mercoledì 6 Dicembre 2023

Alla caccia del fondatore di Silk Road: Il sogno libertario nel Dark Web

È il primo ottobre 2013 e per le strade di San Francisco soffia una leggera brezza. Il termometro registra 20 gradi e il sole, ora alto nel cielo, preannuncia una serena giornata d’inizio autunno. Alle 14.47, un ragazzo alto, magro e dai capelli arruffati, chiude il pc ed esce di casa. 1000 dollari è il prezzo che ogni mese paga – rigorosamente in contanti – per condividere l’abitazione nel cuore della città californiana con altri due ragazzi. Non male per un giovane ventinovenne fresco di studi accademici. I suoi coinquilini lo conoscono come Josh Terrey, un tranquillo e riservato trader finanziario, ma all’anagrafe risponde al nome di Ross Ulbricht.

Josh, o meglio Ross, in jeans e maglietta rossa si incammina verso “Bello”, il suo bar di fiducia. Sul suo volto si possono leggere gli effetti di notti insonni passate a scrutare grafici e codici. Tuttavia, ciò che Ross ancora non sa, è che, seduto al caffè dove si sta dirigendo c’è Der-Yeghiayan, un’agente federale sotto copertura che dal 2011 sta investigando su di lui. In realtà, il lavoro di Ross non ha nulla a che fare con operazioni finanziarie comuni; è il fondatore e l’amministratore di Silk Road, il più grande portale online del dark web noto come “l’Amazon della droga”. Qui, stupefacenti, documenti falsificati, e armi possono essere facilmente acquistate lontane dagli occhi indiscreti delle autorità.

E così, mentre prosegue inconsapevole i suoi passi, la brezza autunnale sembra ora portare con sé il presagio di un imminente tramonto: la fine del sogno della testimonianza di un mondo libero dalle catene istituzionali.

La vita e gli ideali

[Ross Ulbricht]

Corre l’anno 1984 e ad Austin, da una famiglia della classe media texana, nasce Ross Ulbricht. Il primo passo di una serie di mosse che lo avrebbero visto salire gli scalini accademici si muove nei corridoi dell’Università di Dallas. Qui, grazie ad un importante sete di conoscenza e l’ottenimento di una borsa di studio accademica completa, Ulbricht intraprende un viaggio nei campi della fisica. La sua curiosità lo porta successivamente all’Università di Penn State, dove si immerge nella scienza dei materiali e nell’ingegneria, emergendo con un master. È proprio qui, nei corridoi della privilegiata accademia della Pennsylvania, che consolida anche un grande interesse verso i principi della teoria economica libertaria. Grazie anche alla lettura delle opere di Ludwig von Mises e Murray Rothbard – strenui sostenitori di un mercato libero e di un intervento governativo minimo – si schiera con il libertarianismo.

Ross matura quindi la visione di un mondo dove la droga circola libera e ad ogni singolo individuo è riconosciuto il diritto di farne l’uso che ritiene più adatto. Col senno di poi, il suo spirito anticonformista e le sue idee rivoluzionarie si possono leggere tra le righe di un video pubblicato il 13 aprile 2007 su Youtube dove il texano sostiene che la sfida più importante per gli Stati Uniti sia l’uscita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nella sua pagina di presentazione Linkedin poi, dichiara: “Ora, i miei obiettivi sono cambiati. Voglio usare la teoria economica come mezzo per abolire l’uso della coercizione e dell’aggressione tra gli uomini. Proprio come la schiavitù è stata abolita quasi ovunque, credo che la violenza, la coercizione e tutte le forme di forza esercitate da una persona su un’altra possano avere una fine. L’uso più diffuso e sistematico della forza è tra le istituzioni e i governi, quindi questo è il mio attuale punto di sforzo. Il modo migliore per cambiare un governo è cambiare la mentalità dei governati. A tal fine, sto creando una simulazione economica per dare alle persone un’esperienza diretta di come sarebbe vivere in un mondo senza l’uso sistematico della forza.”

Il cammino verso il Dark Web

L’inizio di quest’odissea e dunque, la gettatura delle fondamenta del suo mercato clandestino, parte quando Ross scopre il Bitcoin; una nascente criptovaluta digitale che gli avrebbe dovuto offrire il livello di anonimato richiesto. Questa visione lo conduce nel dark web – un sottobosco digitale non accessibile tramite i motori di ricerca convenzionali – e nel 2010, totalmente da autodidatta, inizia lo studio di svariati linguaggi di programmazione informatici ed altrettanti protocolli per la crittografia online. Ispirato dal protagonista del libro – e dell’omonima pellicola – “The Princess Bride”, Ross adotta lo pseudonimo di “Dread Pirate Roberts” e a gennaio 2011 carica ufficialmente il codice del sito sulla rete TOR (The Onion Router). Lo spazio virtuale in cui le leggi del mondo fisico non hanno alcun peso è online: è nata Silk Road – la “Via della Seta” – o meglio dire, la via degli illeciti.

Essendo però un mercato nero, farne conoscere il verbo non è un gioco da ragazzi. Così, il 27 gennaio 2011 su Shoomery, un forum dedicato ai funghi allucinogeni, compie il suo primo grande errore: “Ciao a tutti, volevo solo fare un post veloce per far sapere alla gente che c’è un nuovo servizio chiamato Silk Road. È un mercato anonimo che utilizza .onion e Tor. La parte più interessante è che usano bitcoin come valuta di scambio. Sembra piuttosto interessante, ma anche piuttosto complicato. Se qualcuno ha avuto esperienze con loro, mi piacerebbe sentirne parlare” scrive Ross sotto il nome utente “Altoid”. Era il suo primo tentativo per pubblicizzare e far conoscere la piattaforma al grande pubblico.

Dopo non molto tempo iniziano effettivamente ad arrivare i primi pagamenti, la gente ci crede, è tutto vero. Ciò che manca però, è la materia prima. Di truffe online già il web ne è pieno, di certo Ross non vuole bruciarsi subito la reputazione e passare per quel che non è. Pertanto, finchè i volumi sono piccoli, la soluzione è una: iniziare a coltivare. È qui dunque che Ulbricht affitta un capannone fuori città per dedicarsi in prima persona alla crescita, al dosaggio e all’imballo dei magic mushrooms.

Entro la fine del 2011, Silk Road elabora ordini per il valore di mezzo milione di dollari al mese e Ross non si deve più sporcar le mani in prima persona, saranno ora altri anonimi venditori a proporre e spedire le proprie merci sul portale. Strategia che successivamente, durante il processo, l’accusa rappresentata dall’avvocato Howard evidenziò come il tentativo di “rendere gli affari di droga sul web facili come lo shopping online” e che “fu esattamente ciò che fece.” Ad ottobre 2021, con la crescita esponenziale del numero di richieste, il codice del sito necessita una riscrittura per migliorarne le funzionalità e sul forum BitcoinTalk, “altoid” annuncia la ricerca del “miglior e più brillante esperto informatico nella comunità bitcoin che diventi il capo sviluppatore in una startup bitcoin finanziata da una venture capital” invitando poi gli interessati ad inviare la propria candidatura all’indirizzo email “rossulbricht at gmail dot com”.

Ebbene, di finanziamenti dai fondi di generosi investitori non vi è neanche l’ombra. Le ampie spese del nostro Dread Pirate Roberts sono interamente e ampiamente sostenute tramite le commissioni (10-15%) sulle vendite effettuate sulla piattaforma.
“Era tutto disponibile su Silk Road: eroina, cocaina, metanfetamina e altre droghe pesanti. Più di un milione di affari di droga hanno avuto luogo sul sito prima che il governo lo chiudesse”, spiega sempre Howard durante il processo. “Lui [Ulbricht] stabiliva le regole che i venditori dovevano seguire. E come qualsiasi altro boss della droga, prendeva una parte di ogni singolo affare che avveniva su Silk Road. E con ciò, ha accumulato una fortuna – 18 milioni di dollari”. Ma come si arrivò dunque alla chiusura del sito e l’arresto di Ulbricht?

L’articolo di Gawker

[L’articolo di Gawker]

Nel susseguirsi dell’intrecciatissimo dramma di Silk Road, l’uscita di un’articolo divulgativo sguinzaglia definitivamente i segugi dell’FBI. Il primo giugno del 2011, Adrian Chen pubblica sul blog Gawker, un’articolo dal titolo “Il Sito Web Sotterraneo Dove Puoi Comprare Qualsiasi Droga Immaginabile” che, sul confine tra verità e sensazionalismo, comparve come uno spettro inquietante alle orecchie del mainstream. “Mark, uno sviluppatore di software” racconta l’articolo, “aveva ordinato 100 microgrammi di acido attraverso un annuncio sul mercato online Silk Road. Ha trovato un venditore con molti feedback positivi che sembrava sapere di cosa stesse parlando, ha aggiunto l’acido al suo carrello della spesa digitale e ha cliccato su “check out”. Ha inserito il suo indirizzo e ha pagato al venditore 50 Bitcoin – valuta digitale intracciabile – dal valore di circa $150. Quattro giorni dopo, la droga, spedita dal Canada, è arrivata a casa sua”.

“Se le autorità volessero identificare gli utenti di Silk Road con la computer forensics, non avrebbero da dove guardare. TOR maschera le tracce di un utente sul sito” continua Chen. Cliccare sul link diretto al portale di Silk Road tramite un normale browser come Google Chrome o Safari difatti, non consentirebbe alcun tipo di accesso. L’unico modo per connettersi è tramite la configurazione di TOR, una rete progettata dall’esercito statunitense e dal 2004 divenuta un’organizzazione no-profit, aprendo al pubblico il proprio software con lo scopo di fornire strumenti per la privacy e la libertà online.

Per quanto riguarda la spedizione invece, “Il sito esorta i venditori a “mascherare creativamente” le loro spedizioni e a “sigillare sottovuoto qualsiasi droga che potrebbe essere rilevata attraverso l’olfatto” oltre che a proibire “la vendita di qualsiasi cosa il cui scopo sia nuocere o truffare, come carte di credito rubate, assassinii e armi di distruzione di massa” e gli elementi utili per la loro produzione (come il plutonio).

Insomma, l’articolo di Adrien Chen era pieno zeppo di dettagli troppo scottanti per rimanere inosservati. Così, man mano che questo guadagna popolarità e giunge agli occhi del pubblico, i segreti del mercato clandestino, una volta oscurati nei vicoli labirintici di Internet, sono ora alla portata di tutti. Le autorità, da tempo sospettanti di illeciti scambi su Silk Road, non possono più girare lo sguardo altrove e l’impero che Ross Ulbricht ha costruito meticolosamente è adesso esposto alle indagini dell’FBI, della DEA (Drug Enforcement Administration) e dell’IRS (Internal Revenue Service).

Le false identità e l’indagine

Nel giugno 2013, Gary Alford, agente speciale di quest’ultimo organo governativo, riesce a ricomporre definitivamente tutte le pedine del puzzle. Come? Con una semplice ricerca su Google. Anche se Silk Road operava solo su Tor, Alford sapeva che il sito si sarebbe dovuto pubblicizzare in una qualche parte del web normale in modo che “qualcuno ti dicesse dove andare”, raccontò lui stesso al banco dei testimoni. Sulla tastiera digita dunque “Silk Road” e “.onion”, filtrando solo i riferimenti web precedenti al 31 gennaio 2011 (quando il sito era stato presumibilmente aperto). La ricerca lo condusse ad una discussione su bitcointalk.org chiamata “A Heroin Store” dove un utente dal nome “altoid” scriveva: “Qualcuno ha già visto Silk Road? È un po’ come un amazon.com anonimo. Non credo che abbiano eroina lì, ma vendono altre cose. Usano fondamentalmente Bitcoin e Tor per mediare transazioni anonime”. Chi fosse interessato, continuava “altoid”, avrebbe potuto visitare silkroad420.wordpress.com, dove si sarebbero trovate le istruzioni per giungere al sito ufficiale.

All’agente Alford, tanto gli basta per ottenere un mandato di perquisizione dell’account e-mail rossulbricht@gmail.com. Nell’account, Alford si imbatte in un e-mail indirizzata a un uomo di Bastrop, a 40 minuti in auto da Austin, che cercava di affittare il suo stabile. L’agente dell’IRS incontra anche ricevute corrispondenti all’acquisto di un laptop Samsung 700z per il valore di $1,150 su Amazon e biglietti aerei attraverso CheapAir.com, che portarono Ulbricht da Austin a Sydney nell’ottobre 2010 e da Sydney a San Francisco, nell’aprile 2012. Gli agenti ora conoscevano il suo nome e cognome e l’ultima città visitata, mancava soltanto il volto.

Il cerchio si stringe e nel luglio del 2013 Ross Ulbricht commette un’altro piccolo, grande errore: ordina un pacchetto di false identità dal Canada, con l’intenzione di utilizzarle nelle attività clandestine di Silk Road. Mentre il pacchetto, carico di documenti d’identità contraffatti, faceva il suo percorso attraverso la dogana degli Stati Uniti, gli agenti della Homeland Security, agendo sulle informazioni intercettate dal pacchetto, si diressero a San Francisco, precisamente a casa di Ross William Ulbricht. L’arresto tuttavia, era ancora ben lontano dall’esser compiuto. 

Nell’agosto 2013, l’agente dell’HSI (Indagini sulla sicurezza nazionale) Jared Der-Yeghiayan sequestra un’account dal nome “Cirrus” appartenente a un amministratore del sito Silk Road e inizia a comunicare con Dread Pirate Roberts diverse volte alla settimana, senza che Ross sappia che “Cirrus” è ora un agente federale. Nel settembre dello stesso anno, Gary Alford contatta Der-Yeghiayan per dirgli che, in base alle informazioni raccolte dai vari corpi di polizia, un ex studente di fisica dell’Università del Texas di 29 anni di nome Ross Ulbricht sembrava essere una “corrispondenza abbastanza buona” con il profilo di Dread Pirate Roberts. L’FBI dunque, ottiene definitivamente un mandato di cattura e inizia a studiare i movimenti di Ulbricht.

L’operazione e l’arresto

[La sezione di Science fiction della biblioteca di Glen Park, dove arrestarono Ross Ulbricht.]

L’1 ottobre 2013, Ross Ulbricht si sveglia nella sua residenza nel quartiere di Glen Park a San Francisco. Come al solito, la sua giornata si apre con l’accesso all’account di Dread Pirate Roberts su Silk Road, ma a sua insaputa un piano dell’FBI è in moto. Agenti federali in borghese si sono già diffusi nel quartiere per monitorare i luoghi con accesso a reti Wi-Fi pubbliche. In particolare, verso le 14.40 l’agente Jared Der-Yeghiayan si posiziona al Bello Caffè, dove Ross è solito recarsi. 7 minuti dopo, DPR si disconette dall’account di Silk Road ed esce di casa: sta andando in direzione del bar. In 10 minuti Ross giunge a destinazione ma, trovando forse il caffè pieno di clienti, esce e si sposta 30 metri più avanti, sale le scale della biblioteca di Glen Park e si siede a un tavolo della sezione di Science fiction dove può finalmente tornare al lavoro.

“Ciao” scrive l’agente, sotto il nome di Cirrus, tramite una chat privata di Silk Road.

“Hey” risponde Dread.

“Come va?” digita Der-Yeghiayan.

“Io sto bene, te?” scrive Ross.

“Bene” risponde Cirrus. “Riesci a controllare uno dei messaggi segnalati?”

“Certo” dice Dread, “Fammi accedere”.

È una trappola. Jared Der-Yeghiayan da il via libera agli agenti in borghese che nel frattempo sono vicini al tavolo della biblioteca dove siede Ross. Si finge un litigio di coppia e Ulbricht si volta. L’uomo spinge il computer portatile dall’altro lato del tavolo, la donna lo afferra: Ross Ulbricht, colto in flagrante sotto il nome di Dread Pirate Roberts, è in manette. Thomas Kiernan dell’FBI scatta delle foto seduta stante, cliccando qualche tasto casuale per mantenerlo acceso. Difatti, se lo schermo si fosse chiuso, il timore che il pc sarebbe “diventato un mattone” era alto, rivelò poi Kiernan.

Il processo e la condanna

Nel luglio del 2014 inizia un processo carico di dramma, con la difesa di Ulbricht che tenta di distanziarlo dalle azioni di Silk Road, sostenendo che fosse stato soltanto il creatore originale del sito, il quale avrebbe poi ceduto il controllo ad altri. La narrazione delle autorità però, dipinse Ulbricht come il solo e unico cervello criminale dietro Silk Road, accusandolo di traffico di droga, riciclaggio di denaro, hacking informatico e di tentata organizzazione di svariati omicidi al fine di salvaguardare il portale. Il 4 febbraio 2015, Ross Ulbricht è dichiarato colpevole su tutti i capi d’accusa e condannato a 40 anni e doppio ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Ross che non si era mai presentato a processo, in una lettera indirizzata al giudice distrettuale degli Stati Uniti Katherine Forrest sostiene che “Silk Road si è rivelata un’idea molto ingenua”, della quale si pente profondamente.

Infine, lo scritto chiude: “Per come la vedo, una condanna all’ergastolo è più simile per natura a una condanna a morte che non a una condanna a un numero finito di anni. Entrambe ti condannano a morire in prigione, una condanna all’ergastolo ci mette solo più tempo. Se riuscirò a uscire dal carcere, tra decenni, non sarò lo stesso uomo, e il mondo non sarà lo stesso posto. Certamente non sarò il ribelle amante del rischio che ero quando ho creato Silk Road. Infatti, sarò un vecchio, di almeno 50 anni, con in aggiunta l’usura che la vita in prigione comporta. Conoscerò in prima persona il pesante prezzo di infrangere la legge e saprò meglio di chiunque altro che non ne vale la pena. Anche ora capisco quale terribile errore ho commesso. Ho avuto la mia gioventù, e capisco che dobbiate togliermi i miei anni di mezza età, ma per favore lasciatemi la mia vecchiaia. Per favore lasciate una piccola luce alla fine del tunnel, una scusa per rimanere in salute, una scusa per sognare giorni migliori in avanti, e una possibilità di riscattarmi nel mondo libero prima di incontrare il mio Creatore.”

L’eredità e l’impatto nel mondo

Dopo la chiusura di Silk Road, Ulbricht è stato condannato a pagare circa $183 milioni in risarcimento, basato sul totale delle vendite di droghe illegali e identità false attraverso Silk Road. Secondo Quartz, dal 2011 il sito avrebbe raccolto entrate di circa 9,5 milioni di bitcoin, che al valore odierno sarebbero $265 miliardi. La CNN riporta che le stime delle entrate dalle commissioni ammontano a circa 80 milioni di dollari. Forbes stima che Silk Road guadagnasse tra i $30 e i $45 milioni in entrate annuali, sebbene il numero potesse essere molto più alto.

Tuttavia, l’arresto e la condanna di Ross Ulbricht non rappresentarono la fine della storia di Silk Road, ma solo l’inizio di nuovi capitoli di realtà illecite sul web. Il 6 novembre 2013, gli amministratori di Silk Road hanno riaperto il sito, guidato da un nuovo “Dread Pirate Roberts”, ribattezzandolo Silk Road 2.0 e con esso, innumerevoli altri siti vengono costantemente aperti tuttora.

Insomma, l’eredità di Silk Road è il testamento di un’epica moderna in cui l’anonimato si scontra con la giustizia, dove il confine tra bene e male si sfuma e dove l’innovazione tecnologica si scontra con le leggi della società. Mentre alcuni lo vedono come un mercato nero pericoloso, altri lo celebrano come un esempio di resistenza contro il controllo governativo. Ciò che è certo però, è che, a una decade di distanza dall’arresto, questa storia continua a suscitare dibattiti e solleva domande su dove finisca il confine della libertà individuale e dove invece, inizi quello della responsabilità collettiva.

[di Riccardo Ongaro]

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