gli altri “fondi ombra” – compreso quello per la stabilizzazione dell’economia e dell’energia (WSF) da 200 miliardi – che ammontano complessivamente a più di 700 miliardi di euro. La sentenza della Corte ha gettato letteralmente il governo Scholz nel caos, costringendolo a congelare tutti i fondi ombra e a ritardare di conseguenza l’approvazione del bilancio del 2024: tra le voci di spesa sospese ci sono anche gli aiuti all’Ucraina.

La coalizione del cancelliere tedesco – composta dai socialdemocratici della SPD, dai Verdi e dal Partito Liberale Democratico (FDP) – sta cercando di correre ai ripari aggirando la sentenza di Karlsruhe attraverso l’approvazione di un bilancio suppletivo del 2023 che prevede la sospensione del freno al debito che la Germania si è autoimposta. E proprio su quest’ultimo punto è grande l’imbarazzo del governo teutonico, in quanto il ministro delle Finanze Christian Lindner, accanito sostenitore dell’austerità fiscale, ha da poco annunciato di voler chiedere nuovamente una deroga alla Costituzione per reintrodurre la sospensione al freno dell’indebitamento, cancellata proprio da lui appena undici mesi fa. Nel dicembre del 2022 Lindner si era peraltro vantato di essersi imposto sugli alleati per ripristinare il ritorno del rigore attraverso il vincolo fiscale: «È importante che la Germania resti avvocato della stabilità, è un segnale di stabilità il fatto che noi combattiamo le crisi in Germania, ma che vogliamo comunque tornare alla solidità del bilancio e con questo atteggiamento mandiamo anche un segnale importante per l’Europa», aveva detto il falco tedesco. Tuttavia, dietro le quinte – consapevole dell’ingente quantitativo di risorse necessario a finanziare un’economia in rallentamento e soprattutto a rafforzare le Forze armate tedesche (Bundesweher) – il massimo sostenitore a parole del rigore è ricorso a trucchi contabili facendo confluire le spese in fondi fuori bilancio. L’idea ora è quella di ripartire le spese del WFS (il fondo fuori bilancio per la stabilizzazione economica) facendo confluire 45 miliardi di euro nel bilancio suppletivo del 2023, sospendendo il vincolo fiscale, considerato fino a poco tempo fa inviolabile.

Il buco nei conti pubblici tedeschi sta inasprendo una situazione economica già molto precaria che ha visto la Germania entrare in recessione tecnica nel 2023. Non a caso il ministro dell’Economia dei Verdi, Robert Habeck, ha avvertito che sono a rischio il ruolo della Germania come polo di investimenti, così come i posti di lavoro, e i leader del settore industriale hanno chiesto chiarezza rapidamente. «L’industria tedesca guarda all’attuale situazione politica con la massima preoccupazione», ha affermato Siegfried Russwurm, presidente dell’associazione industriale BDI. Nel KTF cassato dai giudici costituzionali erano, infatti, comprese le risorse per sussidiare le imprese di semiconduttori e convincerle a insediarsi sul suolo tedesco per la produzione dei chip di nuova generazione. Si tratta di miliardi di euro ora a rischio che andrebbero destinati a colossi come Intel, Infineon, Tsmc o il produttore di batterie scandinavo NorthVolt. A rischio sono anche le sovvenzioni statali sull’energia stanziate contravvenendo al principio di parità di condizioni all’interno del mercato unico europeo. Nonostante gli ammonimenti di Bruxelles che ha intimato al Governo Scholz di ritirare gli aiuti energetici previsti per il 2023 e il 2024, Berlino ha deciso di aggirare nuovamente la sua stessa Costituzione per garantire le sovvenzioni. Una manovra comprensibile se si pensa allo stato di grave crisi in cui versa l’economia teutonica a partire dallo scoppio del conflitto in Ucraina e, tuttavia, vietata dagli arbitrari e illogici vincoli europei, sostenuti però strenuamente proprio da Berlino che li ha promossi soprattutto a scapito dei Paesi del sud Europa – Italia in testa – accusati dai falchi del nord di essere eccessivamente indebitati e scialacquatori. I fatti delle ultime settimane però hanno messo ben in luce che il presunto virtuosismo fiscale tedesco è il frutto di non pochi artifici contabili e violazioni delle regole costituzionali. Considerando le voci di spesa non contabilizzate, infatti, il deficit e il debito pubblico tedesco sarebbero in realtà ben più alti di quanto dichiarato. La grave crisi fiscale non fa altro che alimentare quella industriale intensificando ulteriormente la frenata della locomotiva d’Europa che ora minaccia di trascinare con sé anche la maggior parte delle altre economie europee.

[di Giorgia Audiello]

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5 Commenti

  1. Un nuovo punto a sfavore della tanto decantata Europa unita. La famosa locomotiva d’Europa sta spargendo solo fumo. Sempre piu stati si fanno il loro interessi. Quando ci si convincerà che l’Europa della nazioni non è mai esistita. Si, disconnettersi, da questo leviatano sistema!

  2. Proprio così. L’articolo molto ben informato però non mette in evidenza il ruolo fondamentale che hanno giocato i Verdi ed in particolare il vicecancelliere verde Habeck, super ministro dell’Economia con diritto di veto su tutto e incompetente su tutto, su questa generale debacle tedesca. Accompagnato nel ruolo di affossatore teutonico dalla collega ministra degli esteri Annalena Baerbock . Non solo i verdi hanno brillato per incopetenza o meglio totale ignoranza ma da pacifisti sono diventati i più fermi sostenitori della guerra, della Nato e dell’Ucraina. Parlar male dei Verdi in Europa è un tabù. Tuttavia le cose vanno scritte tutte.

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