martedì 28 Novembre 2023

Shock Economy: come ogni emergenza viene usata dalle élite per arricchirsi

La lotta di classe è più viva che mai e i dominatori, che hanno adesso ben salde le redini del potere, tentano di affondare il colpo con sempre maggior insistenza. Dai primi del Novecento fino agli anni Sessanta del XX secolo, la classe dominata ha fatto passi da gigante nella rivendicazione e nell’ottenimento di certi diritti e libertà e così anche riguardo al benessere sociale, politico ed economico. Con gli anni Settanta e l’avvento del neoliberismo, le classi dominanti sono passate al contrattacco e dagli anni Ottanta hanno iniziato ad espandere – grazie anche alle nuove tecnologie e alla fine della divisione del mondo in blocchi – la propria ricchezza e il proprio potere. Tramite quella che è stata definita “dottrina dello shock”, l’élite dominante si è ripresa indietro, passo dopo passo, decenni di rivoluzioni, rivolte e lotte sociali. Una tecnica consolidata e affinata nel tempo, che altri invece chiamano strategia “problema-reazione-soluzione”. Il capitalismo, oggi neoliberista, è fatto di cicli di varia ampiezza, dotato di ciò che è stata definita “distruzione creativa”, col fine della sua stessa autoconservazione e di perpetuare le posizioni dominanti all’interno del sistema stesso. Oggi, anche grazie a nuove tecniche e tecnologie, la lotta dei dominanti sui dominati viene portata avanti anzitutto tramite l’ottundimento e la manipolazione di massa. “Non avrai nulla e sarai felice” è lo slogan del World Economic Forum, organizzazione per eccellenza del credo neoliberista globalista.

Un motore per i cambiamenti imposti dall’alto

Gli anni Sessanta del secolo scorso hanno toccato l’apice delle conquiste sociali, economiche e politiche delle popolazioni, specie quelle occidentali; movimenti sociali, organizzazioni dal basso e uno spirito politico (anche rivoltoso) florido, avevano permesso alle classi subalterne di ottenere spazio di potere. Il processo di democratizzazione, accompagnato dalla presenza dello Stato nell’economia e a politiche economiche basate sull’interesse generale, è stato infranto a partire dagli anni Settanta con l’emergere del neoliberismo. Quest’ultimo, colpo su colpo, ha abbattuto il liberismo keynesiano che si era affermato all’indomani del crollo della borsa di New York del 1929 e legato alla società industriale di tipo fordista e del welfare state, per imporre un capitalismo finanziarizzato e uno Stato minimo, semplice guardiano della proprietà privata.

Il primo colpo dell’era neoliberista arriva in piena guerra del Vietnam. Il 15 agosto del 1971, il presidente statunitense Richard Nixon, in maniera del tutto unilaterale, annuncia la sospensione della convertibilità del dollaro in oro, ponendo così fine agli accordi di Bretton Woods stipulati nel luglio del 1944 tra i principali Paesi industrializzati. Così, sempre nel 1971, in seguito alla decisione statunitense di venir meno all’ordine economico mondiale concordato nel ’44, venne siglato lo Smithsonian Agreement da parte dei Paesi del G10, col fine di stabilire nuove regole per l’economia internazionale. Istituzioni mondiali economico-politiche come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale iniziarono a svolgere un ruolo di primo piano nel nuovo ordine economico mondiale, al quale nel 1995 si aggiunse anche l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il sistema delle porte girevoli tra pubblico-privato e istituzioni mondiali è divenuto la regola, ponendo le basi per la nascita di una nuova classe sociale del mondo capitalista neoliberista, quella transnazionale, caratterizzata dall’ipermobilità e formata da manager e funzionari che si muovono da un Paese ad un altro o, come spiegato dalla sociologa Saskia Sassen, da una città globale ad un’altra, a bordo di aerei privati. Questi hanno formato la classe privilegiata minore del globalismo, la classe sacerdotale dell’ideologia neoliberista dei profeti filantrocapitalisti.

Come è riuscita l’élite a mantenere il controllo e, anzi, a imporre con sempre maggior forza il proprio dominio sulle masse?

Shock and awe (in italiano, “scossa/trauma e stupore”, tecnicamente noto come “dominio rapido”), è una strategia militare basata sull’uso di un potere schiacciante e spettacolari dimostrazioni di forza per paralizzare la percezione del nemico e distruggere la sua volontà di combattere. Mutuando tale strategia dal campo militare a quello del controllo sociale (e quindi, della lotta di classe delle élite nei confronti delle masse) lo shock e la paura sono diventati uno strumento per attuare politiche altrimenti inaccettabili per la maggioranza delle persone in condizioni di normalità. Questo è quanto spiega Naomi Klein nel suo libro Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism (Dottrina dello shock: la nascita del capitalismo del disastro), la cui tesi di fondo è che il neoliberismo utilizza disastri e crisi per stabilire politiche controverse calate dall’alto – che non sono quindi frutto del processo democratico – sfruttando il distacco e la distrazione dei cittadini impauriti o emotivamente pressati, che non riescono ad avere una percezione chiara degli eventi e, quindi, a rispondere e reagire a quanto viene intrapreso contro i loro stessi interessi. Secondo Klein, proprio a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, il neoliberismo ha utilizzato questa strategia di tipo militare col fine di imporre il proprio sistema di regole economiche, politiche e sociali.

A due anni di distanza dalla fine del sistema di Bretton Woods, l’11 settembre del 1973, il colpo di Stato in Cile ai danni del socialista Salvador Allende porta al potere il generale Augusto Pinochet e i Chicago Boys, ovvero il gruppo di economisti formati presso l’Università di Chicago nel dipartimento di Economia, finanziato dalla CIA e consigliato da Milton Friedman. Questo è solo il primo caso di “dottrina dello shock” che Klein cita nel suo libro per spiegare il processo di spoliazione che negli ultimi decenni è avvenuto ai danni delle classi meno agiate sotto il giogo neoliberista. Il laboratorio Cile, in cui venne avviato un massiccio programma di privatizzazioni mentre il governo dittatoriale diffondeva uccisioni e terrore, ha dato il via a numerosi altri casi in cui il neoliberismo si è imposto creando o utilizzando situazioni di shock o catastrofi. Spesso gli shock risultano essere premeditati e organizzati, mentre altre volte vengono strumentalizzati e manipolati. Così, Klein passa in rassegna una serie di eventi che, in varie parti del mondo, sono stati utilizzati col fine di imporre politiche o avviare riforme che in altre condizioni i cittadini non avrebbero accettato. Guerre, colpi di Stato, violazione dei diritti umani, terrorismo, tsunami e uragani sono tutti eventi che l’élite neoliberista ha utilizzato per soffocare e disgregare la lotta di classe nel secolo passato e che nel nuovo secolo sono serviti per non far riemergere una qualche forza sociale in grado di lottare.

Catastrofi al servizio del capitale e della lotta di classe verso il basso

[Veduta aerea dell’area suburbana di New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina, 2005]
I disastri naturali sono spesso eventi catalizzatori per governi ed enti privati che intendono generare profitto dagli sforzi di recupero. New Orleans dopo l’uragano Katrina, Haiti dopo i grandi terremoti, l’Asia meridionale dopo lo tsunami e così via. Deregolamentazione e regole speciali, canalizzazione di risorse in specifici settori, privatizzazione e speculazione, sono tutti aspetti che accompagnano la dottrina dello shock neoliberista in quella che la stessa Klein chiama “shock economy”. I costruttori possono quindi sfruttare la distruzione causata dagli uragani per acquistare terreni ad un valore inferiore per la successiva costruzione di resort di lusso o proprietà di fascia alta. Dal canto suo, il governo può giustificare politiche del lavoro all’insegna della cosiddetta flessibilità, generando un indebolimento dei salari e delle protezioni del lavoro in cambio della promessa di un rilancio più rapido dell’economia. È quanto avvenuto, per esempio, all’indomani dell’uragano Katrina, nel 2005, quando la sospensione del Davis-Bacon Act da parte del Presidente Bush ha comportato la rimozione dell’obbligo per gli appaltatori federali del settore edile di assumere al salario locale. Tale adeguamento degli standard salariali ha portato a una disconnessione con i lavoratori locali, che erano abituati a tassi salariali più alti, attirando lavoratori migranti interni abituati a guadagnare meno. Inoltre, il Dipartimento del Lavoro ha pubblicato linee guida che consentivano ai datori di lavoro di esentare temporaneamente determinati dipendenti dalle norme sugli straordinari, obbligando i lavoratori a conseguire straordinari senza paga aggiuntiva. Norme che, lungi dall’essere transitorie, rimangono regolarmente in vigore anche a emergenza passata, andando a costituire la nuova normalità.

Dopo l’uragano Katrina, New Orleans è divenuta la città con il più alto tasso di privatizzazione scolastica con le cosiddette scuole charter (finanziate da un sistema misto pubblico-privato) che hanno sostituito le scuole pubbliche e gli insegnanti sindacalizzati che hanno subito licenziamenti. La popolazione afro-americana, la maggioranza di New Orleans, ha subito i pesanti processi di gentrificazione (processo di trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio tramite la speculazione edilizia), venendo in gran parte espulsa dai centri verso la periferia. Non solo. Mike Pence, allora membro della Camera dei rappresentanti, chiese e ottenne un allentamento delle normative per la protezione ambientale in favore delle industrie petrolifere impegnate nell’estrazione di combustibili fossili lungo le coste del Golfo del Messico; questo aprì la strada a molte perforazioni in tutti gli Stati Uniti, persino nell’Arctic National Wildlife Refuge, in Alaska. L’industria petrolifera non fu la sola a ritrovarsi avvantaggiata. Subito dopo la tempesta, l’intera banda di appaltatori che era scesa a Baghdad con l’invasione statunitense – Bechtel, Fluor, Halliburton, Blackwater, CH2M Hill e Parsons – aveva una visione singolare: dimostrare che i tipi di servizi privatizzati che avevano fornito in Iraq e Afghanistan avevano anche un mercato interno in corso, riuscendo poi a raccogliere contratti per un valore superiore ai 3 miliardi di dollari.

Nel 2017, a Porto Rico, dopo l’uragano María, il governatore Ricardo Rossello ha annunciato la privatizzazione del sistema scolastico e della rete elettrica. Nel dicembre 2004, a seguito a un violentissimo terremoto avvenuto nell’Oceano Indiano, uno tsunami si abbatté sulle coste di diversi Stati dell’Asia meridionale (Sri Lanka, Thailandia, Maldive, Indonesia e Tamil Nadu – India). In tutti gli Stati coinvolti i pescatori sono diventati oggetto di pressioni affinché cedessero i propri diritti o vendessero le spiagge su cui vivevano a capitalisti interessati a promuovere turismo (con alberghi e resort da costruire), lo sviluppo industriale e portuale o l’esplorazione petrolifera. In India, ad esempio, in quasi tutti i casi in cui sono state presentate nuove rivendicazioni sulle terre costiere, sono le comunità di pescatori che sono state reinsediate. Nelle Maldive, il governo ha dichiarato che chiunque volesse assistenza statale per il recupero dallo tsunami avrebbe dovuto trasferirsi in una “isola sicura”, liberando terreni per lo sviluppo alberghiero. In Thailandia e Sri Lanka, preziosi terreni sulla spiaggia, precedentemente gestiti da piccoli pescatori e agricoltori, sono stati acquisiti dagli sviluppatori immobiliari, mentre i loro legittimi occupanti erano bloccati nei campi di evacuazione.

La dinamica è sempre la stessa. Mentre le persone, in preda alla paura e alla disperazione, sono impegnate in questioni di sopravvivenza, speculatori e mosse politiche si muovono dietro le quinte. Per questo la tecnica dello shock funziona quasi sempre. Potrebbe però non essere il caso di Lāhainā, nelle Hawaii. Il devastante incendio che ha portato ad una vasta distruzione della zona e una grande disperazione nella popolazione indigena è stato pienamente utilizzato dai capitalisti e lo sarà nel prossimo futuro dell’isola. Nel perfetto esempio di shock economy, mentre le persone contavano i morti, cercavano i dispersi e osservavano la distruzione dei propri averi, gli avvoltoi del settore immobiliare chiamavano con insistenza i proprietari dei terreni andati in fiamme per poterli comprare a poco valore e destinarli alla costruzione di resort, hotel, quartieri residenziali di lusso e campi da golf.

Allo stesso tempo, come raccontato da Klein e da Kapua’ala Sproat, professoressa di diritto e attivista hawaiana, mentre il fuoco stava ancora devastando la comunità indigena, un altro elemento, l’acqua, era il centro dell’interesse di molti. Infatti, il prezioso elemento è fonte di dispute e lotte lunghe due secoli di colonizzazione. L’acqua, oltre ad essere utilizzata dall’industria mineraria, è sfruttata per irrigare i verdi campi da golf oppure per riempire le piscine di resort, hotel e ville di lusso. In questo caso, la comunità indigena hawaiana sembra però essere ben cosciente di cosa sia stato messo in moto e sta opponendosi in maniera determinata, denunciando i tentativi e rifiutandosi di cedere i terreni: «Questo è davvero solo il capitalismo del disastro al suo meglio», ha detto Kapua’ala a Native News Online.

Problema, reazione, soluzione

[Attacco alle Torri Gemelle, 11 settembre 2001]
Per adottare un sistema economico-sociale-politico che privilegia pochi e sfrutta e sfama la maggioranza, rendendolo politicamente accettabile, basta applicarlo gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove sono state imposte nel corso degli ultimi decenni: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantiscono più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta. I neoliberisti hanno utilizzato la strategia della gradualità, come spiegato dallo statunitense Noam Chomsky, prima nel documentario e poi nel libro che, tradotto in italiano, si intitola Le 10 leggi del potere: Reqiuem per il sogno americano.

Oltre a quella della gradualità, Chomsky spiega la strategia chiamata “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione”, con lo scopo di causare una certa reazione da parte dei cittadini, che saranno l’obiettivo delle misure che si desidera far accettare e a cui si offre la soluzione per riemergere dalla situazione di crisi, o di shock. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana o organizzare attentati sanguinosi, col fine che i cittadini stessi chiedano leggi sulla sicurezza e politiche che vanno a discapito della libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici. Insomma, uno shock dopo l’altro, con gradualità, come spiegato da Klein e Chomsky, che siano premeditati o meno, gli eventi catastrofici sono utilizzati per imporre politiche economiche e sociali che sostengono la lotta di classe dell’élite dominante del capitalismo neoliberista contro le classi subalterne.

Ulteriori esempi di quanto spiegato sono gli eventi occorsi negli USA l’11 settembre 2001, a seguito dei quali vi è stata una riduzione delle libertà dei cittadini con politiche securitarie e un drenaggio di miliardi di dollari verso le casse delle industrie della sicurezza e della difesa. Le guerre in Iraq e Afghanistan che, oltre ad arricchire il complesso militare-industriale, sono servite per accaparrarsi gli asset strategici, specie quelli energetici dei combustibili fossili, tramite una massiccia privatizzazione che ha interessato tutti i settori economici, compresa la garanzia di contratti miliardari alle imprese di (ri)costruzione. La guerra russo-ucraina è stata utilizzata per operazioni speculative sul prezzo di una vasta gamma di prodotti e servizi che hanno visto le multinazionali ottenere ricchi extraprofitti. Stesso discorso per l’emergenza pandemica, utilizzata per introdurre leggi e pratiche che vanno a discapito delle libertà dei cittadini, oltre a permettere il fluire di miliardi di dollari verso le imprese private, specie, in questo caso, quelle del settore farmaceutico e sanitario. Durante lo shock pandemico l’economia è stata rallentata e congelata, mentre le catene di approvvigionamento si disfacevano e si ricomponevano nel pieno impeto capitalista di distruzione creativa, sull’onda della narrazione del Grande Reset e della Quarta Rivoluzione Industriale tanto voluta dall’élite neoliberista ben rappresentata da Klaus Schwab e il World Economic Forum (WEF), luogo d’incontro della classe dominante globalista. “Non avrai nulla e sarai felice” è lo slogan utilizzato dal WEF per i propri obiettivi al 2030. Tu non avrai nulla, non loro. Infatti, la scelta è quella di utilizzare il verbo alla seconda persona singolare, anziché alla prima persona plurale (“noi”).

Così, shock dopo shock, le classi subalterne non possiederanno niente mentre la classe dominante possiederà tutto. A meno che non si organizzi una resistenza.

[di Michele Manfrin]

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5 Commenti

  1. Non sapevo di essermi abbonata a LOTTA COMUNISTA. Questo pezzo è una accozzaglia di semplificazioni ideologiche, un bigino della storia dell’umanità ricostruita in 4 cartelle che sembra scritta dal Collettivo al liceo durante l’occupazione della scuola.

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