giovedì 2 Maggio 2024

Una sentenza del tribunale di Catania smonta il decreto del governo sui migranti

Il decreto immigrazione varato il 14 settembre dall’Esecutivo è “illegittimo in più parti”. Lo ha stabilito il tribunale di Catania, sferrando un duro colpo a uno dei punti cardine dell’azione governativa in tema di gestione dei flussi migratori: la detenzione dei richiedenti dei Paesi “sicuri” durante l’iter per l’asilo. Il giudice, infatti, non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per tre migranti del centro di Pozzallo, mentre per una quarta persona il provvedimento non è stato esaminato, avendo quest’ultima rinunciato alla domanda. Molto piccata la reazione della premier Giorgia Meloni, che si è detta «basita» da quanto accaduto e ha inaugurato, con attacchi velenosi, una nuova tappa del pluridecennale scontro tra politica e magistratura.

La giudice Iolanda Apostolico della Sezione Specializzata del Tribunale di Catania, in occasione delle prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo “Centro per il Trattenimento dei Richiedenti Asilo” di Pozzallo, ha stabilito che alcuni punti del decreto – fideiussione, provvedimento di trattenimento e procedure accelerate in frontiera – si pongono in contrasto con le leggi europee e devono dunque essere disapplicati. Nello specifico, la sentenza sottolinea che, alla luce delle disposizioni del nuovo Decreto Ministeriale, in cui si prevede il trattenimento dei cittadini stranieri provenienti da Paesi “sicuri” che richiedono protezione internazionale ove non presentino personalmente una garanzia finanziaria di € 4938,00, “trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo alla luce della giurisprudenza e della normativa europea”. Per il tribunale, infatti, in questo modo si configura un “requisito amministrativo imposto al richiedente” per “il solo fatto che chiede protezione internazionale”. Ciò, alla luce del fatto che è vietato a terzi versare la garanzia finanziaria, è contrario al diritto europeo e alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea.

Secondo il tribunale, le norme sulla detenzione dei richiedenti asilo provenienti da Paesi “cd sicuri” sono inoltre in contrasto con l’art. 10 comma 3 della Costituzione italiana, con cui viene comunque garantito il diritto d’ingresso del richiedente asilo. Nell’ordinanza, il giudice scrive infatti che “alla luce del principio costituzionale fissato da tale articolo”, deve “escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”. Ma c’è di più. Infatti, la direttiva europea prevede che il trattenimento possa essere disposto solo con un provvedimento motivato: ciò non è avvenuto nel caso di quelli emessi dal questore di Ragusa. Il giudice rileva inoltre che la procedura accelerata in frontiera si possa svolgere, come d’altronde indica il nome, soltanto in frontiera. La misura che ha riguardato i migranti coinvolti in tale iter, in questo caso, è stata applicata in pieno entroterra siciliano.

«Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania», ha commentato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha giudicato «incredibili» le motivazioni della giudice, la quale a suo dire si sarebbe scagliata «contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto». Secondo Meloni, dunque, «perfino un pezzo di Italia» starebbe facendo «tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale». Si riaccende, dunque, lo spettro dello scontro diretto tra potere politico e magistratura. «Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura», ha aggiunto la premier. Nel frattempo, il ministero dell’Interno ha già reso noto che impugnerà il provvedimento del Tribunale di Catania.

Dalla maggioranza sono piovute forti critiche contro la giudice Apostolico per il fatto che, come scritto da alcune testate, sul suo profilo Facebook nel 2018 sarebbe comparsa una petizione in cui si chiedeva “una mozione di sfiducia” nei confronti di Matteo Salvini e l’articolo “Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo“. «La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, i tribunali non possono essere trasformati in sedi della sinistra», ha dichiarato lo stesso Salvini, mentre la senatrice leghista Erika Stefani ha annunciato che il Carroccio «presenterà un’interrogazione al ministro della Giustizia per approfondire la vicenda del giudice che non ha convalidato il fermo di migranti nel centro richiedenti asilo di Pozzallo».

Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI, ha affermato che il magistrato «giudica in evidente violazione dell’art. 111 Cost., che impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale», e che il suo partito chiederà lumi «per comprendere se si siano travalicati i limiti fissati dalla Carta Costituzionale». Aspra la reazione del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Catania, Alessandro Rizzo: «L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità».

[di Stefano Baudino]

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