lunedì 29 Aprile 2024

Nobel per la Medicina 2023 per i vaccini contro il Covid: un premio più che mai politico

L’assegnazione del Premio Nobel per la medicina 2023 all’ungherese Katalin Karikó di 68 anni e all’americano Drew Weissman di 64, per aver messo a punto il metodo dell’Rna usato per i vaccini contro il Covid, risulta quanto meno controversa e richiede, dunque, alcune riflessioni, considerato che si tratta di una tecnologia ancora in fase di sperimentazione e della quale non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine. Non solo: negli ultimi mesi sono emersi diversi studi a livello internazionale che sottolineano la correlazione tra i farmaci a mRna e diverse patologie, tra cui miocarditi, pericarditi e paralisi di Bell, mentre è ormai assodato che le stesse case farmaceutiche hanno ammesso che i vaccini Covid-19 non impediscono il contagio, ma – in alcuni casi – evitano l’aggravarsi della malattia. Insomma, mentre il dibattito all’interno del mondo scientifico è ancora aperto e gli studi sugli effetti avversi sono tutt’altro che conclusi, l’assegnazione del Nobel per la Medicina agli inventori del vaccino a mRna ha tutta l’aria di essere un modo per serrare il dibattito intorno all’efficacia e alla sicurezza di questi farmaci, grazie alla “santificazione scientifica” conferita dal prestigioso riconoscimento dell’Accademia svedese, che però non è esente da interessi e pressioni politiche.

L’Assemblea Nobel ha giustificato l’attribuzione del premio ai due ricercatori, sostenendo che «grazie a loro milioni di vite sono state salvate e il mondo è tornato ad aprirsi». Da ricordare però come centinaia di medici denigrati dal coro mediatico e ignorati dalla politica abbiano applicato protocolli domiciliari di cura e terapie alternative che sono state velocemente archiviate e ritenute sbrigativamente non efficaci senza svolgere solide ricerche e sperimentazioni. Il tutto ha lasciato come unica soluzione quella della vaccinazione a mRna sulla quale da anni le case farmaceutiche hanno investito ingenti risorse. Gli stessi Karikò e Weissman durante le loro ricerche – in corso dagli anni Novanta – sono riusciti ad attirare pochi finanziamenti: i due avevano fondato nel 2007 la RNARx che si era assicurata solo alcuni modesti finanziamenti da parte del governo americano (circa 97.000 dollari), e in seguito aveva dovuto fare i conti con diversi esperimenti falliti, con la competizione all’interno dell’ambito scientifico e soprattutto col business. Dopo aver speso senza risultati altri 800.000 dollari di finanziamenti, i due ricercatori hanno chiuso il laboratorio e Karikò decise di collaborare con le multinazionali del farmaco entrando in BionTech. Si configurano così anche potenziali conflitti d’interesse, essendo la ricercatrice non solo docente e medico, ma anche consulente di un colosso farmaceutico che nel 2021, grazie ai farmaci a mRna, aveva fatturato sei miliardi di euro.

Ma i conflitti di interesse non si fermano qui: secondo alcune fonti, infatti, il Karolinska Institutet – l’Università medica svedese il cui Comitato seleziona ogni anno i vincitori del Premio Nobel per la medicina – sarebbe stato finanziato, tra gli altri, dalla Fondazione Bill & Melinda Gates che, dal 2010, avrebbe elargito all’istituto circa un milione e 714 mila dollari. La fondazione Gates ha finanziato la ricerca sui vaccini a mRna di Moderna ed è sponsor di Gavi, l’alleanza internazionale per i vaccini, e di Covax. Proprio a causa dello spiccato interesse della Fondazione per i vaccini e la tecnologia a mRna, si tratta di elargizioni che potrebbero certamente avere influenzato la scelta per l’assegnazione del Nobel.

Non è la prima volta, del resto, che il premio istituito nel 1901 dall’inventore della dinamite, Alfred Nobel, viene piegato alle logiche politiche e ai criteri ideologici occidentali, assumendo così i connotati di uno strumento atto a legittimare nell’opinione pubblica l’operato del potere e, in questo caso, delle multinazionali del farmaco occidentali. Uno dei casi più emblematici al riguardo è quello del conferimento del Premio Nobel per la Pace all’ex presidente americano Obama: un premio che stride pesantemente con l’operato dell’ex inquilino della Casa Bianca che ha autorizzato interventi militari in Libia, Iraq, Siria, Afghanistan e Pakistan durante il suo mandato, solo per citarne alcuni, ed è stato in prima linea in Libia con l’invio di caccia statunitensi nell’operazione militare contro Gheddafi, di cui il continente europeo sconta ancora oggi gli effetti sul piano migratorio e della politica energetica. Inoltre, l’ex presidente progressista ha scatenato una guerra dei droni in Somalia che ha mietuto centinaia di morti e ha ricevuto il Premio Nobel per la pace dopo nemmeno un anno dal suo insediamento. Il che lascia supporre che il conferimento del Premio sia stata più un’operazione politica – per tesserne l’immagine di presidente “illuminato” del XXI secolo – che un effettivo riconoscimento per il suo operato da presidente.

Non per nulla, l’ambito riconoscimento internazionale assume sempre di più i risvolti di un premio politico su cui pesano le pressioni del mondo farmaceutico e finanziario occidentale. La definitiva “consacrazione” della tecnologia a mRna, del resto, conferisce il via libera ai futuri farmaci a mRna su cui l’industria sta investendo altri milioni di dollari e che rappresentano – secondo i suoi fautori – la medicina del futuro, sebbene non si abbiano ancora informazioni certe sulla sicurezza a medio e lungo termine di questa tipologia di farmaci. È necessario quindi inquadrare il conferimento del Premio all’interno del contesto scientifico, politico e culturale occidentale che risponde a criteri parziali e a interessi economici ben precisi.

[di Giorgia Audiello]

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6 Commenti

  1. Shynia Yamanaka (“inventore” delle iPSCs, ovvero cellule staminali indotte) ha dovuto attendere 6 anni prima che la sua scoperta rivoluzionaria fosse premiata con il Nobel. Girava voce all’epoca, troppo giovane. Mi domando come sia possibile premiare parte degli inventori della tecnologia a mRNA (ribadisco parte, ci sono brevetti anche di Malone ed altri scienziati) immediatamente dopo il rilascio emergenziale sul mercato senza aver lasciato passare tempo per capire gli effetti a lungo termine della nuova tecnologia.

  2. Grazie G.A.
    Anche le scelte per i Nobel sono dirette dalla finanza… infatti qualcuno, non molti, ha avuto l’onestà ed il coraggio di rifiutare.
    Forse meritano di essere ricordati, Erik Axel Karlfeldt, per un inaccettabile conflitto di interessi, e J-P Sartre per motivi, diciamo, personali.
    Onestà e coraggio, qualcuno sa che cosa significano?

  3. Siamo da tempo nell’era della gestione privata del servizio pubblico.
    Piano piano le imprese private, soprattutto le più grandi, non si sono fatte scrupolo di comprare anche i nostri diritti e noi per comodità glieli abbiamo venduti. Questa del Nobel ormai è una deriva pubblicitaria senza più lustro né autorevolezza.

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